 Circoncisione del Signore
1 gennaio 2021
Lc 2, 18-21
Riferimenti :
Nm 6, 22-27 - Sal 66 - Fil 2, 5-11 |
Dio ci benedica con la luce del suo volto.Dio abbia
pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo
volto; perché si conosca sulla terra la tua via, la tua
salvezza fra tutte le genti.
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Nm 6, 22-27 In quei giorni. Il Signore parlò
a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli
dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte
loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il
Signore faccia risplendere per te il suo volto e
ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo
volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio
nome sugli Israeliti e io li benedirò».
Numeri 6, 22-27 Nel libro dei Numeri
(6,22-27), come augurio per l'anno nuovo, ci
viene ricordata la benedizione sacerdotale,
voluta da Dio e limitata ad Aronne e alla sua
discendenza. Secondo la tradizione rabbinica,
questa formula veniva pronunciata per la
benedizione del popolo, ogni giorno, dopo il
sacrificio della sera. Ci sono molti richiami
con le preghiere dei salmi. Il testo della
benedizione è ordinato in 3 strofe al centro
delle quali viene ricordato il nome divino di
Javhè (tradotto qui come Signore), anche se
allora mai pronunciato, ma sostituito con altri
nomi. Dio è la fonte di ogni benedizione.
La formula nell'originale ebraico ha 3 parole
nella prima strofa', 5 nella seconda e 7 nella
terza. Dio si fa presente, esiste accanto,
accompagna. Le invocazioni domandano che Javhè
sia davvero Javhè per Israele e doni, prima, se
stesso e poi ì suoi benefici. Dio mostri la
sua presenza favorevole accanto a Israele. Si fa
riferimento al concreto benessere. Possiamo
ricordare Deut 28,1- 13 o il testo Gen 1,28 dove
la benedizione è legata alla fecondità o
all'affido del governo del mondo all'uomo.
Questo testo richiama anche l'efficacia della
Parola di Dio (Is 55,10-11) che produce quanto
pronuncia. "Dio faccia brillare il suo volto
" non significa tanto: "il Signore sorrida ma il
Signore ti faccia percepire la sua presenza e
personalità (volto) e ti faccia gustare quanto è
illuminante e rassicurante il rapporto con Lui".
E'richiamo di accoglienza e benevolenza.
"Javhè elevi a te il suo volto": vien chiesto un
rapporto stabile con il suo popolo poiché da qui
scaturisce la pace. Quando il volto di Dio è
nascosto, la miseria ed il disagio sorgono
profondi. Viene richiesto lo sviluppo armonico e
felice, opera messianica per eccellenza (Is
9,1-6). Porre il nome (v 27) richiama le mani
protese verso il popolo nel gesto della
benedizione (1 Re 8,51).
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Fil 2, 5-11 Fratelli, abbiate in voi gli
stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella
condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come
Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come
uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli
donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome
di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e
sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è
Signore!», a gloria di Dio Padre.
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Lc 2, 18-21 In quel tempo. Tutti quelli che udivano si stupirono delle
cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste
cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e
lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto
loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione,
gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse
concepito nel grembo. Luca. 2, 18-21 Il breve testo del Vangelo
collega l'incontro dei pastori la notte di Natale nella grotta in cui Gesù è
nato e i gesti squisitamente ebraici che inseriscono Gesù nella storia del
popolo d'Israele mediante la circoncisione. Al centro c'è la rivelazione
dello stile della Madonna, atteggiamento di ricerca, di contemplazione, di
ubbidienza costruttiva e appassionata che dovrebbe corrispondere
all'atteggiamento della comunità cristiana, che trova in Maria il suo
modello: "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo
cuore." Il messaggio inizia dalla parola che i pastori portano: sono gli
ultimi arrivati, sono i poveri, gli esclusi dalla comunità ebraica, anche se
non poveri economicamente, e sono coloro che hanno ciò che è importante
offrire. Essi comunicano il messaggio di Dio su questo bambino che è speranza
per tutti e coinvolgono persino i protagonisti del mistero: Maria e Giuseppe.
Le cose che essi affermano suscitano stupore. Si può certamente dire che essi
"dicono la buona novella" e questo suscita sbalordimento perché il mondo di
Dio si apre su tutti come speranza, come accoglienza, come progetto di vita
nuova, come popolo che ricongiunge insieme tutte le realtà, superando le
lacerazioni o le contrapposizione. L'atteggiamento di chi scopre con
meraviglia che Dio manda segni per la speranza di tutti e di ciascuno matura
in un ascolto umile e privilegiato: un ascolto in silenzio, che raccoglie i
richiami e le ricchezze, i miti, i racconti e la storia del proprio popolo.
Tutto questo è materiale che va raccolto, meditato, capito ogni giorno nella
propria interiorità. Il cuore, nel mondo ebraico, viene inteso come la
dimensione più profonda dell'intelligenza e dell'accoglienza di ciò che Dio
dice. Maria non si preoccupa di parlare, ma di ascoltare, attenta a
riempire di risposte quegli interrogativi che continuamente sono sorti in lei
e in Giuseppe. E proprio a Betlemme sono all'oscuro di tutto. Perciò ciò
che sentono alimenta la loro speranza e capiscono che, in modi diversi, Dio
vuole alimentare la luce di vita dentro di loro. Così ascoltare significa
fermarsi a cogliere i segni che vengono offerti da chi sa parlare e sa
portare messaggi. Ascoltare sarà lodare il Signore con il proprio silenzio
che diventa l'atteggiamento più profondo e più vero. |