VI DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE
6 ottobre 2013
Matteo. 10, 40-42
Riferimenti : primo libro dei Re 17, 6-16 - Salmo 4 - Ebrei:13, 1-8
Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia: dalle angosce mi hai liberato; pietà di me, ascolta la mia preghiera. Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore? Perché amate cose vane e cercate la menzogna? Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele: il Signore mi ascolta quando lo invoco. Tremate e non peccate, sul vostro giaciglio riflettete e placatevi.

primo libro dei Re 17, 6-16

In quei giorni. I corvi gli portavano pane ecarne al mattino, e pane e carne alla sera; egli beveva dal torrente. Dopo alcuni giorniil torrente si seccò, perché non era piovutosulla terra. Fu rivolta a lui la paroladel Signore: «Àlzati, va’ a Sarepta di Sidone; ecco, io là ho dato ordine a una vedovadi sostenerti». Egli si alzò e andò aSarepta. Arrivato alla porta della città, eccouna vedova che raccoglieva legna. Lachiamò e le disse: «Prendimi un po’d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzodi pane». Quella rispose: «Per la vita delSignore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, masolo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi dilegna, dopo andrò a prepararla per me e permio figlio: la mangeremo e poi moriremo».Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara unapiccola focaccia per me e portamela; quindine preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele:“La farina della giara non si esaurirà el’orcio dell’olio non diminuirà fino al giornoin cui il Signore manderà la pioggiasulla faccia della terra”». Quella andò efece come aveva detto Elia; poi mangiaronolei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno el’orcio dell’olio non diminuì, secondo laparola che il Signore aveva pronunciato permezzo di Elia.

Elia è il grande profeta in conflitto con il re Acab e la regina Gezabele, sua moglie, provenientedalla Fenicia e missionaria decisa del culto della sua terra. Elia annuncia una prolungata siccità perla punizione che viene data al re, tutto dedito agli dei Fenici. Infatti l'esempio del re condiziona einfluenza il popolo che perciò abbandona la fede di Israele nell'unico Dio per seguire gli dei dellaFenicia. Durante questo flagello, per un primo momento, il profeta si nasconde presso il torrente Cherit e i corvi gli portano pane e carne: in modo straordinario, mattino e sera. Ci si rifà all'alimentazione del popolo d'Israele nel deserto, nel tempo della liberazione, ricordata nel libro dell'Esodo(16,8.12). Quando poi il torrente si secca per la siccità che si prolunga nel tempo, Elia si dirigeverso Zarepta, un paese vicino a Sidone, a 15 km, sulla costa fenicia. Il Signore suggerisce di rivolgersiad una vedova. Effettivamente il profeta incontra una povera donna e ad essa chiede acquae cibo, garantendo che il Signore avrebbe provveduto per tutto il periodo della siccità.Elia si è spostato in una zona pagana, la terra di origine della regina Gezabele. Se da questa puòvenire la sua rovina, attraverso un'altra donna, questa volta vedova e povera, viene la sopravvivenza.Dio gioca di fronte ai tiranni, aiutando i poveri che sanno provvedere a coloro che libereranno ilsuo popolo. Nel salmo 146,9 si dice “Il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l'orfano e lavedova, ma sconvolge le vie degli empi". Gesù richiama quest'episodio per rimproverare al suopopolo il rifiuto che viene opposto ai profeti e alla Parola di Dio (Luca 4,25-26). E mentre disapprova l'incomprensione di Israele, garantisce che i benefici messianici saranno riservati ai paganiche accoglieranno il messaggio, riservato a tutti gli uomini e donne.Ci si ritrova qui, di fronte al compito dell’accoglienza, un elemento fondamentale che la comunitàcristiana, dall'inizio, ha sempre praticato. L’esempio è stato accolto dal Primo Testamento, a cominciareda Abramo che accoglie Dio, che si presenta come un viandante anonimo sotto l’aspettodi 3 personaggi che passano accanto alla sua tenda. Per l'ospitalità, offerta gratuitamente e spontaneamente,questi personaggi ricambiano, come dono di riconoscenza, con l’annuncio che Abramo avrebbe generato un figlio nella sua vecchiaia. L’ospitalità genera vita.Una bellissima riflessione di J. Danielou ci fa ricordare che l’ospitalità si contrappone alla guerra: «L’umanità ha compiuto un passo decisivo, e forse il passo decisivo, il giorno in cui lo straniero danemico (hostis) è divenuto ospite (hospes)». Se accolgo un povero, l’altro mi considererà sempreun amico e avrà riconoscenza. La guerra nasce da chi ti odia, da chi si sente rifiutato, non da chi ti offre ospitalità. L’ospitalità, in tutte le sue forme, contiene e mantiene la vita.

Ebrei:13, 1-8

Fratelli, L’amore fraterno resti saldo. 2Nondimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola,senza saperlo hanno accolto degli angeli. Ricordatevi dei carcerati, come se fosteloro compagni di carcere, e di quelli chesono maltrattati, perché anche voi avete un corpo. Il matrimonio sia rispettato da tuttie il letto nuziale sia senza macchia. I fornicatorie gli adulteri saranno giudicati daDio. La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevidi quello che avete, perchéDio stesso ha detto: Non ti lascerò e non tiabbandonerò. Così possiamo dire confiducia: Il Signore è il mio aiuto, non avròpaura. Che cosa può farmi l’uomo? Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hannoannunciato la parola di Dio. Considerandoattentamente l’esito finale della lorovita, imitatene la fede. 8Gesù Cristo è lostesso ieri e oggi e per sempre!

Con il cap.13 siamo giunti alla conclusione della “lettera agli ebrei.” Essa diventa particolarmentericca di suggerimenti pastorali e di brevi raccomandazioni pratiche. Si potrebbe suddividere in ammonizioni sulla vita sociale (vv 1-4), nel raccomandare il distacco dai beni materiali e la fiduciain Dio, (vv 5-6), e, infine, nella fedeltà agli esempi dei capi e alla dottrina (vv 7-10).La persecuzione, che la comunità sta sopportando, incoraggia maggiormente ad essere solidali edaccoglienti. E viene fatto un accenno a personaggi misteriosi che sono ricordati nel Primo Testamentocome aiuto a persone che vanno aiutate: dall’ospitalità dei tre viandanti ospitati da Abramo (Gen 18,3), sopra ricordata, all’angelo che rassicura e suggerisce comportamenti adatti alla nascitadi Sansone (Giud 13,22), all'arcangelo Raffaele (Tobia 5,4 ss), compagno di viaggio di Tobia, chesi mostrerà, poi, risolutore di molti drammi e di molti incidenti familiari.Si raccomandano i prigionieri e coloro che sono maltrattati: sono due attenzioni e sollecitudini particolarmenteimportanti e significative anche per il nostro tempo (l’affollamento delle carceri, la giustizia troppo lenta, i maltrattamenti delle donne e dei bambini, il pericolo del terrorismo controinnocenti e le persecuzioni contro credenti; e l’elenco continua).Una serie di raccomandazioni, pur breve ma particolarmente importante per questa comunità, è ilcomportamento verso la santità della vita coniugale. Il contesto pagano rende facile e plausibile una condotta scorretta di libertinaggio e di adulterio. Oppure, al contrario, alcune sette religioserifiutano il matrimonio stesso e i rapporti tra coniugi vengono rifiutati perché indegni di credenti. L'autore biblico ricorda perciò che bisogna rifiutare l'adulterio e valorizzare il rapporto di amore fedele di famiglia.Una nuova ammonizione ricorda il distacco dalle ricchezze, dall’avarizia e un sufficiente equilibrio per accontentarsi di quello che si ha. I testi citati fanno riferimento alla garanzia che Mosè offre aGiosuè per la conquista di Canaan (Deut 31, 6.8) e che il Signore stesso offre a Giosuè all’iniziodel suo compito (Gios 1,5); “Non ti lascerò e non ti abbandonerò”. La risposta del credente è ripresadal Salmo118,6: “Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura. Che cosa può farmi l’uomo?”Infine il brano incoraggia ad avere presente il dovere di riconoscenza e di amore “verso i capi”.Hanno evangelizzato tutti coloro che ora sono gli aderenti alla Comunità cristiana, hanno dimostrato, attraverso la Parola di Dio, annunciata e praticata, il valore della fede e il significato di una docilitàprofonda al Signore. Il fatto che si ricordi il termine della loro vita di responsabili di una Comunitàfa pensare che, fino in fondo, sono stati leali e fedeli, probabilmente fino al martirio, diventandoun luminoso esempio di rettitudine e di fede. La loro fedeltà è stata a Cristo. Così tutta lacomunità cristiana è ricondotta all'unico esempio che è Gesù: immutabile nella sua preesistenza,nella sua presenza nella storia, nel suo ritorno glorioso: “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre” (v 8).La conclusione apre il brano dogmatico successivo sulla dottrina (13,8-15). In questo abbraccio del tempo in cui Gesù mantiene e manifesta la sua grande presenza fedele, ci sentiamo profondamenteaccolti.

   Matteo. 10, 40-42
In quel tempo. Il Signore Gesù disse:« Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Ci ritroviamo a leggere una piccola parte del compito della Comunità cristiana. E’ la conclusione della riflessione sulla missione del capitolo 10, il secondo dei cinque grandi discorsi di Gesù aidiscepoli, riportato da Matteo, che racchiude in sé il compito del missionario-discepolo di annunciareil messaggio di Gesù. Già nel primo dei discorsi (cc5-7) che sintetizza le scelte fondamentalidelle “beatitudini” come criteri di vita dei seguaci di Gesù, si intravede la linea di operosità: Gesùmanifesta ai discepoli la novità che porta, essi maturano con Lui la ricchezza della Parola, lentamente,ma sanno che poi quella Parola dovrà essere trasmessa alla gente. "Gesù, vedendo le folle,Gesù salì sul monte, si pose a sedere si avvicinarono a Lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnavaloro dicendo: “Beati i poveri di spirito…” (Mt5,1-2). Così il messaggio, offerto ai discepoli, prima di tutto, perché lo custodiscano nella sua interezza e pienezza, non deve restare per una élite,ma affidato in mani sicure, deve venir offerto a tutti, proprio attraverso i discepoli che hanno vissutocon Lui e quindi hanno condiviso non solo i pensieri, ma anche le scelte, i timori, la fame, subendoodi e rifiuti e accettando gli entusiasmi delle folle. Ma per portare il messaggio ci vuolestile, metodo, scelte. Perciò questo secondo discorso (c 10) sviluppa suggerimenti, stili, proposte eatteggiamenti interiori “del discepolo, del profeta e del piccolo”.Gesù inizia:- Delinea la missione (10,1-16).- Ricorda la difficoltà della fedeltà per la persecuzione (10,17-25).- Incoraggia alla continuità senza smarrimenti, impegnandosi a non temere (10,26-33.- Mantiene la linea di esigenze radicali (10,34-39).- Infine prepara l’accoglienza dei missionari (10,40-42).Accogliere un discepolo significa accogliere Cristo, e quindi accogliere Dio Padre. Nel giudaismochi porta il messaggio incarna la stessa persona che lo invia (10,40). “L’inviato di un uomo è comel’uomo stesso”.L’accoglienza avrà una ricompensa come quella del missionario. Il verbo “accogliere” è propostosei volte, tante volte quanti i giorni necessari per la creazione dell’uomo e della donna (Gen 1). Idiscepoli sono definiti con richiami suggestivi: profeti, giusti, piccoli.Sono categorie esistenti nella prima comunità cristiana. Il profeta, personaggio particolarmenteattivo nel Primo Testamento, trasmette le parole e la volontà di Dio, penetra nei significati e nella presenza dei segni di Dio nella storia, sa vedere dove altri vedono oscurità. I giusti sono probabilmente le persone coerenti e seriamente impegnate nella volontà del Padre.I piccoli sono i discepoli di Gesù. Essi sono e debbono rimanere piccoli, umili, semplici, aperti,perché di persone come loro è il Regno dei cieli (19,14)Questo è il compito che Gesù ci affida. Ma non possiamo manipolare il messaggio, né glorificarcidel suo contenuto come se quello fosse frutto delle nostre azioni, Solo Gesù deve restare al centro delle proprie attese e delle proprie fedeltà poiché la missione apostolica è l’estensione nel tempo enello spazio della missione di Gesù. L’apostolo è solo mediatore, destinato a scomparire. Non contanole sue qualità intellettuali e morali, la sua genialità e la sua persona. Conta ciò che trasmette daparte di Gesù.