
QUINTA DOMENICA DI AVVENTO
13 DICEMBRE 2015
Gv 3,23-32a
Riferimenti / Isaia 30, 18-26b / Salmo 145 / Seconda lettera
Corinzi 4, 1-6 |
Vieni, Signore, a salvarci. Il Signore rimane
fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane
agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. Il Signore
ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il
Signore ama i giusti,il Signore protegge i forestieri. |
Isaia 30, 18-26b In quei giorni.
Isaia disse: «Il Signore aspetta con fiducia per
farvi grazia, / per questo sorge per avere pietà
di voi, / perché un Dio giusto è il Signore; /
beati coloro che sperano in lui. / Popolo di
Sion, che abiti a Gerusalemme, / tu non dovrai
più piangere. / A un tuo grido di supplica ti
farà grazia; / appena udrà, ti darà risposta. /
Anche se il Signore ti darà il pane
dell’afflizione / e l’acqua della tribolazione,
/ non si terrà più nascosto il tuo maestro; / i
tuoi occhi vedranno il tuo maestro, / i tuoi
orecchi sentiranno questa parola dietro di te: /
“Questa è la strada, percorretela”, / caso mai
andiate a destra o a sinistra. Considererai cose
immonde le tue immagini ricoperte d’argento; / i
tuoi idoli rivestiti d’oro getterai via come un
oggetto immondo. / “Fuori!”, tu dirai loro. /
Allora egli concederà la pioggia per il seme /
che avrai seminato nel terreno, / e anche il
pane, prodotto della terra, sarà abbondante e
sostanzioso; / in quel giorno il tuo bestiame
pascolerà su un vasto prato. / I buoi e gli
asini che lavorano la terra / mangeranno biada
saporita, / ventilata con la pala e con il
vaglio. / Su ogni monte e su ogni colle elevato
/ scorreranno canali e torrenti d’acqua / nel
giorno della grande strage, / quando cadranno le
torri. / La luce della luna sarà come la luce
del sole / e la luce del sole sarà sette volte
di più, / come la luce di sette giorni, / quando
il Signore curerà la piaga del suo popolo».
L'orizzonte, entro cui ci si
muove, è il mondo Assiro, violento di una
violenza predatoria, che vuole combattere,
vincere e saccheggiare i popoli dell'area
mediterranea. Perciò tutti sono in subbuglio,
poiché la guerra procura devastazione e morte.
In Gerusalemme i consiglieri e il re,
responsabili dei rapporti con i popolo vicini,
stanno progettando alleanze con l'Egitto. Il
profeta suggerisce invece che l'unico rimedio
debba essere il ritorno a Dio, senza confidare
nelle alleanze. Perciò tutta la prima parte
del cap. 30 è una durissima critica a questa
fiducia nell'Egitto dei faraoni. Tra l'altro
l'Egitto viene chiamato "Rahab l'oziosa" (30,7)
e Rahab è il mostro marino femminile della
mitologia corrente (a Babilonia è chiamato
Tiamat) che Dio sconfigge nella creazione quando
controlla e mette i confini al mare. Scelte non
fondate sulla fiducia nel Signore comportano per
se stesse tragedie e sconfitte: "Il Signore
aspetta con fiducia per farvi grazia, per questo
sorge per avere pietà di voi, perché un Dio
giusto è il Signore; beati coloro che sperano in
lui" (v 18). Questo popolo deve mettere in
conto che ci saranno sofferenze ("Anche se il
Signore ti darà il pane dell'afflizione e
l'acqua della tribolazione" v 20) e ci saranno
momenti tristi. Ma tutto questo non dimostrerà
certamente che Dio vi abbia dimenticati. Anzi il
Signore vi accompagnerà con dolcezza e vi
correggerà se vi saranno sbandamenti. (v 21). Le
deviazioni sono in riferimento a quelle
accettate tentazioni dl rivolgersi agli idoli. E
il male che fa l'idolatria non è sempre
compreso. Gli dei, costruiti dagli uomini con
legno e metallo, non hanno e non propongono un
orientamento morale. Allora tutta la legge di
Dio, che è stata data sul Sinai nel deserto per
conservare la propria libertà, diventa
insignificante. Quando la si dimentica, si
diventa schiavi delle proprie passioni senza
verifiche e senza aiuti. Ma se Israele si
purificherà, allora ci saranno grandi doni per
il lavoro che darà frutto. Si parla di
agricoltura e di pastorizia che rappresentano i
lavoro comuni e raggiungeranno risultati
floridi. Le immagini si accavallano per
raccontare l'abbondanza, la bellezza e la bontà
dei doni. Il contrasto interessante tra le
torri che cadono (le difese sono sbriciolate) e
i canali e torrenti sui monti dicono la difesa
di Dio al popolo e l'abbondanza agricola di
raccolti e di bestiame che si sviluppano perfino
su terreni inadatti all'agricoltura. Anche la
luce della luna e del sole aumenteranno
incredibilmente e Dio stesso si fa medico che
guarisce "le piaghe del suo popolo" (v 26). |
Seconda lettera Corinzi 4, 1-6 Fratelli, avendo
questo ministero, secondo la misericordia che ci è stata
accordata, non ci perdiamo d’animo. Al contrario, abbiamo
rifiutato le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con
astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunciando
apertamente la verità e presentandoci davanti a ogni coscienza
umana, al cospetto di Dio. E se il nostro Vangelo rimane velato,
lo è in coloro che si perdono: in loro, increduli, il dio di
questo mondo ha accecato la mente, perché non vedano lo
splendore del glorioso vangelo di Cristo, che è immagine di Dio.
Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore:
quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. E Dio,
che disse: «Rifulga la luce dalle tenebre», rifulse nei nostri
cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul
volto di Cristo.
In questa parte della
lettera Paolo desidera sviluppare un confronto tra l'Antica
Alleanza con le sue istituzioni e la Nuova Alleanza e il suo
ministero che ha già svolto nella Comunità di Corinto, ma che
alcuni cristiani, ancora molto legati all'ebraismo e alla sua
cultura ("giudaizzanti"), gli contestano. (cap. 3). Così
Paolo, nel cap. 4, che leggiamo in parte oggi, inizia la
descrizione del ministero della Nuova Alleanza, chiamato in
precedenza, "il ministero dello Spirito". Paolo afferma con
convinzione e consapevolezza che centro della propria
predicazione è "Gesù, Messia e Signore" e che sua preoccupazione
è quella di far splendere nel mondo la luce divina che brilla
sul volto di Gesù. Paolo stesso elenca le esigenze che il suo
ministero comporta: manifestare la verità alla coscienza di
ciascuno, preoccupato di non dissimularla, non nasconderla,
proposta con un coordinamento corretto e coerente, in modo
integro. Paolo si impegna di dare un profilo alto
dell'apostolo, ricco della sua esperienza di evangelizzatore
itinerante: costanza, fortezza di spirito, sincerità, fedeltà,
umiltà, servizio. Paolo si rammarica, ma constata che il
Vangelo predicato non è percepito nella sua genuinità e risulta
"velato". Se non c'è chiarezza, il Dio di questo mondo (Satana)
ha accecato la mente dei suoi, rendendoli increduli. Ma Paolo ha
annunciato con correttezza "Gesù Messia e Signore": è la formula
essenziale che esprime l'umanità storica di Gesù (Messia) e la
sua glorificazione (Signore). Questa formula viene detta anche
"Kerigma cristiano": è la sintesi della fede e tutto
l'insegnamento degli apostoli si orienta su questa formula e la
sviluppa. Il Vangelo, che non è sapienza di uomini, non può
essere manipolato nel suo annuncio, né ci si può approfittare: "
noi non predichiamo noi stessi" (v 5). Il Dio, che ha creato
la luce (Gn1,3), ha fatto splendere la nuova luce prima di tutto
nel cuore degli apostoli e quindi nella sua manifestazione nel
mondo: questa luce nuova risplende sul "volto di Cristo" e
comunicare Gesù aiuta a intravedere questo disegno splendido di
Dio che ci ha inviato Gesù uomo e luce stessa di Dio.
Accoglierlo significa, perciò, essere trasfigurati dalla stessa
luce di Gesù.
|
Gv 3,23-32a Anche Giovanni
battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente
andava a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in
prigione. Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un
Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli
dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al
quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui».
Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal
cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il
Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale
appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta,
esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve
crescere; io, invece, diminuire». Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti;
ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi
viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e
udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza
gIOVANNI ha aperto la strada a Gesù. Il brano che leggiamo riprende alcuni
aspetti della testimonianza di Giovanni il Battista (vv 3,22-30) e si rifà
alle riflessioni riguardanti il Messia iniziate con Nicodemo (vv 3,31-36).
Giovanni il Battista ha un seguito di discepoli che si sono aggregati a lui
sia con il battesimo di penitenza e sia per l'insegnamento, mentre il suo
compito si svolge prevalentemente con le folle che lo raggiungono, desiderose
di ricevere dal profeta una comprensione del tempo che si sta vivendo e di
essere aiutati per una conversione del cuore. Ma i suoi discepoli
incominciano a veder calare la frequenza della folla che si assottiglia
mentre voci insistenti di pellegrini comunicano che molta più gente va in
cerca di Gesù che battezza non molto lontano (ma proprio l'evangelista,
qualche versetto dopo, chiarisce che sono i discepoli di Gesù che battezzano,
non Gesù stesso: Gv 4,2). Giovanni il Battista viene avvisato delle
iniziative di Gesù e del suo seguito, ma il racconto è venato di irritazione:
questo comportamento viene giudicato dai discepoli come un grave segno
scorretto di concorrenza e di mancata lealtà. Giovanni allora chiarisce con
una splendida testimonianza. Giovanni garantisce che quello che avviene è
corretto perché era in previsione e li aveva anche avvertiti: "Io non sono il
Cristo, ma sono mandato davanti a Lui" (v.28). «Nessuno può prendersi
qualcosa se non gli è stata data dal cielo» (v 27). Per spiegare egli
utilizza una immagine, familiare a tutti, che rappresenta anche una
brevissima parabola: quella del matrimonio. Tale immagine restituisce il
riconoscimento della identità e della vocazione di Gesù che è lo sposo e a
Giovanni viene, per le sue stesse parole, affidato il ruolo dell'amico dello
sposo. E l'amico dello sposo è incaricato di domandare la mano della sposa e,
preparate le feste nuziali, di introdurla dallo sposo.
Perciò Giovanni gioisce perché lo sposo sta incontrando la
sposa che si è preparata per Gesù. Essa, il popolo del Signore, è stata
iniziata da lui stesso alla purificazione con la parola e l'invito alla
conversione. Giovanni dichiara perfetta la sua gioia perché Gesù cresce e lui
diminuisce (vv 29-30). Le riflessioni successive (vv 31-36), di cui noi
oggi leggiamo solo due versetti, sono pensieri dell'evangelista che accoglie
la testimonianza di Giovanni Battista e garantisce che la Parola di Gesù è
grande, viene dall'alto e testimonia ciò che ha visto e udito (v32a), a
differenza delle molte altre parole che vengono da uomini della terra. Queste
non sono necessariamente cattive, ma non svelano il volto di Dio come invece
può e sa fare Gesù che viene dal cielo. La testimonianza di Giovanni come
la coerenza di Paolo e l'invito alla fedeltà del popolo di Dio incoraggiano
ad uno stile di pienezza e di verità, lucido e trasparente, coerente con i
propri valori e continuamente impegnato a non tradire la luce che il Signore
ha voluto offrirci. Il mondo ha bisogno di testimoni. Non a caso, ai
discepoli che debbono tornare da Giovanni a riferire la risposta al suo
interrogativo angoscioso e profondo: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo
aspettarne un altro?" Gesù ha risposto: "Andate a riferire ciò che avete
visto e udito" (Lc 7,20-22). Prima è necessario "vedere", e il testimone,
dovendo manifestare ciò che ha visto, non può manipolare la sua
testimonianza, ma è chiamato solo a dare garanzia di ciò che è avvenuto. Il
vedere ci mette nella linea del conoscere, del verificare, del giocarsi come
garanti. Poi è necessario "udire", e il testimone riporta il significato, il
valore, l'innesto alla vita. Di fronte a ciò che il Signore ci fa vedere e
quindi ci dice, è necessario non strumentalizzare, non deformare, non
utilizzare per i propri interessi e comodi, non deteriorare, non manipolare.
Siamo in un periodo di crisi, di difficoltà in cui la sofferenza maggiore è
la mancanza di lavoro. Il grave disagio esistente si fa sempre più forte
quando si constata la disparità di condizione sociale, e, insieme,
l'arroganza di chi ha, l'incompetenza di chi è responsabile, la voracità di
chi cerca solo il profitto, 'attaccamento al danaro che lo posta al furto,
all'appropriazione indebita, al sottrarre al fisco i propri beni
particolarmente vistosi, l'approfittarsi di un ruolo per guadagnare anche
illecitamente. In questi tempi la pace si gioca su una testimonianza
gratuita, e allo stile della gratuità si dà ancora credito, salvo le
malignità, le perplessità, le diffidenze. Ma il vero gratuito lo si chiarisce
a distanza, a secondo della intelligenza, della passione, dell'accoglienza
che viene offerta, della fedeltà. La pace, quindi, si regge sulla
collaborazione e condivisione, matura nel far emergere il valore di leggi
giuste e l'importanza di una società coesa, si solidifica quando ci si
preoccupa di riconoscere la dignità di ogni persona, incoraggiandola allo
sviluppo, alla crescita, al coinvolgimento in opere comuni.
|