 X DOMENICA DOPO PENTECOSTE
28 Luglio 2013
Luca 18, 24b-30.
Riferimenti :
1 Re 3,5-15 11 - -Salmo 71 -
Corinzi 3, 18-23. |
In te mi rifugio, Signore, ch'io non resti
confuso in eterno. Liberami, difendimi per la tua giustizia,
porgimi ascolto e salvami. Sii per me rupe di difesa, baluardo
inaccessibile, poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza. Mio
Dio, salvami dalle mani dell'empio, dalle mani dell'iniquo e
dell'oppressore. Sei tu, Signore, la mia speranza, la mia
fiducia fin dalla mia giovinezza. |
1 Re 3,5-15 1
In quei giorni. A Gàbaon il Signore apparve a
Salomone insogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi
ciò che vuoi che io ti conceda».Salomonedisse: «Tu hai
trattato il tuo servo Davide,mio padre, con grande amore,
perché egliaveva camminato davanti a te con fedeltà,con
giustizia e con cuore retto verso di te. Tugli hai
conservato questo grande amore e glihai dato un figlio che
siede sul suo trono,come avviene oggi.Ora, Signore, mio Dio,
tu hai fatto regnare il tuo servo al posto diDavide, mio
padre. Ebbene io sono solo unragazzo; non so come regolarmi.
Il tuo servoè in mezzo al tuo popolo che hai scelto,
popolo numeroso che per quantità non si puòcalcolare né
contare. Concedi al tuo servo uncuore docile, perché sappia
rendere giustiziaal tuo popolo e sappia distinguere il bene
dalmale; infatti chi può governare questo tuopopolo così
numeroso?». Piacque agli occhidel Signore che Salomone
avesse domandatoquesta cosa. Dio gli disse: «Poiché hai
domandato questa cosa e non hai domandatoper te molti
giorni, né hai domandato per tericchezza, né hai domandato
la vita dei tuoinemici, ma hai domandato per te il
discernimento nel giudicare, ecco, facciosecondo le tue
parole. Ti concedo un cuoresaggio e intelligente: uno come
te non ci fuprima di te né sorgerà dopo di te. Ticoncedo
anche quanto non hai domandato,cioè ricchezza e gloria, come
a nessun altrofra i re, per tutta la tua vita. Se poi
camminerai nelle mie vie osservando le mieleggi e i miei
comandi, come ha fatto Davide,tuo padre, prolungherò anche
la tua vita».Salomone si svegliò; ecco, era stato un
sogno. Andò a Gerusalemme; stette davantiall’arca
dell’alleanza del Signore, offrìolocausti, compì sacrifici
di comunione e diede un banchetto per tutti i suoi servi.
Dopo Davide sale al trono Salomone, non certo pacificamente
poiché nella stessa famiglia di Davidesono sorti drammi e
congiure. Già in questa esperienza, terribile e non facile nel
districarsi dellesuccessionitra fratellastri, figli
tutti di Davide ma di diverse madri, emergono per Salomone i
pericoli di un governoviolento e di una giustizia lacerata.
In più Salomone si sente incerto, nel governare un popolo molto
numeroso, anche per la sua giovane età.Salomone chiede aiuto
a Dio perché gli dia una saggezza capace di governare con
giustizia. In lui sorgela consapevolezza del ruolo del re:
rappresentare Dio nel fare giustizia al suo popolo.Il
racconto del sogno che avviene nell’occasione di una preghiera e
il rito di insediamento a Gabaon, una“altura”, una delle
tante, ereditate dalle tradizioni cananee. Si ritiene che sulle
alture Dio abiti, e siutilizzano quelle tradizionali del
posto, non essendo ancora costruito il tempio di Gerusalemme
sull’altura del monte Sion. Quando sarà costruito, diventerà la
dimora stabile del Dio di Israele, esaranno eliminate le
altre.“Chiedimi ciò che vuoi”. Nel sogno, un modo utilizzato
spesso per l’incontro e la comunicazione conDio, Salomone
dialoga con il Signore e chiede: “Dammi un cuore docile ( cioè
un cuore capace diascoltare)”. Per la Bibbia il cuore non è
tanto la sede dell’amore e dei sentimenti come suggerisce la
nostra cultura occidentale, ma la sede del pensiero, della
conoscenza e della volontà, il centro delleenergie dell’uomo
che lo spingono a decidere e ad agire.Ciò che il re chiede è
la capacità di compiere con sapienza il proprio compito nel
reggere il popolo. “OSignore, fa che sappia governare con
giustizia, facendo emergere visibilmente, la tua stessa
giustizia peril bene di un popolo che tu ami”. E Dio si
compiace di questa scelta poiché Salomone ha messo al primo
posto il suo compito sociale e politico e non gl’interessi e i
desideri personali di potenza e di potere. Ma,in tal modo,
il Signore darà tutto il resto, non chiesto, in sovrappiù. E per
mostrare la ricchezza dei doni,questo “I Libro dei Re”
riporta altri brani interessanti di giustizia e di grandezza per
descrivere lasapienza e la grandezza di Salomone (3,16-28;
5,9-14; 10,1-10 e la famosa visita della regina di Saba).
Anche per noi si pone un interrogativo parallelo su ciò che
chiediamo a Dio, fondamentalmente nellapreghiera. Chiediamo
di saper svolgere bene il nostro compito? Chiediamo di
sviluppare conresponsabilità la nostra vocazione? Chiediamo
di saper vedere i bisogni delle persone per soccorrerle con
intelligenza e creatività? Chiediamo di saper lavorare con
sapienza? |
1 Corinzi 3, 18-23. Fratelli, nessuno si
illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo
mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la
sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto
infatti: Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia.
E ancora: Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani.
Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è
vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il
presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e
Cristo è di Dio. Paolo ripensa al suo
metodo di predicazione e allo stile che ha sviluppato nelle sue
comunità, inparticolare, in questo
caso, nella comunità di Corinto e sta ripensando ai risultati, a
distanza di qualcheanno, sulla scorta di notizie che gli
sono riportate da questa comunità.“Vi ho dato da bere latte
poiché, all’inizio, vi ho trattati come neonati del Signore,
preoccupato diaiutarvi a crescere, ma voi avete continuato a
vivere come esseri carnali, non “come uomini spirituali”
(3,1-2).Anche ora “siete ancora carnali. Dal momento che vi
sono tra voi invidia e discordia, non siete forsecarnali e
non vi comportate in maniera umana?” (3,3). Il significato del
giudizio è drammatico. Locogliamo meglio se leggiamo un
brano di Paolo nella lettera ai Galati dove riporta un
lunghissimo elencodi “opere della carne”: “Sono ben note le
opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza,
idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia,
dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orgee
cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già
ho detto: chi le compie non erediterà ilregno di Dio” (Gal
5,19-21):Come ci si comporta per non essere carnali?
Esistono particolari criteri della fede cristiana e Paolo li
sintetizza ancora una volta: sono i criteri di unasapienza
diversa rispetto alla sapienza del mondo a cui ci siamo
abituati. E’ la sapienza di Gesù, quelladella stoltezza
della croce che sola ci porta ad unirci a Cristo.Non si è
carnali quando non si pretende di voler vincere sull’altro a
tutti i costi, quando non si spera dischiacciare gli altri.
Non si è carnali quando si smettono le divisioni, i contrasti,
le pretese che ci dannol’illusione del potere, della
comprensione migliore, di più brillanti successi.Certo Paolo
non combatte la ragione umana. Ma bisogna stare attenti che la
ragione non pretenda dierigersi a principio unico della vera
salvezza. Gesù ci dice che di fronte alla salvezza l’uomo è
veramente impotente.Si riprendono allora i termini che hanno
dato spunto a questa prima lettera ai Corinzi (1,12): «Ciascuno
di voi dice: “Io sono di Paolo”, “Io invece sono di Apollo”, “Io
invece di Cefa”». È esattamente ilcontrario. Gli apostoli
sono a servizio dei cristiani e tutte le realtà sono messaggi
della volontà di Dio esegno del suo amore. Dice Paolo: “Voi
non appartenete a quegli uomini; sono loro ad essere vostri
servi.Essi non sono condottieri per costruire roccaforti e
fare guerra tra voi. Essi sono al vostro servizio, cometutta
la creazione”. Tutto deve essere strumento per arrivare a Cristo
e glorificare Dio, comunione diamore, sostenendovi l’un
l’altro. Voi, a vostra volta, diventate di Cristo, come Cristo è
di Dio Padre”.Viene sviluppata qui, in breve, una
interessante rilettura pastorale della Chiesa: tutti figli di
Dio, fratelli esorelle di Gesù, tutti chiamati alla santità
di Gesù, tutti operosi come adulti che costruiscono un popolo e
lo rafforzano, tutti responsabili nella Chiesa . E quelli che
debbono governarla sono particolarmente aservizio. Ce lo sta
ripetendo Papa Francesco, orientandoci verso una Chiesa che apre
le porte al mondo,impegnata a servire. |
Luca 18, 24b-30. In quel tempo.
Il Signore Gesù disse: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono
ricchezze, entrare nel regno di Dio. È più facile infatti per un cammello
passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!».
Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». Rispose: «Ciò
che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio». Pietro allora disse: «Noi
abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». Ed egli rispose: «In
verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o
fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più
nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà». Poi prese con sé i
Dodici e disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò
che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo: verrà infatti
consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi e,
dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno
risorgerà». Ma quelli non compresero nulla
di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che
egli aveva detto. Quando Gesù lo vide così triste, disse: «Quanto è
difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. È
più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un
ricco entrare nel regno di Dio!». Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può
essere salvato?». Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a
Dio». Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo
seguito». Ed egli rispose: «In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia
lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che
non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che
verrà».
Gesù è un maestro affermato, riconosciuto
sapiente e generoso. Perciò spesso, come capita, vienefermato per la strada con le domande più
diverse. E se Gesù è un rabbi, come tutti lo riconoscono, devepoter dire
le risposte della sapienza. Qui un notabile, rivolgendosi a Gesù come a "un
maestro buono",chiede: "Che cosa fare per ottenere la vita eterna?"
(18.18). La risposta è articolata. Gesù mostra grandecomprensione e
simpatia verso questo interlocutore poiché lo trova onesto e generoso. Gesù
suggeriscedi rispettare i comandamenti (e in particolare quelli che hanno
rapporto con il prossimo). Alla risposta:"Tutto questo l'ho osservato fin
dalla mia giovinezza", Gesù suggerisce uno stile di libertà e di povertà
nel seguirlo: "Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai,
distribuiscilo ai poveri... e seguimi".Ma quello, udite queste parole,
divenne assai triste perché era molto ricco” (18,21.23). Luca riferisce:
“Vendi tutto”.Il seguito dei fatti, per sé, non fa problema: per i
discepoli, che uno se ne vada poiché le esigenzerisultano troppo cariche
di fatica, dispiace, ma è una loro esperienza quotidiana ed una conferma
delleloro scelte.Lo sconcerto viene subito dopo, in seguito alle
affermazioni di Gesù sulle ricchezze: “È più facile,infatti, per un
cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno
di Dio!” (25).Finora una posizione così radicale contro la ricchezza non
si è posta. Non è da escludere che, aconclusione della sequela di Gesù,
non potessero desiderare benessere e addirittura ricchezza. "Laricchezza
è segno di benedizione di Dio, la ricchezza è un dono che Dio dà ai giusti".
E’ nelle richiestedella attese della madre dei figli di Zebedeo per i
figli (Mt 20,20) “Questi miei due figli siedano uno allatua destra e uno
alla tua sinistra nel tuo regno».o dei fratelli stessi (Mc10,35), o nella
insistente e onnipresente speranza del Messia vittorioso, che hannotutti,
ma anche loro, non si può pensare che non ci siano desideri di grandi
ricchezze compensatorie.L’interrogativo resta sui ricchi: non è possibile
che non entrino nel Regno. Ma Regno di Dio non è primadi tutto il
Paradiso, ma la presenza di Gesù tra noi che costituisce il nuovo tempo e il
nuovo mondo.Regno di Dio è entrare nella logica, nei valori, nelle
scelte, nella sequela di Gesù. Ovviamente entrarenel Regno di Dio apre
gli orizzonti della condivisione degli ultimi tempi e quindi del Paradiso.
Tuttavianon si può tradurre questo brano come l’esclusione del ricco dal
Paradiso. Si può dire che per il ricco èpiù difficile, e Gesù garantisce,
ma non è impossibile. Ma deve sempre filtrare la sua vita nella
misericordia e nella povertà di Gesù. Come? Resta un mistero che solo il
Signore conosce e che noiscopriremo quando entreremo nel mondo di Dio.
Gesù non si è mai sbilanciato a fare statistiche su chi sisalva o chi no.
E tuttavia gli apostoli sanno quanto è difficile entrare nel mondo e nei
criteri di vita di Gesù. E tuttavianon capiscono, spesso, ma si fidano di
Gesù. Non è impossibile se il Signore interviene.La riflessione sulla
ricchezza filtra molto lentamente. Gesù educa perché i discepoli capiscano
che èfondamentalmente una grande difficoltà, e molte parabole del
Vangelo, in particolare di Luca, lorichiamano: il ricco stolto
(12,16-21), l'amministratore abile (16,1-8), Lazzaro e il ricco epulone
(16,19-31). E non va dimenticato il richiamo di Gesù: "Nessuno può
servire due padroni... non potete servire aDio e al danaro (mammona)"
(16,13").Il ricco, infatti, rischia di contare solo su se stesso
piuttosto che riconoscersi incapace davanti a Diocome il pubblicano della
parabola (18,13) o come i bambini (18,17) che sono ricordati proprio in
questocapitolo.Negli Atti degli apostoli (2,44-45; 4,32-37) Luca
insisterà sulla rinuncia alla proprietà come caratteristicadella Chiesa
delle origini, anche se tutto il testo mostra che è più un orizzonte verso
cui camminare chenon una concretezza che viene sviluppata in ogni momento
da questa comunità che sta maturando nellaParola del SignoreIl tema
della ricchezza, per la Chiesa si pone spesso come un grave problema di non
esemplarità e graveobiezione. Va affrontato sempre più per le scelte che
si fanno e per gli squilibri e gli equivoci chesorgono. Spesso stiamo
subendo tradizioni e costumi d’altri tempi che ripropongono l’apparato della
Chiesa e l’immagine del Vaticano sull’orizzonte delle antiche corti
medioevali.Papa Francesco è una grande speranza: gli riconosciamo libertà
e coerenza. Gli chiediamo di aiutarci epreghiamo lo Spirito per lui. La
Chiesa non è più santa se si veste di abiti sontuosi, ma se pone scelte e
condivisioni con i più deboli. Ma tutti noi, nella Chiesa, dobbiamo pur
cambiare mentalità. |