
DOMENICA VI DOPO PENTECOSTE
26 giugno 2016
Giovanni 19, 30-35
Riferimenti : Esodo 24, 3-18 - SALMO 49 - Lettera agli Ebrei 8,
6-13a |
Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente. Da Sion, bellezza
perfetta, Dio risplende. Viene il nostro Dio e non sta in
silenzio; davanti a lui un fuoco divorante, intorno a lui si
scatena la tempesta. Convoca il cielo dall’alto e la terra per
giudicare il suo popolo. «Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno stabilito con me l’alleanza offrendo un sacrificio». I
cieli annunciano la sua giustizia: è Dio che giudica. |
Esodo 24, 3-18 In quei giorni.
Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole
del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo
rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i
comandamenti che il Signore ha dato, noi li
eseguiremo!». Mosè scrisse tutte le parole del
Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un
altare ai piedi del monte, con dodici stele per
le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni
giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e
di sacrificare giovenchi come sacrifici di
comunione, per il Signore. Mosè prese la metà
del sangue e la mise in tanti catini e ne versò
l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro
dell’alleanza e lo lesse alla presenza del
popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo
eseguiremo e vi presteremo ascolto». Mosè prese
il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco
il sangue dell’alleanza che il Signore ha
concluso con voi sulla base di tutte queste
parole!». Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i
settanta anziani d’Israele. Essi videro il Dio
d’Israele: sotto i suoi piedi vi era come un
pavimento in lastre di zaffìro, limpido come il
cielo. Contro i privilegiati degli Israeliti non
stese la mano: essi videro Dio e poi mangiarono
e bevvero. Il Signore disse a Mosè: «Sali verso
di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le
tavole di pietra, la legge e i comandamenti che
io ho scritto per istruirli». Mosè si mosse con
Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì sul monte di
Dio. Agli anziani aveva detto: «Restate qui ad
aspettarci, fin quando torneremo da voi; ecco,
avete con voi Aronne e Cur: chiunque avrà una
questione si rivolgerà a loro». Mosè salì dunque
sul monte e la nube coprì il monte. La gloria
del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e
la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo
giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube. La
gloria del Signore appariva agli occhi degli
Israeliti come fuoco divorante sulla cima della
montagna. Mosè entrò dunque in mezzo alla nube e
salì sul monte. Mosè rimase sul monte quaranta
giorni e quaranta notti.
Questa domenica affronta il tema dell’alleanza
tra Dio e il suo popolo. Questo brano
dell’Esodo racconta del rituale con cui si è
conclusa l’alleanza tra Dio e Israele. Mosè
era salito sul Sinai e il Signore gli aveva dato
le tavole della legge con i dieci
comandamenti. Tornato a valle Mosè riferisce al
popolo le parole del Signore eil popolo
acconsente a vivere secondo i comandamenti dati
dal Signore,comandamenti che hanno lo scopo
di orientare il desiderio di vita dell’uomo
verso una convivenza pacifica e giusta. Il
rito che Mosè celebra per sigillare l’alleanza
prevede la lettura del libro dell’alleanza e
un gesto che indichi la comunione tra Dio e il
popolo. L’altare rappresenta Dio e le dodici
stele rappresentano Israele. Il sangue che viene
sparso sull’altare e sul popolo significa la
comunione di vita tra Dio e il popolo. Il
sangue infatti è la vita (Lev 17,11: «Poiché la
vita della carne è nel sangue. Perciò vi ho
concesso di porlo sull’altare in espiazione per
le vostre vite; perché il sangue espia, in
quanto è la vita»). Il sangue, in quanto vita, è
utilizzato come elemento che dà la vita ed è
per questo motivo che espia – nel senso che
rende puro – il peccato. Per questo motivo
viene sparso sull’altare e sul popolo, per
indicare che Dio e il popolo partecipano
della stessa vita senza peccato, simboleggiata
dal sangue. La lettura del libro
dell’alleanza si inserisce tra l’aspersione
dell’altare e quella del popolo per indicare
come la legge viene da Dio per dare vita al
popolo. Questo accadrà se il popolo, facendo
ciò che è comandato, comprenderà quanto è
scritto nella legge. Il processo descritto è
diverso da quello che normalmente ci
aspetteremmo: prima si ascolta e si comprende e
poi si fa. Qui viene indicato il processo
inverso: prima si compie la legge e, così
facendo, se ne comprende il significato più
vero. Cioè l’assenso interiore alla legge non
viene da una comprensione intellettuale della
stessa, ma dalla esperienza di vita che
dischiude significati altrimenti non
comprensibili. Si potrebbe dire, attualizzando
alle nostre categorie, che è la riflessione
sull’agire che permette di comprendere il valore
del comandamento, e non soltanto l’ascolto
del comandamento. Questo perché la
comprensione necessita di una esperienza di ciò
che si vuole comprendere. Il sangue
dell’alleanza è la vita che nasce dalla pratica
della legge che porta a comprendere il
disegno salvifico di Dio per l’uomo e la donna
di ogni tempo e luogo. Dall’avere
sperimentato l’obbedienza al comandamento che dà
vita, si giunge alla visione e alla comunione
con Dio, simboleggiata dal consumare insieme un
pasto. Chi si avvicina a Dio deve compiere un
camino di preparazione e quando entra nello
spazio di Dio, inaccessibile alla vista,
scompare alla vista degli uomini, per tornare
trasfigurato. |
Lettera agli Ebrei 8, 6-13a
Fratelli, Gesù ha avuto un ministero tanto più eccellente quanto
migliore è l’alleanza di cui è mediatore, perché è fondata su
migliori promesse. Se la prima alleanza infatti fosse stata
perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne un’altra. Dio
infatti, biasimando il suo popolo, dice: / «Ecco: vengono
giorni, dice il Signore, / quando io concluderò un’alleanza
nuova / con la casa d’Israele e con la casa di Giuda. / Non sarà
come l’alleanza che feci con i loro padri, / nel giorno in cui
li presi per mano / per farli uscire dalla terra d’Egitto; /
poiché essi non rimasero fedeli alla mia alleanza, / anch’io non
ebbi più cura di loro, dice il Signore. / E questa è l’alleanza
che io stipulerò con la casa d’Israele / dopo quei giorni, dice
il Signore: / porrò le mie leggi nella loro mente / e le
imprimerò nei loro cuori; / sarò il loro Dio / ed essi saranno
il mio popolo. / Né alcuno avrà più da istruire il suo
concittadino, / né alcuno il proprio fratello, dicendo: /
“Conosci il Signore!”. / Tutti infatti mi conosceranno, / dal
più piccolo al più grande di loro. / Perché io perdonerò le loro
iniquità / e non mi ricorderò più dei loro peccati». / Dicendo
alleanza nuova, Dio ha dichiarato antica la prima. La lettera agli Ebrei vuole mostrare come Gesù sia il
vero mediatore dell’alleanza tra Dio e il popolo, il vero
sacerdote, laico, scelto in mezzo al popolo, obbediente alla
legge, abitato dallo Spirito. Nel corso della storia
dell’umanità sono state stipulate varie alleanze da Dio,
caratterizzate dall’alleanza con una persona o un popolo a
favore di tutta l’umanità. La prima è quella con Noè, in cui Dio
decide di non sterminare più l’umanità per i suoi peccati; la
seconda è con Abramo, per creare un popolo credente in Dio; la
terza è sul Sinai, in cui dona la legge; la quarta è con
Davide, cui promette una discendenza da cui nascerà il
messia. Alleanze che sono state disattese dagli ebrei,per
cui Dio si decide di offrire una nuova alleanza. L’autore
della lettera agli Ebrei riprende il testo del profeta Geremia
che visse e scrisse in un periodo particolarmente difficile
per il popolo d'Israele: la fine del regno di Giuda e
l'esilio a Babilonia (587-6 a.C.) da parte dei Caldei, l'allora
potenza dominante in campo internazionale. Geremia predice
tutto questo, chiede la conversione del popolo, ma la sua
missione non ha successo. Egli però annuncia un futuro di
salvezza, che si condensa nella nuova alleanza, ripresa da
Gesù nell'ultima cena («Allo stesso modo dopo aver cenato,
prese il calice dicendo: Questo calice è la nuova alleanza nel
mio sangue, che viene versato per voi», Lc 22,20).La
novità di questa alleanza sta negli strumenti che Dio usa
affinché l'uomo possa vivere della relazione con Dio.
L'alleanza precedente, quella del Sinai, è stata fatta quando
il popolo era paragonabile a un bambino da prendere per mano per
sottrarlo alla schiavitù dell'Egitto. Un'alleanza che non ha
retto alla prova della storia, che richiedeva un impegno
"adulto", cioè libero, da parte d'Israele.La legge,
indicazione necessaria per avere una via da seguire per una vita
giusta, nonsarà più scritta su tavole di pietra, ma sul
cuore dell'uomo, cioè sarà presente là dove si opera il
discernimento quotidiano su ciò che fa vivere e ciò che fa
morire. Non ci saranno più maestri, perché tutti conosceranno
il Signore per il fatto che avranno ricevuto il perdono dei
loro peccati. La conoscenza del Signore è conoscenza di ciò
che ha fatto per noi: come ci ha liberati dalla schiavitù
dell'Egitto, egli ci libera dalla schiavitù del peccato e della
morte. Così facendo ci dona una vita nuova, capace di
riconoscere in questo suo dono, la fonte della propria vita e
la forza di vivere secondo la misericordia ricevuta dal
Signore. Gesù è colui che ha creduto in questa profezia,
annunciando la vicinanza del regno di Dio e chiedendo la
conversione e la fiducia in questo annuncio (cfr. Mc 1,15), e
l'ha realizzata nel mistero pasquale. |
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Sotto il Calvario, la cappella di Adamo è una tra le più antiche
della basilica. Nell’abside si vede la spaccatura della roccia
causata, secondo la prima tradizione cristiana, dal terremoto
avvenuto al momento della morte di Gesù. La fenditura avrebbe
permesso al sangue di Cristo di raggiungere e redimere Adamo che si
riteneva essere sepolto qui. Per i primi cristiani questa era anche
l’origine del nome Golgota: luogo del cranio. La tradizione ha
ispirato l’iconografia del crocifisso che pone ai piedi della croce
un teschio, un rivolo di sangue e spesso una grotticella. |
Giovanni 19, 30-35 In quel tempo. Dopo aver preso l’aceto,
Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il
giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce
durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a
Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero
dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati
crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto,
non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il
fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e
la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi
crediate. La liturgia di questa domenica, incentrata
sull’Alleanza, propone la morte di Gesù,secondo il testo dell’evangelista
Giovanni, come il momento culminante in cui l’alleanza antica trova il suo
compimento definitivo, la sua pienezza. Infatti, se “alleanza” vuol dire
“stare dalla parte di….”, anzi ‘stabilire un patto di reciproca fedeltà”,
assumere un legame di reciproca fiducia e sostegno, condivisione di
progetti e di prospettive, partecipazione piena alla storia e alle vicende
dell’altro,e se l’alleanza stabilita tra Dio ed Abramo, tra Dio e Mosè,
e, tramite loro, tra Dio el’umanità, si realizza pienamente in Gesù, che
condivide pienamente la nostra umanità per salvarla, lasciandosi
coinvolgere in una morte brutale, allora il momento decisivo di questa
alleanza è proprio la morte in croce di Gesù. Gesù in croce rappresenta il
massimo dell’amore di Dio e del dono. Certo, l’alleanza tra Dio e l’uomo è
sbilanciata: da una parte l’assoluta fedeltà e lealtà di Dio, che non si
stanca mai di prendersi a cuore l’umanità e i singoli viventi;dall’altra,
l’instabilità dell’uomo che non smette mai di dubitare e di preferire se
stesso. Sappiamo infatti che Dio, nonostante le infedeltà e i tradimenti
dell’uomo, rimane fedele e ce lo testimonia in tanti fatti che leggiamo
nelle Scritture, e soprattutto in Gesù, che ne rivela il volto
misericordioso e l’amore; un amore così assoluto che non vuol perdere
nessuna delle sue creature, mentre noi spesso fuggiamo o ci trinceriamo
nelle barriere del nostro io, rifiutando di accettare questo Dio amico,
questo Dio alleato, per non esporci troppo e per mantenere un nostro margine
di incredulità quasi a garanzia della nostra libertà. Faremmo bene a
pensare all’alleanza che Dio ci offre in Gesù, non come a qualcosa d’altri
tempi, ma proprio per il nostro oggi. Di solito siamo abituati ad usare
questo termine in contesti militari o di poteri avversi, che per interesse
patteggiano per conquistare un maggiore quota di potenza o di successo.
Proviamo invece a pensare questa parola come una realtà da applicare nei
nostri rapporti abituali, nelle nostre relazioni: allearsi per il bene,
per la speranza, per la realizzazione di contesti e di situazioni di
umanità; allearsi come controproposta di vita, dove tutti rivaleggiano,
polemizzano, tendono a distruggere, comunque ad annientare o accantonare
l’altro, a renderlo invisibile perché non ci disturbi……. In Gesù
l’alleanza si fa vicina, perché ci “ha consegnato” il suo spirito, cioè il
suo amore, la sua fedeltà, la sua ‘compromissione’ con l’umanità, con me,
con te,soprattutto con chi non è guardato o amato da nessuno. Ha
condiviso tutto con noi, persino la morte. Più ‘alleato’ di così………. |