IV Domenica dopo Pentecoste
20 giugno 2010

Matteo 5, 21-24
Riferimenti: Genesi 4, 1-16 - Salmo 49 - Ebrei 11, 1-6

Ascoltate, popoli tutti, porgete orecchio abitanti del mondo, voi nobili e gente del popolo, ricchi e poveri insieme. La mia bocca esprime sapienza, il mio cuor medita saggezza; porgerò l'orecchio a un proverbio, spiegherò il mio enigma sulla cetra. Perché temere nei giorni tristi, quando mi circonda la malizia dei perversi? Essi confidano nella loro forza, si vantano della loro grande ricchezza. Nessuno può riscattare se stesso, o dare a Dio il suo prezzo. Per quanto si paghi il riscatto di una vita, non potrà mai bastare per vivere senza fine, e non vedere la tomba. Vedrà morire i sapienti; lo stolto e l'insensato periranno insieme e lasceranno ad altri le loro ricchezze. ] Il sepolcro sarà loro casa per sempre, loro dimora per tutte le generazioni, eppure hanno dato il loro nome alla terra. Ma l'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono. Questa è la sorte di chi confida in se stesso, l'avvenire di chi si compiace nelle sue parole.

Genesi 4, 1-16

In quei giorni. Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo grazie al Signore». Poi partorì ancora Abele, suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo. Trascorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai». Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà». Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse. Caino si allontanò dal Signore e abitò nella regione di Nod, a oriente di Eden. tuo istinto, ed egli ti dominerà». All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: “Non devi mangiarne”, maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba dei campi. 19Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!». L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

Questo testo segue immediatamente i racconti della creazione (Gen capp1-3): Dio ha offerto all’umanità i suoi doni con la vita e il mondo da coltivare e custodire. Ma ne è seguita la tragedia del rifiuto della comunione con Dio e quindi è iniziata la dimensione quotidiana dell'umanità sulla terra, scacciata dal Giardino della pace, nella fatica, nella tentazione, nella difficoltà. Il racconto di Caino e di Abele riproduce nella storia del mondo, insieme, il dono e il dramma iniziale. Alla creazione della prima coppia segue la nascita dei primi figli; alla frattura dei rapporti profondi di comunione nella prima coppia segue la frattura dei rapporti tra fratelli. Anzi, il primo richiamo alla morte nel mondo non avviene per malattia o per debolezza della carne, ma per l'esplosione della violenza che fa dimenticare ogni valore, ogni solidarietà ed ogni legame profondo. Questo testo dice che nel cuore dell'umanità sono sempre presenti la violenza e la volontà di cancellare l'altro. E se esistono rapporti, collaborazioni attraverso il lavoro diverso e personale, nel cuore continua in agguato ad esistere lo spettro dell'invidia. Sono qui presentate due attività fondamentali del mondo antico: la pastorizia e l'agricoltura. Il rapporto con Dio e, quindi, l'offerta dei doni del proprio lavoro trovano, a parere degli offerenti, un diverso gradimento da parte di Dio in una cultura dove il segno di benedizione passa attraverso l’abbondanza. La fecondità del lavoro di Abele appare benedetto mentre quello di Caino, spesso soggetto all'aridità o allo stravolgimento delle stagioni, appare maledetto e rifiutato. Il rapporto di lavoro, in una società, e lo sappiamo per esperienza, dovrebbe essere impostato sulla solidarietà perché ciascuno riceva ciò che serve per una vita dignitosa. Ma qui il diverso successo porta allo scontro e quindi alla sopraffazione. Il testo garantisce che Dio è attento a ciascuno e perciò anche a Caino ed offre suggerimenti per affrontare la situazione di delusione e di rabbia. “Il peccato è accovacciato alla tua porta, ma tu puoi dominarlo". Questo testo è uno splendido esempio del significato morale della lotta dell'uomo ed è un inno alla fondamentale libertà personale che, per quanto difficile, libera dalla rassegnazione. Ad Adamo Dio pose la domanda: "Dove sei?" (Gen 3,9). Qui corrisponde la domanda: "Dov'è Abele, tuo fratello?". In queste due domande si raccolgono tutti gli interrogativi morali: saranno sviluppati dai profeti e da Gesù: qual è la tua posizione di libertà e di responsabilità davanti a Dio? qual è la tua attenzione ai fratelli e sorelle e quindi alla società in cui vivi? Caino risponde con una menzogna e il Signore richiama: " La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!" E già qui si usa l'immagine del grido: Dio è sensibile al grido. Egli saprà ascoltare il richiamo dei sofferenti e porterà libertà: il grido degli oppressi invoca diritto e giustizia. E il sangue, nella mentalità ebraica, è la vita e quindi proprietà di Dio. Anche quando nessuno sente quella voce, il sangue versato diventa voce percepita da Dio. Vengono formulati tre castighi. Caino che ha ucciso è maledetto (non l'umanità); quella terra che coltivava e che ha bevuto il sangue di Abele gli si rivolterà contro; infine Caino sarà "ramingo e fuggiasco" cioè escluso dalla comunità degli uomini. E tuttavia il castigo è mitigato. Se Caino è maledetto, nessun uomo ha il diritto di prendere il posto di Dio nell'esecuzione della sentenza perché "la vendetta appartiene a Dio "(Rom 12,19). Caino si allontana nella "terra di vagabondaggio" (lontano dagli uomini) e ad oriente di Eden, (lontano da Dio).

Ebrei 11, 1-6

Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sicché dall’invisibile ha preso origine il mondo visibile. Per fede, Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, avendo Dio attestato di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora. Per fede, Enoc fu portato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Infatti, prima di essere portato altrove, egli fu dichiarato persona gradita a Dio. Senza la fede è impossibile essergli graditi; chi infatti si avvicina a Dio, deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano.

Dopo quarant'anni dalla morte di Gesù, Gerusalemme è stata distrutta con il suo tempio. Molti ebrei sono stati uccisi, molti sono fuggiti e si sono dispersi nel mondo. Lontani dalla loro terra, molti di essi hanno abbracciato la fede cristiana, ma sono comunque disorientati. “Perché tanta tragedia e tante catastrofi? Perché gli stessi fratelli nella fede nel Dio di Abramo ci condannano e ci perseguitano?” Il capitolo 11 è dedicato alla fede in Gesù. Egli sostiene e fa crescere la fede nella comunità cristiana affinché essa testimoni, nella coerenza della vita, la gioiosa certezza (10,35) delle promesse messianiche (8,6). E’ la fede "il fondamento" della vita cristiana. - Essa sostiene in noi uno stile nuovo di vita di figli di Dio. - Garantisce solidità e stabilità per seguire le scelte che Gesù ha compiuto nella sua vita. - Nello stesso tempo la fede garantisce chi ci sta vicino e prova valori e presenze che possono aiutare a persuadere. In tal modo essa diventa come una "dimostrazione". In una parola, rassicura in noi la realtà celeste che Gesù ci ha manifestato ed offre, attorno a noi, garanzie di realtà non visibili. Nell'antichità la fede sorresse il cammino dei giusti, a cominciare dalla consapevolezza del significato della creazione. L'autore biblico di questa lettera inizia così una lunga riflessione sulla fede "esemplare dei padri". “Formata dalla Parola di Dio", la creazione è dimostrazione dell'invisibile che si è fatto visibile. Così nella fede possiamo ammirare la sapienza, la grandezza, la bellezza di Dio, riconoscendo nel mondo sapienza, grandezza, bellezza delle realtà create.Già Abele aveva imparato ad offrire a Dio il meglio del suo gregge e divenne così il primo testimone di una fede riconosciuta e accreditata da Dio stesso. Poi si parla di Enoch. La Bibbia dice che "camminò con Dio" (Gen 5,24). Si tratta di un misterioso personaggio, elencato nella genealogia di Adamo, al settimo posto, di cui per ben due volte si ricorda la sua comunione con Dio. Di lui si dice non tanto che morì, quanto che "non fu più perché Dio l'aveva preso". Enoch aveva manifestato una grande fedeltà al Signore, diventando un profondo esempio di fiducia. Qui l'autore ricorda che gli elementi fondamentali della fede sono la certezza che Dio esiste e la sicurezzache il Signore ricompensa coloro che credono e lo cercano. Questi due elementi garantiscono un rapporto nuovo con le persone e con le cose ed impostano quelle scelte morali che riconducono alla volontà di Dio e al rispetto dei valori che egli ha posto nel mondo.

 

Matteo 5, 21-24

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

 

 

Santuario sul monte
delle Beatitudine.

Il Vangelo di Matteo sta sviluppando "il discorso delle Beatitudini," il primo dei cinque lunghi discorsi che l'evangelista scrive nel suo Vangelo per ricordare che Gesù, nuovo Mosè, porta a compimento la legge raccolta nei primi 5 libri della Bibbia, detti la Torah. Dopo le beatitudini e l’affermazione che i discepoli sono "sale e luce del mondo", avendo accolto le beatitudini, Gesù sviluppa il Santuario sul monte delle Beatitudine significato della sua presenza. Egli è "compimento" della promessa, garanzia di novità e di fedeltà di Dio. E se invita all’osservanza della legge di Mosè, incoraggia per una "giustizia sovrabbondante". Non si tratta, infatti, di rispettare alla lettera i comandamenti di Dio, ma di arrivare ad un atteggiamento interiore profondo del cuore e alla purezza di intenzione. Per chiarire meglio la rilettura profetica fatta da Gesù che "compie la legge" e per aiutare a scoprire questa "giustizia superiore", Matteo riporta sei esempi o "antitesi" (contrapposizioni), introducendo con: "In antico fu detto" e concludendo con: "Ma io vi dico". Un elenco di sei è il richiamo ad una ricerca di comportamenti che non è però conclusa in sé, ma è passibile di una ulteriore esemplificazione che la storia ci aprirà (un richiamo simile di sei situazioni di sofferenza, ma non esaustivo, è sviluppato nello schema del giudizio finale che Gesù riporta in Mt25,31 ss: “Avevo fame, avevo sete, ecc”). Il “non uccidere” è una disposizione chiara (Gen 9,5-6) che vale anche di fronte ad un criminale (Gen 4,15: Caino). La vita umana è sacra e intangibile. Ma il cuore delle persone può diventare, esso stesso, un cimitero di uccisi ipotetici quando neghiamo il perdono, quando continuamente rinfacciamo agli altri il loro errore commesso, quando abbiamo tolto il buon nome con maldicenze e calunnie, quando abbiamoprivato chi ci sta vicino dell'amore e della gioia di vivere. Usare parole offensive, adirarsi, alimentare l'odio significa uccidere il fratello (v 22). E fa parte di questa operazione di esclusione e di violenza il denigrare l'altro con una delle parole: "stupido, pazzo, senza Dio...". Non dimentichiamo che queste parole, per gli ebrei, possono avere dei particolari significati religiosi di contrapposizione al Signore. Nel testo, per tre volte, viene ripetuta la parola "fratello" (versetti 22-24): si pone, così, come un fondamentale richiamo ai motivi della riconciliazione. Ogni ebreo, prima di pregare, doveva sottoporsi a meticolose purificazioni, quindi, una volta iniziata la preghiera giudaica più importante: "Ascolta Israele", non ci si poteva interrompere neppure se un serpente si fosse attorcigliato intorno alla gamba di chi pregava. Gesù, invece, afferma che, per riconciliarsi con il fratello, si può interrompere qualsiasi cosa, anche l'offerta del sacrificio nel tempio. Il Vangelo va preso per quello che dice, per quello che vuole: non c'è da scegliere. Devi preferire la pace e poi la preghiera e l’offerta. E poiché è difficile che noi ci rendiamo conto di avere sbagliato, e poiché la pace incontra sui suoi passi l'orgoglio, la presunzione o la vanità, il Signore vuole veramente che ognuno di noi cerchi la pace. Come? Non discutendo su chi ha la colpa della inimicizia, o su chi ha cominciato per primo. L'invito che oggi ci sentiamo fare è, perlomeno, curioso e tuttavia estremamente robusto e virile: "Guarda e controlla quanti hanno qualcosa contro di te. Se ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia il tuo sacrificio davanti all'altare. Rappacificati prima, poi vieni". San Paolo traduce questa attenzione di Gesù in una sua lettera: "Non tramonti il sole sulla vostra ira" (Efesini 4,26). Ci troviamo, comunque, in un orizzonte di difficile soluzione, ma proprio questi suggerimenti ci rimandano alla nonviolenza che Gesù propone alla sua comunità e che spesso ci viene facilmente oscurata dalla pretesa di avere ragione, o, addirittura, dalla volontà, magari, di voler difendere Dio. Ma, a questo punto andrebbero inventate infinite situazioni di responsabili accoglienze, di rapporti nuovi, di criteri di pace. Il problema si pone poi, in particolare, nella realtà sociale e nel lavoro dove ci sembra scontato avere diritti ed avere ragioni sull’altro.