IX DOMENICA DOPO PENTECOSTE
21 luglio 2013  
Matteo 22, 41-46
Riferimenti : Samuele 16, 1-13 - Salmo 88   - 2 Timoteo 2, 8-13
Signore, Dio della mia salvezza, davanti a te grido giorno e notte. Giunga fino a te la mia preghiera, tendi l'orecchio al mio lamento. Io sono colmo di sventure, la mia vita è vicina alla tomba. Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa, sono come un morto ormai privo di forza. È tra i morti il mio giaciglio, sono come gli uccisi stesi nel sepolcro, dei quali tu non conservi il ricordo e che la tua mano ha abbandonato.

Samuele 16, 1-13

In quei giorni. Il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangeraisu Saul, mentre io l’ho ripudiatoperché non regni su Israele? Riempid’olio il tuo corno e parti. Ti mandoda Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele rispose: «Come possoandare? Saul lo verrà a sapere e miucciderà». Il Signore soggiunse:«Prenderai con te una giovenca edirai: “Sono venuto per sacrificare alSignore”. Inviterai quindi Iesse alsacrificio. Allora io ti farò conoscerequello che dovrai fare e ungerai perme colui che io ti dirò». Samuelefece quello che il Signore gli avevacomandato e venne a Betlemme; glianziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: «Èpacifica la tua venuta?». Rispose: «Èpacifica. Sono venuto per sacrificare al Signore. Santificatevi, poi venitecon me al sacrificio». Fecesantificare anche Iesse e i suoi figli eli invitò al sacrificio. Quando furonoentrati, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suoconsacrato!». Il Signore replicò aSamuele: «Non guardare al suoaspetto né alla sua alta statura. Io l’hoscartato, perché non conta quel chevede l’uomo: infatti l’uomo vedel’apparenza, ma il Signore vede ilcuore». Iesse chiamò Abinadàb e lo presentò a Samuele, ma questi disse:«Nemmeno costui il Signore hascelto». Iesse fece passare Sammà equegli disse: «Nemmeno costui ilSignore ha scelto». Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi settefigli e Samuele ripeté a Iesse: «IlSignore non ha scelto nessuno diquesti». Samuele chiese a Iesse:«Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo,che ora sta a pascolare il gregge».Samuele disse a Iesse: «Manda aprenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fecevenire. Era fulvo, con begli occhi ebello di aspetto. Disse il Signore:«Àlzati e ungilo: è lui!». Samueleprese il corno dell’olio e lo unse inmezzo ai suoi fratelli, e lo spirito delSignore irruppe su Davide da quelgiorno in poi. Samuele si alzò e andòa Rama.

 Il Signore si è già scelto un uomo secondo il suo cuore e gli comanderà di essere capo del suo popolo, perché tu non hai osservato quanto ti aveva comandato ilSignore”. Questa è la parola di Samuele a Saul che aveva disobbedito a Dio. E’ tempodi cercare un nuovo re e il racconto porta alla ricerca di chi è stato scelto, ma che nessuno conosce, neppure Samuele stesso, il sommo sacerdote che lo dovevaconsacrare. Samuele, però, è legato al passato, angosciato sul rifiuto che Dio ha datoa Saul e il Signore apre al futuro che va scoperto passo passo. Dio ordina a Samuele di partire ed egli obbedisce. L'ordine di partire viene pronunciato sempre quando Diodecide di creare qualcosa di nuovo nella storia del suo popolo (Abramo, Mosé, Giona,i profeti...). Samuele deve andare a Betlemme, deve cercare un uomo di cui sa solo ilnome, e deve cercare tra i figli il predestinato. Nella gente si crea un clima di paurache viene però diradato dalla consapevolezza e dall’autorevolezza di Samuele:“Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suoconsacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla suaalta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomovede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore» (16,6-7). Samuele passa in rassegna i7 figli e nessuno è scelto. La ricerca sembrerebbe conclusa anche perché sono statiesclusi tutti e 7 (la totalità), eppure il Signore incoraggia a cercare ancora. Nonbisogna fermarsi all’apparenza poiché il Signore guarda il cuore. E il prescelto è unragazzo, troppo giovane per essere re, troppo bello per essere un guerriero, troppopoco adatto poiché è un pastorello. Ma Dio ha scelto. E i criteri di Dio sfalsano continuamente le nostre attese e garanzie: la primogenitura (Giacobbe ed Esaù), illivello di istruzione (gli apostoli non sono istruiti), la capacità dialettica (Mosé: " nonso parlare"), l'età (Geremia: "sono giovane" ) ecc: tutti elementi che avrebberodeviato le scelte umane. Anche Gesù creerà infinite perplessità: da Nazareth, povero,senza potere, disarmato, in balia dei potenti non si difende, condannato e ucciso.Eppure è Lui la speranza del mondo. Spirito, presente nella vita come pienezza e novità.Certamente bisogna riprenderla con amore, bisogna pregare lo Spirito per chi soffre, bisogna incoraggiare e restare vicino a chi lotta.

2 Timoteo 2, 8-13

Carissimo, Ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente diDavide, come io annuncio nel mioVangelo, per il quale soffro fino aportare le catene come un malfattore.Ma la parola di Dio non è incatenata!Perciò io sopporto ogni cosa perquelli che Dio ha scelto, perchéanch’essi raggiungano la salvezzache è in Cristo Gesù, insieme allagloria eterna. Questa parola è degnadi fede: Se moriamo con lui, con luianche vivremo; se perseveriamo,con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure cirinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non puòrinnegare se stesso.

 La seconda lettera a Timoteo è scritta da Paolo, pare, in una situazione diprigionia diversa da quella universalmente conosciuta a Roma (anni 61-63). Làera a domicilio coatto, qui sembra in condizioni disumane: anzi, probabilmente,sente vicina la morte. Ha subito già un primo processo, “ma nessuno mi fuaccanto” (4,16), anzi non solo lo hanno abbandonato ma gli si sono rivolti contro(4,19-15). Timoteo cerca disperatamente coraggio e fiducia in Paolo poiché la suacomunità si sta frantumando.Timoteo ha iniziato il suo cammino di discepolo molto presto, generoso ebenvoluto. Diventa, ancor giovane, responsabile della piccola comunità cristianadi Efeso, ma sta verificando uno sfilacciamento tra cristiani poiché le inizialipersecuzioni, la mentalità corrente, la fatica a mantenersi fedeli a Cristorallentano e fanno diradare la partecipazione. L’Apostolo cerca di sostenere chi èprovato e incoraggia Timoteo stesso a “soffrire con me per il Vangelo”(v.8).Gesù è passato attraverso le stesse sofferenze ed incomprensioni prima di entrarenella gloria del Padre. Perciò “ricordati di Gesù Cristo”. “Bisogna percorrere lastessa strada: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con luianche regneremo” (vv11-12). “Ogni discepolo, a somiglianza di Gesù, dei fratelli e delle sorelle credenti, puòessere in difficoltà quando si impegna nella propria comunità o nella realtà quotidiana. Egli incontra critiche, incomprensioni e spesso persecuzioni. Eppuredeve mantenere serenità e fiducia poiché “la Parola di Dio non è incatenata”, maha una sua vitalità e forza da risultare creativa come sempre, capace di portare lo Spirito, presente nella vita come pienezza e novità. Certamente bisogna riprenderla con amore, bisogna pregare lo Spirito per chisoffre, bisogna incoraggiare e restare vicino a chi lotta

   Matteo 22, 41-46.
In quel tempo. Mentre i fariseierano riuniti insieme, Gesù chieseloro: «Che cosa pensate del Cristo?Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide».Disse loro: «Come maiallora Davide, mosso dallo Spirito, lo chiama Signore, dicendo:Disse ilSignore al mio Signore: Siedi allamia destra finché io ponga i tuoinemici sotto i tuoi piedi?Se dunque Davide lo chiama Signore, come puòessere suo figlio?».Nessuno era in grado di rispondergli e, da quelgiorno, nessuno osò più interrogarlo.


Matteo sta sviluppando le grandi polemiche che la presenza di Gesù aGerusalemme provoca: egli non è più uno sconosciuto, molti lo seguono, di luimolto si parla, raccontando fatti strepitosi di liberazione, di guarigioni, diinterpretazioni della Scrittura, inconsuete rispetto alla tradizione, dicomportamenti che esprimono spiegazione empie della giustizia e dellamisericordia di Dio. Ultimamente, poi, Gesù è stato acclamato universalmentedalla folla, che lo ha accompagnato in festa al tempio, con le palme in mano comeper un trionfo e gridando: “Osanna al figlio di Davide” (21,9). E Gesù non ha zittito nessuno. Anzi è Gesù stesso che anticipa la domanda: “Di chi è figlio il Cristo?” Gli rispondono: “Di Davide”. Allora, a questo punto, Gesù si comporta come un rabbiche mette a confronto la stessa Scrittura. Il Salmo 110, universalmentericonosciuto di Davide e riferito al Messia, fa scoprire che Davide, mentre celebral’intronizzazione del Messia da parte di Dio, lo dice superiore a sé. chiamandoloSignore. Ci si trova allora di fronte ad una realtà che non è solo umana, legata allagenerazione, ad un figlio che sarebbe stato proseguimento del padre Davide: re,guerriero, capo di Israele. E’ molto più grande di Davide, elevato ad unagrandezza inimmaginabile da Dio stesso. In tal caso, coloro che sono stati interrogati restano sconcertati e non vogliono o non tentano neppure di parlare.Difatti Gesù sta ponendo il suo mistero che è al di sopra di ogni comprensione.Svelerà qualche traccia di ricerca al sommo sacerdote Caifa, qualche giorno dopo,svelando la sua identità. Si sente chiedere: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, didirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». e Gesù risponde: «Tu l'hai detto, anzi vidico: d'ora innanzi, vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza evenire sulle nubi del cielo» (26, 63-64). La rivelazione sottolinea drammaticamente la differenza tra il dirsi Messia e l’identificarsi con il "Figliodell'uomo" a cui fa riferimento il profeta Daniele, richiamando il potere e lapotenza di chi siede alla destra di Dio (Daniele 7,13-14). La condanna renderà ancora più imperscrutabile la risposta di Gesù e agli occhi ditutti cancellerà qualunque ipotesi di condivisione. Il Messia non può concluderecon l’infamia e la crocifissione. Eppure la Comunità cristiana deve passareattraverso questa contraddizione terribile e fare riferimento al “servo sofferente”di Isaia (cap 53) per riprendere tracce di comprensione e di ricerca.Questo problema a noi sembra lontano, eppure ci pone in termini di chiarezzal'interrogativo: "Chi è Gesù per me? Qual è il mio rapporto con lui? Quali sono lemie attese, quale la mia vocazione di credente nel mondo? Quali progetti mipongo come credente?” E a questi interrogativi segue, in corrispondenza, ancheuna immagine di Chiesa a cui faccio riferimento, visto che Gesù ne è il centro.Quale Chiesa cerco? Una comunità vittoriosa, capace di potenza e di forza, inattaccabile? Oppure mi sforzo di costituire una comunità accogliente, capace dimisericordia e cosciente dei propri limiti, libera e in ricerca? Chiesa padrona oChiesa serva? A seconda di come si risolvono questi interrogativi sul volto dellaChiesa, il volto di Gesù offre messaggi e offre salvezza.Ma Papa Francesco alcuni suggerimenti li sta declinando con forza e concoerenza di vita: misericordia. servizio, perdono, accoglienza. Nondimentichiamo la sedia vuota al concerto in Vaticano.