 I Domenica dopo la Dedicazione
24 ottobre 2021
Mc 16, 14b-20
Riferimenti At 8, 26-39 - Sal 65 - 1Tm 2, 1-5 |
La tua salvezza, Signore, è per tutti i popoli.
Popoli, benedite il nostro Dio, fate risuonare la voce della sua
lode; è lui che ci mantiene fra i viventi e non ha lasciato
vacillare i nostri piedi |
At 8, 26-39 In quei giorni. Un
angelo del Signore parlò a Filippo e disse:
«Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada
che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è
deserta». Egli si alzò e si mise in cammino,
quand’ecco un Etìope, eunuco, funzionario di
Candace, regina di Etiopia, amministratore di
tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto
a Gerusalemme, stava ritornando, seduto sul suo
carro, e leggeva il profeta Isaia. Disse allora
lo Spirito a Filippo: «Va’ avanti e accòstati a
quel carro». Filippo corse innanzi e, udito che
leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci
quello che stai leggendo?». Egli rispose: «E
come potrei capire, se nessuno mi guida?». E
invitò Filippo a salire e a sedere accanto a
lui. Il passo della Scrittura che stava leggendo
era questo: «Come una pecora egli fu condotto al
macello e come un agnello senza voce innanzi a
chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca.
Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato
negato, la sua discendenza chi potrà
descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra
la sua vita». Rivolgendosi a Filippo, l’eunuco
disse: «Ti prego, di quale persona il profeta
dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?».
Filippo, prendendo la parola e partendo da quel
passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù.
Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c’era
dell’acqua e l’eunuco disse: «Ecco, qui c’è
dell’acqua; che cosa impedisce che io sia
battezzato?». Fece fermare il carro e scesero
tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco, ed
egli lo battezzò. Quando risalirono dall’acqua,
lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco
non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva
la sua strada. Apostoli 8,
26-39 I discepoli di Gesù si erano dispersi
nei territori della Palestina. Filippo, uno dei
sette "ordinati" dagli apostoli per il servizio
delle mense (At 6,2), si era stabilito in
Samaria e sviluppava, fondamentalmente,
un'azione di evangelizzazione che aveva, tra
l'altro, molto seguito. A lui si uni perfino un
mago, chiamato Simon mago, che strabiliava
inizialmente le folle e le conquistava al suo
seguito. Ma poi " cominciarono a credere a
Filippo, che annunciava il vangelo del regno di
Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si
facevano battezzare. Anche lo stesso Simone
credette e, dopo che fu battezzato, stava sempre
attaccato a Filippo. Rimaneva stupito nel vedere
i segni e i grandi prodigi che avvenivano."
Dalla chiesa di Gerusalemme giungono Pietro e
Giovanni.... "imponevano loro le mani e quelli
ricevevano lo Spirito Santo" (At 8 13ss). Il
potere ingolosisce e Simon mago, "vedendo che lo
Spirito veniva dato con l'imposizione delle mani
degli apostoli, offrì loro del denaro dicendo:
«Date anche a me questo potere". Pietro reagisce
violentemente (dobbiamo essergli grati,
altrimenti sarebbe stato un terribile
precedente). Piuttosto «Convèrtiti dunque da
questa tua iniquità e prega il Signore che ti
sia perdonata l'intenzione del tuo cuore. Ti
vedo infatti pieno di fiele amaro e preso nei
lacci dell'iniquità». L'altro si converte,
perché ha capito l'assurdità, e gli "Atti degli
apostoli" riprendono il tema della gratuità e
della evangelizzazione con l'episodio di Filippo
e l'Eunuco che sta ritornando nella sua patria,
dopo un pellegrinaggio a Gerusalemme. Si parla
della regina Candace, ma è un nome comune come
"regina Madre" o come Faraone in Egitto o Cesare
a Roma. E' Dio che guida i passi per
l'incontro, ed ha bisogno della nostra
collaborazione Così Filippo accetta di
avventurarsi là dove nessuno si avventura:"su
una strada "deserta", probabilmente nella
perplessità del discepolo che si domanda :Perché
qui?"..nel deserto"
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1Tm 2, 1-5 Carissimo,
raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche,
preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per
tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una
vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è
cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il
quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla
conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo
anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù.
Timoteo 2, 1-5 Nella lettera a Tito si sente la
responsabilità di educare il popolo ai valori di Dio,
manifestati nelle struttura del mondo e nella venuta di Gesù.
Qui, in particolare, si coglie l'obbligo di sviluppare anche
l'attenzione alla struttura civile e politica, poiché ogni
persona ne beneficia o ne viene travolta. C'è una concezione
fondamentalmente ottimista della politica, che nasce dalla
speranza e dalla fiducia. Prima di tutto la speranza della
preghiera (4 forme: "domande, suppliche, preghiere e
ringraziamenti") è inusuale se si pensa allo scoraggiamento che
serpeggia nei confronti della politica. Essa non viene
coraggiosamente affrontata né stimolata, ma semplicemente
ignorata, dal momento che si ripete spesso: "Io non voto".
C'è la consapevolezza che il compito politico è "condurre una
vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio" che è la
traduzione del "bene comune" dove responsabilità e attenzioni
sono "per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che
stanno al potere" Ovviamente il problema iniziale è quello di
pregare per "tutti" gli uomini perché la pace è un bene
collettivo che si costituisce se tutti vi collaborano. Poi
bisogna pregare per i re, in questo caso, a Roma c'è
l'imperatore che, nel mondo romano, spesso, ha un profilo di
divinità e, a volte, addirittura di salvatore. Tutti hanno
bisogno di Dio che aiuti ciascuno e, in particolare, i
governanti e quelli che hanno il potere. Certamente questo
testo impegna, oltre l'immaginario, la realtà religiosa e
l'impegno politico. Ma, contrariamente a quello che si
ritiene importante, l'operosità non passa attraverso il cercare
privilegi o danaro, risorse e riconoscimenti, ma attraverso
l'educarsi e l'operare per la pace nel tessuto sociale e per il
riconoscimento della dignità di ciascuno. Quel "tutti" fa
superare ideologie, razzismi, selezioni, lacerazioni,
marginalità.
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Mc 16, 14b-20 In quel
tempo. Il Signore Gesù apparve agli Undici, mentre erano a tavola, e li
rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano
creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto
il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà
battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i
segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno
demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno
qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi
guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo
e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono
dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola
con i segni che la accompagnavano. Marco 16, 14b-20
Abbiamo letto la conclusione del Vangelo di Marco in cui vengono sintetizzate
le attese di una comunità che spera nella potenza di Dio. Ma il linguaggio è
molto simbolico e quindi va capito nello spirito del parlare biblico, La vita
della comunità non si presenta come gloriosa o santa, ma come legata alle
paure e alla chiusura, dipendente dalla delusione e dall'esperienza tragica
sperimentata dalla morte di Gesù. Tutta la storia della Chiesa è segnata
da queste paure e perplessità. E se Gesù rimprovera, richiama insieme una
concretezza che mette in guardia dai propri sentimenti e dalla delusione di
non essere garantiti, ma insieme consegna ai discepoli la sua eredità più
alta: il compito di annunciare il Vangelo, il Regno al mondo. Essi debbono
capire la novità che è stata destinata prima a loro, pur nella contraddizione
della loro esperienza; ma, nella pienezza, è una novità destinata a tutti, in
un mondo rassegnato alla morte, al male, alla quotidianità senza orizzonti e
alla paura. Il rimprovero, così, non rinnega la vocazione a cui Gesù li ha
chiamati, ma li invia comunque, resto del popolo che gli è rimasto fedele, e
che non è fuggito. A loro e a noi consegna il messaggio completo da offrire:
"Il Padre è assolutamente buono, misericordioso. E' il Dio-amore che si offre
a ciascuno, non per togliere qualcosa, ma per rinnovarlo. E da questo amore
di Dio nessuna persona, qualunque sia la sua condotta o il suo comportamento,
può sentirsi esclusa. E' un amore che trasforma dalla morte alla vita E' la
buona notizia di cui ogni persona ha nostalgia, ma ne ha anche paura per non
esserne poi disillusa. E poiché ogni persona ha bisogno di trovare
speranza, la missione è urgente e il messaggio va offerto a tutte le
creature. Credere non si ferma ad accettare una dottrina, ma si apre al
battesimo come vita nuova . Rifiutare fa rimanere nel proprio egoismo,
centrati soltanto sui propri bisogni e sulle proprie necessità, non
condannati da Dio che è amore, ma esclusi, da se stessi, dalla vita piena.
Anche le altre creature partecipano a questa novità di vita e la stessa
natura gioisce della novità poiché il male rovina e deturpa il creato e la
salvezza di Gesù si estende a tutto il mondo di cui facciamo parte.
Accanto alla parola di rivelazione vengono ricordati 5 segni, richiamo della
potenza di Dio ed espressione di Gesù risorto: essi non fondano, né tanto
meno creano la fede, ma indicano le forze nuove nella Chiesa che liberano il
mondo.
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