
VIII Domenica dopo Pentecoste
15 luglio 2018
Marco 10, 35-45
Riferimenti : Giudici 2, 6-17 - Salmo 105 - Prima lettera
Tessalonicesi 2, 1-2. 4-12 |
Salmo 105 I figli d’Israele si mescolarono con
le genti e impararono ad agire come loro. Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello. Si contaminarono con le
loro opere, si prostituirono con le loro azioni. |
Giudici 2, 6-17 In quei giorni. Quando Giosuè
ebbe congedato il popolo, gli Israeliti se ne
andarono, ciascuno nella sua eredità, a prendere
in possesso la terra. Il popolo servì il Signore
durante tutta la vita di Giosuè e degli anziani
che sopravvissero a Giosuè e che avevano visto
tutte le grandi opere che il Signore aveva fatto
in favore d’Israele. Poi Giosuè, figlio di Nun,
servo del Signore, morì a centodieci anni e fu
sepolto nel territorio della sua eredità, a
Timnat-Cheres, sulle montagne di Èfraim, a
settentrione del monte Gaas. Anche tutta quella
generazione fu riunita ai suoi padri; dopo di
essa ne sorse un’altra, che non aveva conosciuto
il Signore, né l’opera che aveva compiuto in
favore d’Israele. Gli Israeliti fecero ciò che è
male agli occhi del Signore e servirono i Baal;
abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri,
che li aveva fatti uscire dalla terra d’Egitto,
e seguirono altri dèi tra quelli dei popoli
circostanti: si prostrarono davanti a loro e
provocarono il Signore, abbandonarono il Signore
e servirono Baal e le Astarti. Allora si accese
l’ira del Signore contro Israele e li mise in
mano a predatori che li depredarono; li vendette
ai nemici che stavano loro intorno, ed essi non
potevano più tener testa ai nemici. In tutte le
loro spedizioni la mano del Signore era per il
male, contro di loro, come il Signore aveva
detto, come il Signore aveva loro giurato:
furono ridotti all’estremo. Allora il Signore
fece sorgere dei giudici, che li salvavano dalle
mani di quelli che li depredavano. Ma neppure ai
loro giudici davano ascolto, anzi si
prostituivano ad altri dèi e si prostravano
davanti a loro. Abbandonarono ben presto la via
seguita dai loro padri, i quali avevano obbedito
ai comandi del Signore: essi non fecero così.
Giudici. 2, 6-17 Israele vive un periodo
difficilissimo mentre cerca di insediarsi sul
territorio che il Signore ha loro assegnato. Non
c'è ancora una nazione d'Israele poiché vale
molto di più il rapporto tribale. Ognuno si
colloca con le proprie possibilità e cerca i
mezzi di sopravvivenza. L'unità di popolo
avverrà con la monarchia di Davide, attorno
all'anno 1000 a C. Così il libro dei "Giudici"
fa riferimento ad un periodo precedente, che va
dalla morte di Giosuè (circa il 1220-1200 a.C.)
all'inizio dell'epoca monarchica. Vengono
raccontate le avventure di alcuni particolari
capi del popolo, chiamati "giudici" che
diventano capi tribù e cercano di affrontare i
nemici che attentano alla libertà e alle risorse
delle tribù. Il periodo del racconto raccoglie,
complessivamente, fatti e battaglie di circa
160-180 anni. Scelto per le situazioni difficili
che turbano la vita di una o più tribù della
comunità, ma non mai molte, il "Giudice" viene
considerato un "liberatore", inviato da Dio che
finalmente ha accettato di ascoltare il grido di
sofferenza. Così, diversi per esperienza e per
educazione, i "Giudici" sanno riportare il
popolo alla sua riconquistata libertà e quindi
ricostruiscono un rapporto di pace con il
Signore stesso. Nei vv 2,6-10 il testo si
ricollega al libro di Giosuè per indicare una
continuità, sul filo dell'accordo compiuto con
Dio nell'assemblea di Sichem (Giosuè 24,1ss)
quando tutto il popolo d'Israele, nelle sue 12
tribù, sancì il patto con Dio dopo aver
ascoltato le parole di Giosuè. Questi, ricordati
i fatti della liberazione, aveva chiesto alle
tribù la disponibilità a servire Dio. Il popolo
aveva risposto: "Noi serviremo il Signore" (v
21). L'autore di questo libro garantisce che la
generazione di Giosuè, con tutti quei personaggi
che avevano sperimentato la protezione di Dio
nel deserto, avevano tenuto fede all'impegno
assunto (v 7). |
Prima lettera Tessalonicesi 2, 1-2.
4-12 Voi stessi, fratelli, sapete bene che la nostra venuta
in mezzo a voi non è stata inutile. Ma, dopo avere sofferto e
subìto oltraggi a Filippi, come sapete, abbiamo trovato nel
nostro Dio il coraggio di annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo
a molte lotte. Come Dio ci ha trovato degni di affidarci il
Vangelo così noi lo annunciamo, non cercando di piacere agli
uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. Mai infatti abbiamo
usato parole di adulazione, come sapete, né abbiamo avuto
intenzioni di cupidigia: Dio ne è testimone. E neppure abbiamo
cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far
valere la nostra autorità di apostoli di Cristo. Invece siamo
stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei
propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato
trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa
vita, perché ci siete diventati cari. Voi ricordate infatti,
fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando
notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi
abbiamo annunciato il vangelo di Dio. Voi siete testimoni, e lo
è anche Dio, che il nostro comportamento verso di voi, che
credete, è stato santo, giusto e irreprensibile. Sapete pure
che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato
ciascuno di voi, vi abbiamo incoraggiato e scongiurato di
comportarvi in maniera degna di Dio, che vi chiama al suo regno
e alla sua gloria. Tessalonicesi2, 1-2. 4-12
Paolo si dimostra subito particolarmente affezionato a questa
comunità che lo ha accolto dopo le fatiche morali e fisiche
subite a Filippi (At 16,19-40). Egli, in questo testo, vuole
sottolineare la chiarezza e l'onestà della proposta che fa del
Vangelo e vuole richiamare la gratuità della sua opera. Egli sa
che il Vangelo è Gesù, dono del Padre, e la sua vocazione deve
prendere atto di testimoniare l'amore di Gesù, totalmente
gratuito come dono del Padre. Paolo ha capito che la gratuità è
la discriminante per scoprire l'opera di Dio.. In tal modo aiuta
anche noi un'analisi puntuale delle cose che Paolo enumera. -
"Non ho cercato di piacere agli uomini e quindi non mi sono
permesso di adulare per aprirmi un varco nella comprensione e
nella simpatia delle persone; - Non ho cercato la gloria
umana né da voi né da altri, pur potendolo fare, in nome della
mia autorità; - Sono stato amorevole tra voi come una madre
che ha cura dei figli; - Nel mio attaccamento a voi vi avrei
dato anche gratuitamente la vita; - Sempre per gratuità, ho
lavorato duramente giorno e notte per guadagnarmi il pane e non
essere di peso a nessuno; - Con ogni mezzo e gratuitamente ho
cercato di parlarvi, di darvi esempio e di incoraggiarvi alla
sapienza ed all'accogliere il Vangelo di Gesù che io mi glorio
di portare come una missione ed un compito. E' la vocazione: che
Dio mi ha affidato. Mi sono sforzato di non piacere agli uomini
ma a Dio che conosce il cuore di ciascuno"; Il compito educativo
non è solo materno ma ugualmente paterno e Paolo sente che deve
svolgere insieme questo ruolo, prezioso ed importante,
valorizzato particolarmente nel mondo ebraico, poiché è il padre
che trasmette la Sapienza di Dio alle nuove generazioni.
|
Marco
10, 35-45 In quel tempo. Si avvicinarono al Signore Gesù Giacomo e
Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia
per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io
faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno
alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete
quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati
nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E
Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo
in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia
destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali
è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a
indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro:
«Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni
dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma
chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere
il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non
è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto
per molti». Marco10, 35-45 Questo testo fa parte di quel
capitolo 10 che costituisce una splendida catechesi per l'adulto credente.
Ritroviamo, a tratti, i brani che, per sé, andrebbero, comunque ripensati
insieme, anche se poi siamo obbligati ad analizzarli passo passo. Marco sta
raccontando che Gesù è in cammino con i suoi verso Gerusalemme ed ha raccolto
qui cinque scelte fondamentali che il credente deve far propri, seguendo Gesù
maestro: E vanno affrontate tutte, in termini di gratuità e di novità, nello
stile di Cristo stesso: il matrimonio (Mc. 10,1 -12), la emarginazione e le
sofferenze attorno a sé, accogliendo i piccoli e i poveri (13-16), il
guadagnarsi il pane e quindi il condividere il denaro (17-34), il potere che
ogni persona ha acquisito (35-45), la ricerca religiosa che riscopre Gesù
uomo-Dio, Figlio di Davide (46-52). Gli apostoli hanno percepito, ormai
chiaramente, quale sarà la conclusione di questo viaggio. Non hanno il
coraggio di fare altre domande, né di dissuadere Gesù poiché, quando Pietro
ha solo tentato di opporvisi, si è sentito dire: "Vai dietro di me, Satana,
poiché non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini" (Mc 8,23). E tuttavia,
tra i discepoli, serpeggiano varie domande che li aprono, in pratica, sul
futuro: "Dopo che Gesù sarà morto, chi avrà il potere in questa comunità?
Quando sarà risorto e nella gloria, chi avrà più potere?" Senza un minimo di
discrezione, i due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, si presentano da
Gesù con una richiesta: "Vogliamo che tu faccia ciò che ti chiediamo". Il
tono è esigente, quasi espressione di un diritto. Gesù ne ha parlato, qualche
tempo prima. "Dopo la morte (8,38), sarebbe venuto nella gloria del Padre suo
con gli angeli santi". Ai due apostoli è rimasta in memoria "la gloria",
detta una volta sola ma che non hanno dimenticato: «Concedici di sedere,
nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». |