
GESU CRISTO RE DELL'UNIVERSO
11 novembre 2018
Luca 23, 36-43
riferimenti :
Isaia 49, 1-7 -
Salmo 21 - Filippesi 2, 5-11 |
Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia gloria tutta la
discendenza di Giacobbe, perché egli non ha disprezzato né
disdegnato l’afflizione del povero, il proprio volto non gli ha
nascosto ma ha ascoltato il suo grido di aiuto. |
Isaia 49, 1-7 Ascoltatemi, o isole, / udite
attentamente, nazioni lontane; / il Signore dal
seno materno mi ha chiamato, / fino dal grembo
di mia madre ha pronunciato il mio nome. / Ha
reso la mia bocca come spada affilata, / mi ha
nascosto all’ombra della sua mano, / mi ha reso
freccia appuntita, / mi ha riposto nella sua
faretra. / Mi ha detto: «Mio servo tu sei,
Israele, / sul quale manifesterò la mia gloria».
/ Io ho risposto: «Invano ho faticato, / per
nulla e invano ho consumato le mie forze. / Ma,
certo, il mio diritto è presso il Signore, / la
mia ricompensa presso il mio Dio». / Ora ha
parlato il Signore, / che mi ha plasmato suo
servo dal seno materno / per ricondurre a lui
Giacobbe / e a lui riunire Israele / – poiché
ero stato onorato dal Signore / e Dio era stato
la mia forza –/ e ha detto: «È troppo poco che
tu sia mio servo / per restaurare le tribù di
Giacobbe / e ricondurre i superstiti d’Israele.
/ Io ti renderò luce delle nazioni, / perché
porti la mia salvezza / fino all’estremità della
terra». / Così dice il Signore, / il redentore
d’Israele, il suo Santo, / a colui che è
disprezzato, rifiutato dalle nazioni, / schiavo
dei potenti: / «I re vedranno e si alzeranno in
piedi, / i prìncipi si prostreranno, / a causa
del Signore che è fedele, / del Santo d’Israele
che ti ha scelto». Isaia 49,1-7 La
speranza d'Israele poggia sulla forza di Dio e
sulla sua fedeltà, ma l'intervento di Dio è
posto sulle spalle di suoi "servi" che sono
stati mandati: fedeli, coraggiosi, tenaci,
consapevoli di ubbidire a Dio e di vivere nella
sua volontà poiché questo è stato il progetto
della loro vita: "Dal seno di mia madre mi hai
chiamato" e servi di Dio sono stati Mosè,
Samuele, Davide, i profeti e molti che si sono
messi a servizio del Signore. Ma poi il
profeta introduce un personaggio misterioso,
detto proprio "Servo di Jhwh", a cui ha
consegnato una parola forte, coraggiosa,
tagliente e lo ha scelto per raggiungere
obiettivi di vita e di gloria. L'esperienza,
tuttavia, ha portato ad un insuccesso. E'
crollato ogni tentativo, si sono esauriti tutti
i progetti e tutte le energie. Si è salvata solo
la fiducia del Servo di Dio e la fedeltà alla
sua attesa. Il progetto doveva unificare "i
superstiti d'Israele", coinvolgerli in un popolo
fedele e coraggioso che sapesse riconoscersi
nella fedeltà al Signore. E' stato tutto
inutile. Eppure i Signore non si è
scoraggiato e ha richiamato il suo servo a
diventare "luce delle nazioni". Tutto il
mondo creato ha bisogno della speranza e della
salvezza che viene da Dio poiché tutto il mondo
è stato creato dal Signore e quindi Egli sa di
che cosa gli uomini e le donne hanno bisogno.
Questo è il messaggio che viene riproposto "a
colui che è disprezzato, rifiutato dalle
nazioni, schiavo dei potenti".
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Filippesi 2, 5-11 Fratelli, / abbiate in voi
gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: / egli, pur essendo nella
condizione di Dio, / non ritenne un privilegio / l’essere come
Dio, / ma svuotò se stesso / assumendo una condizione di servo,
/ diventando simile agli uomini. / Dall’aspetto riconosciuto
come uomo, / umiliò se stesso / facendosi obbediente fino alla
morte / e a una morte di croce. / Per questo Dio lo esaltò / e
gli donò il nome / che è al di sopra di ogni nome, / perché nel
nome di Gesù / ogni ginocchio si pieghi / nei cieli, sulla terra
e sotto terra, / e ogni lingua proclami: / «Gesù Cristo è
Signore!», / a gloria di Dio Padre. Filippesi 2, 5-11
Paolo sta sperimentando un cammino impensabile solo pochi
decenni prima: egli sta operando nel nome di Gesù una
convergenza di popoli nella umanità intera. Giudei e pagani
(detti "gentili" da "le Genti") si ritrovano insieme,
riconciliati in Gesù e quindi in pace tra loro, con la stessa
dignità e la stessa figliolanza con Dio. Per un segno nella
carne (la circoncisione: l'espressione dell'Alleanza) che non
hanno, i Gentili sono stati esclusi dalla cittadinanza di
Israele e dalle promesse dell'Alleanza stessa. E questo ha tolto
loro l'accesso ai doni di Dio e quindi alla salvezza. Tra i
due popoli non c'era comunicazione, tanto che anche solo un
semplice passaggio di cortili del tempio, superando il muro di
separazione che divideva i circoncisi dai pagani, sarebbe stato
punito con la morte. "Eravate senza Cristo, esclusi dalla
cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza
speranza e senza Dio nel mondo". Si parla di cittadinanza e
di patti della promessa. - La cittadinanza era un privilegio
politico molto importante: essa oltrepassava i confini
territoriali e Roma offriva, per meriti particolari,
cittadinanza romana anche a degli stranieri. Paolo era un
custode fiero e geloso della sua cittadinanza romana che lo
salvò molte volte da processi, linciaggi e prigioni. E sapeva
molto bene il valore di sentirsi, insieme, cittadini di un
popolo. - "I patti della promessa" si richiamano a fatti
operati dai Patriarchi e dal Popolo condotto da Mosè, escludendo
i pagani che sono cittadini di un mondo senza Dio, con idoli
muti che non comunicano la loro volontà né la loro salvezza.
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Luca 23, 36-43 In quel tempo. Anche i soldati deridevano il Signore
Gesù, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il
re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta:
«Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo
insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo
rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato
alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo
meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E
disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose:
«In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Luca 23, 36-43
Luca, nel suo racconto sul Calvario e la crocifissione, sintetizza alcuni
elementi fondamentali che, a suo parere, sviluppano tutti i messaggi di
novità e di rivoluzione che Gesù porta nei momenti conclusivi della sua vita
terrena. Al centro della scena c'è una scritta: "Costui è il re dei
giudei" (v 38). E' la sintesi della sentenza, dell'umiliazione e del
sarcasmo. E' l'infamia che rimanda alla frode, all'inganno, alla negazione e
alla derisione della vita di Gesù. E' il suo fallimento ed è la giusta
condanna che gli vogliono infliggere. "Il popolo stava a vedere" (v 35),
frastornato ed estraneo, poiché ciò che sta avvenendo è terribile e assurdo,
senza alcun significato comprensibile. Il popolo è disarmato poiché è colpito
nei suoi sentimenti più profondi e le sue sicurezze vacillano. Quest'uomo lo
hanno incontrato sulla propria strada. Lo hanno giudicato giusto, uno che ha
potere, colui che ha affrontato tutti, disarmato e lucido. Proprio quest'uomo
non può subire una tale sorte. Così ciò che avviene è come un sogno brutale e
impensabile. Ci sono i capi che deridono il crocifisso. Questi sanno
invece il valore di questi momenti. Erano stati scandalizzati dal Dio
misericordioso di Gesù, lo avevano contrastato in ogni modo. Ora hanno messo
alla prova questo suo Dio con un atto terribile ed un giudizio di condanna.
Se Cristo ha operato con giustizia, Dio non sopporta un delitto così
mostruoso. In fondo la loro lotta è con Dio. Ed hanno vinto. Ne sono sicuri.
"Non è il Cristo di Dio, l'eletto" se non sa sottrarsi al giudizio, se non sa
salvarsi, se Dio non viene a salvarlo. I soldati sono carne da macello,
impegnati in un mestiere violento, lontani dalle loro famiglie per
guadagnarsi una paga per campare, buttati in una realtà assolutamente diversa
dal loro mondo, diversa per cultura, tradizioni, religione e rispetto.
L'unica loro garanzia sono il vivere la violenza e incutere paura. In questo
caso è scattato un criterio che li coinvolge: quello di avere per le mani un
re. Di potere e di regalità se ne intendono. Così si divertono e deridono
Gesù mentre gli danno dell'aceto. Lo dissetano con quella schifosa bevanda
che spesso bevono anche loro. Di regale non c'è nulla poiché questo re non ha
un seguito, un esercito o almeno un drappello di guardie e tutti gli sono
contro. Il cartello della regalità è una solenne menzogna che li diverte: non
è mai capitato a loro un tale processo, un tale imputato, un tale
delinquente, un tale poveraccio, un tale credente. In contrapposizione a
tutto questo, non c'è nessuno che prenda le difese. Risuona solo una parola
che è preghiera fiduciosa e filiale. "Gesù diceva: «Padre, perdona loro
perché non sanno quello che fanno»".
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