
ULTIMA DOMENICA DOPO EPIFANIA
DETTA DEL PERDONO
7 FEBBRAIO 2016
Luca 19,1-10
Riferimenti : Siracide 18, 11-14 - Salmo 102 - Seconda lettera
Corinzi 2, 5-11
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Grande è la misericordia del Signore.
Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande
nell’amore. Non è in lite per sempre, non rimane adirato in
eterno. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga
secondo le nostre colpe. Perché quanto il cielo è alto sulla
terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo
temono. |
Siracide 18, 11-14 Il Signore è
paziente verso di loro / ed effonde su di loro
la sua misericordia. / Vede e sa che la loro
sorte è penosa, / perciò abbonda nel perdono. La
misericordia dell’uomo riguarda il suo prossimo,
/ la misericordia del Signore ogni essere
vivente. / Egli rimprovera, corregge, ammaestra
/ e guida come un pastore il suo gregge. / Ha
pietà di chi si lascia istruire / e di quanti
sono zelanti per le sue decisioni.
Se il capitolo precedente (17, 20-27) incoraggia
alla conversione al Signore:"Ritorna al Signore,
e abbandona il peccato" (17,25), il capitolo 18
si apre in un canto di gioia verso il Dio
misericordioso. E' importante garantire, nella
fragilità e nella debolezza, colui che
faticosamente accetta di seguire il Signore e
tutto il brano lo incoraggia. Proprio questa
fragilità induce a compassione e a misericordia
il Signore nella sua grandezza. Infatti è
piccolo il tempo della vita: "(18, 9-10) Che
cos'è l'uomo? A che cosa può servire? Qual è il
suo bene e qual è il suo male? Quanto al numero
dei giorni dell'uomo, cento anni sono già molti,
ma il sonno eterno di ognuno è imprevedibile a
tutti". L'incoraggiamento, allora, si apre in
una grande esperienza che fa ripercorrere la
propria storia: con il Siracide siamo nel II
secolo a.C. e la lunga esperienza di fatiche, di
guerre, di deportazione e di sottomissioni fa
ripensare a Dio in modo diverso. Il clima della
Scrittura, nei testi più recenti, sente il segno
di un tempo nuovo e quindi, particolarmente, il
tempo della misericordia. Vale per il libro di
Giona (4,11): "E io non dovrei avere pietà di
Ninive, quella grande città, nella quale vi sono
più di centoventimila persone, che non sanno
distinguere fra la mano destra e la sinistra, e
una grande quantità di animali?». Anche nella
lotta di liberazione con i fratelli Maccabei del
sec. II, se viene spesso fatto un confronto con
i popoli pagani, ci si apre alla fiducia del
Signore il quale usa misericordia mentre
mantiene la giustizia. (2Mac 6,14.16) "Poiché il
Signore non si propone di agire con noi come fa
con le altre nazioni, attendendo pazientemente
il tempo di punirle... egli non ci toglie mai la
sua misericordia, ma, correggendoci con le
sventure, non abbandona il suo popolo". Così
anche Sap 12,19-22. "Con tale modo di agire hai
insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare
gli uomini, e hai dato ai tuoi figli la buona
speranza che, dopo i peccati, tu concedi il
pentimento. Se infatti i nemici dei tuoi figli,
pur meritevoli di morte, tu hai punito con tanto
riguardo e indulgenza, concedendo tempo e modo
per allontanarsi dalla loro malvagità, con
quanta maggiore attenzione hai giudicato i tuoi
figli, con i cui padri concludesti, giurando,
alleanze di così buone promesse! Mentre dunque
correggi noi, tu colpisci i nostri nemici in
tanti modi, perché nel giudicare riflettiamo
sulla tua bontà e ci aspettiamo misericordia,
quando siamo giudicati". Questo testo, comunque,
si allarga in un orizzonte universale. Se l'uomo
può essere capace di misericordia, ma non può
che limitarla al suo vicino che conosce
(prossimo), Dio copre con la sua misericordia
tutti gli uomini che ha creato e si estende su
ogni essere vivente.
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Seconda lettera Corinzi 2, 5-11
Fratelli, se qualcuno mi ha rattristato, non ha rattristato me
soltanto, ma, in parte almeno, senza esagerare, tutti voi. Per
quel tale però è già sufficiente il castigo che gli è venuto
dalla maggior parte di voi, cosicché voi dovreste piuttosto
usargli benevolenza e confortarlo, perché egli non soccomba
sotto un dolore troppo forte. Vi esorto quindi a far prevalere
nei suoi riguardi la carità; e anche per questo vi ho scritto,
per mettere alla prova il vostro comportamento, se siete
obbedienti in tutto. A chi voi perdonate, perdono anch’io;
perché ciò che io ho perdonato, se pure ebbi qualcosa da
perdonare, l’ho fatto per voi, davanti a Cristo, per non cadere
sotto il potere di Satana, di cui non ignoriamo le intenzioni.
Paolo, ormai anziano, soffre la propria stanchezza
poiché non si sente accolto profondamente dai suoi e sopporta
con fatica le persecuzioni, i tradimenti degli amici, le
ambiguità e i sospetti che i fratelli spesso fanno emergere. Nei
primi sette capitoli di questa lettera (capp1-7), di cui fa
parte il breve testo di oggi, Paolo di difende da coloro che
chiama i "superapostoli", avversari che contestano la sua
autorità di apostolo (2 Cor 11,5). Tuttavia, nel testo che
leggiamo oggi Paolo offre un grande insegnamento di perdono alla
sua comunità. Nei versetti immediatamente precedenti parla di
una visita che aveva fatto a Corinto nella comunità e, in quella
occasione, era stato gravemente offeso. E' difficile ricostruire
il fatto. Comunque, ritornato a Efeso, ha preferito scrivere una
lettera per chiarire la situazione (v 4). E' la cosiddetta
"lettera delle lacrime" che non ci è pervenuta. Poi Paolo voleva
ritornare, ma vi aveva rinunciato "solo per risparmiarvi". Il
rinvio infatti è stato una scelta di discrezione e di saggezza
(1,23), altrimenti avrebbe dovuto "venire con tristezza" (2,1).
Di questo offensore anonimo non si sa nulla, né si sa che cosa
sia successo. Comunque, tornata la calma, dopo che la comunità
ha isolato l'offensore e lo ha castigato, Paolo chiede di
perdonare e di accoglierlo nella comunità poiché si è ravveduto
e si è sottomesso. E questo perdono Paolo lo offre lui stesso
volentieri. Nel versetto 11 si fa esplicito riferimento a
Satana. Egli vuole impedire l'azione missionaria dell'annuncio
della fede e il metodo migliore per ostacolare l'annuncio è
arrivare a seminare discordia e divisione di animi ("per non
cadere sotto il potere di Satana, di cui non ignoriamo le
intenzioni"). Nel perdono viene anche ricordata la possibilità
di riprendere la speranza e di ricuperare un cammino di fiducia.
Il perdono è proprio di Dio per aiutarci a riprendere il nostro
percorso senza abbandonare o disperarci. Il perdono ricupera la
solidarietà e aiuta l'altro a sentirsi in un popolo di fratelli
e sorelle che sanno capire e sanno accogliere. Il perdono
ricupera splendore e apre orizzonti imprevisti. La Giornata
della Solidarietà dovrebbe aiutare a ripensare ai rapporti che
si mantengono nei luoghi di lavoro. Sono troppo facili la
lamentela, la critica, il rancore e la gelosia. Ci sono troppe
manovre e competizioni per la carriera e difficilmente si
percepisce che è un dovere di coscienza costruire un clima di
serenità e di pace. Non tutti sanno sufficientemente reggere
rapporti difficili, ma chi ha il dono di un carattere più
elastico e più sereno, aiuti i colleghi a reggere. Spesso il
modo migliore è intervenire quando l'altro è in difficoltà ed
offrire in amicizia un contributo di tempo e di competenza. Se
si può.
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Luca 19, 1-10 In quel tempo. Il Signore Gesù entrò nella
città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome
Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non
gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse
avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare
di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo,
scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo
accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di
un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do
la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco
quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la
salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è
venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Nel
racconto di Zaccheo Luca ritorna su un tema che gli sta particolarmente a
cuore: Gesù ha fatto consistere la sua missione non nel confermare le false
sicurezze di coloro che si ritenevano «giusti», ma nel cercare coloro che
erano considerati come peccatori per dare loro un messaggio di speranza.
Naturalmente la sua bontà nei loro confronti non poteva non scandalizzare i
giudei benpensanti, che si sentivano provocati e messi in crisi proprio in
quello che era il fondamento della loro vita religiosa. Se Dio si rivolge con
tanta misericordia ai peccatori, che importanza aveva il loro impegno
quotidiano per compiere la sua volontà promulgata dalle scritture? Di
conseguenza la tolleranza e condiscendenza di Gesù verso i peccatori non
potevano non provocare reazioni indignate da parte loro. Egli aveva
giustificato il suo comportamento anomalo con le tre parabole della
misericordia divina e accogliendo con bontà, in occasione del banchetto in
casa del fariseo Simone, una peccatrice da tutti conosciuta . Le sue parole e
i suoi gesti mostravano chiaramente che anche per coloro che si ritenevano
giusti l’unica possibilità di salvezza consisteva nell’accettare la
misericordia di Dio, senza far valere meriti o privilegi. Ora la conversione
di Zaccheo, al termine del viaggio che porta Gesù alla croce, conferma in
modo definitivo le sue scelte. Questo episodio ha anche un’altra valenza.
Mentre il «capo», ossia l’uomo ricco che aveva osservato i comandamenti fin
dalla sua giovinezza, non aveva corrisposto alla chiamata di Gesù a motivo
dei suoi molti beni, Zaccheo accoglie il dono divino della salvezza,
determinata dall’incontro con il «Signore», proprio spogliandosi dei suoi
beni. Si verificava così il miracolo della conversione di un ricco, che
avviene proprio perché l’interessato prende coscienza che le sue ricchezze
sono ingiuste. L’atteggiamento di Zaccheo nei confronti dei suoi beni è molto
istruttivo. Egli non se ne priva in modo subitaneo e totale, come Gesù aveva
chiesto all’uomo ricco, ma li gestisce in modo responsabile in funzione di
una maggiore giustizia sociale, senza con ciò venire meno ai suoi doveri
verso se stesso e la sua famiglia. Mentre la chiamata del ricco aveva messo
in luce l’esigenza di radicalità propria del vangelo, la conversione di
Zaccheo mostra come tale radicalità possa e debba attuarsi progressivamente
nella vita quotidiana.
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