Prima domenica di quaresima
14 febbraio 2016
Matteo 4, 1-11
Riferimenti : Gioele 2, 12b-18 - SALMO 50 - Prima lettera ai Corinzi 9, 24-27
Rendimi puro, Signore, dal mio peccato. Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro. Sì, le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato,quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.

Gioele 2, 12b-18
Così dice il Signore Dio: / «Ritornate a me con tutto il cuore, / con digiuni, con pianti e lamenti. / Laceratevi il cuore e non le vesti, / ritornate al Signore, vostro Dio, / perché egli è misericordioso e pietoso, / lento all’ira, di grande amore, / pronto a ravvedersi riguardo al male». / Chi sa che non cambi e si ravveda / e lasci dietro a sé una benedizione? / Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio. / Suonate il corno in Sion, / proclamate un solenne digiuno, / convocate una riunione sacra. / Radunate il popolo, / indite un’assemblea solenne, / chiamate i vecchi, / riunite i fanciulli, i bambini lattanti; / esca lo sposo dalla sua camera / e la sposa dal suo tàlamo. / Tra il vestibolo e l’altare piangano / i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: / «Perdona, Signore, al tuo popolo / e non esporre la tua eredità al ludibrio / e alla derisione delle genti». / Perché si dovrebbe dire fra i popoli: / «Dov’è il loro Dio?». / Il Signore si mostra geloso per la sua terra / e si muove a compassione del suo popolo.

Il volto severo della quaresima si chiama penitenza. Gioele mette l’accento sul digiuno del cuore, il Vangelo su quello del corpo. Gioele:”Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore; laceratevi il cuore e non le vesti”. Vincere l’ira e la vendetta, sradicare un affetto mal riposto, sopportare una persona petulante o vendicativa è un problema dell’anima, dello spirito che sorride nella prova, di una nave che punta la prua contro i flutti e le tempeste. Per placare i venti contrari o navigare contro corrente, si richiede un supplemento d’anima. E’ lo spirito del Signore che suscita energie inimmaginabili per la bravura umana. In un tempo come il nostro dove il benessere e il superfluo hanno svigorito le volontà e seminato accondiscendenze malsane ai compromessi dell’anima, alla mondanità, alle comodità di gente abituata ad avere tutto e a pretendere gratificazioni: gli stessi anziani, pur se austeri, sono perlopiù reattivi verso le ingratitudini o alle mancanze di attenzione e di riguardo. Il giusto, come il legno di sandalo, profuma di se l’ascia che lo percuote, così come la croce di Gesù ha salvato il mondo. “Ritornate a me con tutto il cuore”, dice il Signore. Infatti, sono i grandi desideri che decidono la storia del mondo, ma anche le nostre piccole storie, dove chiasso e silenzio, gratificazioni e sacrifici, distrazioni e preghiera si contendono la nostra vita

Prima lettera ai Corinzi 9, 24-27
Fratelli, non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato.
Libero da tutti, cioè non legato a dei ritorni di favore, Paolo si è però “fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero...”. La ragione di tutto ciò è quella di servire Cristo. La parola del Vangelo che Paolo annuncia è la Parola alla quale obbedisce nella fede, nella carità e nella speranza, per essere salvo. Egli non è al riparo dal cadere, e per questo vigila e “anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato”.



Monte delle tentazioni

Matteo 4, 1-11
In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: / “Non di solo pane vivrà l’uomo, / ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: / “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo / ed essi ti porteranno sulle loro mani / perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: / “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: / “Il Signore, Dio tuo, adorerai: / a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

 Il racconto delle tentazioni ci chiama al lavoro mai finito di mettere ordine nelle nostre scelte, a sce­gliere come vivere Le tentazioni di Gesù sono an­che le nostre: investono l'intero mondo delle rela­zioni quotidiane. La prima tentazione concerne il rapporto con noi stessi e con le cose (l'illusione che i beni riempiano la vita). La seconda è una sfida a­perta alla nostra relazione con Dio (un Dio magico a nostro servizio). La terza infine riguarda la relazione con gli altri (la fame di potere, l'amore per la forza). Dì che queste pietre diventino pane! Il pane è un be­ne, un valore indubitabile, ma Gesù risponde gio­cando al rialzo, offrendo più vita: «Non di solo pa­ne vivrà l'uomo». Il pane è buono ma più buona è la parola di Dio, il pane dà vita ma più vita viene dalla bocca di Dio. Accende in noi una fame di cie­lo: L'uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Parola di Dio è il Vangelo, ma anche l'intero creato. Se l'uomo vive di ciò che viene da Dio, io vi­vo della luce, del cosmo, ma anche di te: fratello, a­mico, amore, che sei parola pronunciata dalla boc­ca di Dio per me. La seconda tentazione è una sfida aperta a Dio. «But­tati e credi in un miracolo». Quello che sembrerebbe il più alto atto di fede - gettati con fiducia! - ne è, in­vece, la caricatura, pura ricerca del proprio vantag­gio. Gesù ci mette in guardia dal volere un Dio ma­gico a nostra disposizione, dal cercare non Dio ma i suoi benefici, non il Donatore ma i suoi doni. «Non tentare il Signore»: io so che sarà con me, ma come lui vorrà, non come io vorrei. Forse non mi darà tutto ciò che chiedo, eppure avrò tutto ciò che mi serve, tutto ciò di cui ho bisogno. Nella terza tentazione il diavolo alza ancora la posta: adorami e ti darò tutto il potere del mondo. Il diavo­lo fa un mercato, esattamente il contrario di Dio, che non fa mai mercato dei suoi doni. È come se dicesse: Gesù, vuoi cambiare il corso del­la storia con la croce? non funzionerà. Il mondo è già tutto una selva di croci. Cosa se ne fa di un crocifis­so in più? Il mondo ha dei problemi, tu devi risol­verli. Prendi il potere, occupa i posti chiave, cambia le leggi. Così risolverai i problemi: con rapporti di for­za e d'inganno, non con l'amore. «Ed ecco angeli si avvicinarono e lo servivano». Avvi­cinarsi e servire, verbi da angeli. Se in questa Quare­sima ognuno di noi volesse avvicinarsi e prendersi cu­ra di una persona che ha bisogno, perché malata o sola o povera, regalando un po' di tempo e un po' di cuore, allora per lei sarebbe come se si avvicinasse un angelo, come se fiorissero angeli nel nostro de­serto.