
II DOMENICA DI QUARESIMA
della samaritana
24 febbraio 2013
Gv. 4,5-42
Riferimenti :
Deut. 11, 18-28 - Salmo 18-
Gal 6,1-10 |
Ti amo, Signore, mia forza, Signore,
mia roccia, mia fortezza, mio liberatore; mio Dio, mia rupe, in
cui trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
Invoco il Signore, degno di lode, e sarò salvato dai miei
nemici. Mi circondavano flutti di morte, mi travolgevano
torrenti impetuosi; gia mi avvolgevano i lacci degli inferi, gia
mi stringevano agguati mortali. |
Deut. 11, 18-28
Porrete
dunque nel cuore e nell'anima queste mie
parole; ve le legherete alla mano come un segno e le
terrete come un pendaglio tra gli occhi; 19le
insegnerete ai vostri figli, parlandone quando sarai
seduto in casa tua e quando camminerai per via,
quando ti coricherai e quando ti alzerai; 20le scriverai
sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte, 21perché
siano numerosi i vostri giorni e i giorni dei vostri figli,
come i giorni del cielo sopra la terra, nel paese che il
Signore ha giurato ai vostri padri di dare loro.
22Certamente, se osserverete con impegno tutti questi
comandi che vi do e li metterete in pratica, amando il
Signore, vostro Dio, camminando in tutte le sue vie e
tenendovi uniti a lui, 23il Signore scaccerà dinanzi a voi
tutte quelle nazioni e voi v'impadronirete di nazioni più
grandi e più potenti di voi. 24Ogni luogo che la pianta
del vostro piede calcherà, sarà vostro: i vostri confini
si estenderanno dal deserto al Libano, dal fiume, il
fiume Eufrate, al mare occidentale. 25Nessuno po 6«Il
Signore, nostro Dio, ci ha parlato sull’Oreb[Es 3,1+] e
ci ha detto: “Avete dimorato abbastanza su questa
montagna; 7voltatevi, levate l’accampamento e
dirigetevi verso le montagne degli Amorrei e verso tutte
le regioni vicine: l’Araba, le montagne, la Sefela, il
Negheb, la costa del mare – che è la terra dei
Cananei[Nm 34,1+] e del Libano – fino al grande
fiume, il fiume Eufrate. trà resistere a voi; il Signore,
vostro Dio, come vi ha detto, diffonderà la paura e il
terrore di voi su tutta la terra che voi calpesterete.
26Vedete, io pongo oggi davanti a voi benedizione e
maledizione: 27la benedizione, se obbedirete ai
comandi del Signore, vostro Dio, che oggi vi do; 28la
maledizione, se non obbedirete ai comandi del Signore,
vostro Dio, e se vi allontanerete dalla via che oggi vi
prescrivo, per seguire dèi stranieri, che voi non avete
conosciuto.
Mosè, con questo testo, ci offre una riflessione sulle leggi
dell’Alleanza che verranno poi scritte nei cap 12-26.
Tale riflessione conclude alcune raccomandazioni al popolo
che esigono una chiara fedeltà alla legge e quindi alla
ubbidienza e al riconoscimento dell’unico Signore. Se sarai
fedele verso il Signore, il Signore manterrà i suoi doni
che aveva promesso e farà fiorire questo popolo, ponendolo
signore di un vasto territorio che va ”dal deserto al
Libano, dal fiume, il fiume Eufrate, al mare occidentale” .
Questi confini ideali, mai raggiunti da Israele, sono
posti anche all’inizio del Deuteronomio quando il Signore
dice a Mosè: “Avete dimorato abbastanza su questa
montagna; voltatevi, levate l’accampamento e dirigetevi verso
le montagne degli Amorrei e verso tutte le regioni
vicine... fino al grande fiume, il fiume Eufrate” (Deut
1,6-7).
“Devi ricordarti della legge” e il popolo d’Israele prende
come comando, alla lettera, l’obbligo di legarsi alla
fronte e sul braccio sinistro piccole capsule di pelle che
racchiudono i 4 testi che interessano le prescrizioni (Es
13,1-10. 11-16; Dt6,4-9; Dt 11,18-21). Esistono già ai tempi
di Gesù: in greco si dicono filatterie e in ebraico
tefillim. E Gesù rimprovera (Mt 23,5) coloro che operano
nel culto con esibizionismo, per farsi vedere dalla
gente: “Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati
dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le
frange”.
Una scatoletta è posta anche sugli stipiti delle porte: si
vuole assicurare il ricordo quotidiano della legge per essere
fedeli al Signore. C’è la preoccupazione di vivere il
presente e la preoccupazione di preparare il futuro di questo
popolo. Il futuro è garantito dai figli e dall’educazione
data loro. Essi dovranno maturare con la costanza e
continuità di un adulto educatore (tali sono i genitori
maschi), in 4 situazione di vita in cui ognuno è in rapporto
con loro (“in casa, in cammino, quando vai a letto e quando
ti alzi”).
Il testo è molto esemplificativo, ma anche molto ricco di
immagini. Suggeriscono la spiritualità e la quotidianità
fedele. Si elencano 5 condizioni che si intrecciano nelle due
fedeltà di Dio e degli uomini.. Si vuol dire che non
hanno senso il fatalismo, né il destino o la vendetta e le
catastrofi inspiegabili:
Si parla di 5 condizioni, come i 5 libri della ”Legge”:
- custodire con fedeltà tutti questi comandamenti di Dio,
- metterli in pratica,
- amare Dio,
- camminare in tutte le sue vie,
- tenersi uniti a Lui.
Benedizione o maledizione, gioia o tristezza non sono stati
stabiliti da Dio ma dipendono dalla libera volontà di
ciascuno (vv26-28)
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Gal 6,1-10
Fratelli, se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi,
che avete lo Spirito, correggetelo con spirito di
dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato
anche tu. 2Portate i pesi gli uni degli altri: così
adempirete la legge di Cristo. 3Se infatti uno pensa di
essere qualcosa, mentre non è nulla, inganna se stesso.
4Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora
troverà motivo di vanto solo in se stesso e non in
rapporto agli altri. 5Ciascuno infatti porterà il proprio
fardello.
6Chi viene istruito nella Parola, condivida tutti i suoi
beni con chi lo istruisce. 7Non fatevi illusioni: Dio non
si lascia ingannare. Ciascuno raccoglierà quello che
avrà seminato. 8Chi semina nella sua carne, dalla carne
raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo
Spirito raccoglierà vita eterna. 9E non stanchiamoci di
fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo
mieteremo. 10Poiché dunque ne abbiamo l'occasione,
operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli
nella fede.
Paolo sta concludendo la sua lettera ai Galati, avendo
lungamente impostato la sua riflessione sulla libertà dei figli
di Dio e sulla “vita secondo lo Spirito”. Ora, in queste
ultime battute, aiuta a maturare la scelta di un
comportamento pratico corrispondente (5,25-6,10). Questi
suggerimenti risentono di grandissima umanità. Fanno
trasparire nell’atteggiamento del credente molta serenità e
fiducia e consigliano, nella situazione, atteggiamenti di
non violenza e di grande rispetto ed equilibrio. Incoraggiano
stili alternativi, nuovi anche nel nostro tempo, visti i
comportamenti di contrapposizione e di egoismi spesso
emergenti. Tanto più allora. Ma ormai la lunga riflessione
su Gesù e l’esperienza della conversione aprono a Paolo
orizzonti assolutamente nuovi.
Sarebbe interessante se tali indicazioni e proposte si
applicassero, ad esempio, in azienda, ripensati ed affrontati
da un lavoratore singolo, o meglio, da un gruppo di credenti
che operano in una impresa.
- Correggere con dolcezza in caso ci si trovi con un fratello
che si comporta male nei suoi obblighi morali,
tenendo però presente, nel contempo, che ciascuno, nella
propria fragilità, può compromettersi allo stesso modo.
Questo impedirebbe la critica alle spalle, il rifiuto ed il
disprezzo, la volontà di mettere in cattiva luce l’altro,.
- Ricuperare nelle relazioni sociali discrezione ed umiltà,
evitando la supponenza.
- Saper ascoltare.
- Accorgersi concretamente delle fatiche dei colleghi
prestandosi, in un loro sovraccarico di lavoro, di dare una
mano se l’altro accetta, ma senza contropartite,
gratuitamente.
- Mettere in comune le difficoltà con altri colleghi per
cercare insieme soluzioni per situazioni altrui o nostre.
Verificare le proprie competenze e ricercare un aggiornamento
personale per soluzioni migliori per tutti.
- Riconoscere pubblicamente miglioramenti che vengono da
colleghi e valorizzarli.
- Importante è seminare; è questo che si raccoglierà,
- Seminare nello Spirito (è un tema che riguarda la vita
quotidiana) significa sviluppare con intelligenza la
gratuità.
- Non smettere di fare il bene significa non smettere di
seminare, senza accettare le discriminazioni, le delusioni,
le furbizie di chi vuole approfittarne..
Perciò il bene verso tutti, soprattutto ai propri fratelli e
sorelle, è il segno di una concretezza di fede e di capacità
di relazione che nasce da Dio e arriva al mondo, nella
mediazione della Chiesa.
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Gv. 4,5-42
Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar,
vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c'era
un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque,
affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa
mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere
acqua. Le dice Gesù: "Dammi da bere". 8I suoi discepoli
erano andati in città a fare provvista di cibi.
Allora la donna samaritana gli dice: "Come mai tu, che sei
giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna
samaritana?". I Giudei infatti non hanno rapporti con i
Samaritani.
Gesù le risponde: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è
colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu avresti chiesto a lui
ed egli ti avrebbe dato acqua viva". 11Gli dice la donna:
"Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove
prendi dunque quest'acqua viva? 12Sei tu forse più grande
del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve
lui con i suoi figli e il suo bestiame?". 13Gesù le risponde:
"Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14ma
chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in
eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una
sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna".
15"Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché
io non abbia più sete e non continui a venire qui ad
attingere acqua". 16Le dice: "Va' a chiamare tuo marito e
ritorna qui". 17Gli risponde la donna: "Io non ho marito".
Le dice Gesù: "Hai detto bene: "Io non ho marito".
18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è
tuo marito; in questo hai detto il vero". 19Gli replica la
donna: "Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri
hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a
Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". 21Gesù le
dice: "Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo
monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate
ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo,
perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l'ora - ed è
questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in
spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli
che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano
devono adorare in spirito e verità". 25Gli rispose la donna:
"So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando
egli verrà, ci annuncerà ogni cosa". 26Le dice Gesù: "Sono
io, che parlo con te".
27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si
meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno
tuttavia disse: "Che cosa cerchi?", o: "Di che cosa parli
con lei?". 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in
città e disse alla gente: 29"Venite a vedere un uomo che mi
ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?".
30Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: "Rabbì, mangia". 32Ma
egli rispose loro: "Io ho da mangiare un cibo che voi non
conoscete". 33E i discepoli si domandavano l'un l'altro:
"Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?". Gesù disse
loro: "Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha
mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse:
"Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura"? Ecco, io vi
dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già
biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario
e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina
gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra
vero il proverbio: uno semina e l'altro miete. 38Io vi ho
mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri
hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica".
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la
parola della donna, che testimoniava: "Mi ha detto tutto
quello che ho fatto". 40E quando i Samaritani giunsero da
lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due
giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla
donna dicevano: "Non è più per i tuoi discorsi che noi
crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo
che questi è veramente il salvatore del mondo".
Giovanni rimescola nel suo Vangelo episodi della vita di Gesù e letture
teologiche poiché vuole far
emergere, dalla quotidianità della presenza del Signore, un contatto più alto
di rivelazione, che disseta
come acqua viva.
Così in questo testo sorgono molti segni e molti messaggi.
Il pozzo si identifica come un luogo di vita e di incontro in tutto l’A:T:.si
parla di pozzi come luogo: si
ritrovano i pastori per far abbeverare il bestiame, i commercianti in attesa
di clienti, le donne che vengono
ad attingere, gl’innamorati che trovano la fidanzata. La Bibbia parla di
alcuni incontri interessanti:
Gn24,10-25;26,15-25; 29,1-14; Es 2,15-21.
Il racconto mette a confronto Gesù, stanco e la samaritana, una donna che
viene a prendere acqua.
Il testo si preoccupa di dire che non c’è buon sangue tra Giudei e
Samaritani. Ci sono stati rimescolamenti
di popolazioni quando Samaria è stata sconfitta nel 721 a C. e i nuovi venuti
hanno portato culture e
divinità pagane, sconvolgendo i ritmi di rapporto precedenti e le culture.
Gesù inizia il dialogo parlando alla donna. Lo fa per primo, ma come un
mendicante che ha bisogno di
bere. E’ molto interessante questo inizio.. Ma è scorretto, secondo le
usanze, e la donna lo fa subito notare.
Gesù, però, anticipa poiché, nel gioco del racconto, Gesù rappresenta il
Signore in cerca di Israele, il
popolo di cui questa donna è immagine. Così le fa un primo dono: la promessa
dell’acqua viva.
L’acqua che dà Cristo è dunque la sua parola, il suo incontro, il suo
insegnamento, pieno di sapienza divina
(Sir 15,3;24,21;Is 55,1-3). Colui che custodisce questa parola non vedrà mai
la morte (Gv 8,51), vivrà per
sempre (12,50;Dt 30,15-20;Pr 13,14). In7,37-39, l’acqua simboleggia lo
Spirito.
Gesù continua a sondare il cuore di questa donna. E mentre la rispetta nelle
sue domande, apprezza la
sincerità, ma svela l’infedeltà di vita, pur senza rimproverarla. .
I cinque mariti simboleggiano gli dèi importati dalle cinque popolazioni non
ebraiche secondo 2Re 17,24.
Il dio dei Cananei si chiama Baal, ma è diventato un nome comune per
designare tutti i falsi dèi, e
addirittura significa “marito” nelle lingue semitiche.. Ci troviamo in una
reminiscenza biblica famosa della
profezia di Osea che annuncia l’attenzione di Dio che non abbandona la sua
sposa diventata infedele ma la
raggiunge e ricomincia il corteggiamento”come nel deserto”. (Os 2,18-20) “E
avverrà, in quel giorno–
oracolo del Signore –mi chiamerai: “Marito mio”, e non mi chiamerai più:
“Baal, mio padrone. Le toglierò
dalla bocca i nomi dei Baal e non saranno più chiamati per nome. E farò
un’alleanza”. I riferimenti
annunciano la conversione della Samaria.
Un ostacolo allora si presenta davanti e sembra insuperabile:”qual è il luogo
dell’alleanza?” Da secoli si
sono scontrati i due popoli: vale il monte Garizìm dove i Samaritani hanno
costruito un tempio o
Gerusalemme?
E Gesù chiarisce che ormai non c’è un luogo geografico di Dio ma vero tempio
di Dio sarà il cuore,
quando si accetta di vivere “ in spirito e verità” . Certamente si parla di
culto, ma, seguendo i segni che
Giovanni vuol darci, siamo nel tempo della pienezza e della libertà che il
Signore porta.
Resta ancora una domanda od una attesa che è anche una scappatoia a non dover
risolvere subito un
capovolgimento. “Quando verrà il Messia, ci annuncerà”.
Gesù si svela garantendo le tre risposte: C’è un’Alleanza nuova, e quindi
un’accoglienza piena; c’è il
progetto da vivere nella situazione quotidiana; c’é un vero annunciatore che
garantisce.
La donna, finalmente coinvolta in un progetto che la convince,”lascia la
brocca” e corre ad annunciare. Per
convincere gli altri, dice con “verità”: “Venite a vedere un uomo che mi ha
detto tutto quello che ho fatto.
Che sia lui il Cristo?".
I discepoli tornano e si meravigliano che Gesù parli con una donna. Lo
stupore non è sospetto di un
comportamento immorale ma è sconcerto per la libertà che Gesù si prende
rispetto alla cultura
naturalmente maschilista che proibisce alle donne di parlare a degli
sconosciuti. “E se proprio è necessario
farlo, bisogna usare il minor numero di parole possibile” si dice..
Giovanni riprende il tema delle priorità per Gesù. Di fronte al mangiare ed
alla fame, Gesù ricorda che
viene prima la volontà di Dio, come gli evangelisti affermano nelle
tentazioni di Gesù nel deserto nel
tempo della sua fame. Fare la volontà di Dio vale per lui, fino alla morte,
quando l’ultima parola di Cristo
morente sulla croce sarà di riconoscere che «tutto è compiuto» (19,28-30).ma
vale anche per i discepoli che
debbono accorgersi del grano maturo. Ed essi sono mandati a mietere,
compiendo così la volontà di Dio.
Nel testo si sviluppa un progressivo riconoscimento di Gesù: “Giudeo,
profeta, Messia, Salvatore del
mondo”. Per arrivare alla fede non servono fatti clamorosi. E’ essenziale la
Parola di Gesù poiché la fede
nasce dalla predicazione e dalla testimonianza. Gesù, con somma libertà e
rispetto, ne ha indicato la strada,
prima di tutto ai suoi discepoli, quel giorno, a Samaria.
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