 Dedicazione del Duomo di Milano
17- ottobre 2021
Gv 10, 22-30
Riferimenti : Is 26, 1-2. 4. 7-8; 54, 12-14a -
Salmo 67 - Corinzi. 3, 9-17 |
Date gloria a Dio nel suo santuario. Appare il
tuo corteo, Dio, il corteo del mio Dio, del mio re, nel
santuario. Precedono i cantori, seguono i suonatori di cetra,
insieme a fanciulle che suonano tamburelli. «Benedite Dio nelle
vostre assemblee, benedite il Signore, voi della comunità
d’Israele» |
Is 26, 1-2. 4. 7-8; 54, 12-14a
In quel giorno si canterà questo canto nella
terra di Giuda: «Abbiamo una città forte; mura e
bastioni egli ha posto a salvezza. Aprite le
porte: entri una nazione giusta, che si mantiene
fedele. Confidate nel Signore sempre, perché il
Signore è una roccia eterna. Il sentiero del
giusto è diritto, il cammino del giusto tu rendi
piano. Sì, sul sentiero dei tuoi giudizi,
Signore, noi speriamo in te; al tuo nome e al
tuo ricordo si volge tutto il nostro desiderio.
Farò di rubini la tua merlatura, le tue porte
saranno di berilli, tutta la tua cinta sarà di
pietre preziose. Tutti i tuoi figli saranno
discepoli del Signore, grande sarà la prosperità
dei tuoi figli; sarai fondata sulla giustizia».
Isaia 26, 1-2. 4. 7-8; 54, 12-14a La
nostalgia di poter cantare per Gerusalemme
liberata e splendente è sempre stato il sogno di
ogni ebreo e il testo suggerisce il canto dei
liberati dalla schiavitù. La speranza infatti si
sta profilando per quelli che ancora sono
deportati in Babilonia. Il testo fa riferimento
al sec. VI a.C. e quindi non è del primo Isaia
che vive nel secolo VIII, al tempo della potenza
Assira che conquista il regno di Samaria, ma è
del secondo Isaia. L'elemento di garanzia
della propria salvezza è rappresentata dalla
"città forte" con "mura e bastioni" potenti, che
difendono la potenza e la libertà del popolo di
Dio. Il riferimento alle mura è
indispensabile per la sicurezza della città,
poiché assicura la pace e tiene lontane le bande
dei briganti e le scorrerie dei nemici. Il
ritorno da Babilonia pone subito il problema del
ricostruire le mura e il tempio: due realtà
fondamentali per la pace e la sicurezza. E
nonostante la povertà e la debolezza di un
popolo che torna povero e senza risorse,
avvengono episodi di generosità e di costanza
inimmaginabile per cui coloro che sono tornati
riescono, in poco tempo, a circondarsi di mura.
Non a caso, poi, le stesse mura, nel breve testo
successivo, tratto dal capitolo 54,12-14,
rappresentano la saldezza, la stabilità e la
profusione di bellezza che riempiono di orgoglio
il popolo costruttore. Così, impreziosite di
pietre preziose, perdono la loro fisionomia di
materia opaca, e si trasfigurano nella bellezza
di Gerusalemme e quindi nello splendore della
Sposa di Dio, santa, madre, accolta
nell'Alleanza, glorificata poiché preziosa nelle
mani dell'Altissimo. Proprio questa garanzia
di protezione rimanda alla convinzione profonda
di essere nella fiducia in Dio che è saldo: "Dio
è la roccia eterna" ed esprime la preziosità del
proprio lavoro, segno di sicurezza e di alleanza
con Dio. Ma tutto questo si compie solo se "i
figli sono discepoli del Signore". Allora
Gerusalemme sarà fondata sulla giustizia e
lontana dall'oppressione
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Corinzi. 3, 9-17
Fratelli, siamo collaboratori di Dio, e voi siete
campo di Dio, edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è
stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento;
un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a
come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso
da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra
questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre
preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben
visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il
fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell’opera
di ciascuno. Se l’opera, che uno costruì sul fondamento,
resisterà, costui ne riceverà una ricompensa. Ma se l’opera di
qualcuno finirà bruciata, quello sarà punito; tuttavia egli si
salverà, però quasi passando attraverso il fuoco. Non sapete che
siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno
distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è
il tempio di Dio, che siete voi. Corinzi. 3,
9-17 Paolo ha sperimentato, nella sua predicazione e nella
sua missione, la fragilità di speranze legate al sogno di
piegare alla fede la sapienza greca con il suo intervento
all'areopago di Atene; nella sconfitta capisce anche di dover
ripensare ai valori di proposta e al fondamento della sua stessa
predicazione. Vera sapienza non sono le parole che conquistano
consenso, ma il mistero di Cristo che esprime il progetto di Dio
per noi. Paolo ha sperimentato le divisioni nella piccola
comunità e le selezioni avvenute tra credenti, dietro vari
personaggi che avevano operato nella Comunità, manifestando
caratteri e qualità particolari. Essi, dice Paolo, hanno
lavorato nella comunità cristiana ma non sono padroni: sono solo
servi: "Apollo, Paolo, Cefa (Pietro)". Se pure hanno collaborato
con il Signore, solo il Signore fa veramente crescere. Gli
altri, i ministri, piantano, irrigano (v.7). Paolo, con molta
chiarezza, si sottrae a forme di prevaricazione o di
partigianeria e insiste: "Siamo solo collaboratori di Dio, e voi
siete campo di Dio, edificio di Dio"(v.9). Paolo si preoccupa
di richiamare i collaboratori e i predicatori nella Comunità a
non cadere in due possibili errori. Edificare la comunità su
fondamenti diversi da quello che è Gesù (v 11) e costruire con
materiale scadente. "Legno, fieno e paglia" sono materiali che
si impiegano per le case dei poveri e facilmente si deteriorano
e si consumano, a differenza delle costruzioni solide dei
ricchi, dove si utilizza materiale pregevole ("oro, argento,
pietre preziose"). La Chiesa è fatta da operatori visibili: il
missionario che serve e i credenti che ascoltano e accolgono. Ma
la coscienza della Chiesa è chiaramente convinta che è Dio che
fa crescere, che rende fecondo il mondo e le persone ed è Lui
che porta frutto e novità. Gli esempi sono tratti dai lavori
usuali dell'agricoltura e dell'edilizia. Paolo dice che i
momenti di crisi e di giudizio e i tempi oscuri della storia
trasformano col fuoco tutta la realtà. Essa viene saggiata e
quindi brucia e si consuma, manifestando quello che mantiene una
propria consistenza. Il linguaggio è il linguaggio apocalittico
dei profeti ed esprime i tempi del cambiamento e della verifica
come i tempi della tragedia e del fuoco dove resiste solo ciò
che ha consistenza.
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Gv 10, 22-30 In quel tempo. Ricorreva a
Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel
tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli
dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo,
dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete;
le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di
me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore
ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita
eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia
mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può
strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Giovanni 10, 22-30 DOVE VIVE IL SUO FONDATORE All'origine di tutto sta
una scelta sorprendente di Dio, quella di autocomunicarsi all'uomo, di fare
dono della sua Sapienza "a Giacobbe suo servo, a Israele suo diletto. Per
questo è apparso sulla terra e ha vissuto fra gli uomini" (I lett.). Il luogo
fisico della attuale presenza di Dio tra gli uomini è la persona umana di
Gesù, il tempio definitivo nel quale l'uomo può incontrare il Dio vero.
Chiedono i Giudei: "Se tu sei il Cristo - l'inviato di Dio -, dillo a noi
apertamente. Gesù rispose loro: Ve l'ho detto, e le opere che io compio nel
nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza. Io e il Padre siamo una
cosa sola". Cristo ha voluto poi dilatarsi nel tempo fondando la Chiesa come
suo Corpo che si prolunga fino a noi. Agli Apostoli disse: "Mi è stato dato
ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le
nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo,
insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco io sono con
voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 19-20). Dalla croce di
Cristo e dal dono dello Spirito santo è nata la Chiesa "madre di tutti i
viventi, sempre più gloriosa di figli generati ogni giorno a te, o Padre -
come prega il Prefazio - per virtù dello Spirito santo. Essa è la vite
feconda che in tutta la terra prolunga i suoi tralci e, appoggiata all'albero
della croce, si innalza al tuo regno". Nel Credo noi proclamiamo la Chiesa
"apostolica". Essa è simile ad un fiume fecondo che attraversa la storia, e
giunge fino a noi con continuità attraverso il deposito del "SACRO" (la
Parola di Dio, i Sacramenti, il carisma apostolico) perché ogni uomo assetato
di verità e di Dio possa avere a disposizione tutto quanto Dio vuol far
giungere intatto ed efficace per la salvezza degli uomini. In particolare la
Chiesa si incarna in un luogo, attorno e dal Vescovo, come Chiesa
particolare, formando con le altre la Chiesa universale. E' questa Chiesa
Diocesana e parrocchiale l'unico luogo legittimo di continuità apostolica,
nel quale ci congiungiamo a Cristo e abbiamo la salvezza. Questo è
l'insegnamento rigoroso del Concilio Vaticano II. 2) L'HA ELEVATA ALLA
DIGNITA' DI SPOSA Penetriamo ulteriormente nel mistero della Chiesa. Dice
il prefazio: "Il Signore ha reso partecipe la sua Chiesa della sovranità sul
mondo e l'ha elevata alla dignità di sposa e regina". Sposa significa che
diviene partecipe di una intimità particolare nei confronti di Cristo. Scrive
un autore medievale: "L'Onnipotente avendo preso in sposa una debole e
l'Eccelso una di bassa condizione, da schiava ne ha fatto una regina e colei
che gli stava sotto i piedi la pose al suo fianco. Uscì infatti dal suo
costato, donde la fidanzò a sé". Cristo ha fatto della umanità che di Lui si
fida la sua Sposa, quasi nuova creazione, nuova Eva, uscita dal fianco del
secondo Adamo nel momento della redenzione. L'amore è condivisione di tutto e
comunione di cuore e di vita: così avviene d'ogni sposalizio ben riuscito;
così avviene in questo stupendo sposalizio tra Cristo e l'uomo credente. Da
questa intimità sponsale con Cristo derivano la nostra sicurezza e gioia.
L'esprimono bene oggi le parole di Gesù: "Le mie pecore ascoltano la mia voce
e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno
mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Prosegue Gesù: "Il Padre mio
che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del
Padre mio". Il testo medievale aggiunge: "Come tutte le cose del Padre sono
del Figlio e quelle del Figlio sono del Padre, così lo Sposo ha dato tutte le
cose sue alla Sposa, e lo Sposo ha condiviso tutto quello che era della
sposa, che pure rese una cosa sola con se stesso e con il Padre. Voglio, dice
il Figlio al Padre pregando per la Sposa, che come io e tu siamo una cosa
sola, così anch'essi siano una cosa sola con noi. Lo Sposo pertanto è una
cosa sola con il Padre e uno con la sposa". Troppo profondo è il legame che
ci unisce al Padre tramite Cristo, da avere qualcosa da temere per la vita..!
"Il fondamento gettato da Dio sta saldo - ci conferma san Paolo - e porta
questo sigillo: Il Signore conosce i suoi".
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