
EPIFANIA DEL SIGNORE
6 gennaio 2018
Matteo 2, 1-12
Riferimenti : Isaia 60, 1-6 - Salmo 71 - Lettera a Tito 2, 11 –
3, 2 |
Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli
della terra. O Dio, affida al re il tuo diritto, al figlio di re
la tua giustizia; egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto. Nei suoi giorni fiorisca il
giustoe abbondi la pace, finché non si spenga la luna. |
profeta Isaia 60, 1-6 In quei
giorni. Isaia disse: «Àlzati, rivestiti di luce,
perché viene la tua luce, / la gloria del
Signore brilla sopra di te. / Poiché, ecco, la
tenebra ricopre la terra, / nebbia fitta avvolge
i popoli; / ma su di te risplende il Signore, /
la sua gloria appare su di te. / Cammineranno le
genti alla tua luce, / i re allo splendore del
tuo sorgere. / Alza gli occhi intorno e guarda:
/ tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
/ I tuoi figli vengono da lontano, / le tue
figlie sono portate in braccio. Allora guarderai
e sarai raggiante, / palpiterà e si dilaterà il
tuo cuore, / perché l’abbondanza del mare si
riverserà su di te, / verrà a te la ricchezza
delle genti. / Uno stuolo di cammelli ti
invaderà, / dromedari di Madian e di Efa, /
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso /
e proclamando le glorie del Signore».
Il testo di Isaia è un brano tratto dai suoi
ultimi dieci capitoli (56-66) in cui sono
descritti il ritorno in Gerusalemme e la
ricostituzione del popolo, liberato dopo
l'esilio di Babilonia (587-538 a.C.).
Gerusalemme qui è la grande città di Davide,
luogo della presenza del Signore, rifatta segno
della protezione di Dio che ama il suo popolo.
Di fatto, Gerusalemme sarà finalmente irradiata
dalla luce, ritroverà i suoi figli e accoglierà
una folla di stranieri (sono ricordato i luoghi
pagani di provenienza: Madian, Efa', Saba,
Tarsis, Arabia, le isole. "Il re di Tarsis e le
isole offriranno doni, i re di Arabia e di Saba
portano i loro tributi" Salmo 72,10). Gli
abitanti di Gerusalemme restano sempre stupiti
delle aurore e dei tramonti sulla città poiché,
collocata sul monte Sion. Mentre in basso con
ritardo, in mattinata, si diradano nebbia e
foschia, in cima splende il sole e illumina il
tempio. Questo effetto luminoso ha affascinato
anche i discepoli di Gesù e provoca ammirazione
(Mt 24,1). - I tesori del mare provengono
dall'ovest, con le navi fenicie o greche; le
ricchezze dell'oriente e d'Egitto giungono con
le carovane attraverso i deserti di Siria e del
Sinai. Madian, Efa e Saba sono popoli
dell'Arabia (cf.45,14;Gen 25,1-4). - Gli stuoli
di cammelli e di dromedari erano stati l'incubo
delle distruzioni. Ora sono i segni della
ricchezza e della speranza. Le allusioni ai
tesori dell'oriente e la prospettiva
universalista di 60,6 hanno portato la liturgia
ad applicare questo testo al mistero
dell'Epifania. - "Viene la tua luce e la gloria
del Signore splende su di te". Gerusalemme è
luce e gloria poiché Dio è presente. Ma anche
Gesù sarà luce e gloria. Lo dirà Simeone quando
Maria e Giuseppe porteranno Gesù al tempio per
la presentazione: "Ora lascia, o Signore, che il
tuo servo se ne vada in pace secondo la tua
parola, poiché i miei occhi han visto la tua
salvezza che hai preparato davanti a tutti i
popoli, luce per illuminare le genti e gloria
del tuo popolo Israele" (Lc 2,29-32). Insieme:
Gerusalemme e "il servo del Signore" Gesù (Is
49,6) sono luce e luogo della rivelazione della
gloria di Dio. Poi Gesù dirà ai suoi discepoli,
i credenti, nelle beatitudini: "Voi siete la
luce del mondo" (Mt 5,14) e quindi "Risplenda la
vostra luce davanti agli uomini perché vedano le
vostre opere buone e rendano gloria al vostro
Padre nei cieli" (Mt 5,16).
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Carissimo, è apparsa infatti la
grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci
insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in
questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà,
nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della
gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha
dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e
formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo
per le opere buone. Questo devi insegnare, raccomandare e
rimproverare con tutta autorità. Nessuno ti disprezzi! Ricorda
loro di essere sottomessi alle autorità che governano, di
obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; di non parlare
male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti,
mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini.
Paolo scrive a Tito, un suo discepolo e collaboratore, un
pagano convertito (1,4), che accompagna Paolo all'assemblea (o
concilio) di Gerusalemme (verso il 49) e non è costretto a farsi
circoncidere (Gal 2,1.3-5). Più tardi, Tito compie missioni
delicate a Corinto (2 Cor 12,18; 2,13; 7,6-7.13-16) e diventa
delegato di Paolo nella stessa città per la colletta a favore
dei poveri di Gerusalemme (2 Cor 8,6.16-24). Il rapporto
personale tra Paolo e Tito fa da sfondo al programma di
evangelizzazione delle comunità giudeocristiane di Creta. Ciò
presuppone che Paolo sia stato a Creta con Tito e lo abbia poi
lasciato sull'isola a completare ciò che non avevano potuto
finire, affidandogli, in particolare, il compito di stabilire i
presbiteri (sono gli anziani presenti nel mondo ebraico come
responsabili delle sinagoghe) che si costituiscono, via via,
responsabili in ogni città, in modo da avere una guida per ogni
chiesa locale (1,5). Saranno poi, in una struttura solidificata,
i presbiteri saranno i sacerdoti cristiani, collaboratori degli
"episcopi". Questa lettera è scritta probabilmente ad Efeso. Il
corpo della lettera (1,5-3,11) illustra vari temi e problemi: le
qualità spirituali ed umane richieste ai vescovi e ai presbiteri
(1,5-16), le direttive al popolo di Dio per una vita
autenticamente cristiana (2,1-3,11): vi comprende anche un
codice di vita familiare (2,2-10) e viene incontro alle esigenze
delle varie età e dei gruppi (anziani, giovani, schiavi). "E'
apparsa la grazia di Dio". Grazia significa tenerezza, amore,
bontà di Dio. Ma c'è una novità che fa sobbalzare il cuore. "La
benevolenza del Signore è portata a tutti gli uomini". Non si
parla di accoglienza ai buoni o a coloro che rispettano la
legge. Saremmo sempre nella prospettiva della legge di Mosè che
spesso porta angoscia e mette timore nel rapporto con il
Signore, immaginando, in tal modo, di poter non essere accetti o
selezionati per la dannazione. Qui il dono è gratuito e per
tutti gli uomini. Di fronte a questo incontro si continua sempre
a riprenderne le conseguenze morali e le responsabilità
quotidiane di rispetto della volontà di Dio; ma scopriamo che il
nostro ritrovo con il Signore non si gioca più sul timore,
sull'angoscia e sull'imprevedibilità. Si è spesso utilizzata la
paura di Dio per incoraggiare il buon comportamento, ma questo
provoca difficoltà e addirittura abbandoni della fede in un
clima di disperazione. La grazia offre speranza e perdono. Gesù
è sempre aperto all'accoglienza e ci chiede coerenza e
generosità. Ma non ci abbandona e, di fronte alle nostre
delusioni o tradimenti, egli è aperto al perdono per continuare
ad offrirci la benevolenza che ci riscatti e ci santifichi. Le
raccomandazioni per una coerenza della Comunità cristiana
spaziano dal rispetto e dalla ubbidienza alle autorità civili al
comportamento generoso, coraggioso, coerente e soprattutto mite
e non violento nel rapporto con le persone. |
Matteo
2, 1-12 In quel tempo. Nato il Signore Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo
del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano:
«Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua
stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò
turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli
scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il
Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo
del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, / non sei davvero l’ultima delle
città principali di Giuda: / da te infatti uscirà un capo / che sarà il
pastore del mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi,
si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li
inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e,
quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare,
li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il
bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella
casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono.
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero
ritorno al loro paese.
ANNUNCIO DELLA PASQUA
Si annuncia alla vostra carità, fratelli e sorelle carissimi, che,
permettendo la misericordia di Dio e del Signore nostro Gesù Cristo, il
giorno 1 del mese di aprile celebreremo con gioia la Pasqua del Signore.
II Vangelo di Matteo sviluppa due criteri particolari nei capitoli
dell'infanzia. - Si rifà alla Prima Alleanza (noi parliamo, normalmente,
dell'Antico Testamento) che sta molto a cuore all'evangelista per poter dire
che, in Gesù, si compiono le profezie (Is. 2,2-5; Is. 62,1-5): si parla,
infatti, di popoli che vengono a Gerusalemme a portare ricchezze (vedi 1^
lettura). Anche il testo su Betlemme che si trova nel libro del profeta
Michea (5,1): "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei il più piccolo
capoluogo di Giuda..." presenta una profezia di compimento poiché nel paese,
dove è nato Davide e vi è iniziata la sua gloria, si conclude l'attesa con
Gesù. - Matteo si rifà anche al significato di questo bambino: è Messia, è il
Signore (Kurios), è il Cristo (senso Cristologico). Tutto il testo, impostato
tra il segno (la stella) e la Parola (Scrittura), riporta all'equilibrio
delicato tra l'elezione del popolo d'Israele e la Missione, tra la scelta che
Dio compie in un popolo (ebraico, cristiano, i battezzati) e l'impegno di
aprire a tutti la grazia di Dio per le nazioni. Il racconto di Matteo è
interessantissimo poiché vuole radunare alcune novità importanti di Gesù. 1.
Ci troviamo con delle persone lontane da Dio. Sono pagani e i pagani vanno
disprezzati e sottomessi. "Sal 79. " "Signore, riversa lo sdegno sulle genti
e sui regni che non invocano il tuo nome". Ma, in più, essi fanno un lavoro
che li fa "mago", un'attività severamente proibita e condannata dalla Bibbia.
Sono comprensibili, quindi, lo sconcerto, la sorpresa della comunità
cristiana primitiva nel trovarsi di fronte a questa pagina di Matteo: i primi
a riconoscere Gesù come Dio e Signore sono proprio dei pagani, cioè persone
lontane, escluse da Dio, ma che esercitano addirittura un'attività totalmente
condannata e maledetta. Mago, al tempo dell'evangelista, è "ingannatore,
condannatore". Questo sconcerto fa iniziare un'operazione di annacquamento
per cui il termine "maghi" diventa "Magi" e così non disturbano nessuno. La
provenienza dei Magi è molto generica: la regione di questi sapienti
astrologi può essere pensata nella Persia, a Babilonia o nell'Arabia del sud.
Ma anche leggendo il Vangelo di Luca la Comunità cristiana ha scoperto che i
primi e gli unici a conoscere Gesù che nasce sono i pastori, i disprezzati
lavoratori del gregge che, per il loro lavoro continuativo, non rispettano il
sabato e quindi sono considerati al di fuori di ogni legge. I pastori,
valutati degli asociali, non possono entrare nel tempio, e sono spesso
accusati di ruberie e di violenze sulle persone. La Comunità cristiana deve
imparare gli orizzonti infiniti della misericordia di Dio e le preferenze che
il Signore sa fare.
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