Domenica dopo l'Ottava del Signore
3 GENNAIO 2021
Lc 4, 14-22
Riferimenti : Sir 24, 1-12 - Sal 147 - Rm 8, 3b-9a
Il Verbo si fece carne e pose la sua dimora in mezzo a noi. Celebra il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion, perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Sir 24, 1-12
La sapienza fa il proprio elogio, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria: «Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e come nube ho ricoperto la terra. Io ho posto la mia dimora lassù, il mio trono era su una colonna di nubi. Ho percorso da sola il giro del cielo, ho passeggiato nelle profondità degli abissi. Sulle onde del mare e su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho preso dominio. Fra tutti questi ho cercato un luogo di riposo, qualcuno nel cui territorio potessi risiedere. Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele”. Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno. Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion. Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità».
Siracide, 24,1-12 Nel libro del Siracide (24,14.8-12), composto verso il 180 a.C., l'autore si sforza di bloccare l'infiltrazione dello spirito pagano nella coscienza e nel modo di vivere degli ebrei ormai in stretto contatto con la cultura ellenista. Il popolo ebraico possiede la "Torah" (legge-insegnamento) che è la strada che conduce alla vita. Essa è la Sapienza di Dio che si installa in Israele, dono gratuito che non si può meritare.
Utile è dare la struttura del cap. 24:
24,1-2: introduzione dell'autore al discorso della sapienza,
24,3-21: discorso della sapienza in prima persona,
24,22-27: interpretazione da parte dell'autore,
24,28-32: ruolo dell'autore.
L'intuizione fondamentale è la gratuità della sapienza: "Ogni sapienza viene dal Signore e con Lui rimane per sempre " (Sir1,1).
La sapienza prende la parola nel tempio e parla nell'assemblea liturgica. La sua funzione è quella di stare presso Dio. Ma il Signore la invia sulla terra a cercarsi la casa e riceve l'ordine di stabilirsi in Israele. Perciò essa, che risale a prima del tempo ("prima dei secoli"), discende nel cosmo e nell'umanità e viene ad abitare nel mondo. Il Signore sceglie Gerusalemme come luogo di crescita della Sapienza ed essa raggiunge i 4 punti cardinali e ricopre tutta l'estensione del territorio d'Israele.
La sapienza è paragonata ad un albero splendido.


Sinagoga di Nazareth
 Rm 8, 3b-9a
Fratelli, Dio, mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito. Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi.

 Romani. 8, 3b-9a
San Paolo sviluppa, nel capitolo 8, che si può intitolare: "La vita secondo lo Spirito" (Rom 8,1-39), una riflessione sulla vita cristiana, che pure è soggetta alla morte. Il capitolo si divide in tre parti:
8,1-13 "La vita secondo la carne e la vita secondo lo Spirito" ( da qui sono tratti i versetti del testo),
8,14-30 "Figliolanza divina e gloria futura",
8,31-39 "Inno all'amore di Dio".
San Paolo vuole approfondire il significato della fede in Gesù che ci dona lo Spirito. In ciascuno di noi avviene una trasformazione per il corpo morto e risorto di Gesù, poiché apparteniamo a Lui (7,4).
La legge di Mosé è, di per sé, giusta, santa. Essa educa al bene. Ma scopriamo più forte la legge del peccato in noi; esso ci conduce verso il male poiché: "Vedo ciò che è giusto, lo voglio eppure faccio il male che detesto" (7,15). "Chi mi libererà da questo corpo di morte?" (7,24).
Così si passa al dominio di Dio in Gesù, perché lo Spirito offre la sua legge (8,2).
Questa trasformazione è possibile poiché Gesù ha preso la nostra stessa carne mortale. La nostra debolezza e la nostra peccaminosità sono state, esse stesse, come la nostra carne, trasferite in Lui, il Giusto, il Santo.
Morendo, la sua carne e il male, che Gesù ha preso su di sé, sono stati distrutti nella morte.
In lui prende possesso, come in noi, lo Spirito del risorto: così da Gesù ereditiamo nuovi stili e valori che inglobano ancora l'eccezionale sapienza della Prima Alleanza. Ma ora viviamo nella pienezza della maturità e accogliamo, nello Spirito, la ricchezza finale di Gesù che completa ciò che Dio, lungo i secoli, aveva detto, educando il suo popolo. Come cristiani, siamo continuamente richiamati a vivere la forza della presenza dello Spirito che abita ogni giorno in noi. Questa presenza stabilisce alleanza e comunione con Dio e con Gesù nello Spirito.

     Lc 4, 14-22
In quel tempo. Il Signore Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.

 Luca. 4, 14-22
Per San Luca, questo brano rappresenta l'inizio della predicazione di Gesù, anzi il passo ufficiale, attraverso cui Gesù si pone come Parola nuova e come unico capace di interpretare la Parola di Dio.
È giorno di sabato. Gesù è tornato a Nazareth e, insieme con la gente, come suo solito, va a pregare e ad ascoltare la lettura e la spiegazione della  Parola di Dio.
Un rabbino imposta l'incontro e, tuttavia, ogni giudeo adulto può presentarsi o può essere invitato a leggere e a commentare le Scritture, pronunciando un'omelia (una semplice e breve conversazione sui testi letti). Dopo l'inizio della preghiera e la professione di fede del pio israelita che comincia con: "Ascolta, Israele" (Deuteronomio 4,6), dopo aver pronunciato 18 benedizioni, vengono letti due testi della Scrittura. Il primo è tratto da uno dei primi cinque libri detti "la legge" (o Torah), il secondo è tratto dai profeti. In questo momento, il responsabile della liturgia, potendo invitare qualcuno a leggere e a commentare, ha pensato di invitare Gesù, di cui già si parla come un maestro riconosciuto nella vicina città di Cafarnao.
Gesù apre il rotolo: l'evangelista vuole ricordare che solo Gesù è capace di aprire e commentare con autorevolezza i testi biblici. Terminata la lettura, Gesù si siede, come fanno i rabbini quando insegnano, e "tutti gli occhi sono fissi su di lui". Così Gesù è il nuovo maestro e il suo primo insegnamento è quello della liberazione, come il primo messaggio di Mosé al popolo schiavo in Egitto: così viene presentato, per la prima volta ad Israele, il volto di Dio.
Gesù legge un testo di Isaia (Isaia 61) e annuncia che, avendo ricevuto lo Spirito del Signore, ha il compito "di annunciare ai poveri il lieto messaggio, proclamare ai prigionieri la liberazione, dare ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi e proclamare un anno di grazia del Signore". Sono cinque compiti, 5 come i libri della "legge".
Si parla dell'anno del Signore e si fa riferimento ad un particolare tempo detto "il giubileo", che ricorre ogni cinquant'anni. In esso si manifestano la volontà e la misericordia di Dio, ridonando soprattutto ai poveri la pace e la serenità: si condonano i debiti, si liberano gli schiavi, viene ristabilita la giustizia e vengono restituiti agli antichi proprietari, o alle antiche famiglie, i campi e le case che, nel frattempo, erano stati venduti, spesso, per bisogno e povertà.