
Domenica di Pasqua
4 aprile 2021
Gv 20, 11-18
Riferimenti : At 1, 1-8a - Sal 117 Corinti
15,3-10a
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Questo è il giorno che ha fatto il Signore;
rallegriamoci e in esso esultiamo. Rendete grazie al Signore
perché è buono, perché il suo amore è per sempre.nDica
Israele:«Il suo amore è per sempre». |
At 1, 1-8a Nel primo racconto, o
Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù
fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui
fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni
agli apostoli che si era scelti per mezzo dello
Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo
la sua passione, con molte prove, durante
quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle
cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si
trovava a tavola con essi, ordinò loro di non
allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere
l’adempimento della promessa del Padre, «quella
– disse – che voi avete udito da me: Giovanni
battezzò con acqua, voi invece, tra non molti
giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano:
«Signore, è questo il tempo nel quale
ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli
rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o
momenti che il Padre ha riservato al suo potere,
ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che
scenderà su di voi». Atti degli
Apostoli 1,1-8a Luca, dopo aver concluso il
racconto della vita di Gesù nel Vangelo che
riporta il suo nome, scrive anche il libro degli
Atti degli Apostoli per presentare la Chiesa
come una continuazione della presenza di Gesù
risorto. E lo fa attraverso il racconto di
alcuni avvenimenti della Comunità cristiana.
Così' Gesù resta, con il suo Spirito, garanzia e
fondamento della testimonianza della vita piena
attraverso i credenti in Lui nel mondo.
L'umanità incomincia a intravedere il messaggio
nuovo e il tempo nuovo. E se Luca nel suo
Vangelo, inizia il racconto della vicenda di
Gesù nel tempio di Gerusalemme, con
l'apparizione di un angelo che svela la nascita
di un figlio ad un sacerdote anziano, incredulo,
Zaccaria, che poi sarà padre di Giovanni
Battista, lo stesso Vangelo di Luca si conclude
nel tempio dove i discepoli, dopo la
risurrezione, si trovano a pregare, come faceva
Gesù. Il centro tuttavia è l'annuncio della
Misericordia di Gesù che si fa piccolo nel "si
"della Madonna ed offre un movimento travolgente
di presenza del Divino nel cuore della terra che
tutta diventa terra promessa. Negli Atti Gesù
risorto continua questo movimento incontenibile
di popolo e testimonia la risurrezione,
cominciando da un banchetto in una casa Siamo
sempre a Gerusalemme. C'è il ricordo di Giovanni
che ha battezzato nell'acqua, Ma ci sono,
insieme, il comando di attendere il dono dello
Spirito e il progetto di annunciare Gesù, in
pienezza, in tutto il mondo conosciuto. Il
Signore si presenta per 40 giorni, vivo, con
molte prove. Il numero 40 è un tempo importante
per scoprire il significato vero della
risurrezione e per abituare il proprio cuore e
la propria vita alla novità di Dio. Ormai tutto
va ripensato in termini di amore, di vittoria
sul male, di speranza. |
Corinti 15,3-10a Fratelli, a voi
ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che
fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a
più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte
di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a
Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve
anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra
gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché
ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono
quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana.
Corinti 15,3-10a Nella prima lettera ai Corinzi, San Paolo.
Si preoccupa di rendere testimonianza, il più possibile, sulla
resurrezione. Nel mondo giudaico dell'epoca, i Sadducei, legati
particolarmente alla classe alta sacerdotale, escludevano la
risurrezione così come nella tradizione greca i filosofi
raffiguravano l'anima umana come una scintilla racchiusa nella
prigione del corpo. Paolo, che aveva già trovato derisione ad
Atene quando aveva sostenuto la vita nuova di Gesù, si preoccupa
di ribadire la verità è la testimonianza della risurrezione,
riportando un frammento di catechesi di altissimo valore che
circolava nella Comunità cristiana: "V i ho trasmesso dunque
quello che ho ricevuto". L'elenco delle apparizioni segue una
linea che a volte non coincide con i Vangeli. Tace al cune
apparizioni (quelle delle donne) e ne aggiunge altre. Paolo
rivendica in modo chiaro documentazione e testimonianza da parte
di molti e vi aggiunge la sua, ricordando la propria
conversione. Egli, infatti, si sente colpevole di aver
incrociato l'apparizione di Gesù risorto, che lo ha reso
apostolo e lo ha arricchito di grazia. Ma la sua risurrezione è
come l'inizio e l'avvio di una speranza e di un annuncio che
dissolve la disperazione e apre finalmente il cammino verso il
Padre attraverso Gesù.

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Gv 20, 11-18 In quel tempo. Maria di Màgdala stava all’esterno, vicino al
sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due
angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei
piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna,
perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so
dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi;
ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi
cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse:
«Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a
prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico:
«Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere,
perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro:
“Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala
andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva
detto. Giovanni 20,11-18 Maria non si dà pace della morte
di Gesù. Già di buon mattino, quando era ancora buio, corre al sepolcro e
trova la pietra rimossa. Allora corre da Pietro e dal discepolo "che Gesù
amava", perché non sa capacitarsene. E' tutto un correre, un cercare, un
vedere. Ma tutti corrono, cercano e vedono in modo diverso (come è attestato
anche dai verbi greci usati). Nonostante tutto, alla fine, "i discepoli
ritornarono a casa" come se tutto fosse naturale. Solo chi ama non si dà
pace e rimane; ed è un piangere infinito. Ed è sul piangere che interviene
Gesù, domandandole la ragione. Come se ci fosse una ragione plausibile di un
pianto di fronte alla morte (anche Gesù ha pianto su Lazzaro morto). Eppure
Gesù chiede; anzi specifica la domanda, chiedendole chi cerca. Come a dare
importanza a quanto la donna esprime coinvolgendo pienamente la sua
sensibilità e le sue emozioni. Le è stata tolta la ragione della sua
stessa vita, il senso del suo amore profondo e totale. Gesù capisce e la
chiama per nome: "Maria." Ecco: la Pasqua è come un ritrovarsi, è un sentirsi
nuovamente chiamati per nome, indipendentemente dai distacchi, dal vuoto,
dall'abisso dell'inconoscibile, dalla paura. Gesù è come se dicesse: "sono
qui". Quando c'è amore vero, amicizia profonda, relazione totale è come se la
morte non esistesse. Distacco sì, ma non annientamento, vuoto sì, ma non
assenza, pianto sì, ma non melodramma. Purché non si ritorni a casa.
Purché si continui a correre, cercare, coinvolgere, rimanere, senza lasciarsi
fuorviare da nessun angelo biancovestito. "Maria!" "Rabbunì" E' una
relazione che continua e non tramonterà mai. Perché c'è stato un ritrovarsi,
c'è stata una fedeltà, c'è stato un fidarsi al di là di ogni logica. Forse
Pasqua è proprio questo ritrovarsi, pieno, profondo, con il Signore vivente,
che ti chiama per nome. Ed anche con tutti coloro con cui condividiamo l'aver
visto o l'aver creduto in qualcosa di grande e di Insospettato. |