DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL
PRECURSORE 28.08.2016
Matteo 18, 1-10
Riferiemnti : secondo Maccabei 6, 1-2.
18-28 - Salmo140 - Seconda Corinzi 4, 17 - 5, 10 |
Nella tua legge, Signore, è tutta la mia gioia.
Signore, a te grido, accorri in mio aiuto; porgi l’orecchio alla
mia voce quando t’invoco. La mia preghiera stia davanti a te
come incenso, le mie mani alzate come sacrificio della sera. ®
Poni, Signore, una guardia alla mia bocca, sorveglia la porta
delle mie labbra. Non piegare il mio cuore al male, a compiere
azioni criminose con i malfattori: che io non gusti i loro cibi
deliziosi. |
secondo libro dei Maccabei 6, 1-2.
18-28 In quei giorni. Il re inviò un vecchio
ateniese per costringere i Giudei ad
allontanarsi dalle leggi dei padri e a non
governarsi più secondo le leggi di Dio, e
inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e
dedicare questo a Giove Olimpio e quello sul
Garizìm a Giove Ospitale, come si confaceva agli
abitanti del luogo. Un tale Eleàzaro, uno degli
scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e
molto dignitoso nell’aspetto della persona,
veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare
carne suina. Ma egli, preferendo una morte
gloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminò
volontariamente al supplizio, sputando il
boccone e comportandosi come conviene a coloro
che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è
lecito gustare per attaccamento alla vita.
Quelli che erano incaricati dell’illecito
banchetto sacrificale, in nome della familiarità
di antica data che avevano con quest’uomo, lo
tirarono in disparte e lo pregarono di prendere
la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da
lui stesso, e fingere di mangiare le carni
sacrificate imposte dal re, perché, agendo a
questo modo, sarebbe sfuggito alla morte e
avrebbe trovato umanità in nome dell’antica
amicizia che aveva con loro. Ma egli, facendo un
nobile ragionamento, degno della sua età e del
prestigio della vecchiaia, della raggiunta
veneranda canizie e della condotta
irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma
specialmente delle sante leggi stabilite da Dio,
rispose subito dicendo che lo mandassero pure
alla morte. «Poiché – egli diceva – non è
affatto degno della nostra età fingere, con il
pericolo che molti giovani, pensando che a
novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze
straniere, a loro volta, per colpa della mia
finzione, per appena un po’ più di vita si
perdano per causa mia e io procuri così disonore
e macchia alla mia vecchiaia. Infatti, anche se
ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non
potrei sfuggire, né da vivo né da morto, alle
mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando ora
da forte questa vita, mi mostrerò degno della
mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio,
perché sappiano affrontare la morte prontamente
e nobilmente per le sante e venerande leggi».
Dette queste parole, si avviò prontamente al
supplizio. |
Seconda Corinzi 4, 17 - 5, 10
Fratelli, il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione
ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria: noi non
fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle
invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle
invisibili invece sono eterne. Sappiamo infatti che, quando sarà
distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda,
riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da
mani d’uomo, eterna, nei cieli. Perciò, in questa condizione,
noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione
celeste purché siamo trovati vestiti, non nudi. In realtà quanti
siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso, perché non
vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è
mortale venga assorbito dalla vita. E chi ci ha fatti proprio
per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito.
Dunque, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio
lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – camminiamo
infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia
e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il
Signore. Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio,
ci sforziamo di essere a lui graditi. Tutti infatti dobbiamo
comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno
la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in
bene che in male.
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Matteo 18, 1-10 In quel tempo. I discepoli si avvicinarono
al Signore Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?».
Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io
vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non
entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo
bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo
bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Chi invece scandalizzerà uno
solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa
al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al
mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo
a causa del quale viene lo scandalo! Se la tua mano o il tuo piede ti è
motivo di scandalo, taglialo e gettalo via da te. È meglio per te entrare
nella vita monco o zoppo, anziché con due mani o due piedi essere gettato nel
fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo
via da te. È meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, anziché con
due occhi essere gettato nella Geènna del fuoco. Guardate di non disprezzare
uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli
vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli». I
piccoli e gli scandali. Ne è pieno il mondo e sembra contaminata anche la
Chiesa. Così almeno appare dalla campagna mediatica sempre pronta a trovar da
dire dei cristiani. Oggi la condanna di Gesù è inequivocabile: "Guai all'uomo
a causa del quale viene lo scandalo!". Ma l'accento oggi è posto sulla
fedeltà alla propria fede anche nei momenti di rischio, pronti anche al
martirio per rimaner coerenti, come lo fu, ad esempio, Giovanni Battista che
non temette la reazione di Erode Antipa alla denuncia del suo adulterio. Si
tratta allora di non "scandalizzarsi" di fronte alla fatica della fede e ai
suoi rischi. Ci sprona oggi san Paolo: "Il momentaneo, leggero peso della
nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria"
(Epist.). Meditiamo allora sulla gravità dello scandalo e sul coraggio della
coerenza fino al martirio. Anzitutto lo scandalo verso i bambini. Cosa
terribile l'ha chiamato il Papa, soprattutto se causata da chi ha
responsabilità di bene verso i piccoli: dai genitori ai preti. "Guai al mondo
per gli scandali! E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo a
causa del quale viene lo scandalo!". Gesù ne parla nel contesto di un
incontro con bambini: "Chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo e disse loro:
In verità io vi dico, se non vi convertirete e non diventerete come i
bambini, non entrerete nel regno dei cieli". I bambini hanno bisogno di
protezione; così come ogni uomo dovrebbe sentirsi bisognoso di Dio. Questa
umiltà non ha pretese davanti a Dio ed sa evitare sopraffazione sugli altri.
La vita è sacra, quanto più l'innocenza di un bambino che riflette una
presenza particolare di Dio: "I loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia
del Padre mio che è nei cieli". Per questo Gesù conclude: "Chi accoglierà un
solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me". Lo scandalo non è solo
verso i bambini, ma anche verso i più deboli nella fede. "Chi scandalizzerà
uno solo di questi piccoli che credono in me gli conviene che sia gettato nel
profondo del mare". E' l'atteggiamento di Paolo, pronto a rinunciare a ciò
che è lecito per non turbare la coscienza di chi lo crede un male. E' il caso
del mangiare carne offerta agli idoli - che, giustamente, per Paolo sono
nessuno -: "Per questo, se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò
mai più carne, per non dare scandalo al mio fratello" (1Cor 8,13). E' il
rispetto e la delicatezza che nasce dalla carità verso chi è debole, magari -
all'interno della Chiesa - ancora legato a convinzioni e tradizioni che .. da
tempo il Concilio ha superato. O forse anche di fronte a chi vive una
religione diversa, che ci appare irrazionale e un po' primitiva: è dovuto
tutto il rispetto alla sua coscienza! Vi è poi lo scandalo contro se stessi,
cioè la necessità di evitare ciò che porta al male: "Se la tua mano o il tuo
piede ti è motivo di scandalo, taglialo e gettalo via da te". Certamente va
tagliato ciò che è chiaramente male e porta al male. Ma anche ciò che è
occasione di male: ambienti, amicizie, e.. quel tremendo "galeotto" (nel
senso dantesco) che è la televisione. Che significa rigore e austerità di
vita. E solo più avanti nella vita si incomincia a credere all'utilità.. del
digiuno! "E' meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, anziché con due
mani o due piedi essere gettato nel fuoco eterno". Di fondo deve esserci la
convinzione dell'Assoluto da conquistare: "Infatti quale vantaggio avrà un
uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?" (Mt 16,26).
Altrimenti, ogni sacrificio sembrerà una perdita.
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