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Domenica dopo l’ottava del Natale
3 gennaio 2010
Luca 4, 14-22
Riferimenti: Siracide 24, 1-12 - Salmo - Romani 8, 3b-9a
Lodate il Signore: è bello cantare al nostro Dio, dolce è lodarlo come a lui conviene. Il Signore ricostruisce Gerusalemme, raduna i dispersi d'Israele. Risana i cuori affranti e fascia le loro ferite; egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome. Grande è il Signore, onnipotente, la sua sapienza non ha confini. Il Signore sostiene gli umili ma abbassa fino a terra gli empi. Cantate al Signore un canto di grazie, intonate sulla cetra inni al nostro Dio. Egli copre il cielo di nubi, prepara la pioggia per la terra, fa germogliare l'erba sui monti. Provvede il cibo al bestiame, ai piccoli del corvo che gridano a lui. Non fa conto del vigore del cavallo, non apprezza l'agile corsa dell'uomo. Il Signore si compiace di chi lo teme, di chi spera nella sua grazia. Alleluia. Glorifica il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion. Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. ] Egli ha messo pace nei tuoi confini e ti sazia con fior di frumento. Manda sulla terra la sua parola, il suo messaggio corre veloce. ] Fa scendere la neve come lana, come polvere sparge la brina. Getta come briciole la grandine, di fronte al suo gelo chi resiste? Manda una sua parola ed ecco si scioglie, fa soffiare il vento e scorrono le acque. Annunzia a Giacobbe la sua parola, le sue leggi e i suoi decreti a Israele. Così non ha fatto con nessun altro popolo, non ha manifestato ad altri i suoi precetti. Alleluia. |
Siracide 24, 1-12
La Sapienza fa il proprio elogio, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria: «Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e come nube ho ricoperto la terra. Io ho posto la mia dimora lassù, il mio trono era su una colonna di nubi. Ho percorso da sola il giro del cielo, ho passeggiato nelle profondità degli abissi. Sulle onde del mare e su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho preso dominio. Fra tutti questi ho cercato un luogo di riposo, qualcuno nel cui territorio potessi risiedere. Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele”. Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno. Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion. Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità.
Nel libro del Siracide, composto verso il 180 a.C., l'autore si sforza di bloccare l'infiltrazione dello spirito pagano nella coscienza e nel modo di vivere degli ebrei, ormai in stretto contatto con la cultura ellenista. Il popolo ebraico possiede là Torah (legge-insegnamento), che è la strada che conduce alla vita. Essa è la Sapienza di Dio che trova la sua casa in Israele, dono gratuito che non si può meritare. E’ utile dare la struttura del cap: 24,1-2: introduzione dell'autore al discorso della Sapienza, 24,3-6: la Sapienza nella creazione, 24,7-12: la dimora della Sapienza in Israele, 24,13-18: identità e utilità della Sapienza raccontata con immagini prese dal mondo vegetale, 24,19-22: invito della Sapienza, 24,23-29: l’identificazione della Sapienza con la legge, 24, 30-34: il ruolo di Ben Sirà, discepolo e maestro di Sapienza. Tutto il capitolo sintetizza la dottrina della Sapienza, personificandola nella creazione e nella storia. Si prepara, così, la riflessione nel Nuovo Testamento sulla funzione del Verbo di Dio e dello Spirito. L'intuizione fondamentale è la scoperta della pienezza della Sapienza di Dio, offerta gratuitamente: "Tutta la Sapienza è del Signore, è con lui per i secoli" (Sir. 1, 1). L’origine della Sapienza si identificata con la Parola del Signore sulla creazione e con il suo Spirito che aleggia sulle acque (3-6). Secondo una leggenda rabbinica, la legge fu proclamata a tutti i popoli, ma solo Israele la raccolse. Ma per questo autore la legge è stata data, come un comandamento del Signore, solo ad Israele. Cercando un luogo di riposo, la Sapienza pianta la tenda che diventa anche il luogo di culto, prima nel deserto e poi a Sion in Gerusalemme. La legge e il culto si mescolano insieme e intrecciano la loro presenza che conferisce al popolo una grandezza incommensurabile. La Sapienza, perciò, che risale a prima del tempo ("prima dei secoli"), è discesa nel cosmo e nell'umanità e abita nel mondo. Gerusalemme è luogo di crescita della Sapienza. Essa raggiunge i 4 punti cardinali e ricopre tutta l'estensione del territorio d'Israele. La Sapienza è paragonata ad un albero splendido e le immagini via via si sviluppano, identificandola nella bellezza del cedro del Libano, del cipresso dell’Ermon, della palma di Engaddi, delle rose di Gerico, dell’ulivo maestoso della pianura, del terebinto, della vite… La vegetazione è il fasto naturale in cui Israele si sente benedetto e splendente. La legge motiva e sviluppa le scelte della Sapienza nella vita quotidiana; il culto offre nella preghiera e nei doni del tempio il riconoscimento e l’adorazione di Dio. Legge e culto vanno, così, ripresi ogni giorno nella nostra vita: come credenti non può esserci culto senza legge, altrimenti la religiosità diventa formale adesione, senza apertura di cuore. Né può esserci legge senza il culto, perché ci si irrigidirebbe in un rapporto coerente, certo, ma presuntuoso, senza apertura a Dio e senza un’offerta consapevole e gioiosa del mondo santificato dall’amore riconoscente. |
Romani 8, 3b-9a
Fratelli, Dio, mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito. Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi.
San Paolo ha sviluppato nella sua lettera ai Romani il problema tra libertà e male. Per vivere in libertà occorre affrontare un combattimento contro il peccato (cap. 6) e quindi, liberati dal peccato (cap. 7) viviamo “la vita secondo lo spirito” (cap. 8). E questo ultimo capitolo (Rom 8,1-39) sviluppa tre letture fondamentali: 8,1-13: “La vita secondo la carne e la vita secondo lo Spirito” (da qui sono tratti i versetti del testo di questa domenica), 8,14-30: “Figliolanza divina e gloria futura”, 8,31-39: “Inno all’amore di Dio”. Tutto ciò è stato possibile, ci dice oggi Paolo, perché il Figlio di Dio è nato come uomo vero, senza peccato, accettando di diventare, egli stesso, carne come noi. Come noi e per noi ha sperimentato la sofferenza e soffrì la morte. Pur non avendo peccato, per la sua fedeltà al Padre ha condannato e vinto il peccato nella sua carne. Così ogni cristiano, nel battesimo, partecipa alla stessa esperienza di Gesù che muore e che risorge e, nella sua profonda alleanza, diventa "tempio", il luogo in cui Dio condanna ancora oggi il peccato. Solo con Gesù raggiungiamo la giustizia legata alla legge, che ogni uomo peccatore non poteva raggiungere. Abbiamo ricevuto lo Spirito, possiamo perciò superare le tensioni della carne e quindi possiamo camminare nella sua luce. Chi offre lo Spirito, ci dà il desiderio di pace, ci prospetta orizzonti che la carne, senza il Signore, non è capace di offrire. Coloro che vivono la forza di Gesù, vivono la grandezza di essere figli, come luogo dello Spirito di Dio. |
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Luca 4, 14-22
In quel tempo. Il Signore Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.
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Sinagoga di Nazaret, dove
Gesù lesse la profezia di Isaia |
Per San Luca, questo brano rappresenta l'inizio della predicazione di Gesù, anzi il passo ufficiale attraverso cui Gesù si pone come Parola nuova e come unico capace di interpretare la Parola del Signore. È giorno di sabato. Gesù è tornato a Nazareth e, insieme con la gente, va a pregare e ad ascoltare la lettura e la spiegazione della Parola di Dio. Un rabbino imposta l'incontro e, tuttavia, ogni giudeo adulto può presentarsi o può essere invitato a leggere e a commentare le Scritture, pronunciando una omelia (una semplice e breve conversazione sui testi letti). Dopo l'inizio della preghiera e la professione di fede del pio israelita che comincia con: "Ascolta, Israele” (Deuteronomio 4,6), dopo aver pronunciato 18 benedizioni, vengono letti due testi della Scrittura. Il primo è tratto da uno dei primi cinque libri detti “la legge" (o Torah), il secondo è tratto dai profeti. In questo momento, il responsabile della liturgia, potendo invitare qualcuno a leggere e a commentare, ha pensato di invitare Gesù di cui già si parlava come un maestro riconosciuto nella vicina città di Cafarnao. Gesù apre il rotolo: l'evangelista vuole ricordare che solo Gesù è capace di aprire e commentare con autorevolezza i testi biblici. Terminata la lettura, Gesù si siede, come fanno i rabbini quando insegnano, e "tutti gli occhi sono fissi su di lui". Così Gesù è il nuovo maestro e il suo primo insegnamento è quello della liberazione, come il primo messaggio di Mosé al popolo schiavo in Egitto: così si è presentato, per la prima volta ad Israele il volto di Dio. Gesù legge un testo di Isaia (Isaia 61) e annuncia che, avendo ricevuto lo Spirito del Signore, ha il compito “di annunciare ai poveri il lieto messaggio, proclamare ai prigionieri la liberazione, dare ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi e proclamare un anno di grazia del Signore”. Sono cinque compiti, 5 come libri della “legge”. Si parla dell'anno del Signore e si fa riferimento ad un particolare tempo detto "il giubileo", che ricorreva ogni cinquant'anni. In esso si manifesta la volontà e la misericordia di Dio, ridonando soprattutto ai poveri la pace e la serenità: si condonano i debiti, si liberano gli schiavi, viene ristabilita la giustizia e vengono restituiti agli antichi proprietari o alle antiche famiglie i campi e le case che, nel frattempo, erano stati venduti, spesso, per bisogno e povertà. Gesù dice: "Oggi inizia l'anno di grazia senza fine", perché vengono gratuitamente offerti da Dio la sua liberazione e il suo perdono. E nell’esperienza degli ebrei si capisce molto bene il significato dello sciogliere i prigionieri dal giogo: finalmente una persona ritorna libera, non più oppressa, non più ossessionata dal possesso o dal potere, non più impaurita. E’ il dono dello Spirito che finalmente libera ogni persona dal male.
In conclusione:
1. Il Signore ci ha dato la sua Sapienza per vivere nel mondo la pienezza di bontà che ha offerto nella creazione, pur con tutte le difficoltà (I lettura).
2. Per conoscere e vivere con Sapienza, Gesù ci ha dato il suo Spirito (II lettura).
3. Lo Spirito ci rimanda ad un impegno di liberazione nostro e di tutti, costruendo progetti che ci aprano alla vera grandezza di ogni persona, amata e voluta libera da Dio (Vangelo).
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