 III domenica di Pasqua
14 aprile 2013
Giovanni 8,12-19 Riferimenti : At 28,16-28
- Salmo 96 - Romani 1,1-16b1 |
Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al
Signore da tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo
nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo
ai popoli raccontate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i
suoi prodigi. Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dei. Tutti gli dei delle nazioni sono
un nulla, ma il Signore ha fatto i cieli. Maestà e bellezza sono
davanti a lui, potenza e splendore nel suo santuario. Date al
Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e
potenza, |
At 28,16-28 In quei giorni. Arrivati a Roma, fu concesso a
Paolo di abitare per conto suo con un soldatodi guardia.
Dopo tre giorni, egli fece chiamare i notabilidei Giudei e,
quando giunsero, disse loro:"Fratelli, senza aver fatto
nulla contro il miopopolo o contro le usanze dei padri, sono
stato arrestato a Gerusalemme e consegnatonelle mani dei
Romani. Questi, dopo avermiinterrogato, volevano
rimettermi in libertà,non avendo trovato in me alcuna colpa
degnadi morte. Ma poiché i Giudei siopponevano, sono
stato costretto adappellarmi a Cesare, senza intendere, con
questo, muovere accuse contro la mia gente.Ecco perché vi ho
chiamati: per vedervi eparlarvi, poiché è a causa della
speranzad'Israele che io sono legato da questacatena".
Essi gli risposero: "Noi nonabbiamo ricevuto alcuna
lettera sul tuo contodalla Giudea né alcuno dei fratelli è
venuto ariferire o a parlar male di te. Ci sembrabene
tuttavia ascoltare da te quello che pensi:di questa setta
infatti sappiamo che ovunqueessa trova opposizione". E,
avendo fissato con lui un giorno, moltivennero da lui, nel
suo alloggio. Dal mattinoalla sera egli esponeva loro il
regno di Dio,dando testimonianza, e cercava di convincerli
riguardo a Gesù, partendo dalla legge diMosè e dai Profeti.
Alcuni erano persuasidelle cose che venivano dette, altri
invece noncredevano. 25Essendo in disaccordo fra diloro,
se ne andavano via, mentre Paolodiceva quest'unica parola:
"Ha detto bene loSpirito Santo, per mezzo del profeta Isaia,
aivostri padri: Va' da questo popolo e di':Udrete, sì,
ma non comprenderete;guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché ilcuore di questo popolo è diventato
insensibile, sono diventati duri di orecchi ehanno chiuso
gli occhi, perché non vedanocon gli occhi, non ascoltino con
gli orecchi enon comprendano con il cuore e non si
convertano, e io li guarisca! 28Sia dunquenoto a voi che
questa salvezza di Dio fuinviata alle nazioni, ed esse
ascolteranno!".
Con questo testo Luca conclude
il suo libro sulla missione degli apostoli: “gli Atti” che hanno
intrapreso, fermandosi, in particolare, prima sulle iniziali
vicende di Pietro nella Comunità cristiana e poisulle
missioni di Paolo. Ora Paolo è giunto a Roma. Lo spiega lui
stesso: ha fatto appello a Cesare inseguito al suo arresto a
Gerusalemme da parte degli ebrei che poi lo hanno consegnato ai
romani (28,17-20). A Roma Paolo convoca i notabili dei
Giudei per spiegare la sua posizione. Gli garantiscono che da
parte degli ebrei di Gerusalemme non è arrivata nessuna accusa
contro di lui per cui non ci sonopreconcetti, né sono state
inviate spie o staffette per scoraggiare e metterlo in cattiva
luce. Paolo inizia,perciò, un poco rassicurato, il suo
annuncio e lo fa utilizzando tutta la sua conoscenza e
preparazionebiblica: "cercava di convincerli riguardo a
Gesù, partendo dalla legge di Mosè e dai profeti" (28,23).
Qui, come ha sperimentato altrove, si ritrova con diffidenze e
rifiuti anche se alcuni si lascianoconvincere, provocando
una sua reazione rassegnata, nella constatazione che non può
aiutare il suopopolo a incontrare il Messia. E’ l’occasione
che Paolo intravede, come segno di inizio di predicazioneai
pagani. E’ avvenuta la stessa cosa ad Antiochia di Pisidia
(13,46-47) ed a Corinto ( 18,6.). Lo scontroe il disagio
lasciano insoddisfatti tutti, per cui "se ne andarono a casa". E
questo significa un ennesimo smacco per il compito di
evangelizzazione.Paolo non rinuncia a priori, ma sa che si
deve iniziare dai fratelli ebrei senza potere trovare scuse
poichéi suoi fratelli nella fede hanno diritto di essere i
primogeniti della salvezza. Poi però ritorna sul lamentodi
Isaia (28,26-27) che, in seguito, è fatto proprio dal racconto
dei 4 Evangelisti per giustificare il rifiutodi Israele di
fronte alla predicazione di Gesù.La conclusione è
l'universalismo: "Questa salvezza di Dio fu inviata alle
nazioni, ed esse ascolteranno"(28,28). Paolo non si
scoraggia, ma opera "con franchezza e senza impedimenti" (28,30)
con tutti quelliche vengono a lui.Si fanno spesso
programmazioni e progetti, ma poi il Signore ti conduce per
altre strade che vannoriconosciute e seguite. La Comunità
cristiana impara a scoprire il vero significato del privilegio e
dellaelezione di un popolo che non diventa esclusivismo di
scelta da parte di Dio, ma che si fa servizio,annuncio
gioioso. Come credenti scopriamo la responsabilità di dover
svelare la novità del Padre dellamisericordia per ogni
persona poiché il Padre desidera che tutti siano raggiunti nel
suo messaggio dinovità e di speranza. Perciò il messaggio di
questi giorni, ma che i Pontefici ci stanno facendo da anni,
è:” Aprite le porte, incontrate le persone, accettate di
condividere”.
|
Romani 1,1-16b1 Paolo, servo di Cristo Gesù,
apostolo perchiamata, scelto per annunciare il vangelo di
Dio - che egli aveva promesso per mezzo deisuoi profeti
nelle sacre Scritture e cheriguarda il Figlio suo, nato dal
seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio diDio
con potenza, secondo lo Spirito disantità, in virtù della
risurrezione dei morti,Gesù Cristo nostro Signore; per
mezzo di luiabbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli,
per suscitare l'obbedienza della fede in tuttele genti, a
gloria del suo nome, e tra questesiete anche voi, chiamati
da Gesù Cristo -, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e
santi per chiamata, grazia a voi e pace daDio, Padre nostro,
e dal Signore Gesù Cristo! Anzitutto rendo grazie al mio Dio
per mezzodi Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché
della vostra fede si parla nel mondo intero.9Mi è testimone
Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunciando il
vangelo del Figliosuo, come io continuamente faccia memoria
di voi, 10chiedendo sempre nelle miepreghiere che, in
qualche modo, un giorno,per volontà di Dio, io abbia
l'opportunità divenire da voi. Desidero infatti
ardentementevedervi per comunicarvi qualche dono
spirituale, perché ne siate fortificati, 12omeglio, per
essere in mezzo a voi confortatomediante la fede che abbiamo
in comune, voie io. Non voglio che ignoriate, fratelli, che
più volte mi sono proposto di venire fino a voi- ma finora
ne sono stato impedito - perraccogliere qualche frutto anche
tra voi,come tra le altre nazioni. Sono in debito versoi
Greci come verso i barbari, verso i sapienticome verso gli
ignoranti: 15sono quindipronto, per quanto sta in me, ad
annunciare ilVangelo anche a voi che siete a Roma.16Io
infatti non mi vergogno del Vangelo, perché èpotenza di Dio
per la salvezza di chiunquecrede. Paolo
scrive la Lettera ai Romani, di cui leggiamo l'inizio. Egli
incomincia un rapporto che siapprofondirà nel tempo. Per ora
non ha avuto rapporti con la Comunità Romana che non è stata
fondatada lui, ma altri vi hanno portato la Parola del
Signore. Sa che è una grande comunità di giudeo-cristiani
presso cui si presenta e indica le caratteristiche del suo
messaggio (Roma ha circa 1 milione e mezzo diabitanti e
circa 40.000 ebrei).- Paolo si presenta come “servo di
Gesù”. Quest’ultimo titolo può sembrare un dispregiativo ma
Paolo si rivolge a conoscitori della Scrittura dove si parla di
Mosè, Giosuè e Davide “servi di Jhwh”.- Si presenta come
“apostolo”, quindi inviato nel mondo per volontà di Gesù, con la
vocazionedi fondare tra i pagani comunità cristiane.-
Infine si presenta come “scelto” e quindi onorato di annunciare
il Vangelo di Gesù.La centralità della fede si pone in Gesù
Messia che si è rivelato a Pasqua nello splendore della potenza
di Dio che vince la morte: criterio e risposta dell’esistenza
umana. E la fede in Gesù della Comunitàromana ha raggiunto
un alto grado di notorietà in tutto il mondo. Paolo ne è
suggestionato e continua aripensare e a desiderare di poter
essere presente in questa Chiesa, mentre la ricorda
intensamente. Nelfrattempo, continuando a pensarsi strumento
di Dio, schiavo e proprietà del Signore, interpreta i fatti
personali come indicazioni di Dio. In particolare l'aver
ricevuto la grazia della conversione (a Damasco -Atti 9) “lo
ha reso apostolo per suscitare l'obbedienza della fede in tutte
le genti". Saluta così con“Grazia e pace” per indicare ai
cristiani la benevolenza di Dio (Grazia) e la pace tra i
fratelli (1,7).Il richiamo alle proprie tradizioni ricorda
che l’elemento fondamentale, per tutti i credenti, è il culto,
maPaolo traduce che il vertice del culto consiste
nell'evangelizzare: lo stesso sacrificio di Gesù si attua nel
manifestare l’amore di Dio. Così per Paolo: "Mi è testimone Dio,
al quale rendo culto nel mio spiritoannunciando il Vangelo
del Figlio suo" (1,9).Paolo insegna, qui ed in altri testi
(es. Rom 12,1 ss), che il culto si vive particolarmente nella
vita: è ilculto spirituale che ognuno propone mentre opera
con responsabilità ed amore nella vita quotidiana. E’qui che
si compie l’offerta gradita a Dio, molto più importante
dell’offerta sacrificale del tempio. Così havissuto Gesù.
Nella consapevolezza per cui agiamo nella fede, sulla quale fede
ci sentiamo gioiosi: “Nonmi vergogno del Vangelo, perché è
potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (1,16). |
Gesù si trovava nel luogo detto" Gazofilacio", adiacente alla
sala del Tesoro sulle cui parete erano praticate tredici aperture nelle
quali gli ebrei infilavano le monete di offerta al tempio |
Giovanni 8,12-19 In
quel tempo. Il signore Gesù parlò agli scribi e farisei e disse: "Io sono la
luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce
della vita". Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te
stesso; la tua testimonianza non è vera". Gesù rispose loro: "Anche se io do
testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove
sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado.
Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. 16E anche se io
giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che
mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due
persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre,
che mi ha mandato, dà testimonianza di me". Gli dissero allora: "Dov'è tuo
padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre mio; se
conosceste me, conoscereste anche il Padre mio".
Gesù sta celebrando la
festa delle capanne, il ricordo dell’esodo e quindi il tempo della
peregrinazionenella fiducia in Dio. C’è l’allusione ai grandi lampioni
accesi la prima notte per la processione inGerusalemme (8,12).
L’affermazione: “Io sono la luce del mondo” è un’espressione sconcertante, anche
se si usava spesso nelgiudaismo per identificare, di volta in volta, realtà
grandi e significative quali la Legge, il tempio,Gerusalemme, Adamo.Nel
VT Jahvé è la luce che accompagna il popolo d’Israele nel deserto. Ma anche
Davide dice “IlSignore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore?” (Sal
27,1) Il “Servo di Jahvé” è chiamato “lucedelle genti “( Is 42,6). Si
collegano i linguaggi del “Camminare nella luce e camminare nelle tenebre”
che identificano uno stile diverso di vita, il ricupero della pienezza o la
perdizione che arriva alla morte.Gesù insiste nel voler dare testimonianza
di Sé poiché è consapevole e conosce la sua origine. Sembra incontrasto con
Gv5,31 (“Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non
sarebbe vera”),ma qui viene posto l’accento sull’origine dal Padre e sul suo
destino divino. E di questo Gesù haconsapevolezza. Perciò si dice testimone
di sé.Gesù non giudica nessuno “secondo la carne” come fanno i giudei. Egli
è venuto a salvare (3,17); Eglinon condanna ma salva (12,47 “Se qualcuno
ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno;perché non sono
venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo”.) Il potere di
giudicare èstato offerto a Gesù dal Padre.Nei versetti precedenti
(8,1-11) a Gesù è stata presentata una donna colta in adulterio. Gli dicono che
deve giudicare secondo la legge di Mosè per la lapidazione: è un tranello poiché
chi la accusa sa già checosa deve fare. Ma vogliono che Gesù si comprometta
e smetta la sua posizione di misericordia, almenoin questo caso molto
chiaro, e restituisca il Dio giustiziere e potente. Non hanno ancora capito che,
nellemani di Gesù, la legge è la verifica di una coerenza interiore, non uno
strumento di potere che intervienecon durezza e senza nessuna possibilità di
misericordia. Perciò: “Chi di voi è senza peccato scagli laprima pietra”. Se
ne vanno tutti, senza nessuna pietra in mano.In tali contraddizioni e
confusioni, Gesù si proclama luce: “Io sono la luce del mondo”, e quindi
presenza di Dio. L’affermazione si rifà a quella serie di risposte che
accompagnano la vita e i fatti(“segni”) di Gesù. “Io sono” suscita l’eco
della rivelazione di Dio sul Sinai, dove è stato svelato il nomedi Dio:
Jahveh che letteralmente significa : “Io sono” e quindi esplicita la bellezza
del dono che lapienezza di Dio offre.“Io sono la luce”, ma anche: “Io
sono il pane, il pastore, la porta, la vita”. In queste manifestazioni c’è lo
svelarsi strano di Gesù alla sua gente e alla polemica successiva. Gesù sa che
non possono capirlo, macontinua a parlare di rivelazione e testimonianza. La
rivelazione di Gesù è completa poiché egli dà unvolto nuovo a Colui in cui
ciascuno crede.E’ Gesù che illumina, che manifesta stili e contenuti. E’ Lui
che si fa guida e che arricchisce della luce divita. Ognuno tenti,
nonostante le difficoltà, di farsi discepolo per entrare nella comunione e nella
luce del Padre e di Cristo. |