
IV domenica di quaresima
“del
cieco”
10 marzo
2013
Gv 9,1-38b
Riferimenti :
Es 17, 1-11I - Salmo 35 -
Tessalonicesi 5,
1-11 |
Signore, giudica chi mi accusa,
combatti chi mi combatte. Afferra i tuoi scudi e sorgi in mio
aiuto. Vibra la lancia e la scure contro chi mi insegue, dimmi:
"Sono io la tua salvezza". Siano confusi e coperti di ignominia
quelli che attentano alla mia vita; retrocedano e siano umiliati
quelli che tramano la mia sventura. Siano come pula al vento e
l'angelo del Signore li incalzi; la loro strada sia buia e
scivolosa quando li insegue l'angelo del Signore. |
Es 17, 1-11
Tutta la
comunità degli Israeliti levò le tende dal
deserto di Sin, camminando di tappa in tappa,
secondo l'ordine del Signore, e si accampò a
Refidìm Ma non c'era acqua da bere per il
popolo Il popolo protestò contro Mosè: "Dateci
acqua da bere!" Mosè disse loro: "Perché
protestate con me? Perché mettete alla prova il
Signore?" In quel luogo il popolo soffriva la
sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò
contro Mosè e disse: "Perché ci hai fatto salire
dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli
e il nostro bestiame?" Allora Mosè gridò al
Signore, dicendo: "Che cosa farò io per questo
popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!" Il
Signore disse a Mosè: "Passa davanti al popolo e
prendi con te alcuni anziani d'Israele Prendi in
mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e
va'! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia,
sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà
acqua e il popolo berrà" Mosè fece così, sotto
gli occhi degli anziani d'Israele E chiamò quel
luogo Massa e Merìba, a causa della protesta
degli Israeliti e perché misero alla prova il
Signore, dicendo: "Il Signore è in mezzo a noi sì
o no?" Amalèk venne a combattere contro
Israele a Refidìm Mosè disse a Giosuè: "Scegli
per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro
Amalèk Domani io starò ritto sulla cima del
colle, con in mano il bastone di Dio" Giosuè
eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per
combattere contro Amalèk, mentre Mosè,
Aronne e Cur salirono sulla cima del colle
Quando Mosè alzava le mani, Israele
prevaleva; ma quando le lasciava cadere,
prevaleva Amalèk
Israele ha accettato di seguire Mosè e di contrapporsi a
Faraone
Ma il cammino è faticoso e imprevedibile E questo fa
scoprire limiti, difficoltà anche drammatiche
Così sorgono malumori e proteste Suppongono disagio e
rabbia, ripensamento e nostalgia del passato
Non si apprezza il tempo presente e non si superano le
difficoltà se non si tenta di accordarsi con i
responsabili Non ci si deve dimenticare che bisogna,
coraggiosamente, ricostruire uno stile di vita
completamente diverso
Ci vogliono risorse e intraprendenza per lottare e
sopravvivere Ma il cammino del popolo, uscito
dall’Egitto, si fa sempre più difficile perché gli Israeliti
scoprono difficoltà d’ogni genere Prima manca
il pane (e mangiano manna), poi manca la carne ( e Dio offre
loro le quaglie), poi manca l’acqua,
fondamentale per la vita quotidiana Qui si inaspriscono le
recriminazioni perché si arriva ad avere
seriamente paura
Il popolo non ha strumenti per provvedervi; non sa rivolgersi
a Dio Lotta e rimprovera Mosè fino a farlo
responsabile della propria miseria Mosè è fedele a Dio ed in
Lui ha creduto In questo caso è anche
responsabile, mediatore, condottiero, custode
Mosè grida poiché è spaventato dalla situazione difficile
L’interrogativo fondamentale che serpeggia non è quello
dell’ateo: “Dio non c’è”, ma l’interrogativo su
dove Egli sia presente, se è ancora disposto a mantenere la
sua parola e la sua protezione che ha
promesso Mosè si è presa la responsabilità di essere
l’intercessore e Dio lo ascolta
Dopo la mancanza di acqua, risolta nel dono, che altrimenti
avrebbe portato alla morte, vengono la
guerra e la violenza che possono ricondurre alla schiavitù e
alla distruzione di molti Nella battaglia
contro Amelèk, ci si chiede come vincere un popolo che
impedisce la conquista della Terra Promessa? Il
Signore dà criteri inusuali ma complementari:
- la presenza di un piccolo gruppo di soldati,
- la preghiera di intercessione: il segno delle mani alzate
come richiamo e dipendenza al bisogno
di Dio
Nelle difficoltà sono necessarie le responsabilità personali
che si mettono in campo con coraggio e la
fedeltà a Dio per intercedere e ricuperare la fiducia e la
libertà
L’intercessione è fondamentale per costruire un popolo e
strutturarlo nella fiducia e nel cammino di
comunione Dio ama questa intercessione Gesù è l’esempio più
alto della intercessione per tutti gli
uomini e le donne
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I Tessalonicesi 5,
1-11
Riguardo poi ai tempi e ai momenti,
fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva;
infatti sapete bene che il giorno del
Signore verrà come un ladro di notte E
quando la gente dirà: "C'è pace e
sicurezza!", allora d'improvviso la rovina li
colpirà, come le doglie una donna incinta;
e non potranno sfuggire Ma voi, fratelli,
non siete nelle tenebre, cosicché quel
giorno possa sorprendervi come un ladro
Infatti siete tutti figli della luce e figli del
giorno; noi non apparteniamo alla notte, né
alle tenebre Non dormiamo dunque come
gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri
Quelli che dormono, infatti, dormono di
notte; e quelli che si ubriacano, di notte si
ubriacano Noi invece, che apparteniamo
al giorno, siamo sobri, vestiti con la
corazza della fede e della carità, e avendo
come elmo la speranza della salvezza Dio
infatti non ci ha destinati alla sua ira, ma ad
ottenere la salvezza per mezzo del Signore
nostro Gesù Cristo 1Egli è morto per noi
perché, sia che vegliamo sia che
dormiamo, viviamo insieme con lui
Perciò confortatevi a vicenda e siate di
aiuto gli uni agli altri, come già fate
Il tempo può custodire la pace e può nascondere la guerra
Noi cristiani siamo chiamati ad essere
sempre all’erta, pronti però ad affrontare situazioni di
emergenza e di sconvolgimento Paolo,
riprendendo le affermazioni del Signore sull’incertezza della
data della conclusione del mondo (Mt
24,36p; At 1,7), e che bisogna attendere vegliando (Mt
24,42p50;25,13), afferma di non conoscere il
termine dell’esistenza del mondo Il giorno del Signore (1Cor
1,8) verrà come un ladro (cfMt 24,43p);
bisogna stare in guardia (v 6; cfRm 13,11), il tempo è breve
(2Cor 6,2) Egli, prima, si pone per ipotesi
tra quelli che vedranno questo giorno (4,17; cf1Cor 15,51);
poi passa a considerare di morire prima
(2Cor 5,3;Fil 1,23); quindi mette in guardia quelli che
credono imminente (2Ts 2,1s) il compimento,
considerando che prima deve verificarsi la conversione dei
pagani (Rm 11,25) In uqesta totale
incertezza i tempi non si intravedono brevi Paolo riprende i
contatti con la prima comunità greca, da lu
visitata, quella di Tessalonica, che si è mostrata subito
recettiva e attenta alla sua predicazione, ma poi
presto ha dovuto abbandonarla per la reazione della
popolazione non credente che ha messo in pericolo
la stessa vita di Paolo Ora Timoteo torna a visitare la
comunità per garantirsi della solidità della fede, e
quindi riferisce all’apostolo liete e rassicuranti notizie
Riconoscente e commosso, Paolo scrive una
lettera che è il primo testo scritto nel Nuovo Testamento
(siamo nel 50 – 51 dC) Tra i molti problemi
Paolo sa di dover affrontare anche il “tempo della
Conclusione”, come accennato più sopra Alla fine
ricorda di essere svegli e all’erta perché nessuno lo conosce
ma il Giorno del Signore viene
all’improvviso e chiederà conto della responsabilità e della
legge del nostro cuore a tutti gli uomini e a
tutte le donne del mondo
Per questo i credenti debbono essere come figli della luce e
custodire la luce di Dio senza profanarla, né
spegnerla
I “figli della luce” vivono la sobrietà, si attrezzano sulle
virtù della fede, della carità e della speranza
come difesa contro il tempo e i drammi che nella vita
rapiscono la serenità e l’esistenza
Abbiamo un destino di speranza perché ci fidiamo di Gesù che
ci apre alla garanzia e alla fiducia nel
mondo di Dio
Il modo migliore per camminare verso il tempo del Signore è
sostenere i fratelli e le sorelle, dando loro
sostegno e aiutando materialmente per ciò di cui possono
avere bisogno |
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Entrata alla piscina di Siloe |
Gv 9,1-38b
 Passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo
interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o
i suoi genitori, perché sia nato cieco?" Rispose Gesù:
"Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui
siano manifestate le opere di Dio Bisogna che noi
compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché
è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire
Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo"
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la
saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli
disse: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe" - che
significa Inviato Quegli andò, si lavò e tornò che ci
vedeva
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima,
perché era un mendicante, dicevano: "Non è lui quello
che stava seduto a chiedere l'elemosina?" Alcuni
dicevano: "È lui"; altri dicevano: "No, ma è uno che gli
assomiglia" Ed egli diceva: "Sono io!" Allora gli
domandarono: "In che modo ti sono stati aperti gli
occhi?" Egli rispose: "L'uomo che si chiama Gesù ha
fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto:
"Va' a Sìloe e làvati!" Io sono andato, mi sono lavato e
ho acquistato la vista" Gli dissero: "Dov'è costui?"
Rispose: "Non lo so" Condussero dai farisei quello
che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui
Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi
Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come
aveva acquistato la vista Ed egli disse loro: "Mi ha
messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo"
Allora alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non
viene da Dio, perché non osserva il sabato" Altri
invece dicevano: "Come può un peccatore compiere
segni di questo genere?" E c'era dissenso tra loro
Allora dissero di nuovo al cieco: "Tu, che cosa dici di
lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?" Egli
rispose: "È un profeta!"
Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato
cieco e che avesse acquistato la vista, finché non
chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la
vista E li interrogarono: "È questo il vostro figlio,
che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci
vede?" I genitori di lui risposero: "Sappiamo che
questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora
ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli
occhi, noi non lo sappiamo Chiedetelo a lui: ha l'età,
parlerà lui di sé" Questo dissero i suoi genitori,
perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei
avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto
come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga Per
questo i suoi genitori dissero: "Ha l'età: chiedetelo a
lui!" Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era
stato cieco e gli dissero: "Da' gloria a Dio! Noi
sappiamo che quest'uomo è un peccatore" Quello
rispose: "Se sia un peccatore, non lo so Una cosa io
so: ero cieco e ora ci vedo" Allora gli dissero: "Che
cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?"
Rispose loro: "Ve l'ho già detto e non avete ascoltato;
perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare
anche voi suoi discepoli?" Lo insultarono e dissero:
"Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè!
Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui
non sappiamo di dove sia" Rispose loro quell'uomo:
"Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove
sia, eppure mi ha aperto gli occhi Sappiamo che Dio
non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa
la sua volontà, egli lo ascolta Da che mondo è
mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto
gli occhi a un cieco nato Se costui non venisse da
Dio, non avrebbe potuto far nulla" Gli replicarono:
"Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?" E lo
cacciarono fuori Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo
trovò, gli disse: "Tu, credi nel Figlio dell'uomo?"
Egli rispose: "E chi è, Signore, perché io creda in
lui?" Gli disse Gesù: "Lo hai visto: è colui che parla
con te" Ed egli disse: "Credo, Signore!"
Incontrare un cieco lascia sempre uno strascico di commiserazione e provoca
un brivido di risentimento e paura Perciò la
sofferenza provoca la domanda del perché e del male che l’altro sta
soffrendo Ma, nel mondo ebraico, spunta anche il
sospetto che quella cecità possa essere un castigo per il male commesso,
magari prima di nascere, essendo un cieco nato
Gesù risponde che non v’è peccato alla radice ma attesa di opere grandi di
Dio E Gesù sa di essere stato chiamato a sostenere
la luce di questo cieco e vuole chiarire a tutti che ogni malato deve poter
sperimentare la potenza di Dio attraverso noi
Gesù sa che la sua presenza è posta come garanzia della speranza di tutti e
quindi di chi non s’aspetta nulla dalla vita e pensa
che la quotidianità è fatta di fatiche e sofferenze senza novità e
capovolgimenti
Gesù invece interviene; però al cieco chiede che si fidi di Lui e accetti di
essere visitato dalla fede nel Messia Deve perciò
andare a lavarsi alla piscina dell’Inviato (Siloe)
Il messaggio è al cieco ma anche ai discepoli e a coloro che si imbatteranno
in questo avvenimento strabiliante
Bisogna sapere di essere ciechi Bisogna desiderare di vedere Bisogna
accettare la scelta di chi ti manda dal Messia, il
coraggio di credere che ci possa essere una trasformazione, l’accettazione di
difendere la scelta fatta, la verità riconquistata, la
disponibilità del giudizio su chi ti ha fatto una proposta, il coraggio della
semplicità e della coerenza
Accettare il Messia, in questo caso Gesù, significa trovarsi tutto il mondo
contro o, per lo meno, reticente
Tutti sperano che si sveli l’imbroglio, che si ritorni alla malattia ed alla
rassegnazione, oppure allo svelamento dello
stratagemma per poter dire che il mondo è malvagio, che si strumentalizza la
religione, che non può avvenire nulla di
splendido nel mondo dove Dio vuole abitare
Il cieco difende la sua verità e ritiene che la luce che sta vedendo debba
essere il paradigma del suo linguaggio Come vede
così manifesta e difende Non può negare che ora vede né vuole negare la
sofferenza e la fatica del precedente non poter
vedere E si stupisce che non si voglia credergli, e non capisce del perché
dei secondi fini che essi caparbiamente portano,
mentre pretendono di smascherarlo
Il cieco si stupisce di questa ostinazione nel non voler accettare, mentre
resiste l’insistenza di continuare ad interrogarlo
Il cieco è una persona generosa e onesta Alla fine scambia, in uno squarcio
di fiducia, questa insistenza come una ricerca di
verità e chiede: “Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?" (v 27)
Lo investono di improperi poiché continuano a
pensarlo un castigato e un imbroglione: se era cieco, aveva peccato; se ora
mantiene la versione della guarigione
strumentalizza la religione e tradisce Dio imbrogliando
Chi ha sperimentato l’amore di Dio resta solo, scacciato dalla sua comunità e
quindi un rifiutato Ma allora Gesù lo va a
cercare e completa nella luce l’incontro Prima aveva suggerito di andare
alla piscina, ora suggerisce di guardarlo nella luce e
riconoscerlo come la pienezza di Dio che si incarna: “Il Figlio dell’uomo”,
nel linguaggio di Daniele, è anche il trionfatore,
alla destra di Dio che giudica il mondo
Il cieco che vede accoglie gioioso e dice :”Credo” Davanti a Caifa Gesù
riprenderà il significato del Figlio dell’uomo” e sarà
bestemmiato, giudicato e condannato a morte (Mt 26,64) Ma qui il Figlio
dell’uomo è solo benedetto dal cieco che vede e da
tutti quelli che, ciechi, ricupereranno la luce |