
Santissima Trinita I Domenica dopo Pentecoste
27 maggio 2018
Giovanni 15, 24-27
Riferimenti : Esodo 33, 18-23; 34, 5-7a -
Salmo 62 - Romani 8, 1-9b |
O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti
cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne in
terra arida, assetata, senz’acqua. Così nel santuario ti ho
contemplato, guardando la tua potenza e la tua gloria. |
dell’Esodo 33, 18-23; 34, 5-7a In
quei giorni. Mosè disse al Signore: «Mostrami la
tua gloria!». Rispose: «Farò passare davanti a
te tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome,
Signore, davanti a te. A chi vorrò far grazia
farò grazia e di chi vorrò aver misericordia
avrò misericordia». Soggiunse: «Ma tu non potrai
vedere il mio volto, perché nessun uomo può
vedermi e restare vivo». Aggiunse il Signore:
«Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la
rupe: quando passerà la mia gloria, io ti porrò
nella cavità della rupe e ti coprirò con la
mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la
mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non
si può vedere». Allora il Signore scese nella
nube, si fermò là presso di lui e proclamò il
nome del Signore. Il Signore passò davanti a
lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio
misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco
di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore
per mille generazioni». Nel
testo che stiamo leggendo, quasi alla
conclusione del libro dell'Esodo, viene messa in
luce, fondamentalmente, la mediazione di Mosé e
quindi la ricerca della presenza di Dio. Mosé.
Il mediatore, vuole garantirsi, dopo la
lacerazione dell'alleanza, che Dio non abbandoni
il suo popolo. E, Dio gli offre la sua parola,
la garanzia, poiché "lo ha conosciuto per nome".
(33,12), Il popolo di Dio può restare tranquillo
poiché Dio non tradisce. Ma, insieme con questa
presenza, per Mosé c'è la preoccupazione di
capire come questo Dio si comporterà con coloro
che lo hanno tradito e che non sono meritevoli
di nessun perdono. Così esiste un primo momento
di comprensione e di garanzia dopo
l'intercessione di Mosé. Il Signore invita a
ripartire, mantenendo le promesse fatte ai
patriarchi e il popolo può 'incamminarsi verso
la terra promessa, combatterà e vincerà "sei
popoli" che in quel tempo sono presenti in
Palestina (sei e non sette perché il popolo
d'Israele avrà sempre dei nemici da combattere).
Ma come guida Dio ha deciso di non essere, in
prima persona, colui che conduce "perché sei un
popolo di dura cervice". (33,1-3). Mosè non
accetta perché ha maturato in sé una profonda
fiducia e una particolare confidenza con Dio e
lo conosce: "Parlava faccia a faccia come un
uomo a un altro" (v11). Mosé interpone, allora,
ancora una volta, la sua mediazione e il
Signore, per amor suo, acconsente: "Quanto hai
detto, io farò" (v. 17).
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Romani 8, 1-9b Fratelli, non c’è
nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Perché la
legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato
dalla legge del peccato e della morte. Infatti ciò che era
impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio
lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne
simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha
condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della
Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne
ma secondo lo Spirito. Quelli infatti che vivono secondo la
carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono
secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la
carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla
pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si
sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che
si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi
però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito,
dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi.
Paolo, che ha descritto la condizione miserevole dell'uomo
sotto la legge, sente il bisogno, insieme con l'impegno e
l'urgenza, di descrivere la condizione del cristiano secondo lo
Spirito. Per aiutare a intravedere uno sviluppo della lettera,
vanno tenute presenti le seguenti parti - 1,18-3,20: il mondo
non cristiano è nel peccato; - 3,21-4,25: il mondo credente
matura una giustificazione da parte di Dio. - 5,1-7,25 Dio
viene a liberare dalla morte, dal peccato e dalla legge. Paolo
inizia da subito (5,1 ss) a mostrare la rivelazione del dono
della salvezza, mentre vengono indicati i frutti della
giustificazione: la pace di Dio e la speranza: (5,11): "Non
solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro
Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la
riconciliazione". - 8,1 ss. Il popolo cristiano vive la sua
esistenza "secondo lo Spirito", anche se la vita continua ad
essere soggetta alla morte (Rom 8,1-39). Il capitolo 8 è diviso
in tre parti: - 8,1-13 "La vita secondo la carne e la vita
secondo lo Spirito" ( da qui sono tratti i versetti del testo di
oggi), - 8,14-30 "Figliolanza divina e gloria futura", -
8,31-39 "Inno all'amore di Dio". Così leggiamo l'inizio di
questa splendida rivelazione sulla vita nuova che esalta l'opera
di Dio in noi. Liberazione significa dono della legge dello
Spirito, sorgente di vita, di bene e di libertà, offerta a noi
attraverso l'incarnazione di Gesù. L'uomo è impotente di fronte
al peccato e alla morte poiché la legge di Dio, buona in sé e
presente nella coscienza di ciascuno ( ma qui Paolo personalizza
parlando della propria coscienza), ci chiarisce lo spessore del
male, ci invita a superarlo, ma non dà la forza contro la legge
del peccato. "Perciò è impossibile per me questa liberazione".
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Giovanni
15, 24-27 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Se non
avessi compiuto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai compiuto, non
avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre
mio. Ma questo, perché si compisse la parola che sta scritta nella loro
Legge: “Mi hanno odiato senza ragione”. Quando verrà il Paràclito, che io vi
manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà
testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin
dal principio». I discorsi di Gesù, riportati da Giovanni dell'ultima cena,
esprimono, più che in ogni altro resoconto e in ogni altro posto, il tumulto
dei sentimenti, delle aspettative, dell'amore che Gesù porta e, nello stesso
tempo, dell'ansia, dell'attesa sia per ciò che avverrà di Lui che per quello
che avverrà per i suoi discepoli, insicuri e incapaci di affrontare con
lucidità il progetto che sta affidando loro. Il testo è
breve, scelto per la liturgia della Trinità e tuttavia è carico di richiami e
di progetti. Gesù è preoccupato di come il popolo d'Israele sia obbligato a
vivere una deformazione angosciante della conoscenza di Dio perché deviato
dai suoi capi. Certamente il mondo di Dio è misterioso e certamente è
difficile percorrere le strade della sapienza, ma Gesù ha mostrato non solo a
parole, ma anche a fatti, la novità, i frutti e l'operosità che finora nessun
altro aveva mostrato. Gesù ha provocato incontri, guarigioni, perdoni e
conversioni: avvenimenti sulla linea di quello che Dio ama. Sono i lineamenti
di liberazione, di conoscenza coraggiosa, di sanità e di pienezza. Gesù ha
sempre detto, e lo ritiene importante, che bisogna valutare il proprio
comportamento dai frutti Se non lo si prende come metodo di misura per il
proprio giudizio, si sbaglia profondamente e si equivoca tutta la realtà. Ma
i responsabili non prendono sul serio Gesù che viene rifiutato. Così non
prendono sul serio il volto di Dio che egli propone. Gesù sta parlando dei
maestri d'Israele, dei capi, dei responsabili della vita pubblica, religiosa
e sociale. Questa constatazione è disperante perché porta alla dissoluzione e
alla morte, deforma le coscienze, e quindi il rapporto con Dio. Gesù sa che
il suo messaggio regge le novità, nuovi orientamenti, lucidità e chiarezza.
Ma Gesù sa anche che la sua posizione comporta, da parte degli altri,
contrapposizione e pericolo. E tuttavia egli dice ai suoi che sono importanti
la chiarezza e la forza di Dio.. Dio manderà il suo Spirito, lo Spirito della
verità, che costituirà con i discepoli un'alleanza di evangelizzazione. È lo
Spirito creatore, il vento di Dio dell'inizio del mondo "(Genesi 1,2) e non
si esaurisce poiché continuamente viene da Dio ed è vita che rigenera. |