III Domenica di Pasqua
18 aprile 2010

Giovanni 20, 19-31
Riferimenti ; Atti degli Apostoli 28,16-28 - Salmo  96 - Romani 1,1-16b

Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. Grande è il Signore e degno di ogni lode, terribile sopra tutti gli dei. Tutti gli dei delle nazioni sono un nulla, ma il Signore ha fatto i cieli. Maestà e bellezza sono davanti a lui, potenza e splendore nel suo santuario. Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza, date al Signore la gloria del suo nome. Portate offerte ed entrate nei suoi atri, prostratevi al Signore in sacri ornamenti. Tremi davanti a lui tutta la terra. Dite tra i popoli: "Il Signore regna!". Sorregge il mondo, perché non vacilli; giudica le nazioni con rettitudine. Gioiscano i cieli, esulti la terra, frema il mare e quanto racchiude; esultino i campi e quanto contengono, si rallegrino gli alberi della foresta davanti al Signore che viene, perché viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti.

Atti degli Apostoli 28,16-28
In quei giorni. Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per conto suo con un soldato di guardia. Dopo tre giorni, egli fece chiamare i notabili dei Giudei e, quando giunsero, disse loro: "Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo o contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato nelle mani dei Romani. 18Questi, dopo avermi interrogato, volevano rimettermi in libertà, non avendo trovato in me alcuna colpa degna di morte. 19Ma poiché i Giudei si opponevano, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere, con questo, muovere accuse contro la mia gente. Ecco perché vi ho chiamati: per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza d'Israele che io sono legato da questa catena". 21Essi gli risposero: "Noi non abbiamo ricevuto alcuna lettera sul tuo conto dalla Giudea né alcuno dei fratelli è venuto a riferire o a parlar male di te. 22Ci sembra bene tuttavia ascoltare da te quello che pensi: di questa setta infatti sappiamo che ovunque essa trova opposizione". 23E, avendo fissato con lui un giorno, molti vennero da lui, nel suo alloggio. Dal mattino alla sera egli esponeva loro il regno di Dio, dando testimonianza, e cercava di convincerli riguardo a Gesù, partendo dalla legge di Mosè e dai Profeti. 24Alcuni erano persuasi delle cose che venivano dette, altri invece non credevano. 25Essendo in disaccordo fra di loro, se ne andavano via, mentre Paolo diceva quest'unica parola: "Ha detto bene lo Spirito Santo, per mezzo del profeta Isaia, ai vostri padri: Va' da questo popolo e di': Udrete, sì, ma non comprenderete; guarderete, sì, ma non vedrete. 27Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano, e io li guarisca! Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio fu inviata alle nazioni, ed esse ascolteranno!"

Luca fa finire il racconto missionario della prima Comunità cristiana (Gli Atti degli Apostoli) a Roma, con la venuta e la detenzione di Paolo. Paolo mantiene l'impegno dell’evangelizzazione, iniziando dai fratelli Ebrei. E, di fatto, essi accettano di parlare con lui poiché sa offrire credenziali di valori, garantendo che avrebbe parlato della “speranza di Israele". Non ci sono preconcetti, né sono state inviate spie o staffette per scoraggiare e mettere in cattiva luce Paolo. Così, nello stile di una fiduciosa amicizia, l'appuntamento con Paolo si profila come una spiegazione della vita di Gesù che pure trova "ovunque opposizione”. Comunque Paolo deve entrare nel merito del messaggio e lo fa utilizzando tutta la sua conoscenza e preparazione biblica "cercava di convincerli riguardo a Gesù partendo dalla legge di Mosè e dai profeti" (28,23). L'esperienza del dialogo con i fratelli Ebrei e i loro Notabili si dimostrò povera perché, non ci fu accordo e anche coloro che erano disposti ad accogliere le parole di Paolo, per la confusione e la discussione accesa, "se ne andarono a casa". E questo significò un ennesimo smacco per il compito di evangelizzazione assunto. Paolo non rinuncia a priori, non trova scuse poiché i suoi fratelli nella fede hanno diritto di essere i primogeniti della salvezza. Poi ritorna sul lamento di Isaia (28,26-27) che in seguito fu fatto proprio dal racconto dei 4 Evangelisti per giustificare il rifiuto di Israele di fronte alla predicazione di Gesù. La conclusione è l'universalismo: "questa salvezza di Dio fu inviata alle nazioni, ed esse ascolteranno" (28,28). Paolo non si scoraggia, ma opera "con franchezza e senza impedimenti" (28,30) con tutti quelli che venivano a lui. Si fanno spesso programmazioni e progetti, ma poi il Signore ti conduce per altre strade che vanno riconosciute e seguite.

 
Romani 1,1-16b
Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio - 2che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, 4costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; 5per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l'obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, 6e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo -, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal SignoreGesù Cristo! 8Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché della vostra fede si parla nel mondo intero. 9Mi è testimone Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunciando il vangelo del Figlio suo, come io continuamente faccia memoria di voi, 10chiedendo sempre nelle mie preghiere che, in qualche modo, un giorno, per volontà di Dio, io abbia l'opportunità di venire da voi. 11Desidero infatti ardentemente vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale, perché ne siate fortificati, 12o meglio, per essere in mezzo a voi confortato mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io. Non voglio che ignoriate, fratelli, che più volte mi sono proposto di venire fino a voi - ma finora ne sono stato impedito - per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra le altre nazioni. Sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i sapienti come verso gli ignoranti: 15sono quindi pronto, per quanto sta in me, ad annunciare il Vangelo anche a voi che siete a Roma. 16Io infatti non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede.

La Lettera ai Romani, di cui leggiamo l'inizio, si pone a criterio e a risposta della base dell’esistenza umana: qual è la posizione giusta per l'uomo di fronte a Dio? Paolo suggerisce che la risposta giusta è la fede, grazie alla quale l'uomo crede, si consegna a Dio e si fida della sua Parola. Da questa consapevolezza nasce il senso della propria vocazione, dice Paolo. "Sono stato chiamato e scelto per annunciare il Vangelo di Dio (1,1). Questo Vangelo è Gesù, che nella sua esistenza fu discendente di Davide secondo la carne, e Figlio di Dio, risuscitato dai morti, secondo lo Spirito" (1,2-4). In Gesù si attuano insieme la presenza del finito e dell’infinito, della carne e dello Spirito. Paolo continua a pensarsi strumento di Dio, schiavo e proprietà del Signore, poiché interpreta i fatti personali come indicazioni di Dio. L'aver ricevuto la grazia (a Damasco - Atti 9) lo rende apostolo per suscitare l'obbedienza della fede in tutte le genti". E coloro che incontrano la fede e l'accettano risultano santi per chiamata di Dio e meritevoli del saluto “Grazia e pace”, che indica, per chi è cristiano, la benevolenza di Dio (Grazia) e la pace tra i fratelli (1,7).La riflessione che stiamo compiendo in questo "anno sacerdotale" ci ricorda che elemento fondamentale, per tutti i credenti, è il culto. Lo stesso Paolo ci ricorda il vertice del suo culto che consiste nell'evangelizzare: il sacrificio di Gesù in Lui si attua nell'impegno di manifestarlo come Signore e Salvatore. "Mi è testimone Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunciando il Vangelo del Figlio suo" (1,9). Paolo insegna, qui ed in altri testi (es. Rom 12,1 ss), che il culto si vive nella vita: è il culto spirituale che ognuno propone mentre opera con responsabilità ed amore azioni ed impegni che sono misurati nella fede. E’ la quotidianità sviluppata secondo la propria vocazione di sacerdote, lavoratore, imprenditore, politico, sindacalista, professionista ecc. La consapevolezza per cui agiamo nella fede e sulla quale ci misuriamo nasce da: “Non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (1,16).

 

Giovanni 20, 19-31
In quel tempo. I signore Gesù parlò agli scribi e farisei e disse: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita". Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera". Gesù rispose loro: "Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me". Gli dissero allora: "Dov'è tuo padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio".

 

Gesù davanti a Caifa

Il clima intorno a Gesù è infuocato. Nei capitoli precedenti c’è un gran parlare, in sordina, tra persone che si pongono il problema della sua identità. Ma se ciascuno si dibatte su interrogativi, ipotesi, speranze, congiunture, i capi dei giudei, i capi dei sacerdoti e i farisei fanno di tutto per fermare Gesù che predica. E se hanno cominciato con le guardie che tornano disorientate dalla parola di Gesù, continuano con il compromettere Gesù, mettendolo a confronto con la legge di Mosè. Così provocano la fedeltà di Gesù alla legge, portandogli una donna “sorpresa in fragrante adulterio” (8,4). La soluzione del giudizio non entra nel merito della legge, ma sulla responsabilità di chi vuole giudicare. Il problema della legge, anche per Mosè, non è l’ossequio formale, ma una pulizia interiore che l’uomo non sa raggiungere. Perciò nelle mani di Gesù, la legge è una verifica di una coerenza interiore, non uno strumento di potere che interviene con durezza e senza nessuna possibilità di misericordia. La vita di questa donna, per loro, è anche tranello per la vita di Gesù. Gesù risponde invitando le persone alla verifica di una propria coerenza interiore. Solo dopo possono permettersi di diventare giustizieri per la legge, se si riconoscono in coscienza santi. “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei” (8,7). In queste contraddizioni e confusioni, Gesù, finalmente, si proclama luce: “Io sono la luce del mondo”. L’affermazione si rifà a quella serie di risposte che accompagnano la vita e i fatti (“segni”) di Gesù. “Io sono” suscita l’eco della rivelazione di Dio sul Sinai e, insieme, esplicita la bellezza del dono che la pienezza di Dio offre. “Io sono la luce”, ma anche: “Io sono il pane, il pastore, la porta, la vita”. In queste manifestazioni c’è lo svelarsi strano di Gesù e la polemica successiva. Gesù sapeva che non potevano capirlo, ma continua a parlare di rivelazione e testimonianza. La rivelazione di Gesù è completa poiché egli dà un volto nuovo a Colui in cui ciascuno crede. Garantisce, secondo la legge, che i testimoni sono 2 (Deut. 19,15): Lui e il Padre; ed invita a ripensare in modo nuovo la fede. E’ Gesù che illumina, che manifesta stili e contenuti. E’ Lui che si fa Guida e che arricchisce della luce di vita. Ognuno tenti, nonostante le difficoltà, di farsi discepolo per entrare nella comunione e nella luce del Padre e di Cristo.