XIV DOMENICA DOPO PENTECOSTE
21.08.2016
Matteo 5, 33-48
Riferimenti : Esdra 2, 70 - 3, 7. 10-13 - SALMO 101 - Efesini 4, 17-24
Ma tu, Signore, rimani in eterno, il tuo ricordo di generazione in generazione. Ti alzerai e avrai compassione di Sion: è tempo di averne pietà, l’ora è venuta!  Le genti temeranno il nome del Signore e tutti i re della terra la tua gloria, quando il Signore avrà ricostruito Sion e sarà apparso in tutto il suo splendore.

Esdra 2, 70 - 3, 7. 10-13
In quei giorni. I sacerdoti, i leviti, alcuni del popolo, i cantori, i portieri e gli oblati si stabilirono nelle loro città e tutti gli Israeliti nelle loro città. Giunse il settimo mese e gli Israeliti stavano nelle città. Il popolo si radunò come un solo uomo a Gerusalemme. Allora si levarono Giosuè, figlio di Iosadàk, con i suoi fratelli, i sacerdoti, e Zorobabele, figlio di Sealtièl, con i suoi fratelli, e costruirono l’altare del Dio d’Israele, per offrirvi olocausti, come è scritto nella legge di Mosè, uomo di Dio. Fissarono l’altare sulle sue basi, poiché erano presi dal terrore delle popolazioni locali, e vi offrirono sopra olocausti al Signore, gli olocausti del mattino e della sera. Celebrarono la festa delle Capanne, come sta scritto, e offrirono olocausti quotidiani, nel numero prescritto per ogni giorno, e poi l’olocausto perenne, per i noviluni, per tutte le solennità consacrate al Signore e per tutti coloro che volevano fare offerte spontanee al Signore. Cominciarono a offrire olocausti al Signore dal primo giorno del mese settimo, benché del tempio del Signore non fossero poste le fondamenta. Allora diedero denaro agli scalpellini e ai falegnami, e alimenti, bevande e olio alla gente di Sidone e di Tiro, perché inviassero il legname di cedro dal Libano per mare fino a Giaffa, secondo la concessione fatta loro da Ciro, re di Persia. Mentre i costruttori gettavano le fondamenta del tempio del Signore, vi assistevano i sacerdoti con i loro paramenti e con le trombe, e i leviti, figli di Asaf, con i cimbali, per lodare il Signore secondo le istruzioni di Davide, re d’Israele. Essi cantavano lodando e rendendo grazie al Signore, ripetendo: «Perché è buono, perché il suo amore è per sempre verso Israele». Tutto il popolo faceva risuonare grida di grande acclamazione, lodando così il Signore perché erano state gettate le fondamenta del tempio del Signore. Tuttavia molti tra i sacerdoti e i leviti e i capi di casato anziani, che avevano visto il tempio di prima, mentre si gettavano sotto i loro occhi le fondamenta di questo tempio, piangevano forte; i più, invece, continuavano ad alzare grida di acclamazione e di gioia. Così non si poteva distinguere il grido dell’acclamazione di gioia dal grido di pianto del popolo, perché il popolo faceva risuonare grida di grande acclamazione e il suono si sentiva lontano.

Efesini 4, 17-24
Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri, accecati nella loro mente, estranei alla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro e della durezza del loro cuore. Così, diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza e, insaziabili, commettono ogni sorta di impurità. Ma voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.

I credenti devono camminare in santità e unità. Paolo prima mostra negativamente come un credente non deve comportarsi e poi espone gli aspetti positivi della condotta del cristiano. Nei vv. 17-18 Paolo descrive il vecchio uomo, la sua natura e nel v.19 la sua condotta. I credenti efesini i quali erano stati pagani (vv. 2:1-2) non dovevano comportarsi come i….pagani, o come si erano comportati essi stessi. I pagani camminavano nella vanità dei loro pensieri. la bibbia dice (Rom. 1:21) che la vanità indica un essere privo di un utile scopo o meta. Perciò i pagani increduli, così falliscono nel raggiungere il vero scopo del pensiero, cioè ricevere la rivelazione di Dio che li avrebbe guidati nella loro condotta. Infatti poiché le loro menti non potevano ricevere la rivelazione di Dio, la loro intelligenza fu ottenebrata, essendo estranei alla vita di Dio. La loro estraneità è a motivo della loro ignoranza di Dio (1 Pietro 1:14) e questo a causa dell’indirumento del loro cuore, del loro essere insesibili a Dio e alle sue vie……(v.19 condotta) A causa della loro mancanza di sentimento questi pagani si erano abbandonati alla dissolutezza (Rom. 1:24, 26-27) insomma una vita senza alcuna preoccupazione per il suo livello personale. Il loro scopo era praticare ogni specie di impurità con avidità insaziabile, appagando i loro desideri senza riguardo per gli altri. Questo purtroppo è un quadro orrendo ancora oggi dell’egoismo e delle vie perverse dell’uomo peccatore. In contrapposizione con il “vecchio uomo” le loro menti non sono più ottenebrate; le loro vite non sono più estraniate da Dio; i loro cuori non sono più induriti e impuri. Cristo è il soggetto dell’apprendimento del credente. Questo insegnamento e apprendimento è secondo la verità, perché Cristo è la verità (Giov. 14:16).

Matteo 5, 33-48
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno. Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Gesù inizia il suo ministero e conduce sulla montagna i suoi discepoli.
Nella Bibbia la montagna è luogo della presenza di Dio, quindi della bellezza, del silenzio meditativo, della perfezione e della prova. Si fa così simbolo dell'elevazione dell'uomo. Sul Sinai Mosè riceve la legge. Su una montagna Gesù sceglie tra i suoi discepoli i dodici Apostoli; su un monte guarisce molti malati, sfama cinquemila persone. E' anche luogo di preghiera: dopo la prima moltiplicazione dei pani Gesù si ritira dalla folla: salì sul monte, solo, a pregare. Sul Monte Tabor si farà vedere nella sua luce splendente di Messia; ancora poi si rivelerà su di un Monte della Galilea, come a colui cui è stato dato ogni potere. Il Monte degli Ulivi, luogo del pernottamento e della sua agonia, è tappa verso l'ultima altura della sua vita terrena, il Monte Calvario, su cui venne innalzata la croce. Dalla cima del Monte degli Ulivi, ascenderà al cielo. Sul monte consegna il programma di vita del discepolo che è il tema dominante di questo capitolo 5 di Matteo. Egli non è venuto a sopprimere neanche uno iota della Legge antica, ma cerca di portarla a compimento. Egli entra nel dettaglio e l'analizza questa legge. Nel libro dei Numeri al capitolo 30 viene detto: "Non spergiurare" e si aggiungeva che doveva giurare per il Signore. Nella storia ebraica il giuramento deve essere stato caratterizzato da forti abusi e diventavano strumenti di oppressione nei confronti del popolo. Vi erano sottili distinzioni che riflettevano i dibattiti delle varie scuole farisaiche, ciò che rendeva valido un giuramento, per cui se si giurava per l'oro del tempio o per le offerte poste sull'altare, l'ebreo rimaneva vincolato al suo giuramento, mentre se giurava per il tempio o per l'altare questo non lo impegnava ela validità del giuramento veniva legata al valore venale delle cose, trascurando invece ciò che le rendeva sante e dava loro validità spirituale e dignità morale: il tempio e l'altare. Gesù si impone con autorità contro questo sistema di giuramenti e contro questo diffuso malvezzo del giurare, spesso ingannatore,: "Ma io vi dico di non giurare affatto" (Mt 5,34a), riconducendo l'uomo alla sincerità del proprio cuore: "sia la vostra parola si si, no; il superfluo viene dal maligno". Probabilmente questo detto di Gesù è autentico, se trova la sua eco anche in Giacomo: "Soprattutto, fratelli miei, non giurate, né per il cielo, né per la terra, né per qualsiasi altra cosa; ma il vostro "si" sia si e il vostro "no" no, per non incorrere nella condanna" (Gc 5,12). Poiché al di fuori di questa semplice e genuina verità, che deve sgorgare dal cuore, c'è soltanto la menzogna, che ha per padre satana stesso "perché è menzognero e padre della menzogna" (Gv 8,44). Menzogna che cammina insieme con la calunnia.