 III Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore
19 settembre 2021
Gv 3, 1-13
Riferimenrti ; Is 32, 15-20- Sal 50- Rm 5, 5b-11 |
Manda il tuo Spirito, Signore, e rinnova
la faccia della terra. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova
in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non
privarmi del tuo santo spirito |
Is 32, 15-20 In quei giorni.
Isaia parlò, dicendo: «In noi sarà infuso uno
spirito dall’alto; allora il deserto diventerà
un giardino e il giardino sarà considerato una
selva. Nel deserto prenderà dimora il diritto e
la giustizia regnerà nel giardino. Praticare la
giustizia darà pace, onorare la giustizia darà
tranquillità e sicurezza per sempre. Il mio
popolo abiterà in una dimora di pace, in
abitazioni tranquille, in luoghi sicuri, anche
se la selva cadrà e la città sarà sprofondata.
Beati voi! Seminerete in riva a tutti i ruscelli
e lascerete in libertà buoi e asini».
Isaia 32, 15-20 Il testo va
inquadrato in una realtà storica drammatica,
siamo nel sec. VIII a.C., e il piccolo Regno di
Giuda è sotto la minaccia dell'impero Assiro
mentre sogna alleanze impossibili per liberarsi.
Al cap.31 il profeta aveva messo in guardia dal
cercare alleanze: "Guai a quanti scendono in
Egitto per cercare aiuto, pongono speranza nei
cavalli e confidano nei carri numerosi" (31,1).
Il profeta garantisce che "cadrà l'Assiria sotto
una spada che non è umana"(31,8) e perciò può
immaginare, per un futuro indeterminato, "un re
che regnerà con giustizia e i capi che
governeranno col diritto" (32,1). Il testo è un
bellissimo progetto etico per il mondo politico
e per una società finalmente coraggiosa che si
costruisce, senza timore, nella pace. "Non si
chiuderanno più gli occhi di chi vede e le
orecchie di chi sente saranno attente.
L'ignobile non si chiamerà più nobile né
l'imbroglione sarà detto gentiluomo (32,3-5)."
Dopo un intermezzo, curioso, nel contesto
ebraico in cui, particolarmente, si parla delle
donne spensierate e baldanzose (32,9) che
probabilmente, nel testo, rappresentano una
spensieratezza vanesia e irresponsabile per la
realtà concreta di pericolo e di morte, si
ritrova, nel brano di oggi, una profezia di
speranza. Sarà Dio stesso e solo Lui a
capovolgere le prospettive di una storia sempre
segnata dalla paura e dalla sottomissione a
potenze straniere. Dio immetterà il suo Spirito:
"In noi sarà infuso uno spirito dall'alto". E
noi riandiamo ad Ezechiele che illustra i tempi
della Nuova Alleanza (Ez 36,24-28). Lo Spirito
di Dio modella una nuova società, fondata su un
coerente ordine morale. La Parola di Dio,
attraverso il profeta, garantisce la pace, solo
là dove c'è giustizia e diritto (Is 32,16):
"Praticare la giustizia darà pace, onorare la
giustizia darà tranquillità e sicurezza per
sempre". (32,17)". E pace significa abbondanza
di raccolto poiché la steppa si trasforma in
giardino così carico e ricco da sembrare una
"selva". Ci potranno essere dissesti e
disavventure (ma il testo ebraico è difficile da
interpretare); tuttavia per questo popolo di
agricoltori e di pastori ci sarà abbondanza di
raccolti e di animali in libertà che non
procureranno danni e non saranno rubati. |
Rm 5, 5b-11 Fratelli, l’amore di
Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito
Santo che ci è stato dato. Infatti, quando eravamo ancora
deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a
stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse
qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra
il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora
peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora,
giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo
di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati
riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto
più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua
vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del
Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto
la riconciliazione. Romani. 5, 5b-11 San
Paolo è consapevole della fragilità di ogni persona, anche se
già credente. Così vuole soccorrere le inevitabili sfiducie e
lacerazioni che le sconfitte e le debolezze umane ci infliggono.
Spesso sentiamo dire o pensiamo noi stessi: "Sono stanco di fare
progetti, sono stanco di dover sempre chiedere scusa mentre non
miglioro, sono deluso dalla mia pochezza e dalla meschinità:
sembra proprio di giocare. Sto prendendo in giro Dio e il suo
messaggio". Paolo sa che, comunque, sta parlando a persone
che credono in Gesù, nella sua pienezza e nella sua Parola. Così
conta di portare incoraggiamento. E lo fa proprio ricordando un
avvenimento drammatico che scandalizza ancora oggi. "Perché Gesù
è morto in croce? E' un giusto e ha subito una terribile
violenza, è potente ed ha accettato di sottoporsi ad atroci
sofferenze e umiliazioni. E Dio dov'era? Siamo a rischio di
affermare che nel mondo non è possibile alcuna giustizia, non è
presente alcun inviato da Dio, non è possibile alcuna speranza.
In questo desolazione Paolo capovolge i nostri pensieri. Tutto
questo è stato voluto da Dio per mostrare una totalità di amore,
per sostenere una continuità di speranza, per dimostrare che il
Padre non si scoraggia proprio davanti a questo mondo. Ci
presenta un Salvatore che comunque, fino in fondo, sta dalla
nostra parte, qualunque cosa succeda. Il problema per noi è
il fidarci, il mettersi nelle mani di questo amore senza limiti,
accettare che è possibile per noi. Non dipende da noi ma dalla
bontà di Dio che non abbandona. Così noi cristiani siamo
portatori di questa consapevolezza che ci cambia la vita poiché
sappiamo che il Signore è misericordioso.
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Gv 3, 1-13 In quel tempo. Vi era tra i farisei un uomo di
nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò dal Signore Gesù, di
notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro;
nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con
lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce
dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può
nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel
grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti
dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è
spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento
soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va:
così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può
accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci
queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che
sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la
nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete,
come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al
cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo».
Giovanni. 3, 1-13 Nicodemo è un uomo saggio, maestro nella comunità
ebraica, esperto nelle Scritture, stupito della presenza di Gesù, che compie
"segni" che rimandano alla presenza di Dio, come appare a lui e a molti.
Qualche versetto prima, l'evangelista Giovanni ci ricorda che Gesù è a
Gerusalemme per la Pasqua (una delle. tre Pasque: 2,23: 6,4: 13,1 da lui
ricordate. Gli altri tre Vangeli ne ricordano una sola). Gesù, a
Gerusalemme, sta tentando di aprire gli occhi ai suoi e alla gente che arriva
al tempio. Egli interviene coraggiosamente contro il commercio di animali e
il mercato dei cambiavalute che rendono il cortile del tempio un terribile
luogo di latrocinio e di interesse. Ci si è dimenticati, dice Gesù, che il
rapporto primo con Dio è credere nella sua Parola e pregare. La religiosità,
invece, è diventata gesto esteriore nel culto, danaro, formalità, interesse
economico (2,13-17). Segue uno strano ma illuminante testo. "Molti,
vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non
si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno
desse testimonianza sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è
nell'uomo" (2,23-25). C'è gente che lo apprezza e si sente portata ad
essere discepoli, ma Gesù conosce le persone .Non le reputa cattive, ma
superficiali. Aderiscono per stupore, per emozione, per interesse, per
cercare soluzioni, non per capire. Egli conosce la mente umana, dice
Giovanni, poiché è prerogativa di Dio "conoscere il cuore di tutti gli
uomini" (1 Re 8,39; Sir 42,18) e non ha bisogno che qualcuno lo informi.
Eppure accetta di incontrare Nicodemo che vuole conoscere veramente il
significato della vita di Gesù. E' un maestro e sa che la Scrittura rimanda
alla venuta di un Messia, e che Dio interviene sempre in modo imprevedibile:
Perciò, come maestro, sa di doversi mettere in ricerca, anche se con
discrezione. Vuole sondare nella vita di Gesù maestro perché ha intravisto
dei segni. Nicodemo, che si accosta anche a nome di altri ("sappiamo". 3,2),
sa che i segni non sono sufficienti, anzi spesso sono ambigui, poiché marcano
le esigenze della salute e le attese dello star bene, ma se non si ha una
chiave non insegnano nulla e il significato sfugge. Il cercare e
l'interpretare sono compito dell'uomo, del maestro, del credente che si fida
e non si accontenta delle risposte immediate. Gesù sa che deve svelarsi,
perché questo è il suo compito. E lo fa volentieri, anche se mette in
difficoltà Nicodemo. Il linguaggio di Gesù è nuovo, rivoluzionario: "«In
verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il
regno di Dio». E' la rivoluzione dell'esistenza, incomprensibile, ambigua,
inattuale. |