domenica di Pentecoste
19 maggio 2013
Giovanni. 14, 15-20
Riferimenti : Atti degli Apostoli. 2, 1-11 - Salmo  103 - 1Corinti 12, 1-11
Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia; egli sazia di beni i tuoi giorni e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza. Il Signore agisce con giustizia e con diritto verso tutti gli oppressi. Ha rivelato a Mosè le sue vie, ai figli d'Israele le sue opere. Buono e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell'amore.

Atti degli Apostoli. 2, 1-11

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nellostesso luogo.Venne all’improvviso dal cielo unfragore, quasi un vento che si abbatteimpetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano.Apparvero loro lingue come di fuoco, che sidividevano, e si posarono su ciascuno di loro,tutti furono colmati di Spirito Santo ecominciarono a parlare in altre lingue, nel modoin cui lo Spirito dava loro il potere diesprimersi.Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo.A quel rumore, la folla si radunò e rimaseturbata, perché ciascuno li udiva parlare nellapropria lingua.Erano stupiti e, fuori di sé perla meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei?E come maiciascuno di noi sente parlare nella proprialingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti,abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia,dellaFrìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle partidella Libia vicino a Cirene, Romani quiresidenti,Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, eli udiamo parlare nelle nostre lingue dellegrandi opere di Dio».

 Sono passati ormai quasi due mesi, 50 giorni dal tempo dell’angoscia, della solitudine e quindi della esaltazione alla vista di Gesù risorto che ha voluto restare con i suoi, secondo il calendario di Luca negli “Attidegli apostoli” 40 giorni. Ci sono stati incontri sorprendenti e improvvisi, nei momenti più impensati e neiposti più diversi. Curiosi di vedere la conclusione di questa avventura e incapaci di prevedere altro, senza lapresenza visibile del maestro, i discepoli si stanno organizzando per riprendere la loro vita normale e il lavorodi cui si sentono esperti. In occasione della Pentecoste ebraica, però, capiscono di dover essere tutti presenti a Gerusalemme per ilpellegrinaggio di un buon ebreo, in memoria del dono della legge che il Signore aveva consegnato a Mosè sulSinai. Si ritrovano ormai in un luogo preciso, abitato nell’ultima cena con Gesù e quindi luogo stabile perquando si ritrovano a Gerusalemme. Il Cenacolo, casa di un amico che volentieri ha offerto a Gesù ospitalità, diventa il luogo dell’assemblea nuova. Si ritrovano ora insieme in questo giorno di festa, dopo averne vissuti50, in emozioni, interrogativi e in discussioni, e pregano, sempre consapevoli che debbono aspettare, e sempresicuri che arriverà una indicazione. Il testo di Luca vuole mostrare il significato del mistero del dono delloSpirito mediante le Scritture sulla piccola Comunità. Testimonianza e attesa raccontano che il centro della fedeè Gesù.Gesù, infatti, ha rivelato, nella sua ultima cena, il segreto della sua vita e quindi il segreto del suo rapporto conil Padre. Ma sa che i discepoli non possono capire il significato dell’esistenza nuova, e hanno bisogno di unaricerca, di un cammino, di una esperienza, di una fedeltà che ricostruiscano via via il senso della loroesperienza di Gesù. “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso” (Giovanni 16,12). L’essenziale è già stato detto: “Tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi”(Giovanni 15,15) e lo Spirito Santo non aggiungerà nulla di suo: “”Non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciòche avrà udito” (Giovanni 16,13).Lo Spirito Santo accompagnerà i discepoli, li assisterà, sarà una garanzia per ricercare e per approfondire. LoSpirito Santo li aiuterà a scoprire ed a capire il Progetto di Gesù su loro e sul mondo.Ci sono alcune parole chiave: “Tutti, rumore, divisione”.I discepoli si ritrovano “tutti”, come alla promulgazione della legge sul Sinai, dove “tutto il popolo risposeinsieme” (Es 19,8): tutti in attesa della sapienza di Dio,Il dono dello Spirito viene impetuoso e rumoroso come un tuono. Come i rumori al Sinai: “suoni e lampi sulmonte Sinai” (Es 19,16).“Le loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro” (v3) “secondo un racconto della Midrash, la voce di Dio sul Monte Sinai si divise in settanta lingue affinché tuttii popoli avessero potuto udirla (gli antichi credevano che i popoli presenti sulla terra fossero 70). Sul Sinai è lavoce di Dio che si divise in 70 voci, così che tutti i popoli la comprendono”.I discepoli si sentono ricchi dello Spirito che essi non conoscono se non sperimentando, dentro, entusiasmo,gioia profonda, pace e fiducia. E insieme sentono il desiderio di comunicare e di accogliere, scoprendo di avereun patrimonio di notizie e di rivelazioni che sono consolazione per tutti e non solo per loro. Perciò parlano senza preoccuparsi di conoscere gli interlocutori e il loro modo di vestire, che pure identificano ciascunostraniero. Essi parlano e la gente ascolta, si sorprende, risponde e fa domande. Qui non si sente la voce di Dioné quella della Spirito, ma la voce dei discepoli, che sembrano non avere nulla di particolare, salvo che, nelleorecchie della gente, risuona, a secondo della lingua natia dei diversi pellegrini,. la lingua dell’inizio della vitadi ciascuno. Qui lo Spirito svela le “opere di Dio”, attraverso uomini che scoprono di essere portatori dimessaggi grandi e nuovi per tutti i popoli della terra. Qui non ci sono ancora i pagani, ma i giudei che abitano tra popoli pagani. Così l’orizzonte si allarga e il progetto del Signore è quello di “Andare a tutte le genti”. In talmodo i discepoli si vedono, passo passo, organizzato il loro futuro, come annunciatori e missionari per i popolidella terra come Gesù è stato messaggero per loro. Alla fine Luca riporta l’elenco di popoli presenti, ma èdifficile dirne il significato, salvo verificare che vengono elencati, pur con qualche eccezione, popolidall’oriente all’occidente, e da nord a sud.

1Corinti 12, 1-11

Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio lasciarvi nell’ignoranza. Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare senza alcun controllo verso gli idolimuti. Perciò io vi dichiaro: nessuno che parlisotto l’azione dello Spirito di Dio può dire:«Gesù è anàtema!»; e nessuno può dire: «Gesùè Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo.Vi sono diversi carismi, ma uno solo è loSpirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo èil Signore;vi sono diverse attività, ma uno soloè Dio, che opera tutto in tutti.A ciascuno èdata una manifestazione particolare delloSpirito per il bene comune:a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio disapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito,il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, ildono delle guarigioni;a uno il potere deimiracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altrola varietà delle lingue; a un altrol’interpretazione delle lingue.Ma tutte questecose le opera l’unico e medesimo Spirito,distribuendole a ciascuno come vuole.

Paolo si preoccupa di aiutare i credenti a cogliere ed a capire il significato di grazie e di attitudini personali,ordinarie o straordinarie, presenti in ciascuno “per l’utilità di tutta la comunità”. Si tratta di analizzare e scoprire un buon uso dei doni dello Spirito, chiamati “carismi”, segno e testimonianza visibile della presenzadello Spirito, anche per rimediare alla situazione anormale di una giovane comunità, la cui fede non ha ancoratrasformato la mentalità impregnata di paganesimo.Gli abitanti di Corinto sono tentati di apprezzare soprattutto i doni più spettacolari e di utilizzarli in interessi diparte, sviluppandoli nello stesso stile di alcune manifestazioni proprie di certe cerimonie pagane. Dice Paoloche, essendo “per utilità comune”, sono dati per il bene della comunità e quindi non debbono dare occasione arivalità (cap 12). Riscoprendo umiltà e solidarietà, va ricordato che “la carità li sorpassa tutti” (cap 13). Infinespiega come la loro gerarchia si stabilisce in base al contributo che portano all’edificazione della comunità. Paolo si ferma sul dono delle lingue, pare molto apprezzato a Corinto, che però deve essere sottoposto allaprofezia ed alla interpretazione (cap 14).Paolo ricorda fenomeni violenti, disordinati, di certi culti pagani, che sono considerati come il segno della loroautenticità (v 2). Invece, nelle assemblee cristiane, vale il contenuto del discorso, non la forma espressiva diostentata ispirazione (v 3).All’interno di questo mondo di doni, manifestazioni e di maturazioni, c’è la ricchezza del volto di Dio nellasua dimensione trinitaria:”Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma unosolo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti”.L’elenco dei “carismi” è costituito da nove elementi: è la lista più lunga che si trovi nelle lettere (1 Cor 12, 28- 30; 14,26; Rm 12,6-8; Ef 4,11). Si comincia a distinguere il linguaggio di sapienza e di conoscenza. Illinguaggio di sapienza, forse, è il dono di esporre le più alte verità cristiane, legate alla vita divina e alla vitadi Dio in noi: «l’insegnamento perfetto» di Eb 6,1. Il linguaggio della conoscenza è il dono di esporre leverità elementari del cristianesimo: «il discorso iniziale su Cristo» di Eb 6,1. La fede, qui, probabilmente è unafondamentale fiducia nel compimento dei miracoli (Mt 17,20). I miracoli e le guarigioni distinguono lacomunità cristiana per l’attenzione ai malati e per la confidenza del credente con la verità di Dio. La profezia costituisce il contenuto del cap. 14: è la capacità di convertire, esortare, persuadere con il dono della Parola allacostruzione della Comunità. Si parla poi del discernimento che aiuta ad operare un giudizio critico per aiutarele persone a scegliere; discernere gli spiriti:il dono di determinare l’origine (Dio, la natura, il Maligno) dei fenomeni carismatici. Si parla infine della varietà delle lingue: glossolalia (il parlare in lingue incomprensibili:S. Paolo non stima molto questo dono (14,6-11) e della interpretazione delle lingue. La varietà delle lingue è il dono di lodare Dio proferendo, sotto l’azione dello Spirito Santo e in uno stato più o meno estatico, suoni incomprensibili. È ciò che Paolo chiama «parlare in lingue» (14,5.6.18.23.39) o «parlare in lingua» (14,2.4.9.13.14.19.26.27). Questo carisma risale alla Chiesa dei primissimi anni; era il primo effetto sensibiledella discesa dello Spirito nelle anime (cfr At 2,3-4;10,44-46;11,15;19,6)

Giovanni. 14, 15-20In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoidiscepoli: “Se mi amate, osserverete i mieicomandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”.Stiamo leggendo uno dei brani di Gesù che parla ai discepoli e che Giovanni riporta, inquadrato nell’ultimacena, carico di tensione e di aspettative. I discepoli non si rendono conto di ciò che sta per accadere e quindisono stupefatti di alcune indicazioni di allontanamento, di abbandono e di ritorno.Poiché non capiscono, ascoltano Gesù con stupore e perplessità, difficilmente consapevoli dello spessore delleparole che il maestro dice ma che ripescheranno dalla memoria e dalla riflessione nei tempi futuri. Non vadimenticato che il testo è riletto e meditato dopo la risurrezione, quando ormai la Comunità cristiana haaffrontato lunghi cammini, tensioni, alcune persecuzioni locali, rifiuti e accoglienze inimmaginabili. L’amore a Gesù non si gioca sulle emozioni ma sulla coerenza e il coraggio di seguire i suoi comandi. Ma quali comandi?La comunità, che ripensa ai messaggi di Gesù, sa che ce ne sono tanti, riassunti “nell’amatevi l’un l’altrocome io vi ho voluto bene”. Ma questa una sintesi e un risultato di stili, di scelte, di comportamenti che sisviluppano ogni giorno nella vita familiare, sociale, religiosa e politica. La Comunità ne è consapevole, anzi sente il disagio e la fatica di andare contro corrente, di riproporre tutta la vita ed i propri rapporti nei terminiche Gesù ha vissuto ed ha indicato.In tal modo, spesso, la fatica e la fragilità fanno paura e costringono a pensare di essere stati abbandonati.Gesù, allora, soccorre dicendo: “Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi persempre” (v 16). Si parla allora del “Paràclito” come un personaggio che porta fiducia e garanzia: la “personache si siede accanto” nei processi e che sostiene, incoraggia, suggerisce, garantisce chi è accusato in unprocesso. Anzi la sua presenza di persona degna garantisce l’assemblea che l’imputato vada assolto. Gesùgarantisce di inviare un altro Paràclito, “perché rimanga con voi per sempre”, visto che il primo Paràclito, cioèGesù stesso, sta per andarsene. La preghiera di Gesù interpella il Padre perché un altro Paràclito prosegual’opera che il maestro ha iniziato e sviluppato con i discepoli. Il dono che Gesù offre è lo “Spirito di verità”. E’una persona che si identifica con la verità, la mantiene viva e la dona. Questo non significa che siamodiventati infallibili, i garanti per eccellenza, i detentori delle verità nel mondo, o i portatori di realtà che ormainon serve verificare perché vanno prese a scatola chiusa. Sostenuti dallo Spirito, siamo però sempre nellaricerca, e pur sempre alle prese con il dubbio, la perplessità, la verifica. Lo Spirito della verità ci offre larivelazione di Gesù, il rapporto profondo e unico con il Padre, la pienezza e la garanzia della verità, che èGesù. Ma è necessaria la fede, altrimenti non lo si vede e non lo si conosce. Se però lo si crede, egli dimora nelcredente e la sua presenza porta una conoscenza familiare. Infatti lo Spirito è presentato in rapporto con Gesù, i discepoli ed il mondo. A Gesù rende testimonianza (15,26-27), con i discepoli sarà presente e vivo (14,17), difronte al mondo darà testimonianza a favore di Gesù contro la persecuzione e l’odio del male. “Non vi lascioorfani” dice Gesù pronunciando una espressione di paternità propria dei rabbini che spesso ritengono i lorodiscepoli dei figli. A Gesù Giuda, non l’Iscariota,: pone una domanda: “«Signore, come è accaduto che devimanifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre miolo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (14, 22-23).A Pentecoste Gesù garantisce colui che viene da Dio, forza e novità creatrice, santità e grazia, bellezza esplendore. Lo Spirito in noi ripropone la Trinità, il senso della vita e la pienezza.Non diventiamo invulnerabili,infallibili, supereroi. Ci viene indicato di assomigliare a Gesù, nel servizio di un mondo che è affaticato e spesso sfiduciato, eppure desideroso di bellezza e di amore. Il Signore ci prende sulserio e la Pentecoste è l’inizio di una novità.Dovremmo chiedere spesso lo Spirito,invocato per vivere la santità del momento, il rapporto con il fratello lasorella, la ricerca dell’armonia e della pace. Ci consola sapere che, in chi incontriamo, conosciuti o sconosciuti,lavora anonimo per Gesù lo stesso spirito che invochiamo e che preghiamo.