
V di Quaresima
18 MARZO 2018
DOMENICA DI LAZZARO
Giovanni 11, 1-53
Riferimenti : Deuteronomio 6, 4a. 20-25 -
Salmo 104 -
Efesini 5, 15-20 |
A lui cantate, a lui inneggiate, meditate tutte le
sue meraviglie. Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore
di chi cerca il Signore. |
Deuteronomio 6, 4a. 20-25
In quei giorni. Mosè disse: «Ascolta, Israele:
Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: “Che cosa
significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che
il Signore, nostro Dio, vi ha dato?”, tu risponderai a tuo
figlio: “Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci
fece uscire dall’Egitto con mano potente. Il Signore operò sotto
i nostri occhi segni e prodigi grandi e terribili contro
l’Egitto, contro il faraone e contro tutta la sua casa. Ci
fece uscire di là per condurci nella terra che aveva giurato ai
nostri padri di darci. Allora il Signore ci ordinò di mettere in
pratica tutte queste leggi, temendo il Signore, nostro Dio, così
da essere sempre felici ed essere conservati in vita, come
appunto siamo oggi. La giustizia consisterà per noi nel mettere
in pratica tutti questi comandi, davanti al Signore, nostro Dio,
come ci ha ordinato”».
In tutto il capitolo 6 la Parola di Dio ci svela, da una parte,
la proposta di Dio per il suo popolo e, dall'altra, la
corrispondente risposta del popolo riconoscente per i doni
ricevuti. Ma, per scoprire questo dialogo e questo cammino
comune, bisogna iniziare da una domanda: "Che cosa significano
questi gesti religiosi e queste leggi, istruzioni, norme?" È la
domanda di chi è giovane e non ha maturato ancora il senso
dell'esistenza. Quando si è giovani, si sentono solo impacci,
legami, obblighi, e quindi preoccupazioni, disagi, confusione e
inutilità. Perché non debbo essere libero? Perché non posso
essere autonomo? Perché devo ubbidire per qualcosa che mi viene
dall'esterno? Il Signore desidera che si sappia educare al vero
significato della libertà, rispondendo a chi pone domande,
soprattutto se giovane. "Tu dovrai raccontare la tua storia e la
storia di questo popolo e dirai: "Un tempo eravamo schiavi". Gli
dirai delle leggi repressive che schiacciavano il popolo, e
parlerai dell'incapacità a risolvere un cammino di fiducia.
Ricorderai il blocco della libertà, l'angoscia, la sofferenza e
la sottomissione... Dirai: "Certamente eravamo schiavi"... Dirai
delle leggi oppressive che schiacciavano il popolo, l'incapacità
di risolvere il blocco della libertà. Spiegherai alla nuova
generazione, che non ha subito schiavitù e soggezione
angosciosa, come si era schiavi sotto un potere enorme e
oppressivo. Ci vollero la volontà di Dio e la sua forza per far
scrollare dalle nostre spalle l'oppressione ."Eravamo schiavi di
un potere assoluto, senza scampo, prigionieri del faraone che
non aveva per noi interesse, né amore, né comprensione. Il
Signore ci fece uscire dall'Egitto. Ma per fare questo ci
vollero prodigi grandi e terribili contro l'Egitto, contro il
faraone e contro la sua casa". Dio aveva giurato di darci la
nostra terra e la nostra libertà. Ci chiese di obbedire: era il
modo di compiere la sua giustizia. Ci chiese di accettare di
essere fatti liberi da Lui che ci conosce, e quindi sa il
significato delle nostre attese, i nostri desideri, il nostro
bene. Fare la volontà di Dio per seguire le sue leggi significa
garantire che ci sia una continuità di speranza e di libertà.
Questo è importante.
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Efesini 5, 15-20
Fratelli, fate molta attenzione al vostro modo di
vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon
uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò
sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del
Signore. E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo
di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra
voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al
Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per
ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.
Questa lettera, inviata ai cristiani
di Efeso che Paolo conosce molto bene e con cui ha vissuto circa
3 anni (Atti 19,8-10; 20,31), presenta 2 parti,
fondamentalmente. La 1ª parte è dottrinale e sviluppa "il
mistero di Dio in Gesù che fonda la Chiesa" (1,3-3,20). La 2ª
parte è particolarmente una esortazione perché i cristiani
vivano in questa Chiesa, con intensità, la fede ricevuta in una
coerenza di "vita nuova di cristiani nella Chiesa e nel mondo".
(4,1-6,20). Il brano che stiamo leggendo fa parte
dell'esortazione morale rivolta ai cristiani, "i figli della
luce" che operano con responsabilità e luminosità del mondo. Lo
stile di vita dei cristiani matura, particolarmente, nella
saggezza, nell'uso del tempo senza impigrirsi e senza sprecarlo.
Ma essi si preoccupano, con fedeltà, di ricercare la volontà di
Dio, lasciandosi guidare dallo Spirito. Gli ultimi versetti
(19-20) battute si ricollegano alle celebrazioni liturgiche in
cui si rende grazie a Dio "per ogni cosa ricevuta dal Padre nel
nome del Signore nostro Gesù Cristo". È sempre importante
iniziare da un serio esame di coscienza, dice Paolo (v,15 ) per
verificare se ci sono rimaste nel cuore tracce di stile e di
comportamenti precedenti pagani. Il tempo va vissuto con
intelligenza ("non da insipienti") e con saggezza. "I tempi sono
cattivi" perché dominati dal male e dalla lontananza da Dio.
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Giovanni
11, 1-53
In quel tempo. Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria
e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo
il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era
malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu
ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è
per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga
glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era
malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai
discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì,
poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose:
«Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non
inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte,
inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse
loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo».
Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà».
Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del
riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io
sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma
andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri
discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò
Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da
Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e
Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù,
gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù:
«Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora
so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le
disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella
risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e
la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me,
non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo
che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette
queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse:
«Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da
lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta
gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a
consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando
che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù,
appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato
qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere,
e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente
e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore,
vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda
come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al
cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro:
era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete
la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già
cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che,
se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora
alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io
sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta
attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran
voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con
bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e
lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di
ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono
dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei
sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo?
Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti
crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la
nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno,
disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per
voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione
intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote
quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto
per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano
dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
La figura di Marta è significativa per tutti noi. Prima di tutto, quando sa
che Gesù sta arrivando, gli va 'incontrò e lo interpella subito con la
confidenza dell'amicizia: "Se tu fossi stato qui..." Ma sa che la presenza
dell'amico è rassicurante, qualche cosa accadrà. Gesù la mette alla prova:
"Tuo fratello risorgerà". E Marta: "So che risorgerà nell'ultimo giorno". E
Gesù: "lo sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore,
vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà In eterno. Credi questo?" E
Marta: "Si, o Signore, lo credo..." A volte si sente l'obiezione, anche da
persone non particolarmente credenti: che cosa costa pensare che ci sia un
aldilà, una vita dopo la morte? Che l'abbia detto o no Gesù non ha poi grande
importanza. L'incontro di Marta con Gesù ci fa capire che c'è un passaggio
fondamentale: dal sapere al credere. Non si tratta di credere in una
resurrezione generica nell'ultimo giorno, ma di affidarsi ad una persona che
si presenta come ' resurrezione e vità fin d'ora; tanto che la morte non
potrà essere la parola definitiva. Affidarsi come ad un amico che è capace di
piangere con te, che ti è accanto nel momento del dolore, che si 'sconvolge
nelle viscere' al vedere Lazzaro sepolto e la disperazione delle sorelle e
degli amici accorsi dalla Giudea. Vengono in mente le parole di papa
Francesco durante la Messa celebrata a Lampedusa:"Chi piange per tutti questi
morti?" a proposito delle migliaia di migranti affogati per la barbarie e
l'indifferenza generale. Chi piange per i morti innocenti, chi piange con te
quando muore una persona cara? In questo racconto straordinario del vangelo
di Giovanni sembra che l'evangelista voglia farci riflettere sulla vita,
sulla morte, sulla speranza, sulla solidarietà, sull'amicizia, sulla fede, in
Qualcuno che ti promette, anzi ti assicura di essere sempre con te anche se
indugia nell'arrivare, ma l'Amico non ti tradisce, arriva comunque, ed è
pronto a dire parole e fare gesti di vita, mescolando le sue lacrime alle
tue. Perché Gesù è pronto a compromettersi nell'umanità che ha assunto sino
ad affrontare la morte: quella morte che dopo il "segno" di Lazzaro i suoi
nemici gli hanno giurato.
La vicenda tragica di Gesù parte da un'amicizia che si apre a tutta l'umanità
e da una speranza forte per chi si affida consapevolmente a Lui. |