
VI Domenica di Pasqua
9 maggio 2021
Gv 15, 26 – 16, 4
Riferimenti : 1Cor 15, 3-11 - Sal 21 - At 26, 1-23 |
A te la mia lode, Signore, nell’assemblea dei
fratelli. Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia gloria
tutta la discendenza di Giacobbe. Scioglierò i miei voti davanti
ai suoi fedeli. Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i
confini della terra. |
At 26, 1-23 In quei giorni.
Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare
a tua difesa». Allora Paolo, fatto cenno con la
mano, si difese così: «Mi considero fortunato, o
re Agrippa, di potermi difendere oggi da tutto
ciò di cui vengo accusato dai Giudei, davanti a
te, che conosci a perfezione tutte le usanze e
le questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti
prego di ascoltarmi con pazienza. La mia vita,
fin dalla giovinezza, vissuta sempre tra i miei
connazionali e a Gerusalemme, la conoscono tutti
i Giudei; essi sanno pure da tempo, se vogliono
darne testimonianza, che, come fariseo, sono
vissuto secondo la setta più rigida della nostra
religione. E ora sto qui sotto processo a motivo
della speranza nella promessa fatta da Dio ai
nostri padri, e che le nostre dodici tribù
sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e
giorno con perseveranza. A motivo di questa
speranza, o re, sono ora accusato dai Giudei!
Perché fra voi è considerato incredibile che Dio
risusciti i morti? Eppure anche io ritenni mio
dovere compiere molte cose ostili contro il nome
di Gesù il Nazareno. Così ho fatto a
Gerusalemme: molti dei fedeli li rinchiusi in
prigione con il potere avuto dai capi dei
sacerdoti e, quando venivano messi a morte,
anche io ho dato il mio voto. In tutte le
sinagoghe cercavo spesso di costringerli con le
torture a bestemmiare e, nel colmo del mio
furore contro di loro, davo loro la caccia
perfino nelle città straniere. In tali
circostanze, mentre stavo andando a Damasco con
il potere e l’autorizzazione dei capi dei
sacerdoti, verso mezzogiorno vidi sulla strada,
o re, una luce dal cielo, più splendente del
sole, che avvolse me e i miei compagni di
viaggio. Tutti cademmo a terra e io udii una
voce che mi diceva in lingua ebraica: “Saulo,
Saulo, perché mi perséguiti? È duro per te
rivoltarti contro il pungolo”. E io dissi: “Chi
sei, o Signore?”. E il Signore rispose: “Io sono
Gesù, che tu perséguiti. Ma ora àlzati e sta’ in
piedi; io ti sono apparso infatti per
costituirti ministro e testimone di quelle cose
che hai visto di me e di quelle per cui ti
apparirò. Ti libererò dal popolo e dalle
nazioni, a cui ti mando per aprire i loro occhi,
perché si convertano dalle tenebre alla luce e
dal potere di Satana a Dio, e ottengano il
perdono dei peccati e l’eredità, in mezzo a
coloro che sono stati santificati per la fede in
me”. Perciò, o re Agrippa, io non ho disobbedito
alla visione celeste, ma, prima a quelli di
Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta
la regione della Giudea e infine ai pagani,
predicavo di pentirsi e di convertirsi a Dio,
comportandosi in maniera degna della
conversione. Per queste cose i Giudei, mentre
ero nel tempio, mi presero e tentavano di
uccidermi. Ma, con l’aiuto di Dio, fino a questo
giorno, sto qui a testimoniare agli umili e ai
grandi, null’altro affermando se non quello che
i Profeti e Mosè dichiararono che doveva
accadere, che cioè il Cristo avrebbe dovuto
soffrire e che, primo tra i risorti da morte,
avrebbe annunciato la luce al popolo e alle
genti». Atti degli Apostoli 26,
1-23 Stiamo leggendo il resoconto di un
discorso di Paolo, imprigionato a Cesarea da
qualche anno. Egli parla davanti al re Agrippa,
accompagnato da Berenice, in visita a Festo,
governatore romano eletto da Nerone attorno agli
anni 60. È un discorso molto elaborato, dove si
sente la preoccupazioni di coinvolgere persone
che non sono ebrei e che tuttavia hanno
interessi alla comprensione del mondo d'Israele.
Paolo ricorda d'aver vissuto nel popolo come un
buon fariseo, " nella più rigida setta della
nostra religione" (vv 4-8), quindi richiama la
lotta anticristiana che lui stesso ha sviluppato
(vv 9-11), la sua conversione (vv 12-18), le sue
attività di credente cristiano (vv 19-20), il
suo arresto (v 21), il contenuto del suo
insegnamento (vv 22-23). È la terza volta che
Luca, autore degli Atti, racconta, in situazioni
diverse, la conversione di Paolo. Inserito nella
storia d'Israele, l'annuncio di Gesù rappresenta
la convergenza e la conclusione dell'attesa del
popolo Dio. Paolo non risparmia una denuncia del
proprio comportamento contro i cristiani,
crudele e profondamente irresponsabile, e
tuttavia Paolo è ancora convinto di avere agito
secondo alcuni criteri e valori maturati nella
scuola ebraica. Egli voleva estirpare questa
eresia perché tutto concordava, nelle sue
valutazioni, con una situazione di menzogna e di
tradimento. "Anzi alzati e sta ritto" (v 16): è
il richiamo ad una missione profetica a cui
Paolo è destinato. Egli deve essere "ministro e
testimone della visione che hai visto e di
quelle che di me vedrai". Equiparato "ai
testimoni oculari e ai ministri della Parola"
(Lc1,2), gli viene fatta una promessa: "Sarà
liberato da Israele e dai pagani per aprire gli
occhi ai pagani perché vengano alla luce, si
sottraggono al potere di Satana e ricevano il
perdono dei peccati insieme con l'eredità e la
fede in Gesù" (v 17). Mentre denuncia l'acredine
verso di lui e la sua predicazione ai pagani (v
19), Paolo rivendica che il suo insegnamento ha
come contenuto ciò che è stato previsto
direttamente dai profeti e da Mosé (v 22).
Questa riflessione colpisce molto Agrippa che
esprime liberamente la sua impressione e il suo
giudizio: "Quest'uomo non fa nulla che meriti la
morte o il carcere". "Si sarebbe potuto
rimettere in libertà quest'uomo, se non avesse
appellato all'imperatore" dice Agrippa a Festo
(vv 30-32). |
1Cor 15, 3-11 Fratelli, a voi ho
trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che
Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu
sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e
che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più
di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di
essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a
Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve
anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra
gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché
ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono
quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi,
ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio
che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così
avete creduto. (1Corinzi 15, 3-11) Con il
capitolo 15 si potrebbe parlare di una terza parte della prima
lettera ai Corinzi il cui centro focale è la risurrezione di
Gesù. Paolo ci tiene a sottolinearlo ai suoi contemporanei (ma
la chiarificazione vale anche per noi oggi ) che il contenuto
della fede cristiana non è una dottrina morale o sapienziale,
Piuttosto il fondamento è costituito dagli avvenimenti della
presenza di Gesù, figlio di Dio nel mondo, e, in particolare,
dai fatti conclusivi della sua esistenza tra noi: la morte, la
sepoltura e la risurrezione. Riporto alcuni testi biblici a cui
la prima Comunità allude, ricavati dal Primo Testamento: "soffrì
per i nostri peccati": Isaia, 53,5-7: " Egli è stato trafitto
per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il
castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue
piaghe noi siamo stati guariti... il Signore fece ricadere su di
lui l'iniquità di noi tutti"; la passione e morte di Gesù: Isaia
53,8: "Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo";
la sepoltura: Isaia 53,9 "Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo", la resurrezione: Osea 6,3: "
Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura
come l'aurora. Verrà a noi come la pioggia di autunno, come la
pioggia di primavera, che feconda la terra»; Salmo 16,10:
"Perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai
che il tuo santo veda la corruzione; Giona riportato da Mat
12,40: "Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel
ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e
tre notti nel cuore della terra". Sono ricordate qui le diverse
apparizioni di Gesù "la cui testimonianza può essere ancora oggi
proposta...da molte persone viventi" dice Paolo. Egli scrive a
circa 25 anni dai fatti raccontati. Le testimonianze elencate
sono sei e non corrispondono tutte a quelle riportate nei
Vangeli perché Paolo, probabilmente, ha un suo documento di
particolare valore per la sua antichità e non va dimenticato che
i Vangeli sono stati scritti diversi anni dopo questa lettera, e
ognuno in una propria ottica di catechesi.
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Gv 15, 26 – 16, 4 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai
discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo
Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e
anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho
detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle
sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere
culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma
vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate,
perché io ve l’ho detto. Non ve l’ho detto dal principio, perché ero con
voi». Giovanni 15,26 - 16,4 Giovanni ci vuole comunicare
le riflessioni, i pensieri e le preoccupazioni che Gesù ha espresso nelle
ultime ore della sua vita con i suoi discepoli, consapevole che stava
offrendo loro come un testamento che continueranno a ricordare. Gesù sa che
vi faranno riferimento per ogni situazione difficile, o pericolosa, o
misteriosa che avesse avuto bisogno di un suo significato. Già ora si
profilano all'orizzonte le angosce di una comunità che si sconvolgerà e che,
di fatto, non riuscirà a reggere l'impatto drammatico della morte di Gesù.
Mentre Gesù li avverte, che li aspetta una drammatica esperienza (e più
avanti la persecuzione), dà loro la consapevolezza che stanno percorrendo la
stessa strada di Gesù e la certezza di dover sopportare il rifiuto come il
Maestro: "Il mondo di oggi, sappiatelo, ha odiato me prima di voi... sarete
perseguitati anche se onesti e buoni" (Giovanni 15 18-21). Gesù vuole allora
rincuorare i suoi discepoli, garantendo che invierà il Consolatore, lo
Spirito di verità. (v 26; in greco "il Paràclito", ricordato con tale nome
particolarmente nel Vangelo di Giovanni. Può essere tradotto come: "aiuto,
consigliere, difensore, avvocato, protettore, intercessore". Gesù li ha
custoditi (17,12): "Quando ero con loro io li custodivo nel tuo nome, quello
che mi hai dato e li ho conservati". Gesù aggiunge la presenza e le garanzie
dello Spirito che veglia su di loro fino alla fine dei tempi. Questo Spirito
"vi guiderà a tutta la verità" (16,13). Poiché molta parte del mondo è
sotto il dominio di Satana, padre della menzogna "(8,44: Egli era omicida fin
da principio e non stava saldo nella verità perché in lui non c'è verità"),
Gesù sa che sta, insieme, svelando e garantendo la sua presenza. Il dono
dello Spirito ne sarà garanzia, Ma i suoi debbono avere il coraggio di non
scandalizzarsi, nel tempo, perché non troveranno consensi, ma saranno
cacciati dalle sinagoghe.
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