VIII DOMENICA DOPO PENTECOSTE
14 luglio 2013
Matteo 22, 15-22

Riferimenti : 1Samuele 8, 1-22a 11- Salmo  88 - Timoteo 2, 1-8
Signore, Dio della mia salvezza, davanti a te grido giorno e notte. Giunga fino a te la mia preghiera, tendi l'orecchio al mio lamento. Io sono colmo di sventure, la mia vita è vicina alla tomba. Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa, sono come un morto ormai privo di forza. È tra i morti il mio giaciglio,  sono come gli uccisi stesi nel sepolcro, dei quali tu non conservi il ricordo e che la tua mano ha abbandonato.

1Samuele 8, 1-22a 1

In quei giorni. Quando Samuele fu vecchio,stabilì giudici d’Israele i suoi figli. Ilprimogenito si chiamava Gioele, il secondogenito Abia; erano giudici aBersabea. I figli di lui però non camminavano sulle sue orme, perchédeviavano dietro il guadagno, accettavanoregali e stravolgevano il diritto. Si radunarono allora tutti gli anziani d’Israele evennero da Samuele a Rama. Gli dissero:«Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli noncamminano sulle tue orme. Stabilisci quindiper noi un re che sia nostro giudice, comeavviene per tutti i popoli». Agli occhi di Samuele la propostadispiacque, perché avevano detto: «Dacci unre che sia nostro giudice». Perciò Samuelepregò il Signore. Il Signore disse a Samuele: «Ascolta la voce del popolo, qualunque cosati dicano, perché non hanno rigettato te, mahanno rigettato me, perché io non regni più sudi loro. Come hanno fatto dal giorno in cui li ho fatti salire dall’Egitto fino ad oggi,abbandonando me per seguire altri dèi, cosìstanno facendo anche a te. Ascolta pure laloro richiesta, però ammoniscili chiaramentee annuncia loro il diritto del re che regnerà sudi loro». Samuele riferì tutte le parole del Signore alpopolo che gli aveva chiesto un re. Disse:«Questo sarà il diritto del re che regnerà su divoi: prenderà i vostri figli per destinarli aisuoi carri e ai suoi cavalli, li farà correredavanti al suo cocchio, li farà capi dimigliaia e capi di cinquantine, li costringeràad arare i suoi campi, mietere le sue messi eapprestargli armi per le sue battaglie e attrezzature per i suoi carri. Prenderà anchele vostre figlie per farle sue profumiere ecuoche e fornaie. Prenderà pure i vostricampi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li darà ai suoi ministri. Sulle vostresementi e sulle vostre vigne prenderà ledecime e le darà ai suoi cortigiani e ai suoi ministri. Vi prenderà i servi e le serve, i vostri armenti migliori e i vostri asini e liadopererà nei suoi lavori. Metterà la decimasulle vostre greggi e voi stessi diventerete suoi servi. Allora griderete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il Signore nonvi ascolterà». Il popolo rifiutò di ascoltare lavoce di Samuele e disse: «No! Ci sia un re su di noi. Saremo anche noi come tutti i popoli; il nostro re ci farà da giudice, usciràalla nostra testa e combatterà le nostre battaglie». Samuele ascoltò tutti i discorsi del popolo e li riferì all’orecchio del Signore. Il Signore disse a Samuele: «Ascoltali: lascia regnare un re su di loro».

Samuele ha coraggiosamente e lucidamente retto il suo ruolo di giudice, difendendo le diverse tribù dallarapine e invadenze dei popoli vicini. Si trova però ad una svolta importante nella storia politica e religiosa d’Israele. Il santuario dell’arca di Silo è stato distrutto e l’unità è minacciata di fronte al crescere del pericolo filisteo.Le tribù del nord non si interessano delle difficoltà del sud e le tribù ad oriente del Giordano, separate, riescono solo a raccogliere i fuggiaschi delle tribù occidentali.Il pericolo dei Filistei e il comportamento molto anarchico delle tribù che non si occupano a sufficienza delledifficoltà che vivono le altre tribù sorelle fanno ripensare a una nuova struttura di governo. Una parte chiede un re (c’era già stato un tentativo con Gedeone (Gdc 8,22s) e la conseguenza tragica di Abimèlec (Gdc 9,1s),«come le altre nazioni». Ma un’altra corrente si oppone, perché vuole lasciare a YHWH, unico Signored’Israele, la cura di suscitare i capi che le circostanze esigono, come ai tempi dei Giudici.Questo brano segna il maturare della scelta. Samuele si oppone al movimento del popolo che vuole un re«come le altre nazioni» (cf.v 5). Egli pensa “Il popolo d’Israele non può misurarsi con la mentalità degli altripopoli, profana la propria vocazione e missione, seguendo il loro esempio e rifiutando il suo vero re, YHWH”.Eppure il Signore acconsente a malincuore (vv 8-9) e obbliga Samuele ad avvertire Israele per tutti gli inconvenienti che la monarchia comporterà (vv 10-18). Si parla del diritto del re e lo si esemplifica,presentandolo come una deformazione del potere. E invece scoperte recenti indicano che esso rappresenta lapratica dei regni cananei anteriori a Israele.Il popolo è pressato dai dubbi di una palese debolezza poiché capisce che è necessario un comando unitario e autorevole. Lo stesso fallimento dei due figli di Samuele, posti come giudici, in sostituzione del padre ormaivecchio, fa individuare i pericoli della corruzione del danaro senza la contropartita di una unità di resistenza.Non si crede più nella istituzione temporanea di un giudice, ma nella costituzione di un governo, retto da un re,che coordini e comandi e con il diritto della successione.Samuele accetta le richieste del popolo. E Dio stesso non si tira indietro. Sarà proprio il Signore a scegliere viavia i re: Saul, Davide, Salomone. Infonderà il suo Spirito ma, nello stesso tempo, obbligandoli ad essereresponsabili delle proprie azioni. I profeti continueranno a suggerire il vero significato del re come pastore ecustode del popolo.Da una discendenza regale nascerà il Messia.Mai come in questi giorni si sta sperimentando l’esigenza di una presenza politica che sappia reggere unprogetto di rinnovamento, di coerente sviluppo, di operosità che rispetti il bene comune di tutti e sorregga, soprattutto, le realtà dei più disagiati perché senza lavoro e quindi senza risorse..

1 Timoteo 2, 1-8

Carissimo, raccomando dunque, prima ditutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gliuomini, per i re e per tutti quelli che stannoal potere, perché possiamo condurre una vitacalma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio.Questa è cosa bella e gradita al cospetto diDio, nostro salvatore, il quale vuole che tuttigli uomini siano salvati e giungano allaconoscenza della verità. Uno solo, infatti, èDio e uno solo anche il mediatore fra Dio egli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha datose stesso in riscatto per tutti. Questatestimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fattomessaggero e apostolo – dico la verità, nonmentisco –, maestro dei pagani nella fede enella verità. Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo manipure, senza collera e senza polemiche.

 Ormai Paolo si rende conto di dover reggere le diverse comunità che fanno capo a lui, attraverso i discepoli,qui Timoteo. Paolo sta sviluppando scelte pastorali poiché è il comportamento di vita quotidiana che rendegiustizia della fede e delle scelte che ai credenti Gesù suggerisce. Perciò lo sviluppo della Chiesa è affidato,molto più di prima, alla testimonianza operosa della fede che non alla stessa predicazione: la testimonianzamotiva ed evidenzia efficacemente, nel mondo, i criteri di Gesù. In questa lettera Paolo si dimostra molto affettuoso con Timoteo per aiutarlo nel suo ruolo di capo della comunità cristiana. Nel brano letto oggi. Paoloricorda a Timoteo che deve educare alla preghiera i suoi: il rapporto primo con Dio si sviluppa nella preghiera.E in ciò che chiediamo, noi manifestiamo ciò che siamo e ciò che accogliamo nel cuore: la fede, l’amore, lamaturazione e la consapevolezza della propria adesione alle scelte di Gesù. Qui, tra l’altro, si intravede unapreghiera corale, liturgica. Essa deve essere universale: “Si facciano domande, suppliche, preghiere eringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere” (4 forme di preghiera e 3 riferimenti: il 7 sintetizza la creazione del cielo e della terra, l’universo dell’uomo e del mondo).” E il brano continua con affermazioni grandiose che sottolineano e chiariscono le scelte che la comunità cristiana devesaper maturare in sé: “Dio, nostro salvatore vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenzadella verità” (e “tutti” è ripetuto 4 volte, per richiamare l’orizzonte dell’umanità). Così la preghiera cristiana è“per tutti gli uomini” (2,4) e i cristiani sono chiamati alla collaborazione perché tutti possano salvarsi.La preghiera si allarga alle persone che hanno autorità poiché spetta a loro l’impegno di mediazione, diequilibrio e di armonia nella comunità che presiedono. Comunque si comportino, per il compito che hanno, non vanno considerati nemici, ma hanno particolarmente bisogno della forza di Dio per reggere nella pace. E illoro compito viene specificato con molta lucidità: “perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla,dignitosa e dedicata a Dio “ (anche qui viene specificato, declinandolo, il numero 4). Si prega quindi perl’imperatore che non è un Dio, ma un uomo che ha bisogno della forza di Dio. E si prega per chi ha potere perché loro compito è provvedere al bene comune, senza lasciarsi ingolosire da interessi di parte. Il compitofondamentale della politica, infatti, è vivere nella pace, e la pace ebraica è lo Shalom (armonia), avendo ciòche basta per vivere: rendere la vita “serena e tranquilla per tutti”.La conclusione di questo splendido testo ci riporta all’atto della preghiera “disarmata”, coraggiosa e fedeleall’amore di Gesù. “Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senzacollera e senza polemiche”.Il tema della politica non può essere estraneo alla sensibilità credente, anzi “La Chiesa ha un’alta stima per lagenuina azione politica; la dice “degna di lode e di considerazione” (Concilio GS 75), l’addita come “formaesigente di "carità" (Paolo VI OA 46). Riconosce che la necessità di una comunità politica e di una pubblicaautorità è inscritta nella natura sociale dell’uomo e deriva dalla volontà di Dio” (Conferenza EpiscopaleItaliana, la verità vi farà liberi, Roma. 1995, 1102). La vita del mondo è responsabilità di tutti gli adulti. Vanno approfondite le analisi dei bisogni e la solidarietà ampia degli interventi. Non si comincia maledicendo, ma pregando per avere, ogni giorno, uno Spirito nuovo;si opera nelle scelte morali; si incoraggiano i migliori, i più competenti, i più saldi, accompagnando coloro chevi si incamminano perché lottino per un “bene che sia sempre più bene per tutti”. Lo sfondo teologico è quellodell’unicità di Dio, di Gesù che è mediatore universale e la garanzia che Dio vuole salvi tutti gli uomini.

 
   
 Matteo 22, 15-22
In quel tempo. I farisei se ne andarono etennero consiglio per vedere come coglierloin fallo nei suoi discorsi. Mandaronodunque da lui i propri discepoli, con glierodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che seiveritiero e insegni la via di Dio secondoverità. Tu non hai soggezione di alcuno,perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù,conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti,perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essigli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono.
Il conflitto con le autorità pagane viene sentito nella doppia frustrazione di essere soggetti ad un popolostraniero ed esserlo mentre bisogna riconoscere la potenza e la grandezza di Roma. Osservare il trionfodi Roma risulta sempre come una sconfitta della dignità ebraica e una lacerazione della gloria di Dio.Perciò la domanda che viene posta a Gesù risulta di una attualità e di un interesse sconcertanti. Farisei ed erodiani sono due correnti contrapposte eppure qui costruiscono, insieme, un micidiale inganno: siodiano tra loro per la loro posizioni ideologiche rispetto alla sottomissione ai romani, ma sono sicure ditrarne vantaggio, qualunque sia la risposta. Così possono comunque denunciare Gesù, poiché la domanda, per sua forza, porta a far emergere pesanti contraddizioni.Siamo nell’ultima settimana di vita di Gesù: egli si trova nel tempio di Gerusalemme.Ogni persona, dai 12 anni (se donna) o 14 (se uomo), fino ai 65 anni, deve pagare all’erario romano undanaro d’argento all’anno (testatico), equivalente ad una giornata di lavoro. Per esigere questa tassa Roma indice i censimenti. E per il popolo d’Israele il censimento è già per se stesso un grave atto controDio poiché significa sottrarre il popolo alla proprietà di Dio per considerarlo propria proprietà. Lo avevagià sperimentato Davide mille anni prima. ”Ma dopo che ebbe contato il popolo, il cuore di Davide glifece sentire il rimorso ed egli disse al Signore: «Ho peccato molto per quanto ho fatto; ti prego, Signore,togli la colpa del tuo servo, poiché io ho commesso una grande stoltezza» (2Sam 24,10). Il censimento èconsiderato, perciò, strumento di dominio, potenza e sfruttamento, orientato al pagamento di una tassa,segno concreto della dipendenza.Gli interlocutori di Gesù si presentano ossequiosi, riconoscono la correttezza e la libertà del maestro.Qualche versetto prima, Matteo ricorda la discussione pesante e drammatica che Gesù ha affrontato con icapi dei sacerdoti e gli anziani del popolo, le più alte autorità religiose, che gli chiedono: “Con qualeautorità fai questo?” (Mt 21,23), E Gesù, di rimando, senza lasciarsi intimidire, ha posto la domanda sull’autorità di Giovanni Battista. “Se mi rispondete a questa domanda, io risponderò a voi”. Ma nonvollero rispondere poiché per loro era pericoloso e dissero: “Non lo sappiamo”.”Allora neanche io virispondo”. Palese l’ambiguità, palese la dignità e libertà di Gesù.Qui Gesù si rende, insieme, conto del tranello, ma è chiamato “maestro” e deve rispondere. Su unamoneta (che Gesù non ha) ma che gli interlocutori trovano facilmente, si sviluppa tutto l’interrogatorio,nonostante la proibizione di portare nel tempio ciò che riproduce una immagine: ogni immagine loprofana.Ma la moneta genera ricchezza, commercio, stabilità delle strade, pace e l’impero procura tutto questo.Gesù allora traduce: con le tasse non si tratta di “dare” come hanno detto, ma di “restituire (rendere). “Sel’impero vi offre dei benefici, e voi li accettate, restituite pagando le tasse”.“Ma voi stessi siete immagine di Dio e appartenete profondamente e totalmente a Lui. “E Dio creòl'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò (Gen 1,27).” Restituiteperciò a Dio quello che è di Dio”.Questo testo è stato utilizzato su vari piani, sottolineando la laicità dello Stato, il valore dell’impegnopolitico, il riconoscimento della propria appartenenza a realtà e strutture del mondo. Ma getta le basi diuna nuova visione dello Stato, segnando la fine della società antica. Per il mondo antico lo Stato appareregolarmente come l’espressione unitaria della realtà politica e religiosa, alla quale è dovuto tuttol’ossequio dell’uomo. Dopo che Gesù ha tacciato la linea di separazione, la potestà terrena, pur riconosciuta legittima nell’ambito delle sue attribuzioni, non ha più il diritto di richiedere all’uomol’ossequio totale dello spirito.Non va, comunque dimenticato che al credente si chiede di comportarsi con coerenza e pienezza dicuore, facendo scelte ricche della volontà di Dio nella dimensione quotidiana del vivere nella società.Essere immagine di Dio suppone vivere una visibilità della grandezza di Dio nell’umanità e in confrontoal mondo creato. Ricreare la bellezza e l’armonia della stessa creazione.ConclusioniQuesta domenica siamo particolarmente coinvolti nella riflessione della struttura sociale che ha unparticolare valore nella vita di ogni persona.Libro di Samuele: nelle difficoltà ci ritroviamo ad avere bisogno di coordinare le energie e le risorseperché ciascuno diventa sostegno e forza dell’altro. Ma non è sufficiente la buona volontà. Ci vuole unpotere politico che obblighi tutti a coordinarsi, con competenza e serietà morale.S. Paolo incoraggia: è necessario sostenere con la preghiera coloro che governano, perché operino per ilbene comune, mentre sono soggetti particolarmente alla tentazione del potere e del danaro. Matteo ci ricorda le parole di Gesù: ognuno ha responsabilità nella vita sociale. Bisogna governare per lapace, vanno riconosciuti i propri obblighi verso l’autorità (ubbidendo alle leggi e pagando le tasse a secondo delle proprie possibilità), mantenere la propria coerenza con la legge di Dio.