
VI DOMENICA DI PASQUA
6 maggio ,2018
Giovanni 15, 26 – 16, 4
Riferimenti : Atti degli Apostoli 26, 1-23 - Salmo 21 - Prima
lettera ai Corinzi 15, 3-11 |
Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia
gloria tutta la discendenza di Giacobbe. Scioglierò i miei
voti,davanti ai suoi fedeli. Ricorderanno e torneranno al
Signore tutti i confini della terra. Davanti a te si
prostreranno tutte le famiglie dei popoli. |
Atti degli Apostoli 26, 1-23 In
quei giorni. Agrippa disse a Paolo: «Ti è
concesso di parlare a tua difesa». Allora Paolo,
fatto cenno con la mano, si difese così: «Mi
considero fortunato, o re Agrippa, di potermi
difendere oggi da tutto ciò di cui vengo
accusato dai Giudei, davanti a te, che conosci a
perfezione tutte le usanze e le questioni
riguardanti i Giudei. Perciò ti prego di
ascoltarmi con pazienza. La mia vita, fin dalla
giovinezza, vissuta sempre tra i miei
connazionali e a Gerusalemme, la conoscono tutti
i Giudei; essi sanno pure da tempo, se vogliono
darne testimonianza, che, come fariseo, sono
vissuto secondo la setta più rigida della nostra
religione. E ora sto qui sotto processo a motivo
della speranza nella promessa fatta da Dio ai
nostri padri, e che le nostre dodici tribù
sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e
giorno con perseveranza. A motivo di questa
speranza, o re, sono ora accusato dai Giudei!
Perché fra voi è considerato incredibile che Dio
risusciti i morti? Eppure anche io ritenni mio
dovere compiere molte cose ostili contro il nome
di Gesù il Nazareno. Così ho fatto a
Gerusalemme: molti dei fedeli li rinchiusi in
prigione con il potere avuto dai capi dei
sacerdoti e, quando venivano messi a morte,
anche io ho dato il mio voto. In tutte le
sinagoghe cercavo spesso di costringerli con le
torture a bestemmiare e, nel colmo del mio
furore contro di loro, davo loro la caccia
perfino nelle città straniere. In tali
circostanze, mentre stavo andando a Damasco con
il potere e l’autorizzazione dei capi dei
sacerdoti, verso mezzogiorno vidi sulla strada,
o re, una luce dal cielo, più splendente del
sole, che avvolse me e i miei compagni di
viaggio. Tutti cademmo a terra e io udii una
voce che mi diceva in lingua ebraica: “Saulo,
Saulo, perché mi perséguiti? È duro per te
rivoltarti contro il pungolo”. E io dissi: “Chi
sei, o Signore?”. E il Signore rispose: “Io sono
Gesù, che tu perséguiti. Ma ora àlzati e sta’ in
piedi; io ti sono apparso infatti per
costituirti ministro e testimone di quelle cose
che hai visto di me e di quelle per cui ti
apparirò. Ti libererò dal popolo e dalle
nazioni, a cui ti mando per aprire i loro occhi,
perché si convertano dalle tenebre alla luce e
dal potere di Satana a Dio, e ottengano il
perdono dei peccati e l’eredità, in mezzo a
coloro che sono stati santificati per la fede in
me”. Perciò, o re Agrippa, io non ho disobbedito
alla visione celeste, ma, prima a quelli di
Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta
la regione della Giudea e infine ai pagani,
predicavo di pentirsi e di convertirsi a Dio,
comportandosi in maniera degna della
conversione. Per queste cose i Giudei, mentre
ero nel tempio, mi presero e tentavano di
uccidermi. Ma, con l’aiuto di Dio, fino a questo
giorno, sto qui a testimoniare agli umili e ai
grandi, null’altro affermando se non quello che
i Profeti e Mosè dichiararono che doveva
accadere, che cioè il Cristo avrebbe dovuto
soffrire e che, primo tra i risorti da morte,
avrebbe annunciato la luce al popolo e alle
genti».
Stiamo leggendo il
resoconto di un discorso di Paolo, imprigionato
a Cesarea da qualche anno. Egli parla davanti al
re Agrippa, accompagnato da Berenice, in visita
a Festo, governatore romano eletto da Nerone
attorno agli anni 60. È un discorso molto
elaborato, dove si sente la preoccupazioni di
coinvolgere persone che non sono ebrei e che
tuttavia hanno interessi alla comprensione del
mondo d'Israele. Paolo ricorda d'aver vissuto
nel popolo come un buon fariseo, " nella più
rigida setta della nostra religione" (vv 4-8),
quindi richiama la lotta anticristiana che lui
stesso ha sviluppato (vv 9-11), la sua
conversione (vv 12-18), le sue attività di
credente cristiano (vv 19-20), il suo arresto (v
21), il contenuto del suo insegnamento (vv
22-23). È la terza volta che Luca, autore degli
Atti, racconta, in situazioni diverse, la
conversione di Paolo. Inserito nella storia
d'Israele, l'annuncio di Gesù rappresenta la
convergenza e la conclusione dell'attesa del
popolo Dio. Paolo non risparmia una denuncia del
proprio comportamento contro i cristiani,
crudele e profondamente irresponsabile, e
tuttavia Paolo è ancora convinto di avere agito
secondo alcuni criteri e valori maturati nella
scuola ebraica. Egli voleva estirpare questa
eresia perché tutto concordava, nelle sue
valutazioni, con una situazione di menzogna e di
tradimento. "Anzi alzati e sta ritto" (v 16): è
il richiamo ad una missione profetica a cui
Paolo è destinato. Egli deve essere "ministro e
testimone della visione che hai visto e di
quelle che di me vedrai". Equiparato "ai
testimoni oculari e ai ministri della Parola"
(Lc1,2), gli viene fatta una promessa: "Sarà
liberato da Israele e dai pagani per aprire gli
occhi ai pagani perché vengano alla luce, si
sottraggono al potere di Satana e ricevano il
perdono dei peccati insieme con l'eredità e la
fede in Gesù" (v 17). Mentre denuncia l'acredine
verso di lui e la sua predicazione ai pagani (v
19), Paolo rivendica che il suo insegnamento ha
come contenuto ciò che è stato previsto
direttamente dai profeti e da Mosé (v 22).
Questa riflessione colpisce molto Agrippa che
esprime liberamente la sua impressione e il suo
giudizio: "Quest'uomo non fa nulla che meriti la
morte o il carcere". |
Prima lettera ai Corinzi 15, 3-11
Fratelli, a voi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho
ricevuto, cioè / che Cristo morì per i nostri peccati secondo le
Scritture / e che fu sepolto / e che è risorto il terzo giorno
secondo le Scritture / e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola
volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono
morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli.
Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti
sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere
chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per
grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me
non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io
però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro,
così predichiamo e così avete creduto. Con il
capitolo 15 si potrebbe parlare di una terza parte della prima
lettera ai Corinzi il cui centro focale è la risurrezione di
Gesù. Paolo ci tiene a sottolinearlo ai suoi contemporanei (ma
la chiarificazione vale anche per noi oggi ) che il contenuto
della fede cristiana non è una dottrina morale o sapienziale,
Piuttosto il fondamento è costituito dagli avvenimenti della
presenza di Gesù, figlio di Dio nel mondo, e, in particolare,
dai fatti conclusivi della sua esistenza tra noi: la morte, la
sepoltura e la risurrezione. Riporto alcuni testi biblici a cui
la prima Comunità allude, ricavati dal Primo Testamento: "soffrì
per i nostri peccati": Isaia, 53,5-7: " Egli è stato trafitto
per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il
castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue
piaghe noi siamo stati guariti... il Signore fece ricadere su di
lui l'iniquità di noi tutti"; la passione e morte di Gesù: Isaia
53,8: "Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo";
la sepoltura: Isaia 53,9 "Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo", la resurrezione: Osea 6,3: "
Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura
come l'aurora. Verrà a noi come la pioggia di autunno, come la
pioggia di primavera, che feconda la terra»; Salmo 16,10:
"Perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai
che il tuo santo veda la corruzione; Giona riportato da Mat
12,40: "Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel
ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e
tre notti nel cuore della terra". Sono ricordate qui le diverse
apparizioni di Gesù "la cui testimonianza può essere ancora oggi
proposta...da molte persone viventi" dice Paolo. Egli scrive a
circa 25 anni dai fatti raccontati.
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Giovanni
15, 26 – 16, 4 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Quando
verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che
procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date
testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose
perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi,
viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E
faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto
queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io
ve l’ho detto. / Non ve l’ho detto dal principio, perché ero con voi».
Giovanni ci vuole comunicare le riflessioni, i pensieri e le
preoccupazioni che Gesù ha espresso nelle ultime ore della sua vita con i
suoi discepoli, consapevole che stava offrendo loro come un testamento che
continueranno a ricordare. Gesù sa che vi faranno riferimento per ogni
situazione difficile, o pericolosa, o misteriosa che avesse avuto bisogno di
un suo significato. Già ora si profilano all'orizzonte le angosce di una
comunità che si sconvolgerà e che, di fatto, non riuscirà a reggere l'impatto
drammatico della morte di Gesù. Mentre Gesù li avverte, che li aspetta una
drammatica esperienza (e più avanti la persecuzione), dà loro la
consapevolezza che stanno percorrendo la stessa strada di Gesù e la certezza
di dover sopportare il rifiuto come il Maestro: "Il mondo di oggi,
sappiatelo, ha odiato me prima di voi... sarete perseguitati anche se onesti
e buoni" (Giovanni 15 18-21). Gesù vuole allora rincuorare i suoi discepoli,
garantendo che invierà il Consolatore, lo Spirito di verità. (v 26; in greco
"il Paràclito", ricordato con tale nome particolarmente nel Vangelo di
Giovanni. Può essere tradotto come: "aiuto, consigliere, difensore, avvocato,
protettore, intercessore". Gesù li ha custoditi (17,12): "Quando ero con loro
io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato e li ho conservati".
Gesù aggiunge la presenza e le garanzie dello Spirito che veglia su di loro
fino alla fine dei tempi. Questo Spirito "vi guiderà a tutta la verità"
(16,13). Poiché molta parte del mondo è sotto il dominio di Satana, padre
della menzogna "(8,44: Egli era omicida fin da principio e non stava saldo
nella verità perché in lui non c'è verità"), Gesù sa che sta, insieme,
svelando e garantendo la sua presenza. Il dono dello Spirito ne sarà
garanzia, Ma i suoi debbono avere il coraggio di non scandalizzarsi, nel
tempo, perché non troveranno consensi, ma saranno cacciati dalle sinagoghe.
Se vorranno verificare il valore di ciò che credono, non debbono immaginare
di essere portati in trionfo. Anzi!L'innesto nella pienezza di Dio viene
comunicata con una ricchissima formula trinitaria: "Gesù, il Verbo di Dio,
che era presso il Padre, da Lui è venuto e a Lui torna. Ma manderà dal Padre
lo Spirito. "Egli procede dal Padre e rende testimonianza di me" (v26).
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