 Domenica di Pentecoste
23 maggio 2021
Gv 14, 15-2
Riferimenti : At 2, 1-111 Sal 103 Corinzi. 12, 1-11 |
Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra.
Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande, Signore, mio
Dio! Quante sono le tue opere, Signore! La terra è piena delle
tue creature. |
At 2, 1-11 Mentre stava
compiendosi il giorno della Pentecoste, i
discepoli si trovavano tutti insieme nello
stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un
fragore, quasi un vento che si abbatte
impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano.
Apparvero loro lingue come di fuoco, che si
dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e
tutti furono colmati di Spirito Santo e
cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo
in cui lo Spirito dava loro il potere di
esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme
Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto
il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e
rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare
nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di
sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro
che parlano non sono forse Galilei? E come mai
ciascuno di noi sente parlare nella propria
lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti,
abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della
Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia
e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti
della Libia vicino a Cirene, Romani qui
residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi,
e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle
grandi opere di Dio». tti
degli Apostoli. 12, 1-11 Luca, che vuole
richiamare il cammino nel tempo della Comunità
di Gesù, ritorna ai suoi inizi per scoprire come
è iniziato e quindi come è continuato negli anni
successivi. Gli Atti degli Apostoli iniziano con
i brevi incontri di Gesù risorto, l'Ascensione e
quindi con il tempo dell'attesa che Gesù ha
prospettato loro. "Lo Spirito Santo verrà su di
voi e mi sarete testimoni" (At 1,8). Non vengono
date da Gesù né scadenze, né appuntamenti di
calendario: questa sua comunità deve saper
vivere nella storia, cogliendo significati e
rimanendo a sua disposizione del Signore, pur
nella sua piena libertà ed autonomia. Di fatto,
a 50 giorni dalla Pasqua, avviene un avvenimento
che cambia completamente la loro esistenza. Si
sta svolgendo una festa ebraica: la Pentecoste o
"Festa delle settimane" che celebra la
conclusione della mietitura e della trebbiatura
del grano. E' quindi una festa di ringraziamento
in cui vengono portati, come primizie al
Signore, due pani lievitati. La stessa festa è
carica anche di un significato teologico: si
celebra il cambiamento del proprio destino di
popolo di Dio, avvenuto con la consegna della
legge a Mosè sul Sinai, e quindi con il patto
dell'Alleanza, tre mesi dopo l'uscita
dall'Egitto. E se la Pasqua rappresenta l'ora
del fidanzamento di Dio con il suo popolo,
liberato dall'Egitto, la Pentecoste ricorda e
rinnova le nozze, nella scelta reciproca e nel
patto. E se con la "festa delle settimane " si
compie il grande impegno e il patto del popolo
d'Israele, nello sfondo si rinnovano le altre
grandi e antiche alleanze: quella Noè e quella
di Abramo. Con la Pentecoste cristiana si
celebra la nuova Alleanza nel dono dello
Spirito. "Si sta compiendo il giorno della
Pentecoste" e Gesù manda lo Spirito, quale
frutto della sua morte e della sua risurrezione.
|
1 Corinzi. 12, 1-11 Riguardo ai
doni dello Spirito, fratelli, non voglio lasciarvi
nell’ignoranza. Voi sapete infatti che, quando eravate pagani,
vi lasciavate trascinare senza alcun controllo verso gli idoli
muti. Perciò io vi dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione
dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è anàtema!»; e nessuno può
dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito
Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi
sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono
diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A
ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per
il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene
dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso
Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso
Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle
guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono
della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a
un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione
delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo
Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
1 Corinzi. 12, 1-11 La comunità cristiana aveva
scoperto di aver ricevuto dallo Spirito doti e risorse
importanti nel suo interno per il sostegno e le esigenze dei
fratelli e sorelle credenti. E se questo dimostrava, con
chiarezza particolare, aiuti, offrendo sostegni reciproci,
creava spesso difficoltà e disagi perché i dono ricevuti
costituivano, come un patrimonio privato da rivendicare per sé e
come una proprietà privata, un privilegio di cui sentirsi
valorizzati. In questo modo sorgevano tensioni nella comunità
cristiana, gelosie, invidie, gruppi di potere. Si pretendeva di
mettere in gerarchia ciò che si possedeva, valutando il più e il
meno, compromettendo i rapporti di fraternità e creando insieme
sconcerto e diffidenza Paolo si preoccupava delle tensioni della
comunità di Corinto che pure si manifestava come una vivacissima
comunità di credenti. Perciò, in questa lettera, affrontò il
tema degli "carismi" poiché regnava una notevole confusione a
causa dei molti "doni" che i cristiani manifestavano nella loro
vita privata e nella comunità. Così, nei tre successivi
capitoli, Paolo sviluppò: - I carismi sono dati per il bene
della comunità: perciò non devono dare occasione a rivalità (c
12). - La carità li sorpassa tutti (c 13). - La loro
gerarchia si stabilisce in base al contributo che portano
all'edificazione della comunità (c 14). San Paolo si fermò
molto su questi temi. Scrisse che l'origine è lo Spirito Santo e
la finalità è "l'utilità comune" (v 7). Si volle leggere un
progetto e ci si rese conto di aver bisogno di una coscienza
particolarmente lucida e umile in tutti nella Chiesa. E se tutti
avevano qualche cosa di nuovo e di bello da portare, "a ciascuno
è data una manifestazione particolare dello Spirito per
l'utilità comune" (v 7). Questa frase dovrebbe essere
fondamentale della Chiesa anche oggi: è la scoperta e la
valorizzazione delle ricchezze esistenti in una comunità; ed
insieme diventa esigente di una analisi dei bisogni e delle
difficoltà, soprattutto dei più poveri.
|
Gv 14, 15-20
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi
discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il
Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,
lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e
non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in
voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi
vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel
giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi».
Giovanni. 14, 15-20 Gesù si preoccupa di aprire un futuro
alla sua Chiesa. Finora l'ha custodita, ne è stato il Paràclito (1Gv 2,1), ma
ora è necessario che ci sia un "altro Paràclito". La tradizione ebraica
conosceva un personaggio chiamato "Paràclito" (difensore) che aveva la
funzione di sedersi accanto agli accusati in tribunale per aiutare a
chiarire, ridimensionare, o addirittura cancellare le accuse di chi era
citato in giudizio. Gesù si preoccupa di rassicurare i discepoli perché
finora è stato Lui il "difensore-consolatore" (nel linguaggio corrente
significa: "aiuto, consigliere, difensore, avvocato, protettore,
intercessore"). Ma dopo la sua morte, dice Gesù, ci sarà un "altro
Consolatore" che abiterà stabilmente in loro. Si assumerà lo stesso suo
compito, sarà una persona viva, distinta da Gesù. Sarà mandato dal Padre
(14,16) ed anche da Gesù (16,7). Importante è che si ubbidisca ai
comandamenti di Gesù che poi corrispondono ad amare i propri fratelli e
sorelle e ad accogliere la volontà del Padre come Gesù ha fatto. Lo Spirito
dimorerà per sempre presso i discepoli (14,15-17). Se si vuole fare sintesi
dell'impegno dello Spirito nella Chiesa di Gesù, bisogna essere attenti al
compito che si assume presso noi. E' fondamentalmente custode del tempo prima
ancora che dello spazio. Egli aiuterà, certo, a camminare verso le nazioni (
lo spazio), sostenendole nella scoperta di Gesù. Ma fondamentalmente sarà il
Signore del tempo poiché in ogni vita, in ogni stagione, in ogni secolo
bisogna riprendere da capo la testimonianza, aprendo gli scrigni della
sapienza di Gesù. - Lo Spirito testimonierà Gesù stesso (15,26-27;1Gv
5,6-7) e garantirà che la sua missione viene veramente da Dio e che il mondo,
ingannato dal suo Principe, il «padre della menzogna» (8,44), ha avuto torto
nel non credere in lui (16,7-11). "Perciò fidatevi di me poiché non vi
abbandonerò" dice Gesù quando garantisce: "Non vi lascerò orfani" (Gv 14,18).
Ci sarà la presenza di Gesù oltre quella dello Spirito. Il ritorno non è
tanto o solo nella risurrezione ma, in questo contesto, è un ritorno ad una
presenza interiore e mistica nella Chiesa dopo la risurrezione: una presenza
puramente spirituale di Cristo-Sapienza (v 21) in compagnia del Padre (v 23).
|