|
III Domenica di Avvento Luca 7, 18-28
Luca 7, 18-28 In quel tempo. Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose. Chiamati quindi due di loro, Giovanni li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.
Dopo l'edizione delle beatitudini nello stile di Luca (6,20-26), una discussione sull'amore (6, 27-38) e la conclusione di essenziali linee di comportamento, l’evangelista riprende l’immagine della casa sulla roccia, come garanzia di radicamento in Gesù, e il racconto di due miracoli: la guarigione del servo di un centurione (7,1-10) e la risurrezione del figlio della vedova di Nain (7,11-17). Ora Luca ha preparato il campo: ha raccontato, in sintesi, ciò che Gesù ha detto ed ha fatto. Ora può parlare di Giovanni, del suo ruolo indispensabile ma anche della sua difficoltà ad accettare il messaggio di Gesù, poiché è assolutamente inimmaginabile rispetto alle attese. “Giovanni è informato dai suoi discepoli di tutte queste cose”. Luca garantisce che si fa riferimento alle parole e ai fatti miracolosi raccontati, tanto più che il versetto precedente ricorda: “La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione” (17). I discepoli si fanno portavoce di Giovanni, il quale pone, personalmente, la domanda più drammatica che turba la sua vita e la sua testimonianza, come, d’altra parte, turba la ricerca di tante altre persone. Il racconto parallelo di Matteo, tra l’altro, si carica di tanta compassione poiché ricorda che la richiesta fatta a Gesù viene da Giovanni che è incatenato in carcere (Mt11,2). Luca lo aveva ricordato alcuni capitoli prima (3,19-20). Il precursore scopre che le sue attese sono completamente diverse. Eppure ha parlato come profeta e su questa attesa sta offrendo la sua vita fino in fondo: Allora: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attendere un altro?". I discepoli, inviati da Giovanni Battista, debbono svolgere una precisa missione presso Gesù per essere illuminati circa l'identità del Messia. E quindi debbono poi dare una testimonianza garantita a Giovanni stesso (sono due, come è prescritto per le testimonianze di un processo). Sanno che "Colui che doveva venire" deve essere il re e il giudice della fine dei tempi, destinato a ristabilire l'ordine e la giustizia, turbati dai nemici e dai peccatori in Israele. Giovanni, poi, si aspettava una forte predicazione morale, mentre si accelerava in parallelo, una trasformazione morale e politica e, particolarmente, un intervento che valorizzasse la predilezione di Dio verso il popolo eletto. (In questo racconto di Luca si intravede anche il disagio di un popolo che era rimasto molto perplesso per l’accoglienza della richiesta del centurione per il proprio servo). Gesù invita a riferire “ciò che avete visto e udito” (22). Di seguito Gesù premette il vedere all’udire. Bisogna “prima vedere” la novità, la vita nuova, la liberazione che le parole del profeta hanno solo annunciato. “Poi il ciò che è stato udito” diventa testimonianza, significato, messaggio garantito dalla liberazione avvenuta per la parola: pronunciata e percepita. E “in quel momento Gesù guarì”. Luca fa seguire un elenco di interventi (giocato sul numero 4: il numero della terra): “malattie, infermità, spiriti cattivi e cecità di molti”. E’ l’orizzonte umano che viene visitato e liberato (21). Ma la serie degli interventi di liberazione di Gesù si allarga a 6 realtà, garantite dalla parola dei profeti (il numero 6 è un elenco “non completo”, non è 7, numero pieno, e quindi stiamo ascoltando un elenco che nella storia si amplierà. Vedi anche Mt 25,31ss). La risposta di Gesù, infatti, ricorda le bellissime profezie di Isaia: 19,18-19; 35,5-6 e, insieme, il suo intervento nella sinagoga a Nazareth (4,18) dove aveva letto e commentato il testo di Isaia (61,1-2). Così Gesù rimanda Giovanni non alle proprie attese ma agli orizzonti di speranza dei profeti che Giovanni stesso conosce. Sconcertante, poi, l’invito a non scandalizzarsi di Gesù: «E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Le folle, a cui Gesù aveva affidato le beatitudini, avranno il coraggio e la mitezza di cuore di non scandalizzarsi. Ma altri non ne saranno capaci. La strada di Gesù è così nuova e imprevedibile che diventerà sempre più sconcertante fino a produrre un reale “scandalo” (1 Cor. 1,23). Infatti lo scandalo più terribile esploderà al Calvario, con la crocifissione del Re dei Giudei. E tutti grideranno: “Se tu sei figlio di Dio, scendi dalla croce”. E persino i discepoli, fuggiti nello scandalo dell’arresto, lo speravano. Il dubbio, che Giovanni ha superato per la riflessione sui profeti, non sarà superato dalle persone attorno a Gesù e si scioglierà, anzi, in evidenza e garanzia d’imbroglio: “Se non è capace di salvare se stesso, è un ciarlatano”. Per i discepoli si scioglierà, invece, solo con la risurrezione. Mentre gli inviati se ne vanno, Gesù, ad alta voce, parla di Giovanni e svela il segreto della vita dell’ultimo e più grande profeta del tempo dell’attesa. Giovanni ha preparato il popolo alla purezza di cuore, alla conversione, al mondo di Dio che viene. La sua povertà, la sua coerenza e forza, la sua formidabile fede, la sua vocazione gridata ai quattro venti: “solo voce, solo indicazione, solo proposta” hanno impressionato e coinvolto il cuore dei poveri e dei semplici. Giovanni é messaggero, è il nuovo Elia. “Tra i nati di donna non é sorto uno più grande di Giovanni".E tuttavia anch'egli resta sulla soglia del tempo nuovo. Gesù termina l’attesa e compie il passo per tutti noi, introdotti nel Regno, nella comunità della fede, nel mondo della Parola viva, a contatto con il volto del Padre che Egli svela in sé: "il più piccolo nel regno é più grande di Giovanni". Il «E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!» ci rimette in discussione poiché rischiamo di non aver affatto il problema della “beatitudine”. Per scandalizzarci bisogna prendere sul serio la parola di Gesù. Ma nel nostro tempo alla Parola di Gesù ci siamo abituati a leggerla , non a capirla. Non vi sembra che la proposta cristiana, per noi, sia troppo logica, troppo chiara, troppo normale, troppo tranquilla, troppo scontata? Allora, probabilmente, non é quella vera. I tempi e lo stile del Regno sono enormemente nuovi e diversi; aprono ad un mondo assolutamente inaspettato. Dovrebbero disorientare tutti nel tempo, anche noi, come allora. E come mai, allora, il più grande problema di questo nostro tempo, tra cattolici e non cattolici, non è la fame di centinaia di milioni che muoiono nel mondo, ma prima di tutto, i crocifissi alle pareti dei luoghi pubblici? In tempo di influenza, non ci sembra di essere troppo vaccinati dallo scandalo di Gesù? Non si può, per lo meno, metterli alla pari? (Anche se detto così, è una bestemmia?) In conclusione 1. Dio trova piste impensate per la nostra liberazione (I lettura). 2. Il nostro cuore deve aprirsi alla speranza di Dio per tutti e sentire con sofferenza la lontananza di chi non scopre, nella sua vita, la bellezza e la fedeltà di Dio (II lettura). 3. Gesù è venuto per tutti e scioglie i desideri di tutti con la sua operosità e la sua parola (Vangelo).
|