
Battesimo del Signore
10 gennaio 2021
Mc 1, 7-11
Riferimenti : Is 55,4-7 - Sal 28 - Ef 2, 13-22 |
Gloria e lode al tuo nome, Signore. Date al
Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza. Date al
Signore la gloria del suo nome, prostratevi al Signore nel suo
atrio santo. |
Is 55, 4-7 Così dice il Signore
Dio: «Ecco, l’ho costituito testimone fra i
popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco,
tu chiamerai gente che non conoscevi;
accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano
a causa del Signore, tuo Dio, del Santo
d’Israele, che ti onora. Cercate il Signore,
mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è
vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo
iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che
avrà misericordia di lui e al nostro Dio che
largamente perdona» Is 55,4-7
Ho riportato il testo completo, a cominciare dal
primo versetto del cap. 55 per inquadrare
l'annuncio profetico che inizia, nella liturgia,
dal versetto 4 (testo di oggi). Il Signore,
attraverso il profeta (in questo caso è ancora
la parola del Secondo Isaia), invita ai beni
della nuova alleanza (vv1-5) e quindi incoraggia
a convertirsi (vv 6-11) mentre i primi due
versetti (1-2) portano ancora all'immagine del
banchetto della sapienza ( come in
Proverbi.9,5-6 e Siracide 24,19-21). Il Signore
sta proponendo scelte e realtà nuove che vanno
capite. Sta avvenendo come una rivoluzione nella
vita dei deportati e debbono sentirsi preparati
a scegliere.m All'orizzonte si intravede la
possibilità di ritornare a Gerusalemme, ma il
profeta capisce che ormai la situazione degli
ebrei a Babilonia non è così drammatica come
poteva sembrare all'inizio. Anzi, via via, pur
con i disagi di una popolazione straniera, ci si
è abituati a una linea vita, tutto sommato,
soddisfacente. La maggior parte si è adattata,
si è stabilita ad una vita passabile. Non pensa
affatto a trasferirsi. Con un po' di sacrifici
hanno fatto dei risparmi ed ora si preoccupano
anche di comprare terreni e case che stanno
crollando di prezzo. E' gente, dice il profeta,
che non ha né fame e né sete; ma spendere per
rimanere è come comprare ciò che non sazia. Di
fatto quelli che tornano non trovano le strade
lastricate, né il trionfo dei reduci. Trovano
miseria e difficoltà di ogni genere, compresa
l'ostilità dei presenti a Gerusalemme che li
vedono come intrusi e pieni di pretese.
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Ef 2, 13-22 Fratelli, in Cristo
Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini,
grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui
che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di
separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della
sua carne. Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni
e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo
nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio
in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso
l’inimicizia. Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate
lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui
infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in
un solo Spirito. Così dunque voi non siete più stranieri né
ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio,
edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti,
avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta
la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel
Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare
abitazione di Dio per mezzo dello Spirito. Ef
2,13-22 Era famosa e drammatica l'esclusione che gli
stranieri dovevano accettare, qualora volessero entrare nel
tempio di Gerusalemme. Un muro, alto circa un metro e mezzo,
circonda tutta l'area sacra del tempio ed è vietato l'ingresso
ai pagani, pena la condanna a morte. Lo ricordano 13 piccole
lapidi con una scritta in greco e latino. In tal modo viene
garantita la separazione e la lacerazione dell'umanità. Il
popolo d'Israele è convinto che la differenza e la esclusione
fosse voluta da Dio: d a una parte l'elezione e dall'altra
l'esclusione. "Un tempo voi- e Paolo si rivolge ai greci di
Efeso - eravate morti a causa dei vostri peccati". Ma poi fa
riferimento anche al suo popolo: "Anche noi, per le nostre
passioni carnali eravamo per natura meritevoli d'ira" (2,1-3).
"Ma Dio, che è ricco di misericordia, da morti che eravamo ci ha
fatto rivivere con Cristo; per grazia siete stati salvati"
(2,4-5). Il pensiero viene ripreso: "Ricordatevi che in quel
tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza
d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e
senza Dio nel mondo. Voi esclusi dal popolo di Dio, siete
diventati vicini grazie al sangue di Cristo" (2,12-13). In
questa lettura viene sviluppata, si può dire, la teologia della
memoria: il prima e il poi del mondo pagano, il prima e il poi
del mondo ebraico. Tra il presente e il passato, si stabilisce
la pienezza della chies
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Mc
1, 7-11 In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è
più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi
sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito
Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzare di Galilea e fu
battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, vide
squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E
venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il
mio compiacimento». Mc 1,7-11 Il
racconto di Gesù al Giordano ci riporta alla Genesi, all'in principio, alle
prime immagini della Bibbia, quando lo spirito di Dio aleggiava sulle acque
(Genesi 1,2) di un mare gonfio di vita inespressa. L'origine del creato, come
quella di ognuno di noi, è scritta sull'acqua, nelle acque di un grembo
materno. Il rito del Battesimo porta impresso questo sigillo primordiale di
nascite e di rinascite, di inizi e di ricominciamenti. Lo rivela un dettaglio
prezioso: venne una voce dal cielo e disse: «Tu sei il Figlio mio, l'amato».
La voce dice le parole proprie di una nascita. Figlio è la prima parola, un
termine potente per il cuore. E per la fede. Vertice della storia umana. Nel
Battesimo anche per me la voce ripete: tu sei mio figlio. E nasco della
specie di Dio, perché Dio genera figli di Dio, figli secondo la propria
specie. E i generati, io e tu, tutti abbiamo una sorgente nel cielo, il
cromosoma del Padre nelle cellule, il Dna divino seminato in noi. La seconda
parola è amato e la terza: mio compiacimento. Termine desueto, che non
adoperiamo più, eppure bellissimo, che nel suo nucleo contiene l'idea di
piacere, che si dovrebbe tradurre così: in te io ho provato piacere. La Voce
grida dall'alto del cielo, grida sul mondo e in mezzo al cuore, la gioia di
Dio: è bello stare con te. Tu, figlio, mi piaci. E quanta gioia sai darmi! Io
che non l'ho ascoltato, io che me ne sono andato, io che l'ho anche tradito
sento dirmi: tu mi piaci. Ma che gioia può venire a Dio da questa canna
fragile, da questo stoppino dalla fiamma smorta (Isaia 42,3) che sono io?
Eppure è così, è Parola di Dio, rivelativa del suo cuore segreto. Per sempre.
Gesù fu battezzato e uscendo dall'acqua vide squarciarsi i cieli e lo Spirito
discendere verso di lui come una colomba. Noto la bellezza e l'irruenza del
verbo: si squarciano i cieli, come per un amore incontenibile; si lacerano,
si strappano sotto la pressione di Dio, sotto l'urgenza del Signore. Si
spalancano come le braccia dell'amata per l'amato. Da questo cielo aperto
viene, come colomba, la vita stessa di Dio. Si posa su di te, ti avvolge,
entra in te, a poco a poco ti modella, ti trasforma pensieri, affetti,
speranze, secondo la legge dolce, esigente, rasserenante del vero amore.
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