 V Domenica di Quaresima
21 marzo 2021
Gv 11, 1-53
riferiemnti : Dt 6, 4a. 20-25 - Sal 104 - Ef 5, 15-20 |
Il Signore fece uscire il suo
popolo fra canti di gioia. A lui cantate, a lui
inneggiate, meditate tutte le sue meraviglie. Gloriatevi
del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore. |
Dt 6, 4a. 20-25 In quei giorni. Mosè
disse: «Ascolta, Israele: Quando in avvenire tuo
figlio ti domanderà: “Che cosa significano
queste istruzioni, queste leggi e queste norme
che il Signore, nostro Dio, vi ha dato?”, tu
risponderai a tuo figlio: “Eravamo schiavi del
faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire
dall’Egitto con mano potente. Il Signore operò
sotto i nostri occhi segni e prodigi grandi e
terribili contro l’Egitto, contro il faraone e
contro tutta la sua casa. Ci fece uscire di là
per condurci nella terra che aveva giurato ai
nostri padri di darci. Allora il Signore ci
ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi,
temendo il Signore, nostro Dio, così da essere
sempre felici ed essere conservati in vita, come
appunto siamo oggi. La giustizia consisterà per
noi nel mettere in pratica tutti questi comandi,
davanti al Signore, nostro Dio, come ci ha
ordinato”». Deuteronomio 6, 4a. 20-25. In
tutto il capitolo 6 la Parola di Dio ci svela,
da una parte, la proposta di Dio per il suo
popolo e, dall'altra, la corrispondente risposta
del popolo riconoscente per i doni ricevuti.
Ma, per scoprire questo dialogo e questo cammino
comune, bisogna iniziare da una domanda: "Che
cosa significano questi gesti religiosi e queste
leggi, istruzioni, norme?" È la domanda di chi è
giovane e non ha maturato ancora il senso
dell'esistenza. Quando si è giovani, si sentono
solo impacci, legami, obblighi, e quindi
preoccupazioni, disagi, confusione e inutilità.
Perché non debbo essere libero? Perché non posso
essere autonomo? Perché devo ubbidire per
qualcosa che mi viene dall'esterno? Il Signore
desidera che si sappia educare al vero
significato della libertà, rispondendo a chi
pone domande, soprattutto se giovane. "Tu dovrai
raccontare la tua storia e la storia di questo
popolo e dirai: "Un tempo eravamo schiavi". Gli
dirai delle leggi repressive che schiacciavano
il popolo, e parlerai dell'incapacità a
risolvere un cammino di fiducia. Ricorderai il
blocco della libertà, l'angoscia, la sofferenza
e la sottomissione... Dirai: "Certamente eravamo
schiavi"... Dirai delle leggi oppressive che
schiacciavano il popolo, l'incapacità di
risolvere il blocco della libertà. Spiegherai
alla nuova generazione, che non ha subito
schiavitù e soggezione angosciosa, come si era
schiavi sotto un potere enorme e oppressivo. Ci
vollero la volontà di Dio e la sua forza per far
scrollare dalle nostre spalle l'oppressione
."Eravamo schiavi di un potere assoluto, senza
scampo, prigionieri del faraone che non aveva
per noi interesse, né amore, né comprensione. Il
Signore ci fece uscire dall'Egitto.
|
Ef 5, 15-20 Fratelli, fate molta attenzione
al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da
saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi.
Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la
volontà del Signore. E non ubriacatevi di vino, che fa perdere
il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito,
intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati,
cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo
continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del
Signore nostro Gesù Cristo. Efesini 5,15-20 Questa
lettera, inviata ai cristiani di Efeso che Paolo conosce molto
bene e con cui ha vissuto circa 3 anni (Atti 19,8-10; 20,31),
presenta 2 parti, fondamentalmente. La 1ª parte è dottrinale
e sviluppa "il mistero di Dio in Gesù che fonda la Chiesa"
(1,3-3,20). La 2ª parte è particolarmente una esortazione
perché i cristiani vivano in questa Chiesa, con intensità, la
fede ricevuta in una coerenza di "vita nuova di cristiani nella
Chiesa e nel mondo". (4,1-6,20). Il brano che stiamo leggendo
fa parte dell'esortazione morale rivolta ai cristiani, "i figli
della luce" che operano con responsabilità e luminosità del
mondo. Lo stile di vita dei cristiani matura, particolarmente,
nella saggezza, nell'uso del tempo senza impigrirsi e senza
sprecarlo. Ma essi si preoccupano, con fedeltà, di ricercare la
volontà di Dio, lasciandosi guidare dallo Spirito. Gli ultimi
versetti (19-20) battute si ricollegano alle celebrazioni
liturgiche in cui si rende grazie a Dio "per ogni cosa ricevuta
dal Padre nel nome del Signore nostro Gesù Cristo". È sempre
importante iniziare da un serio esame di coscienza, dice Paolo
(v,15 ) per verificare se ci sono rimaste nel cuore tracce di
stile e di comportamenti precedenti pagani. Il tempo va vissuto
con intelligenza ("non da insipienti") e con saggezza. "I tempi
sono cattivi" perché dominati dal male e dalla lontananza da
Dio.


Tomba
di Lazzaro
|

Gesù viene a sapere di Lazzaro |

Gesù
va a trovare morto Lazzaro |
Gv 11, 1-53 In quel tempo. Un certo Lazzaro di Betània, il
villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che
cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo
fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore,
ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa
malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per
mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua
sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel
luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».
I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu
ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se
uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma
se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste
cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma
io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è
addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece
pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro
apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato
là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato
Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro.
Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano
venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì
che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta
disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe
morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la
concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So
che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono
la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque
vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o
Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel
mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di
nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò
subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava
ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in
casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la
seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse
dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli:
«Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù
allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti
con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete
posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto.
Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero:
«Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui
non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò
al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse
Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto:
«Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù:
«Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque
la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché
mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la
gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto
questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e
le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro:
«Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria,
alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni di
loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che
cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così,
tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio
e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote
quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è
conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in
rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma,
essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la
nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli
di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Giovanni 11,1-53 La figura di Marta è significativa per tutti noi. Prima
di tutto, quando sa che Gesù sta arrivando, gli va 'incontrò e lo interpella
subito con la confidenza dell'amicizia: "Se tu fossi stato qui..." Ma sa che
la presenza dell'amico è rassicurante, qualche cosa accadrà. Gesù la mette
alla prova: "Tuo fratello risorgerà". E Marta: "So che risorgerà nell'ultimo
giorno". E Gesù: "lo sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche
se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà In eterno. Credi
questo?" E Marta: "Si, o Signore, lo credo..." A volte si sente l'obiezione,
anche da persone non particolarmente credenti: che cosa costa pensare che ci
sia un aldilà, una vita dopo la morte? Che l'abbia detto o no Gesù non ha poi
grande importanza. L'incontro di Marta con Gesù ci fa capire che c'è un
passaggio fondamentale: dal sapere al credere. Non si tratta di credere in
una resurrezione generica nell'ultimo giorno, ma di affidarsi ad una persona
che si presenta come ' resurrezione e vità fin d'ora; tanto che la morte non
potrà essere la parola definitiva. Affidarsi come ad un amico che è capace di
piangere con te, che ti è accanto nel momento del dolore, che si 'sconvolge
nelle viscere' al vedere Lazzaro sepolto e la disperazione delle sorelle e
degli amici accorsi dalla Giudea. Vengono in mente le parole di papa
Francesco durante la Messa celebrata a Lampedusa:"Chi piange per tutti questi
morti?" a proposito delle migliaia di migranti affogati per la barbarie e
l'indifferenza generale. Chi piange per i morti innocenti, chi piange con te
quando muore una persona cara?
|