DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO DEL PRECURSORE
 25 AGOSTO 2013
 
Matteo 18, 1-10
 
Riferimenti : 2 Maccabei 6, 1-2. 18-282 - Salmo  140 -  Corinzi 4, 17 - 5, 10.
Salvami, Signore, dal malvagio, proteggimi dall'uomo violento, da quelli che tramano sventure nel cuore e ogni giorno scatenano guerre. Aguzzano la lingua come serpenti; veleno d'aspide è sotto le loro labbra. Proteggimi, Signore, dalle mani degli empi, salvami dall'uomo violento: essi tramano per farmi cadere. I superbi mi tendono lacci e stendono funi come una rete, pongono agguati sul mio cammino.

2 Maccabei 6, 1-2. 18-28

In quei giorni. Il re inviò un vecchio atenieseper costringere i Giudei ad allontanarsi dalleleggi dei padri e a non governarsi più secondole leggi di Dio, e inoltre per profanare iltempio di Gerusalemme e dedicare questo aGiove Olimpio e quello sul Garizìm a GioveOspitale, come si confaceva agli abitanti delluogo.Un tale Eleàzaro, uno degli scribi piùstimati, uomo già avanti negli anni e moltodignitoso nell’aspetto della persona, venivacostretto ad aprire la bocca e a ingoiare carnesuina. Ma egli, preferendo una mortegloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminòvolontariamente al supplizio, sputando ilboccone e comportandosi come conviene acoloro che sono pronti ad allontanarsi daquanto non è lecito gustare per attaccamentoalla vita. Quelli che erano incaricatidell’illecito banchetto sacrificale, in nomedella familiarità di antica data che avevanocon quest’uomo, lo tirarono in disparte e lopregarono di prendere la carne di cui eralecito cibarsi, preparata da lui stesso, efingere di mangiare le carni sacrificateimposte dal re, perché, agendo a questomodo, sarebbe sfuggito alla morte e avrebbetrovato umanità in nome dell’antica amiciziache aveva con loro. Ma egli, facendo unnobile ragionamento, degno della sua età edel prestigio della vecchiaia, della raggiunta veneranda canizie e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lomandassero pure alla morte. «Poiché – eglidiceva – non è affatto degno della nostra etàfingere, con il pericolo che molti giovani,pensando che a novant’anni Eleàzaro siapassato alle usanze straniere, a loro volta,per colpa della mia finzione, per appena unpo’ più di vita, si perdano per causa mia e ioprocuri così disonore e macchia alla miavecchiaia. Infatti, anche se ora mi sottraessial castigo degli uomini, non potrei sfuggire,né da vivo né da morto, alle mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando orada forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi». Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio.

Il secondo libro dei Maccabei riferisce avvenimenti che si sono svolti tra il 175 e il 160 a.C., altempo della grande persecuzione. E’ un testo di grande sentimento religioso e di grande fede. È un libro di storia ma anche di esaltazione coraggiosa dove la fede incoraggia, nonostante la fatica e lasofferenza, ma garantisce il risultato di speranza e novità. Qui siamo all’inizio della resistenzaebraica mentre il primo libro dei Maccabei ci presenta gli avvenimenti della ribellione in un quadro generale.Le misure antireligiose sono organizzate da uno specialista ateniese, probabilmente per lacompetenza nell'organizzare la vita secondo la struttura la cultura greca, sia a Gerusalemme che in Samaria. Il tempio di Gerusalemme e di Samaria sono dedicati a Giove e sono profanati “con dissolutezze e gozzoviglie” (v 4). L'inasprimento delle misure antigiudaiche si collocano nelnovembre-dicembre del 167 a.C. e si procede all'abolizione delle istituzioni ebraiche.Ci troviamo di fronte al martirio di Eleazaro, come ad un esempio di coerenza e responsabilitànella fede che vuole escludere ogni ambiguità ed ogni ipocrisia. E’ un testo bellissimo cheesemplifica come va vissuta la fedeltà della propria fede.Eleazaro sente la responsabilità della testimonianza e il valore della propria fede. Il suocomportamento non è tanto dettato dai castighi di Dio che pure può seriamente temere, ma dallapreoccupazione di mostrare il valore della fede per le giovani generazioni. Eleazaro sa che nellavita la fede religiosa è un valore che ci sorregge, una luce che illumina il nostro cammino, è fiducia di valori e di bene, è fedeltà che va tramandata poiché in tal modo sappiamo di sostenere un popoloche cammina e che cresce.Ci si trova davanti ad un banchetto sacrificale e non si discute sulla sua liceità ma sulla carne che sisacrifica e che si deve mangiare: carne impura, probabilmente maiale, assolutamente vietata dallalegge ad un ebreo (Lev 11,7ss.). Ad Eleazaro garantiscono che può giocare di astuzia nel fingere dimangiare la carne proibita mentre invece viene sostituita con carne lecita. Le autorità non si sarebbero accorte e lui avrebbe avuto salva la vita. Eleazaro rifiuta il compromesso e rifiuta lafalsità. Il Signore vede ed Eleazaro si sente responsabile dei giovani che hanno bisogno di coerenzaperché il popolo cresca nella fedeltà e nella dignità.Ci troviamo di fronte ad una altissima coerenza morale da offrire alle nuove generazioni. E’ ilcompito degli adulti: scoprire le attese autentiche dei giovani, superare l’ipocrisia che provoca i peggiori danni alla vita quotidiana e proporre esempi di coerenza. Questo vale per ogni adulto, per igenitori in famiglia, ma in particolare, per i responsabili politici e religiosi di una nazione poiché ipiù esposti e i più visibili.

2 Corinzi 4, 17 - 5, 10.
Fratelli, il momentaneo, leggero peso dellanostra tribolazione ci procura una quantitàsmisurata ed eterna di gloria: 18noi nonfissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma suquelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sonoeterne. Sappiamo infatti che, quando sarà distruttala nostra dimora terrena, che è come unatenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna,nei cieli. Perciò, in questa condizione, noigemiamo e desideriamo rivestirci della nostraabitazione celeste purché siamo trovativestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso,perché non vogliamo essere spogliati marivestiti, affinché ciò che è mortale vengaassorbito dalla vita. E chi ci ha fatti proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparradello Spirito. Dunque, sempre pieni di fiducia e sapendoche siamo in esilio lontano dal Signore finchéabitiamo nel corpo – camminiamo infattinella fede e non nella visione –, 8siamo pienidi fiducia e preferiamo andare in esilio dalcorpo e abitare presso il Signore. 9Perciò, siaabitando nel corpo sia andando in esilio, cisforziamo di essere a lui graditi. Tutti infattidobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensadelle opere compiute quando era nel corpo,sia in bene che in male.

Paolo sente la fatica, sperimenta la sua fragilità di persona anziana e scopre la limitatezza delle forze fisiche. E tuttavia è sempre più consapevole del dono splendido che il Signore gliha dato accogliendo la fede di Gesù. Egli vive questa tribolazione, ma con la consapevolezza di una profonda trasformazione interiore, iniziata dallo Spirito. Ci sono due immagini che sirichiamano e aiutano a chiarirsi: il vestito e la tenda. Siamo vestiti del nostro mondo matemiamo il passaggio in cui saremo spogliati di tutto dalla morte, prima di essere con ilSignore.Siamo in cammino e abitiamo in una tenda in attesa di una abitazione che Dio ci prepara.Questo passaggio fa paura. Vorremmo, tuttavia, rivestirci di questo corpo celeste senza spogliarci, cioè senza l'esperienza dolorosa della morte (v 4). La nostra speranza ci garantisce,comunque, che Dio ci ha creati per questa nuova vita, mentre la nostra circostanza attuale èuna condizione di designati, lontani da Dio "(v 6). In qualunque frangente possiamo trovarci, tuttavia, abbiamo fiducia: sappiamo di continuaread operare secondo la volontà di Dio per essere a lui graditi. E sogniamo “la dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli” (v 5,1). Sappiamo che il passaggio è attraverso lamorte e attraverso il giudizio del tribunale di Cristo. Ci alimenta la fiducia di quella vocazioneche il Signore ci ha dato ed abbiamo davanti agli occhi “le cose invisibili che sono eterne”."Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi”. E’la confessione di fede che vale per ogni giorno nella vita.Matteo 18, 1-10In quel tempo. discepoli si avvicinarono aGesù dicendo: «Chi dunque è più grande nelregno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «Inverità io vi dico: se non vi convertirete e nondiventerete come i bambini, non entrerete nelregno dei cieli. Perciò chiunque si faràpiccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglieràun solo bambino come questo nel mio nome,accoglie me. Chi invece scandalizzerà unosolo di questi piccoli che credono in me, gliconviene che gli venga appesa al collo unamacina da mulino e sia gettato nel profondodel mare. Guai al mondo per gli scandali! Èinevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo!Se la tua mano o il tuo piede ti è motivo discandalo, taglialo e gettalo via da te. È meglioper te entrare nella vita monco o zoppo, anziché con due mani o due piedi esseregettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio tiè motivo di scandalo, cavalo e gettalo via date. È meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, anziché con due occhi esseregettato nella Geènna del fuoco. Guardate dinon disprezzare uno solo di questi piccoli,perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che ènei cieli.

 Matteo 18, 1-10

In quel tempo. discepoli si avvicinarono aGesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «Inverità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglieràun solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo! Se la tua mano o il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo,anziché con due mani o due piedi essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna del fuoco. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.

 Ci troviamo all’inizio del IV discorso di Gesù riportato da Matteo e rivolto alla Comunità chesi raccoglie attorno al maestro e chiede gli elementi di valore e di coesione per poter vivere,insieme, nel tempo il messaggio ricevuto. Se l’elemento fondamentale del messaggio di Gesùè la venuta del Regno, qui Gesù pone le premesse e le scelte fondamentali per reggere il compito della missione. La Comunità cristiana ha come elemento fondamentale di esistenza lestesse scelte di Gesù perché diventa un segno concreto di motivazioni, di decisioni, dipreferenze. «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». L’inizio sembra irriguardoso esupponente, ma svela una normale logica di gerarchia. “Visto che te ne vai” e Gesù lo staripetendo spesso, “ chi è che ti sostituisce?” La domanda svela preoccupazioni corrette ecoerenti sullo sviluppo della propria sopravvivenza. A dire il vero si parla del “ più grande nelRegno di Dio” ma la risposta può orientare i 12 verso una valutazione successiva. Ma larisposta non regala sicurezza e disorienta: “Il più grande è il bambino”. E non è grande perchési è conquistato simpatia, o ha aiutato qualcuno, od ha incoraggiato a scegliere. Entra nelRegno e sarà grande perché è sprovveduto, è fragile, non ha pretese, ha fiducia, è piccolo e senza potenza o garanzie, non ha raccomandazioni o persone influenti alle spalle.Perciò la risposta è: “O diventi piccolo o accogli chi è piccolo e indifeso”.§ Ma poiché è fragile e piccolo, l’orizzonte del piccolo si allarga dal bambino alle personedisarmate, agli ignoranti, ai semplici, alle persone fragili che non sanno difendersi, chenon sanno capire le reali intenzioni dell’altro, che sono sprovveduti e non furbi.§ Guai a chi ne approfitta, mette inciampi davanti ai piedi e li inganna, li rovina, li stravolge, li perde nel cuore. Essi non sono soli ma i loro angeli vedono il volto di Dio eDio stesso si fa protettore e difensore.Si capiscono allora le parole severe per chi pone inciampi ai piccoli: è un terribile tradimentoche addirittura potrebbe essere meno dannosa di una morte violenta in fondo al mare per unaenorme pietra da mulino legata al collo. Perciò va fatto qualunque sacrificio pur di risparmiareun solo scandalo ai bambini.Le parole di Gesù sono severissime, addirittura inumane eppuresono pronunciate da Gesù che dà la vita per ogni uomo ed ogni donna della terra.Chiaramente Gesù mette sulle spalle alla Comunità cristiana il fardello dei poveri e tra questi,in particolare, i problema dei piccoli che vanno protetti, educati, custoditi.Si pone il problema educativo delle nuove generazioni.- I nostri tempi, per fortuna, organizzano la scuola per tutti, una maggiore attenzione aipiccoli e serie previdenze. Nella Comunità cristiana si sviluppano gli oratoridomenicali ed estivi, campeggi e doposcuola, scuola per i ragazzi di strada nei paesisottosviluppati e ricupero di minori strappandoli alle mafie (vedi don Puglisi),- Si tratta di dare esempi di coerenza per suscitare rispetto ed ammirazione su coerenzeche vanno rispettate (Eleazaro).- Si tratta di rispettare i piccoli per non disorientarli (Vangelo).- E’ necessario arricchire di significati e di finalità positive l’intelligenza dei giovanisempre aperta e sempre curiosa di percepire e capire. Qui si apre un grande terreno dicoltivazione in cui il mondo adulto (in particolare la famiglia, la scuola e le molte associazioni che si occupano dei giovani) deve intervenire per aprire le menti a sceltedignitose di umanità, a progetti di crescita e di sviluppo della realtà in cui operiamo,a prospettive di coerenza che coinvolgano le persone e i contesti in cui viviamo persostenere la reciproca accoglienza e il rapporto di pace con tutti.- Sarebbe auspicabile che i genitori, in particolare, trovino il tempo di poter parlare coni figli dei vari problemi che la cronaca, l’opinione pubblica, i giornali e la TVpropongono ogni giorno. Bisognerebbe superare le esclamazioni di raccapriccio o iluoghi comuni o frasi fatte: di fronte ad racconti di umanità lacerata e sofferente. Si fugge, si cancella, si rifiuta, si giudica disorientati senza un tentativo di riflessione edi intelligenza. Si passa dagli omicidi alle stragi, dai politici ai sindacati, dagliscioperi alle manifestazioni ed i cortei, dallo sfruttamento alla dilapidazione deldanaro pubblico, dagli scandali dentro e fuori la Chiesa. Non sarebbe importanteaiutare gli adulti a ripensare più profondamente questi problemi per uscire dalle frasifatte e dalla superficialità per avere argomenti e ricerca educativa e quindi aiutare i giovani a ripensare? La stampa cattolica e non solo, potrebbe ripensare una rubrica,delle schede, delle proposte di riflessione. Le editorie educative potrebbero aiutare igenitori con testi, interventi sufficientemente semplici, ma ricchi di spunti. Ci sonoenergie splendide e ricche. Le parrocchie potrebbero preoccuparsi di ritrovaremateriale, occasioni di approfondimento, schede di lavoro, comprensione espiegazioni. E quindi organizzarsi per aiutare, scambiare materiale per far sorgere uninteressante orizzonte di dialogo umano e religioso con i propri figli e con gli amicidei propri figli.