VI Domenica di Avvento

20 dicembre 2009

Luca 1, 26-38a
Riferimenti: Isaia 62, 10-63, 3b - Salmo 71 - Filippesi 4, 4-9

In te mi rifugio, Signore, ch'io non resti confuso in eterno. Liberami, difendimi per la tua giustizia, porgimi ascolto e salvami. Sii per me rupe di difesa, baluardo inaccessibile, poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza. Mio Dio, salvami dalle mani dell'empio, dalle mani dell'iniquo e dell'oppressore. Sei tu, Signore, la mia speranza, la mia fiducia fin dalla mia giovinezza. Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno, dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno; a te la mia lode senza fine. Sono parso a molti quasi un prodigio: eri tu il mio rifugio sicuro. Della tua lode è piena la mia bocca, della tua gloria, tutto il giorno. Non mi respingere nel tempo della vecchiaia, non abbandonarmi quando declinano le mie forze. Contro di me parlano i miei nemici, coloro che mi spiano congiurano insieme.

Isaia 62, 10-63, 3b
In quei giorni. Isaia disse: Passate, passate per le porte, sgombrate la via al popolo, spianate, spianate la strada, liberatela dalle pietre, innalzate un vessillo per i popoli». Ecco ciò che il Signore fa sentire all’estremità della terra: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio ela sua ricompensa lo precede”. Li chiameranno “Popolo santo”, “Redenti del Signore”. E tu sarai chiamata Ricercata, “Città non abbandonata”». 1 «Chi è costui che viene da Edom, da Bosra con le vesti tinte di rosso, splendido nella sua veste, che avanza nella pienezza della sua forza?». «Sono io, che parlo con giustizia, e sono grande nel salvare». «Perché rossa è la tua veste e i tuoi abiti come quelli di chi pigia nel torchio?». «Nel tino ho pigiato da solo e del mio popolo nessuno era con me.

Questo splendido testo si potrebbe intitolare “il canto del ritorno” e, nello stesso tempo, “il canto dell'incontro con lo Sposo”. L'autore è vissuto circa tre secoli dopo il profeta Isaia e tuttavia, proprio sotto il nome di Isaia, sono stati raccolti anche scritti che riguardavano i tempi successivi. Il capitolo 62 incomincia (qui non è riportato) con un: "Per amore di Sion non mi terrò in silenzio". Finalmente, dice il profeta, si schiude la Parola di Dio che finora era diventata angosciosamente assente. In tal modo era oscurata ogni speranza,; la tragedia della guerra incombeva senza un possibile futuro; la lontananza metteva a rischio l'attesa e quindi si affievoliva, anche nei migliori fedeli del popolo, il richiamo di un amore garantito da Dio nel tempo. Ma finalmente il Signore parla e assicura che "i popoli vedranno la tua giustizia (di Sion)". Seguono così bellissime immagini sponsali. Non si userà più l'aggettivo "abbandonata, devastata" ma per Gerusalemme il nuovo nome sarà "mia gioia, sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia… e la tua terra avrà il suo sposo". (62,1- 4). Conclusa l'immagine sponsale, inizia l'immagine della Gerusalemme sicura, con le mura solide e "le sentinelle che, per tutto il giorno e tutta la notte, non taceranno mai". (62,6). Questi continui parlare, informarsi, richiamare, verificare delle sentinelle, giorno e notte, nel riguardo di coloro che si avvicinavano alla città, garantivano la tranquillità e la sicurezza. A questo punto, il testo di oggi formula l’invito, a coloro che ormai abitano in sicurezza nella città santa, di aprire le porte e di accogliere coloro che torneranno dalla dispersione per costituire il popolo santo. Si ricompone l'unità e chi abita a Gerusalemme deve preoccuparsi di accogliere, di spianare la strada, di liberarla dalle pietre, di renderla agevole. In quel caso gli esiliati entreranno trionfalmente e saranno "come un vessillo per i popoli". Così sarà possibile dimostrare a tutte le nazioni che questa liberazione è frutto dell'incontro con "il tuo Salvatore". Ritornano ancora i nuovi titoli per la città splendente: "Città ricercata, città non abbandonata". Il profeta riprende: “Si sta avvicinando un essere misterioso” (63,1). Ovviamente la sentinella grida dall'alto e pone a questo misterioso personaggio le domande essenziali, prima che possa entrare nella città. E l'interpellato risponde manifestando la sua maestosa grandezza e la sua capacità di giudizio e di vittoria sui popoli. Nessun altro ha saputo regalare la libertà al suo popolo, ma solo lui l'ha conquistata. Colui che bussa alle porte della città è la poderosa immagine di un guerriero che ha vinto tutti gli eserciti e torna, sporco di sangue, vincitore. La sua veste rossa è come quella di chi pigia l'uva dopo la vendemmia. E grida alla sentinella che ha vinto, e che ha vinto da solo: “Nessuno era con me”. E tutto il testo, che a noi fa impressione per la crudezza del messaggio (e continua ancor più drammatico successivamente), esprime la forza di Dio, totalmente gratuita e potente, che libera da un incubo, da un assedio, dalla prospettiva di un massacro sicuro. Si riaffaccia all'orizzonte la liberazione e ritorna, insperata, la fiducia quando sembravano ormai scomparse, nonostante le promesse e le garanzie di Dio. Egli vince e ritorna ad essere colui che riscatta il suo popolo. Anzi lo tratta come l’unica sposa splendente di cui è totalmente innamorato. A lei riconsegna la sua bellezza e il suo splendore e la rimette sul trono.

Filippesi 4, 4-9
Fratelli, rallegratevi, il Signore è vicino Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!

Nella lettera alla comunità di Filippi, fondata nel suo secondo viaggio missionario (49-52 d. C.) Paolo scrive probabilmente da Efeso, durante una prigionia, anche se i testi non parlano esattamente di una prigionia in questa città, ma ricordano solo Cesarea e Roma. E, tuttavia, proprio ad Efeso ci fu una rivolta degli argentieri perché, a causa del successo della nuova predicazione di Paolo, era calato lo smercio dei tempietti in argento della dea Artemide, molto venerata ad Efeso (Atti 19, 23-41). E ricordando il suo soggiorno ad Efeso, Paolo parla di una permanenza "tra lacrime e tribolazioni" (Atti 20,19). Perciò la lettera potrebbe essere stata scritta attorno al 57 d.C. Paolo sente vicina la morte; eppure prova gioia e chiede di condividerla con lui (2,17). La prima parte di questo testo (4,4-5) e la terza parte (4, 8-9) hanno, come riferimento, la vicinanza di Dio, mentre, nella parte centrale (4, 6-7), la preghiera apre la propria vita sul mondo di Dio attraverso una comunicazione profonda di ringraziamento, di suppliche e di preghiere. La pace di Dio possa custodire il cuore e la mente di ciascuno in Gesù. In questo testo Paolo esorta a mantenere l'inalterata pace di Cristo: - tenete lontana ogni ombra di inquietudine; - pregate con fiducia, dicendo a Dio le vostre difficoltà ed Egli vi darà la pace, che è la piena armonia con Lui, al disopra di ogni sforzo intellettuale e oltre ogni incidente; - questa pace però non toglie dalla concretezza e dalla verifica critica, per capire ciò che vale, ciò che è giusto, virtuoso e merita lode; - nel credente cresce la responsabilità di valutare ed apprezzare nel mondo ciò che conta davvero; - ma è necessaria una norma di discernimento: è importante confrontarsi con l'insegnamento e la condotta dell'apostolo e quindi di tutta la Chiesa poiché, nella comunità cristiana, particolarmente, si può imparare a capire che cosa è vero e giusto agli occhi di Dio. Ciò che deve distinguere la comunità cristiana, e che la deve rendere nota a tutti, è la "bontà" (si riferisce alla "mansuetudine di Gesù" (2 Cor.10,1) come modello per Paolo e per la comunità stessa). E’ una dote regale: solo chi non deve difendere con accanimento i propri privilegi si può permettere di avere potere e clemenza. Ora la comunità ha una vocazione celeste: “Il Signore é vicino”. Perciò aiuta ad un atteggiamento di profonda fede legata alla salvezza di Gesù. Bontà, clemenza, equilibrio portano a non angustiarsi poiché tutto si misura sul Signore vicino. Le preoccupazioni e le ansie minacciano la gioia e perciò vanno offerte a Dio con richieste, suppliche, intercessioni e "rendimenti di grazie" per tutto (4,6). Allora, la pace di Dio custodirà i cuori di tutti.

Luca 1, 26-38a

In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

"Nazaret. Al centro la basilica
dell'Annunciazione. Sullo sfondo il monte detto del Precipizio."

 

Luca racconta l’annuncio della nascita di Gesù, comunicato dall’angelo a Maria. Tutto il sottofondo é dato dalla profezia di Natan a Davide, 1000 anni prima, che garantisce e sostiene l’innesto nuovo della rivelazione di Gesù e la sua incarnazione nell’alveo dell’attesa messianica in Israele: “Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il. suo regno non avrà fine” (Lc 1,32-33). “Maria diventa la nuova Sion: come su quel colle della Gerusalemme storica si ergeva il simbolo vivo della “Presenza” di Dio nella storia (il Palazzo di Davide) e nello spazio (il tempio) e il fumo dei sacrifici e degli incensi evocava la trascendenza divina protesa verso l’uomo, così Maria è il centro della Gerusalemme escatologica (finale) poiché nel suo grembo è presentato all’umanità il Figlio di Dio “(Ravasi). Il testo, molto complesso, presenta diverse presenze e diversi messaggi: - Dio conduce Israele e prende l’iniziativa della salvezza. - Maria é la creatura nella sua pienezza, segno e anticipo di una umanità salvata (“piena di grazia”), modello di ogni persona che ha accolto il Signore. Nel momento della difficoltà non si impaurisce e non sfugge, ma pone domande per avere chiarezza sulle scelte che ella è disponibile a fare. E quindi, ricevuta una risposta coerente al volere di Dio, ella accetta, si coinvolge, ama e spera. Così la Parola di Dio si fa carne, trova spazio in lei, entra nella sua vita in pienezza e diviene strumento dell’opera del Verbo. - Così, con il consenso di Maria, lo Spirito Santo s’impadronisce di lei e la trasforma in madre di Cristo. - Gesù sorge, finalmente, da quell'oscuro popolo travagliato, garantito da una promessa, poiché Dio mantiene la sua parola e invia la forza trasformante dello Spirito. - La salvezza: Dio viene attraverso Gesù e conclude l’attesa, offrendo tutto quello che è grande per l’uomo. E’ il Padre, l’assoluto amore, che si offre nel Figlio e che libera da ogni ambiguità e prepotenza. - Il saluto iniziale, “Rallegrati, o piena di grazia, il Signore é con te" ci fa entrare nel tunnel luminosissimo, ora, delle antiche promesse che si attuano nella gioia: “Gioisci, figlia di Sion” (Sof3,14; Zac 9,9). E’ una gioia grande, che si aggancia ad una promessa e ad una presenza enorme: “Il Signore ( il Creatore, il Liberatore, il Santo dei Santi) è con te". - L’annuncio della vicinanza del Signore, nel linguaggio biblico, ricorda sempre una chiamata. Cosi per Isacco (Gen26,24), per Giacobbe (Gen.28,15), per Mosé al roveto (Es. 3,12), per Gedeone (Giud 6,12), per Geremia (Ger. 1,8): cosi per Maria. Alle parole dell'angelo, si sente turbata anche perché si affaccia a lei questa serie di enormi personaggi di fedeltà e di grandezza. Maria si turba, come e più di Zaccaria, padre di Giovanni Battista (Lc. 1,11-12). Lo si intravvede nel verbo greco. Solo che Maria, pur con un turbamento più grande, non si sottrae alla chiamata e non dubita come ha fatto Zaccaria. - “Lo Spirito scenderà su di te” (Lc1,35). “Scendere su qualcuno” è usato poche volte nella Scrittura e significa in Is. 32,15: “la realizzazione e la venuta di una nuova creazione”; in Atti 1,8 indica “la discesa dello Spirito Santo sui discepoli”, resi nuovi e pronti per la testimonianza nel mondo. Così in Maria ci sarà una realtà completamente imprevedibile, somigliante ad una nuova creazione nel mondo. - “La potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra": è la nube della presenza di Dio presso il popolo durante il cammino del deserto (Es.40,35; Num. 9,21). La luce di Dio, che si fa ombra e che discende dall’alto, richiama, insieme, la povertà, la tenerezza e l’umiltà del Figlio di Dio (Fil. 2,6-7). - Maria accetta di essere "serva di Dio", disponibile a fare quello che Dio vuole. Cosi sarà Natale. In conclusione: 1. Il Signore libera e santifica nella gioiosa sorpresa il suo popolo (I lettura). 2. Perciò siamo fortemente incoraggiati alla letizia per una presenza che apre gli occhi e il cuore alla bellezza ed alla bontà di Dio (II lettura). 3. Il Signore mantiene le sue promesse. Ma ha bisogno di qualcuno che accolga il suo dono, senza riserve. Allora diventa la nuova casa di Dio. Dio nasce nel suo cuore, prima, e attraverso il suo dono nasce al mondo (Vangelo).