 II Domenica dopo la Dedicazione
31 ottobre 2021
Lc 14, 1a. 15-24
Riferimenti : Isaia 56, 3-7 - Sal 23 - Ef 2, 11-22 |
Il Signore si rivela a chi lo teme. Del Signore
è la terra e quanto contiene: il mondo, con i suoi abitanti. È
lui che l’ha fondato sui mari e sui fiumi l’ha stabilito. |
Isaia 56, 3-7 In quei giorni.
Isaia disse: «Non dica lo straniero che ha
aderito al Signore: “Certo, mi escluderà il
Signore dal suo popolo!”. Non dica l’eunuco:
“Ecco, io sono un albero secco!”. Poiché così
dice il Signore: “Agli eunuchi che osservano i
miei sabati, preferiscono quello che a me piace
e restano fermi nella mia alleanza, io concederò
nella mia casa e dentro le mie mura un monumento
e un nome più prezioso che figli e figlie; darò
loro un nome eterno che non sarà mai cancellato.
Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per
servirlo e per amare il nome del Signore, e per
essere suoi servi, quanti si guardano dal
profanare il sabato e restano fermi nella mia
alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li
colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I
loro olocausti e i loro sacrifici saranno
graditi sul mio altare, perché la mia casa si
chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli”».
Isaia 56, 3-7 Il ritorno da Babilonia in
Israele fa ripensare ad un mondo nuovo che si
affaccia. E' una grande sfida e gli ebrei
sentono che bisogna ripensarlo, con tutto
l'impegno che l'esperienza a Babilonia aveva
prodotto. Il ritorno incoraggia e fa splendere
una speranza nuova, insieme alla consapevolezza
che ci saranno grandi sacrifici da compiere per
rimettere in sesto un popolo smarrito e
bisognoso di tutto. Il profeta anonimo, che
qui parla e passa con il nome il terzo-Isaia,
inizia le raccomandazioni per un comportamento
di grande onestà e giustizia. E' l'unica
garanzia che può permettere un futuro nuovo:
«Osservate il diritto e praticate la giustizia,
perché la mia salvezza sta per venire, la mia
giustizia sta per rivelarsi»(56,1). E se ci
sono state delle rinunce grandi, che andavano
contro la cultura del paese che li teneva
sottomessi, erano servite a mantenere le
distanze dai pagani, e quindi a non mescolarsi
ed esaurirsi. Insieme con il rispetto della
Parola del Signore, avevano mantenuto il riposo
del sabato che era, insieme, un grande impegno e
una grande sfida. Ora, però, la conoscenza di
altri popoli tra cui sono stati mescolati e,
probabilmente, la presenza di una popolazione
sconosciuta sulla nuova terra, che dovranno
abitare, fanno ripensare ad una salvezza e ad
una realtà nuova. Bisogna smettere di
selezionarsi per razza o colore della pelle,
abitudini e culture. Il Signore è disposto ad
accogliere anche gli stranieri, emarginati nel
suo popolo, a patto che rispettino le leggi del
Signore e il sabato. Entreranno come i figli
d'Israele nel tempio anche le persone
fisicamente inabili, come gli eunuchi, che, più
di altri, hanno ragione di lamentarsi, quasi
rami secchi di un popolo. Anch'essi sono oggetto
della benevolenza di Dio. Così si ritrovano
tutti fratelli nel tempio di Dio. Anzi il tempio
riceve un nome splendido: la casa della
preghiera e, in tal modo, si continuerà a
ripensarlo fino a Gesù, che utilizzerà proprio
questa denominazione per rinfacciare ai
profanatori i loro misfatti (Mt 21,13). Si dovrà
ricordare, insieme, che il tempio è aperto al
mondo e che tutti i popoli sono amati e non
rifiutati o selezionati da Dio. Ci sono le
premesse per il rimescolamento dei popoli, per
l'accoglienza degli stranieri, per i tempi della
globalizzazione.
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Efesini 2, 11-22 Fratelli,
ricordatevi che un tempo voi, pagani nella carne, chiamati non
circoncisi da quelli che si dicono circoncisi perché resi tali
nella carne per mano d’uomo, ricordatevi che in quel tempo
eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele,
estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel
mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate
lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo.
Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una
cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva,
cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. Così egli ha
abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare
in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e
per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo
della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto
ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro
che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci,
gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. Così dunque
voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei
santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli
apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso
Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per
essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite
edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo
dello Spirito. Efesini 2, 11-22 Paolo sta
sperimentando un cammino impensabile solo pochi decenni prima:
egli sta operando nel nome di Gesù una convergenza di popoli
nella umanità intera. Giudei e pagani (detti "gentili" da "le
Genti") si ritrovano insieme, riconciliati in Gesù e quindi in
pace tra loro, con la stessa dignità e la stessa figliolanza con
Dio. Per un segno nella carne (la circoncisione: l'espressione
dell'Alleanza) che non hanno, i Gentili sono stati esclusi dalla
cittadinanza di Israele e dalle promesse dell'Alleanza stessa. E
questo ha tolto loro l'accesso ai doni di Dio e quindi alla
salvezza. Tra i due popoli non c'era comunicazione, tanto che
anche solo un semplice passaggio di cortili del tempio,
superando il muro di separazione che divideva i circoncisi dai
pagani, sarebbe stato punito con la morte. "Eravate senza
Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti
della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo". Si
parla di cittadinanza e di patti della promessa. - La
cittadinanza era un privilegio politico molto importante: essa
oltrepassava i confini territoriali e Roma offriva, per meriti
particolari, cittadinanza romana anche a degli stranieri. Paolo
era un custode fiero e geloso della sua cittadinanza romana che
lo salvò molte volte da processi, linciaggi e prigioni. E sapeva
molto bene il valore di sentirsi, insieme, cittadini di un
popolo. - "I patti della promessa" si richiamano a fatti
operati dai Patriarchi e dal Popolo condotto da Mosè, escludendo
i pagani che sono cittadini di un mondo senza Dio, con idoli
muti che non comunicano la loro volontà né la loro salvezza.
Cristo ha fatto un popolo solo con il suo sangue e si è
sottoposto nella sua umanità ai precetti di quella medesima
legge fino a subirne la maledizione: "Cristo ci ha riscattati
dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione
per noi, poiché sta scritto: Maledetto chi è appeso al legno,
perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai
pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello
Spirito (Gal3,13-14)". Così Gesù ha distrutto ogni inimicizia
tra Dio e gli uomini e negli uomini tra loro. Ora diventa
possibile vivere, costruire ed annunciare la pace. Per Lui
riceviamo lo stesso Spirito ed entriamo nel mondo di Dio. Paolo
riprende il tema della cittadinanza (vv19-22) che si allarga
oltre i confini e le culture.
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Lc 14, 1a. 15-24 In quel
tempo. Un sabato il Signore Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei.
Uno dei commensali gli disse: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora
della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma
tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho
comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro
disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di
scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso
venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora
il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per
le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora
posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le
siepi e costringili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi
dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
Luca 14, 1a.15-24 Il capitolo 14 del Vangelo di Luca suggerisce il cammino
di confronto, ma anche di opposizione, che è già emerso alla fine del
capitolo precedente (cap 13) con il rimprovero severo di Gesù:"Gerusalemme,
Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono inviati a te "
(13,34). E' sabato e in ogni casa ebrea, dopo il culto della sinagoga, il
pranzo è già pronto dal giorno precedente, poiché di sabato, non si accende
il fuoco e non si cucina. Ma di solito il pranzo è molto più saporito e ricco
di vivande. Gesù accetta l'invito nella casa "di uno dei capi dei farisei"
e coglie l'occasione per alcune parabole e suggerimenti in cui giocano molti
elementi: la storia del suo popolo (inviti e rifiuti a Dio), presenze
accettate o rifiutate, solidarietà o chiusure in gruppi d'interesse. Il
capitolo 14 è diviso in quattro parti (e sarebbe interessante leggerle
tutte): - La prima (vv1-6) richiama la guarigione di un malato e la sfida
che Gesù lancia ai suoi connazionali:"E' lecito o no guarire di sabato?".
- La seconda (vv7-11):"Quando sei invitato, che posto scegli?". "Il
primo?". "Scegli l'ultimo". La tua umiltà ti salverà dall'esibizionismo e dal
potere. - Anzi è necessario il disinteresse (vv12-14): "Quando fai un
pranzo invita quelli che non possono ricompensarti: «poveri, storpi, zoppi e
ciechi»". - Infine, il testo di oggi (vv 15-24) risponde alla domanda:
"Chi parteciperà al banchetto del Regno di Dio?". E la domanda corrisponde al
significato globale della vita e al suo valore ultimo: "Dopo tanto cercare,
operare, preoccuparsi, ubbidire alla Legge, quale premio e a chi il Signore
offrirà il suo riconoscimento?" Quest'ultima parabola cerca di chiarire
quali sono i fortunati invitati allo splendido banchetto di Dio. Sono infatti
chiamati molti che, in un primo momento, hanno accettato l'invito. Ma quando
il pranzo è ormai pronto, si usa nel mondo orientale inviare un secondo
invito. A questo punto non si suppone che ci siano dei rifiuti, eppure gli
invitati, obbligati a mantenere la parola data, la respingono poiché ci sono
cose più importanti che interessano loro quel momento: il possesso (il
campo), il commercio e gli affari (5 paia di buoi), il matrimonio sono motivi
più che sufficienti per rifiutare l'invito. Anzi, se i primi due si scusano,
gli sposini non formulano neppure quel riconoscimento perché ritengono un
diritto il rifiutare. A questo punto, l'ira del padrone si esprime in
diverso modo. Fa spalancare la casa e fa offrire il convito "ai poveri,
storpi, ciechi e zoppi", escludendo gli altri. E se la prima ondata di
poveri è costituita da cittadini che vivono in zone marginali ma all'interno
della città (nelle città antiche solo i ricchi vivevano in centro), la
seconda chiamata è per i poveri che abitano fuori le mura, straccioni e
indesiderati; e se pur tentano di entrare in città, non hanno il permesso di
viverci dentro.
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