
V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE
29 Settembre 2013
Luca: 6, 27-38
Riferimenti :
Isaia:56, 1-71 - Salmo 118 -
Romani 15, 2-7 |
Celebrate il Signore, perché è buono; perché
eterna è la sua misericordia. Dica Israele che egli è buono:
eterna è la sua misericordia. Lo dica la casa di Aronne: eterna
è la sua misericordia. Lo dica chi teme Dio: eterna è la sua
misericordia. Nell'angoscia ho gridato al Signore, mi ha
risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo. Il Signore è con
me, non ho timore; che cosa può farmi l'uomo? |
Isaia:56, 1-71
Così dice il Signore: «Osservate
il diritto epraticate la giustizia, perché la mia salvezza
sta per venire, la mia giustizia sta per rivelarsi». Beato
l’uomo che così agisce e il figliodell’uomo che a questo si
attiene, che osservail sabato senza profanarlo, che preserva
la suamano da ogni male. Non dica lo stranieroche ha
aderito al Signore: «Certo, mi escluderàil Signore dal suo
popolo!». Non dical’eunuco: «Ecco, io sono un albero
secco!». Poiché così dice il Signore: «Agli eunuchiche
osservano i miei sabati, preferisconoquello che a me piace e
restano fermi nellamia alleanza, io concederò nella mia
casa edentro le mie mura un monumento e un nomepiù
prezioso che figli e figlie; darò loro unnome eterno che non
sarà mai cancellato. Glistranieri, che hanno aderito al
Signore perservirlo e per amare il nome del Signore, e
per essere suoi servi, quanti si guardano dalprofanare il
sabato e restano fermi nella miaalleanza, li condurrò sul
mio monte santo e licolmerò di gioia nella mia casa di
preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saranno
graditisul mio altare, perché la mia casa si chiamerà
casa di preghiera per tutti i popoli»
Il testo di oggi inizia il messaggio di un profeta
anonimo che passa sotto il nome di Terzo Isaia e fa
riferimento al ritorno degli ebrei dall'esilio nella terra di
Giuda (sec VI).Il clima è diverso. Esisteva, prima
dell’esilio, un esclusivismo esigente e duro, destinato a
mantenerepura la propria fede e a non mescolarsi con altre
divinità. L’esperienza del popolo o i matrimonidei sovrani
con donne straniere dimostrano a sufficienza che i matrimoni con
straniere facevanodeviare dalla fede. Perciò il libro del
Deuteronomio, attribuito a Mosè, ma in realtà scritto nel
sec.VII-VI a.C. obbliga: “Con gli stranieri non stringerai
alcuna alleanza e nei loro confronti nonavrai pietà. Non
costituirai legami di parentela con loro, non darai le tue
figlie ai loro figli e nonprenderai le loro figlie per i
tuoi figli, perché allontanerebbero la tua discendenza dal
seguire me,per farli servire a dèi stranieri” (7,2-4).La
liberazione da Babilonia ha aperto molte speranze, ma
l’esperienza faticosa della convivenza,con un popolo pagano
e vincitore, ha obbligato a grandi riflessioni e maturazioni. E
comunque èstata una convivenza con un popolo straniero di
alta cultura. La convivenza dell’esilio ha fatto loro
ripensare ad atteggiamenti diversi. Ha fatto superare paure e
pregiudizi. Anche a Babilonia, hannoincontrato uomini e
donne di fiducia, giusti, portatori e portatrici di valori
condivisi. Ma non tuttivivono il ritorno così. Altri,
invece, anche tra le guide politiche e religiose, hanno ripreso
diffidenzee sospetti poiché erano rimasti pregiudizi
pericolosi, e ritenevano che la vera fede consistessenel
rifiutare ogni straniero.Il profeta, che pronuncia questi
testi, è un uomo sereno, libero da pregiudizi, che coglie in
modopiù profondo il significato della vita umana: tutto il
mondo è stato creato da Dio e tutti sono richiamoalla bontà
del creatore. Bisogna abbandonare gli esclusivismi e ritrovare
una unità di popolo,attorno al Dio creatore e salvatore.
Il profeta annuncia che adesso, per volontà del Signore,
potranno aderire al popolo santo anchecoloro che prima erano
esclusi come lo straniero e l'eunuco (preso a simbolo di
portatori di difettifisici), purché vivano le esigenze
dell'alleanza.Era inimmaginabile prima e lo ridiventerà poi:
ma gli stranieri giusti potranno salire al monte santo
(Gerusalemme-Sion) di Dio e, come gli israeliti, pregheranno
insieme nella casa di preghiera che è“Casa di preghiera per
tutti i popoli”. Viene posta, però per tutti, la pratica del
riposo del sabatocome segno dell'alleanza (Es 31,12-17) e la
pratica della giustizia e della fedeltà all'alleanza e non
più il legame di sangue o la purità legale: vengono utilizzati
due verbi:” servire e amare” che ricordanorispetto delle
leggi del culto e fedeltà al Signore.Il tempio è il grande
luogo dell’incontro di Dio e del popolo ed è anche il luogo
della riconciliazionedei popoli. Non è un caso che venga
ripreso da Gesù nel rimprovero ai profanatori del tempio:
«Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di
preghiera per tutte le nazioni? Voi invecene avete fatto un
covo di ladri».” (Mc 11,17)Il nostro tempio di incontro e di
preghiera è la Comunità cristiana, che riflette sulla Parola di
Dio,celebra i divini misteri della presenza del Signore Gesù
tra noi, si forma e matura consapevolezza echiarezza di
cuore.Poi dal tempio si esce poiché campo di semina e di
raccolta è il mondo. E il progetto non è, solo otanto,
portare la gente in Chiesa, ma aiutare a vivere insieme i valori
di Gesù e la pace di fraternità.Il risultato non possiamo
controllarlo poiché è opera di Dio ma il più vero risultato non
è una maggiorepartecipazione alla Messa, anche se è
auspicabile, ma una maggiore attenzione al prossimo euna più
profonda “non violenza”.
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Romani 15, 2-7 Fratelli, ciascuno di noi
cerchi di piacere alprossimo nel bene, per edificarlo.
AncheCristo infatti non cercò di piacere a se stesso,
ma, come sta scritto: Gli insulti di chi ti insultaricadano
su di me. Tutto ciò che è statoscritto prima di noi, è
stato scritto per nostraistruzione, perché, in virtù della
perseveranzae della consolazione che provengono dalle
Scritture, teniamo viva la speranza. E il Diodella
perseveranza e della consolazione viconceda di avere gli uni
verso gli altri glistessi sentimenti, sull’esempio di Cristo
Gesù, perché con un solo animo e una voce solarendiate
gloria a Dio, Padre del Signore nostroGesù Cristo. Accoglietevi perciò gli unigli altri come anche Cristo
accolse voi, per lagloria di Dio. Questo capitolo inizia con il riferimento ai forti ed
ai deboli: “Noi, che siamo i forti, abbiamo ildovere di
portare le infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi”
Paolo è preoccupato delle tensioni esistenti tra quelli che lui
chiama i forti e quelli che chiama deboli.I forti erano
coloro che ritengono sorpassate le osservanze dell'antica legge
poiché ciò checonta è credere in Cristo, nella sua parola e
nel suo progetto di vita. I deboli sono coloro che, legati
ancora alle tradizioni religiose ebraiche degli antichi,
conducono una vita austera, si privano anchedi piaceri
leciti, continuano nella prescrizione dei cibi impuri, praticano
la circoncisione. I deboligiudicano i forti come persone
superficiali. I forti, a loro volta, disprezzano i deboli e li
trattano daretrogradi, ignoranti, nostalgici. Paolo, che si
colloca tra i forti (lo dice all'inizio di questo capitolo),
raccomanda carità e rispetto reciproco nella comunità cristiana.
Si deve particolarmente fare delbene al fratello, anche
disposti a limitare la propria piena libertà se questo è
richiesto dall'amoredell'altro. Difatti Paolo riporta
l'insegnamento di Gesù non solo espresso nelle parole ma anche
esemplificato nel suo comportamento. Per la salvezza degli
uomini che il Padre vuole, egli va incontroa disagi e
ingiurie e vi si sottopone per amore dei fratelli che vuole
aiutare. Nella comunitàcristiana sono fondamentali la
perseveranza e la consolazione reciproca e queste sono date da
Dio.In un clima di preghiera perseveranza e consolazione
rendono gloria a Dio e manifestano l'accoglienzanegli altri,
a somiglianza di quella che ha avuto Gesù per tutti noi.
Paolo sente che bisogna fare un continuo riferimento alla Parola
di Dio e, probabilmente, i cristiani,che vengono dal
paganesimo, non la conoscono. Così fanno fatica a capirla e a
leggerla come unaParola che porti "perseveranza e
consolazione per la speranza".La Scrittura porta invece alla
conoscenza dì Dio e quindi alla comunione tra i fratelli e le
sorelle.Senza tale reciproca accoglienza non è possibile una
lode unanime a Dio.Ma, a dire il vero, neppure oggi, nel
popolo di Dio, c’è una grande ricerca della Scrittura anche se
il lavoro e l’esempio Pastorale del Cardinal Martini fanno
intravedere sempre più il tesoro che ci haofferto e il
mistero che ci ha svelato. Nella Comunità cristiana il fatto di
sviluppare una più profondae coraggiosa presenza nel mondo
ci rende impegnati a chiedere al Signore il Suo Spirito e la sua
forza, oltre che libertà e fantasia creativa. |
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Visione
del Lago di Genezarethdal monte - Scavi sul monte delle Beatitudini |
Luca: 6, 27-38 In quel tempo. Il
Signore Gesù disse: “a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri
nemici,fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi
maledicono, pregateper coloro che vi trattano male. A chi ti
percuote sulla guancia, offri anche l’altra; achi ti strappa il mantello,
non rifiutare neanchela tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e achi
prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini
facciano avoi, così anche voi fate a loro. Se amatequelli che vi
amano, quale gratitudine vi èdovuta? Anche i peccatori amano quelli che
liamano. E se fate del bene a coloro che fannodel bene a voi, quale
gratitudine vi è dovuta?Anche i peccatori fanno lo stesso. E se
prestate a coloro da cui sperate ricevere, qualegratitudine vi è dovuta?
Anche i peccatoriconcedono prestiti ai peccatori per riceverne
altrettanto. Amate invece i vostri nemici,fate del bene e prestate
senza sperarne nulla, ela vostra ricompensa sarà grande e sarete figli
dell’Altissimo, perché egli è benevolo versogli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro èmisericordioso. Non
giudicate e non saretegiudicati; non condannate e non sarete condannati;
perdonate e sarete perdonati. 38Date evi sarà dato: una misura buona,
pigiata, colmae traboccante vi sarà versata nel grembo,perché con la
misura con la quale misurate,sarà misurato a voi in cambio».
Nel suo Vangelo Luca riprende le linee che Matteo ha
formulato nel “discorso delle beatitudini”(cap5-7). C’è molta folla,
racconta Luca, che cerca Gesù, e “il discorso della Pianura” è rivolto ai
discepoli. I messaggi di Gesù sono splendidi ma esigono una premessa: “Queste
parole sono perchi ha scelto il Maestro e quindi, nonostante i malumori e
i limiti personali, se ci si è fatti discepolidi Gesù non ci si mette a
discutere sul valore di una Parola di conversione, ma, al limite, si dichiara
la propria difficoltà a capire e la richiesta di chiarimento e di forza.
La dimensione fondamentale di Dio, in Luca, è la sua misericordia e tutto il
testo che leggiamooggi va riletto sotto questo profilo.Il testo di
oggi comincia con quattro imperativi: “Amate, fate del bene, benedite,
pregate”. Ci ritroviamocon scelte e stili di vita che rifiutano
totalmente la violenza. La violenza non costruisce nulla,ma cancella
prospettive di crescita poiché la violenza schiaccia, contrappone, scatena
gli odimentre fa sentire la debolezza come una maledizione e fa sognare
la potenza di sopraffarlo l’altro,di poterlo uccidere. La violenza
risveglia volontà di violenza, a sua volta, e di rivalsa.Gesù non chiede
che si diventi amici, nel senso della condivisione nella simpatia. La
simpatia nondipende da noi e non può essere comandata. Gesù chiede di
amare, cioè di preoccuparsi dei bisognidell’altro.Non siamo solo
nell’atteggiamento di non rispondere al male con il male, alla violenza con
la violenzama si tratta di accogliere e quindi è necessario avere il
coraggio di fare il primo passo peraiutare l’altro ad uscire dalla
incapacità a sperare un cambiamento, supposto lo voglia aspettare.Ma
questo atteggiamento ha bisogno di preghieraCi sono poi i quattro esempi
concreti: “A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti
strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Dà a chiunque ti
chiede, e a chi prende le cosetue, non chiederle indietro” (6,29-30). Non
si dice che i cristiani non debbano chiedere giustizia oche debbano
essere vigliacchi. Essi desiderano e si impegnano contro l’ingiustizia e la
prevaricazione,ma non ricorrono alla violenza ed alla menzogna, all’odio
o alla vendetta. Se non si può farealtro, è necessaria una pazienza
attiva, senza lasciarsi vincere dal male ma vincendo il male con ilbene
(Rom 12,17-21).Troviamo qui la cosiddetta “regola d’oro”, che si può
rintracciare anche in diverse religioni e filosofiedel mondo. “E come
volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fatelo a loro” (6,31).
Se si vuol vedere le varie formulazioni, basta cercare si internet: “la
regola d’oro”. M c’è una profondadifferenza nella formulazione e nel
significato. Gesù propone la piena gratuità: “Amate invecei vostri
nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa
sarà grandee sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso
gli ingrati e i malvagi” (6,35). Se filosofio altri personaggi propongono
queste stesse linee, hanno, in prospettiva, almeno il raggiungimentodi
una propria pace interiore. Non c’è invece, nelle parole di Gesù, il progetto
di un tornaconto,neppure spirituale. Se lo si vuol guardare bene, il
profilo che viene offerto è quello di voler assomigliarealle scelte di
Dio misericordioso. E le scelte di Dio sono totalmente gratuite. Di fatto
Gesùconsidera tre tipi di uomini giusti: “Se amate quelli che vi amano,
quale gratitudine vi è dovuta? Ese fate del bene a coloro che fanno del
bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? E se prestate acoloro da cui
sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Amate invece i vostri
nemici, fate delbene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra
ricompensa sarà grande e sarete figlidell’Altissimo, perché egli è
benevolo verso gli ingrati e i malvagi”. Gesù fa il confronto e parla di
gente che fa del bene e tuttavia è tranquilla del cambio e, in fondo, si
aspetta un vantaggio con unproprio calcolo. Luca riferisce che Gesù parla
invece dell’importanza di non avere un contraccambio.Egli dice che si
deve aspettare solo gratuità, come il Padre. Se un discepolo compie un’opera
buona: “Quale gratitudine vi è dovuta?” Nulla. In fondo si comportano così
solo i figli di Dio equesto puoi sperare di essere. |
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