
V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE
30 settembre 2018
Luca 10, 25-37
Riferimenti : Deuteronomio 6, 1-9 - Salmo 118 - Romani 13, 8-14a |
Beato chi è integro nella sua via e cammina
nella legge del Signore. Beato chi custodisce i suoi
insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore. Non commette certo
ingiustizie e cammina nelle sue vie. Tu hai promulgato i tuoi
precetti perché siano osservati interamente. |
Deuteronomio 6, 1-9 In quei
giorni. Mosè disse: «Questi sono i comandi, le
leggi e le norme che il Signore, vostro Dio, ha
ordinato di insegnarvi, perché li mettiate in
pratica nella terra in cui state per entrare per
prenderne possesso; perché tu tema il Signore,
tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua
vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo
figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi
comandi che io ti do e così si prolunghino i
tuoi giorni. Ascolta, o Israele, e bada di
metterli in pratica, perché tu sia felice e
diventiate molto numerosi nella terra dove
scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei
tuoi padri, ti ha detto. Ascolta, Israele: il
Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu
amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore,
con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi
precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel
cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai
quando ti troverai in casa tua, quando
camminerai per via, quando ti coricherai e
quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come
un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli
occhi e li scriverai sugli stipiti della tua
casa e sulle tue porte».
Deuteronomio. 6, 1-9 Il Deuteronomio
("seconda legge") è chiamato così per l'obbligo
che il re aveva di tenere presso di sé una copia
della Legge ( "una seconda Legge") come guida
del suo governo e della sua condotta (Deut.
17,18). Il Deuteronomio è il libro per
eccellenza della Parola di Dio. Gli Ebrei lo
chiamano Debarim ("Le Parole"). I suoi 34
capitoli sono strutturati sul verbo "Ascoltare"
che significa: "obbedire, praticare quanto esce
dalla bocca di Dio" (Deut. 8,3). E' impostato su
tre discorsi di Mosé (cc. 1-4,5/ 5-28/ 29-30).
Per Israele delinea le scelte di Dio e le scelte
che il popolo deve fare perché in questa
Alleanza ci siano pace, serenità, abbondanza di
prodotti della terra e ricchezza di vita. "Io ti
do la terra su cui abitare, ti do i comandi, le
leggi e le norme, ti do la vita nei figli, -
dice il Signore -tu devi mettere in pratica ciò
che ti comando ed educare i tuoi figli perché
con te accolgano la Legge". Ma la ricchezza
dell'Alleanza dipende da due sentimenti
fondamentali: "temere il Signore" (v 2) e "amare
il Signore" (v 5). Non si parla di gesti di
culto né di offerte a Dio. Questo fu considerato
un atto di omaggio e di offerta per il Signore e
fu il modo universale di onorare la divinità
nell'antichità ( ebrei e pagani), per
propiziarla, e ingraziarla con i doni che,
umilmente, i mortali le offrivano. Anche Israele
entrò in questa prospettiva e si impegnò a
costruire il tempio, mantenerlo nello splendore,
di offrire doni. Anche il mondo cristiano
ritenne che fosse un grande segno di amore
offrire a Dio doni e materiale prezioso,
costruire grandi cattedrali e abbellire
sontuosamente riti e monumenti di cui siamo
ancora fieri, quando ne ammiriamo la
grandiosità, la bellezza ed il lavoro.
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ai Romani 13, 8-14a Fratelli, non
siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore
vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge.
Infatti: «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai,
non desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola
in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». La
carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge
infatti è la carità. E questo voi farete, consapevoli del
momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la
nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La
notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le
opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a
orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e
gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo. Romani
13,8-14a Paolo avvertiva, mentre scriveva
questa lettera, un certo disagio dei cristiani di fronte alle
leggi dello Stato, ma, ancor di più, di fronte al comportamento
delle autorità civili. Siamo attorno al 57/58 d.C., nel periodo
di Nerone che finora si era comportato in modo eccentrico, pur
non essendo ancora giunto alla persecuzione dei cristiani.
Tuttavia nel mondo ebraico (e forse in qualche cristiano)
serpeggiava un malcontento corrosivo e stava covando la rivolta
che esploderà negli anni 70 d.C. a Gerusalemme. Così il capitolo
13 è dedicato al rapporto tra cristiani e le autorità civili.
Nella prima parte (vv 1-7) Paolo si raccomandava di non
lasciarsi coinvolgere in avventure, sapendo rispettare le leggi
dello stato e pagando le tasse. "Perciò è necessario stare
sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per
ragioni di coscienza. Per questo infatti voi pagate anche le
tasse: quelli che svolgono questo compito sono a servizio di
Dio. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi si devono le
tasse, date le tasse; a chi l'imposta, l'imposta; a chi il
timore, il timore; a chi il rispetto, il rispetto" (vv 6-7). E
se si resta in dubbio sul come ubbidire od è difficile da
comprendere, la legge di Dio può essere sintetizzata sotto un
unico comando: "Amerai il tuo prossimo come te stesso" (v 9).
Questo garantisce di non sbagliare. Quando ti preoccupi di fare
il bene dell'altro e di volergli bene oltre il tuo bene e a
somiglianza di come vuoi bene a te stesso o come desideri che
gli altri si comportino con te, allora compi la legge, e offri
la pienezza a cui il Signore Gesù ci avvia. Ma l'amore al "tuo
prossimo" si allarga ad ogni membro della famiglia umana,
unificata in Cristo (Gal 3,28;Mt 25,40), e non solo ai
connazionali del medesimo popolo, come si intende nel Levitico.
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la
strada che da Gerusalemma conduce a Gerico
Luca
10, 25-37 In quel tempo. Un dottore della Legge si alzò per mettere alla
prova il Signore Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la
vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come
leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il
tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e
vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio
prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde
nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue
e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva
per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita,
giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in
viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino,
gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua
cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno
seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi
cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di
questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei
briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli
disse: «Va’ e anche tu fa’ così»
Luca 10, 25-37 Un
maestro della legge pone a Gesù una domanda, complessa da una parte e astuta
dall'altra. E' un maestro esperto e lo vuol mettere alla prova: "Maestro, che
cosa devo fare per ereditare la vita eterna?". L'evangelista Luca,
approfittando dell'interrogativo così vasto e ricco di prospettive, sviluppa
la risposta a questo quesito in tre testi diversi. E' come una catechesi per
i credenti, dopo aver anticipato la designazione e l'invio in missione dei 72
discepoli nel mondo (72 come i popoli della terra (Gen.10), suggerendo la
prospettiva di una vocazione universale alla vita eterna. Perciò, nella
missione dei 72apostoli Gesù esprime la gioia di poter inviare nel mondo i
piccoli a cui il Padre ha rivelato la pienezza di Gesù (10,1-24). Quindi, per
ereditare il Regno, 1. devi "farti prossimo" a chi sta male (10,25-37);
2. tale operosità nasce dall'ascolto della parola di Dio in Gesù che ti mette
in grado di nutrire un amore gratuito e profondo (10,38-42: Marta e Maria);
3. questo amore, questa rivelazione, questo coraggio nel vedere e soccorrere
il prossimo si ritrovano attraverso la preghiera che ci apre al Padre: ed
Egli ci offre lo Spirito (11,1-13). Così un dottore della Legge vuole
mettere alla prova Gesù e perciò lo tratta da discepolo. Gesù ribalta la
domanda ed il maestro si deve fare discepolo. Nel rispondere egli formula la
sintesi della sua fede e della sua moralità. La risposta è soddisfacente e
Gesù l'apprezza poiché il maestro della legge ha reso inscindibile l'amore di
Dio e l'amore del prossimo". Dobbiamo ricordarlo poiché separare è la tragica
tentazione di ogni credente. |