
V DOMENICA DOPO PENTECOSTE
24 giugni 2018
Giovanni 12, 35-50
Riferimenti : Genesi 17, 1b-16 - Salmo 104 - Romani 4,
3-12 |
Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi
prodigi e i giudizi della sua bocca, voi, stirpe di Abramo, suo
servo, figli di Giacobbe, suo eletto.ì È lui il Signore, nostro
Dio: su tutta la terra i suoi giudizi. |
Genesi 17, 1b-16 In quei giorni.
/ Il Signore apparve ad Abram e gli disse: / «Io
sono Dio l’Onnipotente: / cammina davanti a me /
e sii integro. / Porrò la mia alleanza tra me e
te / e ti renderò molto, molto numeroso». /
Subito Abram si prostrò con il viso a terra e
Dio parlò con lui: / «Quanto a me, ecco, la mia
alleanza è con te: / diventerai padre di una
moltitudine di nazioni. / Non ti chiamerai più
Abram, / ma ti chiamerai Abramo, / perché padre
di una moltitudine di nazioni ti renderò. E
ti renderò molto, molto fecondo; ti farò
diventare nazioni e da te usciranno dei re.
Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua
discendenza dopo di te, di generazione in
generazione, come alleanza perenne, per essere
il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te.
La terra dove sei forestiero, tutta la terra di
Canaan, la darò in possesso per sempre a te e
alla tua discendenza dopo di te; sarò il loro
Dio». Disse Dio ad Abramo: «Da parte tua devi
osservare la mia alleanza, tu e la tua
discendenza dopo di te, di generazione in
generazione. Questa è la mia alleanza che dovete
osservare, alleanza tra me e voi e la tua
discendenza dopo di te: sia circonciso tra voi
ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la carne
del vostro prepuzio e ciò sarà il segno
dell’alleanza tra me e voi. Quando avrà otto
giorni, sarà circonciso tra voi ogni maschio di
generazione in generazione, sia quello nato in
casa sia quello comprato con denaro da qualunque
straniero che non sia della tua stirpe. Deve
essere circonciso chi è nato in casa e chi viene
comprato con denaro; così la mia alleanza
sussisterà nella vostra carne come alleanza
perenne. Il maschio non circonciso, di cui cioè
non sarà stata circoncisa la carne del prepuzio,
sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia
alleanza». Dio aggiunse ad Abramo: «Quanto a
Sarài tua moglie, non la chiamerai più Sarài, ma
Sara. Io la benedirò e anche da lei ti darò un
figlio; la benedirò e diventerà nazioni, e re di
popoli nasceranno da lei». Il
Signore appare ad Abramo perché desidera fare
con lui e la sua discendenza un patto di
Alleanza. I Patriarchi, prima di Mosè, chiamano
Dio "El Shaddai, il Dio della montagna",
immagine diffusa nel mondo antico. Anche i greci
pensavano gli Dei sull'Olimpo e i Babilonesi, in
mancanza di montagne, costruivano dei giardini o
torri pensili con il tempio del Dio in cima. Lo
stesso tempio di Gerusalemme è sul monte Sion,
poiché la montagna è la realtà più alta che può
raggiungere il cielo. Dio è oltre il nostro
orizzonte, altissimo e trascendente. Ma Dio è
anche "la roccia" che sostiene e garantisce chi
si fida di Lui (Deut32,4). Nel brano
letterario, non tutto letto oggi, ricorrono 7
temi: v 1°. Dio appare come protettore. vv
1b-8. Dio offre un patto: è un dono ma richiede
alcuni impegni morali. E se qui sono sfumati,
restano nella linea de: "le 10 parole di vita o
comandamenti"" che Mosè consegnerà al popolo di
Dio liberato. Di fronte alla responsabilità del
"cammina alla mia presenza e sii integro" Dio si
dona ad Abramo e alla sua discendenza come "il
tuo Eloim familiare, il Dio tuo e della tua
discendenza", e non più solo il "Dio della
montagna". Da non dimenticare che Eloim è un
plurale, ma per gli ebrei, che credono in un Dio
solo, corrisponde alla "pienezza della
divinità". Per identificare un'appartenenza e,
nello stesso tempo, un destino ed una speranza
luminosa, Dio cambia i nome ad Abram e a Sarai.
vv 9-11. La circoncisione è un uso antico per
richiamare l'appartenenza del popolo al Dio
dell'Alleanza. Questo legame dev'essere presente
anche nella carne. vv12-13. Patto di servitù.
Anche i servi, nati in casa o comprati, entrano
a far parte del popolo che Dio si è scelto. E'
un atto di onore e di rispetto. V 14. Il
peccato contro il patto. Anche tra i popoli
vicini che esercitano la circoncisione, il
peccato contro il patto, per es. rifiutando la
circoncisione, recide dal popolo consacrato.
Vv15-19. Il patto di figliolanza. Dio garantisce
la nascita di un figlio ad Abramo che ha 99 anni
(v1a) e a Sara che ha 90 anni. vv 20-22.
Abramo, interpretando la promessa di una
discendenza, che Dio ha garantito, ma senza
offrire modalità e previsioni particolari,
immaginando che Dio volesse una sua iniziativa,
ha generato Ismaele dalla schiava Agar che Sara
stessa gli aveva offerto per avere un erede. La
legge glielo permetteva e Abramo si rendeva
conto di invecchiare senza soluzioni e senza
eredi. Dio dice che benedirà anche Ismaele.
"Genererà anch'egli 12 capi" (il 12 è il
richiamo di un popolo). "Ma la mia Alleanza sarà
mantenuta con Isacco" (v 21).
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Romani 4, 3-12 Fratelli, che cosa
dice la Scrittura? «Abramo credette a Dio e ciò gli fu
accreditato come giustizia». A chi lavora, il salario non viene
calcolato come dono, ma come debito; a chi invece non lavora, ma
crede in Colui che giustifica l’empio, la sua fede gli viene
accreditata come giustizia. Così anche Davide proclama beato
l’uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle
opere: «Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate / e i
peccati sono stati ricoperti; / beato l’uomo al quale il Signore
non mette in conto il peccato!». Ora, questa beatitudine
riguarda chi è circonciso o anche chi non è circonciso? Noi
diciamo infatti che la fede fu accreditata ad Abramo come
giustizia. Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso
o quando non lo era? Non dopo la circoncisione, ma prima.
Infatti egli ricevette il segno della circoncisione come sigillo
della giustizia, derivante dalla fede, già ottenuta quando non
era ancora circonciso. In tal modo egli divenne padre di tutti i
non circoncisi che credono, cosicché anche a loro venisse
accreditata la giustizia ed egli fosse padre anche dei
circoncisi, di quelli che non solo provengono dalla
circoncisione ma camminano anche sulle orme della fede del
nostro padre Abramo prima della sua circoncisione.
Ricordato da Paolo il principio che noi siamo giustificati
dalla fede e non dalle opere (cap 3,28: "Noi riteniamo infatti
che l'uomo è giustificato per la fede, indipendentemente dalle
opere della Legge"), il capitolo 3 ritorna continuamente sulla
consapevolezza che le opere, prima di tutto, non giustificano.
E' la fede che ci fa entrare nel mondo di Dio. E la fede è
quell'atto con cui ognuno di noi confessa la sua radicale
insufficienza. La salvezza viene interamente da Dio che ci
sceglie, ci accoglie e ci giustifica. Con il cap. 4 Paolo vuole
dimostrare ciò che ha affermato: non sono le opere che ci
salvano in Dio ma, prima di tutto, la fiducia in Lui. E questo è
avvenuto anche nel Primo Testamento, dice Paolo che, così,
rilegge la Scrittura e la vicenda di Abramo, ritrovandovi la
stessa consapevolezza. Poiché per gli ebrei Abramo non è solo il
capostipite, ma anche il modello e il giusto per eccellenza,
proprio la vicenda di Abramo ci aiuta a cogliere il significato
della fede, che vien prima delle opere. E poiché proprio la
tradizione dei rabbini dice che Abramo sia stato giustificato
mediante le opere, ubbidendo alla legge di Dio, Paolo vuole
sfatare questa consapevolezza come leggenda. Se Abramo avesse
avuto riconoscimento per le opere, poteva appoggiarsi su
qualcosa per glorificarsi davanti a Dio. Ma egli non ebbe valore
salvo che per la sua fede. E la sua fede fu quella di credere
alle promesse di Dio (Gen12,2ss; 13,14-17; 15,1ss). Il gesto
eroico che Abramo era disposto a fare nel sacrificare il figlio
Isacco (Gen 22,1 ss) e l'accettazione dell'alleanza (17,2)
vennero dopo la scelta e l'Alleanza di Dio stesso. Certamente
Abramo visse fidandosi di Dio e quindi seguendo la sua legge. Ma
Abramo ha vissuto ed è stato accolto da Dio, non perché egli
abbia acquisito dei diritti, come chi fa un lavoro ed ha diritto
ad un salario, ma perché si è fidato di Dio e "questa fede gli è
contata come giustizia" Paolo vuole insistere sulla fede perché,
nella sua ricerca e meditazione, lo ha intuito da Dio,
riflettendo sull'avventura di Gesù. Dio gratuitamente offre, Dio
è generoso (mentre chi paga un salario rispetta solo regole di
ingaggio). Il Salmo di Davide ( 32,1-2) sottolinea questa
disponibilità gioiosa e generosa di Dio.
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Giovanni
12, 35-50 In quel tempo. Il Signore Gesù disse alla folla: «Ancora per
poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le
tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre
avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce». Gesù
disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro. Sebbene avesse compiuto
segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui, perché si compisse la
parola detta dal profeta Isaia: «Signore, chi ha creduto alla nostra parola?
/ E la forza del Signore, a chi è stata rivelata?». / Per questo non potevano
credere, poiché ancora Isaia disse: / «Ha reso ciechi i loro occhi / e duro
il loro cuore, / perché non vedano con gli occhi / e non comprendano con il
cuore / e non si convertano, e io li guarisca!». Questo disse Isaia perché
vide la sua gloria e parlò di lui. Tuttavia, anche tra i capi, molti
credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non
essere espulsi dalla sinagoga. Amavano infatti la gloria degli uomini più che
la gloria di Dio. Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma
in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io
sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga
nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo
condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il
mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la
parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho
parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di
che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita
eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a
me». Giovanni. 12, 35-50 Il capitolo 12, che leggiamo
oggi, fa da cerniera tra la grande presenza di Gesù che ha proposto la Parola
e sviluppato i sette segni della potenza di Dio per la speranza dell'umanità
e il capitolo 13 dove Giovanni comincia il racconto delle parole e dei gesti
conclusivi di Gesù nell'ultima cena, prima della sua morte. Anzi l'ultimo
segno, alla tomba di Lazzaro (Gv 11), esprime la vittoria sulla morte stessa.
Gesù apre l'ingresso nel mondo di Dio a Lazzaro, anticipo di ciò che sarebbe
avvenuto tra alcuni giorni a Lui stesso, e garantisce che la fede, in questa
lotta contro la morte dell'amico Lazzaro, svela la novità più luminosa dei
segni di Gesù. Il cap 12 ricorda vari avvenimenti che precedono il testo di
oggi: la cena in casa di Lazzaro, l'incontro della folla che a Gerusalemme
accoglie Gesù trionfalmente, agitando le palme, mentre egli sale al tempio
sull'asinello, il tentativo di dialogo di alcuni greci che interpellano Gesù
attraverso i discepoli: Andrea e Filippo; e infine la manifestazione della
volontà del Padre che passa attraverso una fedeltà fino alla morte: una morte
che dà frutto come il grano che muore nel campo. "L'anima mia è turbata"
(27-33), afferma Gesù e si delinea il turbamento dell'orto degli ulivi,
raccontato dagli altri Vangeli. Ma nessuno può aver capito qualcosa nelle
parole di Gesù, se non dopo la risurrezione perché Gesù parla degli sviluppi
degli avvenimenti e del significato che Egli attribuisce alla sua morte:
"essere innalzato, attirare tutti a me". Le domande si rincorrono l'un
l'altra. Ma quella dominante è: "Chi è il Figlio dell'uomo?". Invece di
mettersi a discutere, Gesù ammonisce: "Ora avete ancora un po' di luce.
Approfittatene". E suggerisce la risposta: "Io sono la luce.... Diventate
figli della luce". Incoraggiando ad essere docili alla luce di Dio, Gesù
invita a cogliere gli istanti. |