 XIII Domenica dopo Pentecoste
22 agosto 2021
Lc 7, 1b-10
Riferimenti : 2 Cr 36, 17c-23 - Salmo 105 - 2 Cr 36, 17c-23 |
Renderò grazie, Signore, al tuo santo nome.
Molte volte li aveva liberati, eppure si ostinarono nei loro
progetti e furono abbattuti per le loro colpe; ma egli vide la
loro angustia, quando udì il loro grido. |
2 Cr 36, 17c-23 In quei giorni.
Il Signore consegnò ogni cosa nelle mani del re
dei Caldei. Quegli portò a Babilonia tutti gli
oggetti del tempio di Dio, grandi e piccoli, i
tesori del tempio del Signore e i tesori del re
e dei suoi ufficiali. Quindi incendiarono il
tempio del Signore, demolirono le mura di
Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi
palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti
preziosi. Il re deportò a Babilonia gli scampati
alla spada, che divennero schiavi suoi e dei
suoi figli fino all’avvento del regno persiano,
attuandosi così la parola del Signore per bocca
di Geremia: «Finché la terra non abbia scontato
i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo
della desolazione fino al compiersi di settanta
anni». Nell’anno primo di Ciro, re di Persia,
perché si adempisse la parola del Signore
pronunciata per bocca di Geremia, il Signore
suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che
fece proclamare per tutto il suo regno, anche
per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il
Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i
regni della terra. Egli mi ha incaricato di
costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in
Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo,
il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».
2 Cr 36, 17c-23 Le cronache 1 e 2 vengono
considerate come la cronaca di tutta la storia
divina. Il 1' libro composto da 29 capitoli
contiene le storie di Abramo fino al regno di
Davide. Mentre il 2' libro composto da 36
capitoli descrive il regno di Salomone e il
regno di Giuda con la sua distruzione. E con la
distruzione del regno di Giuda si ha una ampia
sintesi degli ultimi anni. Con l'avvento dei
babilonesi che conquistano Gerusalemme, tra
tempio bruciato e deportazione dei
sopravvissuti(gli scampati alla spada), troviamo
Geremia che preannuncia l'esilio fino al
compiersi dei settant'anni. Grazie a Ciro, re di
Persia, inizia la nuova storia di Israele, che
grazie alle promesse fatte da Dio, farà
ricostruire il tempio a Gerusalemme. Dio
mantiene sempre le promesse.
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Rm 10, 16-20 Fratelli, non tutti
hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaia: «Signore, chi ha
creduto dopo averci ascoltato?». Dunque, la fede viene
dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo. Ora io
dico: forse non hanno udito? Tutt’altro: «Per tutta la terra è
corsa la loro voce, e fino agli estremi confini del mondo le
loro parole». E dico ancora: forse Israele non ha compreso? Per
primo Mosè dice: «Io vi renderò gelosi di una nazione che
nazione non è; susciterò il vostro sdegno contro una nazione
senza intelligenza». Isaia poi arriva fino a dire: «Sono stato
trovato da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato a
quelli che non chiedevano di me».
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Lc 7, 1b-10 In quel tempo. Il
Signore Gesù entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e
stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito
parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e
di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con
insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –,
perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si
incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il
centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non
sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono
ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà
guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati
sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli
viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù
lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che
neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando
tornarono a casa, trovarono il servo guarito. Lc 7, 1b-10
Gesù ha appena terminato la predicazione del discorso della pianura. Un
discorso caratterizzato dalla beatitudine, ma dall'altro lato anche dai guai.
Beatitudine per i poveri, gli affamati, per i tristi e i perseguitati nello
stesso tempo i guai sono rivolti ai ricchi, ai sazi, agli spensierati e a
coloro che cercano il successo. Un discorso che sprona all'amore per i
nemici, alla misericordia, allo zelo e alla necessità della pratica religiosa
fatta in maniera autentica. Gesù dimostra con l'evento, proclamato nel
Vangelo, che la salvezza non esclude proprio nessuno. Compie un miracolo a
Cafarnao nella Galilea delle genti. In un posto, Cafarnao, in cui c'è un
crogiuolo di culture perché siamo ai margini dell'Impero lontani da
Gerusalemme e gli Ebrei guardano la Galilea con disprezzo. Ciò che è
disprezzato dagli uomini è prezioso per Dio. Un centurione, tramite gli
anziani giudei, si rivolge a Gesù. Viene apprezzata questa richiesta di
intercessione. E' un amico degli Ebrei, ma non di fede ebraica, il centurione
del brano di oggi. Questi non si rivolge per sé, ma per un suo servo a cui è
affezionato e comprende che solo Gesù può aiutarlo. Il centurione abituato
a comandare si pone in semplicità come colui che riceve immeritatamente i
favori del Signore. Un uomo lontano dalla fede si mostra modello del rapporto
con Gesù. Egli non pretende, ma si rivolge al Signore con la consapevolezza
di non meritare tutte queste attenzioni. Noi come ci poniamo? Rischiamo
di vivere la preghiera con un elenco della spesa senza mai riconoscersi
bisognosi della sua misericordia. E' l'umiltà a smuovere Gesù. D'altra
parte Gesù stesso è modello di umiltà. Era figlio di Dio ma spogliò se stesso
per farsi servo. Umiltà vuol dire comprendere che tutto dipende dal Padre
e a noi spetta contribuire. La fede del centurione è così forte da
smuovere e il servo viene guarito senza nemmeno che Gesù lo vede. E'
proprio vero allora che se avessimo la fede pari a un granellino di senape
potremmo smuovere le montagne.
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