
SECONDA DOMENICA DOPO EPIFANIA
17 gennaio 2016 Giovanni 2, 1-11
Riferimenti : Ester 5, 1-1c. 2-5 - Salmo 44 - Efesini 1, 3-14 |
Intercede la regina, adorna di bellezza.
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio: dimentica il tuo
popolo e la casa di tuo padre; il re è invaghito della tua
bellezza. È lui il tuo signore: rendigli omaggio. Entra la
figlia del re: è tutta splendore, tessuto d’oro è il suo
vestito. È condotta al re in broccati preziosi; dietro a lei le
vergini, sue compagne, a te sono presentate. |
Ester 5, 1-1c. 2-5Il terzo
giorno, quando ebbe finito di pregare, Ester si
tolse gli abiti servili e si rivestì di quelli
sontuosi. Fattasi splendida, invocò quel Dio che
su tutti veglia e tutti salva, e prese con sé
due ancelle. Su di una si appoggiava con
apparente mollezza, mentre l’altra la seguiva
sollevando il manto di lei. Era rosea nel fiore
della sua bellezza: il suo viso era lieto, come
ispirato a benevolenza, ma il suo cuore era
oppresso dalla paura. Attraversate tutte le
porte, si fermò davanti al re. Egli stava seduto
sul suo trono regale e rivestiva i suoi
ornamenti ufficiali: era tutto splendente di oro
e di pietre preziose e aveva un aspetto che
incuteva paura. Alzato lo scettro d’oro, lo posò
sul collo di lei, la baciò e le disse:
«Parlami!». Gli disse: «Ti ho visto, signore,
come un angelo di Dio e il mio cuore è rimasto
sconvolto per timore della tua gloria: tu sei
ammirevole, signore, e il tuo volto è pieno
d’incanto». Mentre parlava, cadde svenuta; il re
si turbò e tutti i suoi servi cercavano di
rincuorarla. Allora il re le disse: «Che cosa
vuoi, Ester, e qual è la tua richiesta? Fosse
pure metà del mio regno, sarà tua». Ester
rispose: «Oggi è un giorno speciale per me: se
così piace al re, venga egli con Amàn al
banchetto che oggi io darò». Disse il re: «Fate
venire presto Amàn, per compiere quello che
Ester ha detto». E ambedue vennero al banchetto
di cui aveva parlato Ester.
Riporto la sintesi del
breve testo di Ester che è prezioso per il mondo
ebraico.“Durante una festa, l'imperatore
persiano Assuero (Serse I, 485-465 a.C) ripudia
sua moglie Vasti (cap. 1), fino ad allora la
preferita. Al suo posto è fatta regina Ester
(il cui nome ebraico è Adassa), cugina e figlia
adottiva dell'ebreo Mardocheo, cheabita a
Susa e discende da una famiglia giudaica (cap.
2). In seguito il secondodignitario
dell'impero persiano dopo l'imperatore, Aman
l'Agaghita, progetta uncolpo mortale contro
gli Ebrei, senza però sapere che la regina Ester
è ebrea (cap.3). Mardocheo spinge Ester a
intercedere per il popolo, per cui Assuero fa
giustiziareAman (capp. 4-7). Mardocheo
diventa successore di Aman e insieme con Ester
fa sìche il re dei Persiani emani un nuovo
editto che permette agli Ebrei di esercitare la
legittima difesa contro i loro nemici (cap. 8).
Quando gli Ebrei sono perseguitati il13 di
Adar (forse l'8 marzo del 473 a.C), riescono a
resistere e a vincere (cap. 9,1-19). A ricordo
della salvezza degli Ebrei dallo sterminio,
Ester e Mardocheo istituiscono la festa di Purim
(9,20-32). Per i Persiani e per il popolo
ebraico il governo di Mardocheo è assai fecondo
di benedizioni (cap. 10). Questo bellissimo
testo, continuamente riletto nella festa di
Purim, ricostruisce la fiducia nel Signore che
protegge il suo popolo e porta al ringraziamento
per i risultati raggiunt, anche con il
contributo intelligente e diverso dei personaggi
che vi partecipano..Qui vengono riferiti
solo alcuni spunti di tutta la tragica
situazione che si stavaprofilando. E se un
nemico giurato di Mardocheo, Aman, ottiene
l'autorizzazione perattuare un pogrom (una
strage) contro il popolo ebraico, Ester, che
vuole difendereil suo popolo, invita il re e
Aman a un banchetto e intercede per il proprio
popolo. Ilre, finalmente, si ricorda della
onestà di Mardocheo ( che lo aveva liberato da
unacongiura) e condanna a morte Aman. Anzi i
Giudei sono autorizzati ad opporsi agli
assalitori e punire i loro nemici nel giorno
fissato da Aman per la strage.Da qui la
commemorazione della liberazione per le molte
stragi che questo popoloha subito, in
particolare, durante il nazismo. La regina osa
disperatamente lottareper convincere il re
alla giustizia ed alla clemenza mentre la
visione del re è comeuna manifestazione
potente e terribile di Dio: lo splendore, la
gloria, la bellezza. Laregina aveva osato
avvicinarsi al re senza essere stata chiamata e
questo avevariempito di collera il re. Però
davanti a sé non vede una provocatrice, ma una
persona debole, terrorizzata. Dio interviene
(qui il testo è omesso) e "volse adolcezza
l’animo del re: ansioso, balzò dal trono, la
prese tra le braccia". Il re laconsola, le
dice di essere "fratello (v. 9)" (garanzia di
legame che rassicura Ester,nonostante la sua
origine ebraica), e parla il linguaggio
dell'amore: "la bacia (v 12)".Il re
garantisce che accoglierà qualunque richiesta di
Ester: "Fosse pure metà del mioregno,
l'avrai" e questo ci ricorda la morte di
Giovanni Battista, causata da unaltrettanto
esigente giuramento, fatto alla figlia di
Erodiade (Salomé) in unbanchetto. Certo
l’intercessione può avvenire per scopi di
liberazione o per scopi didistruzione. |
Efesini 1, 3-14Fratelli,
benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, / che ci ha
benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo / per essere
santi e immacolati di fronte a lui nella carità, /
predestinandoci a essere per lui figli adottivi / mediante Gesù
Cristo, / secondo il disegno d’amore della sua volontà, / a lode
dello splendore della sua grazia, / di cui ci ha gratificati nel
Figlio amato. / In lui, mediante il suo sangue, / abbiamo la
redenzione, il perdono delle colpe, / secondo la ricchezza della
sua grazia. / Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi / con
ogni sapienza e intelligenza, / facendoci conoscere il mistero
della sua volontà, / secondo la benevolenza che in lui si era
proposto / per il governo della pienezza dei tempi: / ricondurre
al Cristo, unico capo, tutte le cose, / quelle nei cieli e
quelle sulla terra. / In lui siamo stati fatti anche eredi, /
predestinati – secondo il progetto di colui / che tutto opera
secondo la sua volontà – / a essere lode della sua gloria, /
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. In lui anche voi,
/ dopo avere ascoltato la parola della verità, / il Vangelo
della vostra salvezza, / e avere in esso creduto, / avete
ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso,
/ il quale è caparra della nostra eredità, / in attesa della
completa redenzione / di coloro che Dio si è acquistato a lode
della sua gloria. Questa
lettera riporta sicuramente le linee teologiche nello spirito di
Paolo che ècustode fedele della rivelazione di Gesù e,
tuttavia, si discute se la lettera sia statascritta (o
dettata, come spesso avveniva) da Paolo stesso e, allora, si
tratterebbe diun testo che, tradizionalmente, viene
collocato agli inizi degli anni 60 durante laprigionia a
Roma, o sia stata scritta da un discepolo attorno agli anni 80-
90.Siamo ad una preghiera di benedizione (in ebraico
“beraka”), costituta da un’unicafrase lunga 11 versetti,
molto elaborata e molto complessa. Per fortuna le traduzioni
la spezzettano altrimenti è un solo respiro nei vv 3-14. Paolo
inizia dal Padre che stanei cieli e che realizza, alla fine
dei tempi, le «benedizioni spirituali» che i versetti
seguenti esporranno nei particolari. A lui noi dobbiamo la lode,
riconoscimento ericonoscenza per ciò che ha fatto per noi.
Ci ha benedetti con una benedizione che è spirituale poiché
viene dallo Spirito di Dio che è creatore ed efficace: in Cristo
poiché tutto passa attraverso Lui.• Prima benedizione:
abbiamo ricevuto la vocazione degli eletti alla vita beata,
comunque già cominciata in maniera mistica con l’unione dei
fedeli a Cristo glorioso.La «carità» richiama, prima di
tutto l’amore di Dio per noi, che ispira la sua«elezione» e
la sua chiamata alla «santità» (cf.Col 3,12;1Ts 1,4;2Ts 2,13;Rm
11,28),ma poi attrae anche il nostro amore per Dio, che ne
deriva e gli risponde (cf.Rm 5,5).• Ef 1,5 Seconda
benedizione: siamo stati scelti per questa santità, come figli,
fratellidi quel Figlio unico, Gesù che è la fonte e il
modello (cf.Rm 8,29).• Ef 1,6 Ci ha fatti grandi per quella
grazia (in greco “charis” ) che significa il favoredivino
nella sua gratuità. Essa manifesta la «gloria» stessa di Dio
(cf.Es 24,16) poichéegli opera così per pura liberalità e la
pienezza della sua bellezza nella creazione.Tutto viene da
lui e deve tornare a lui, nel Figlio amato.• Ef 1,7 Terza
benedizione. Dio ci ha amato mediante la redenzione della croce
diCristo. E’ stato il Padre stesso che ci ha investito di
questo amore totale.• Ef 1,9 Quarta benedizione: Ci viene
svelato il «mistero» (Rm 16,25) di Dio:finalmente,
nell’offerta totale di Gesù tutte le realtà del cielo e della
terra siriuniscono. La lettera garantisce che è Gesù che
rigenera e unisce sotto la suaautorità ciò che il male ha
disperso, corrompe e travolge. In questa unificazione si
riuniscono nella stessa salvezza Giudei e pagani.• Ef 1,11
Quinta benedizione: In lui, :in Cristo, si attua l’elezione di
Israele, «eredità»di Dio, e testimone nel mondo dell’attesa
messianica. Paolo, che si sente parte vivadel popolo
d’Israele, parla in prima persona plurale: «noi».• Ef 1,13
Sesta benedizione: scopriamo la chiamata dei pagani con cui,
perciò,condividiamo la salvezza già riservata a Israele.
:”Anche voi che avete ricevuto laParola di Dio e l’avete
creduta, avete ricevuto il dono dello Spirito” Con la certezza
dello Spirito promesso,. si coronano l’esecuzione del piano
divino e la sua esposizione in forma trinitaria. Iniziato fin
d’ora in modo misterioso mentre il mondo antico dura ancora,
sarà completo quando il regno di Dio si stabilirà in modo
glorioso e definitivo, nella venuta gloriosa di Cristo (cf.Lc
24,49; Gv 1,33+;14,26). Così si compie la pienaredenzione. |

Le Nozze di Cana:
affresco di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, Padova |

Cana di Galilea, il villaggio a Nord di Nazareth ove Gesù compì il
primo miracolo.
Chiesa eretta a memoria del grande miracolo. |
Giovanni 2, 1-11In quel tempo. Vi fu una festa di nozze a
Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù
con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse:
«Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora
giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica,
fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei
Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro:
«Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di
nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi
gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che
dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i
servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti
mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto,
quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli
manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
“Non hanno vino”. Risuona la voce di Maria, madre di Gesù, accorata e
accorta. Che fine farà la festa senza vino? Non è una festa ufficiale,
altisonante, proclamata, ma la festa di due giovani (si suppone, secondo gli
usi dell’epoca nel mondo ebraico) che si sposano tra amici e parenti. Come
può all’improvviso mancare un elemento così necessario per garantire la
gioiosità di un evento così importante per la loro vita?
Maria se ne accorge e sa quello che vuol dire questa mancanza in una
festa così. E preme sul Figlio, sapendo in cuor suo
che nonostante l’apparente rifiuto di Gesù,qualcosa accadrà; difatti dice
ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela!” E
Gesù, come sappiamo, fa riempire d’acqua le enormi giare della purificazione:
acqua che poi apparirà trasformata in vino prelibato, tanto da
suscitare la meravigliadel sovrintendente il banchetto. Mi fa pensare
quest’acqua trasformata in vino: è l’acqua abitualmente usata per le
abluzioni rituali, acqua usuale, comune, acqua della routine. Certo, l’acqua
nella Scrittura ha sempre il significato simbolico della vita; e qui il
trasformarla in vino mi fa pensare, al di là dell’episodio narrato, che se la
vita perde il carattere di gioia, di festa, diventa una cosa piatta, una
delusione, un essere ridotta soltanto all’uso che se ne fa o le si
attribuisce. Ed ecco la necessità di trasformarla in vino, in qualcosa di
frizzante, di gioioso e di giocoso, proprio per poterne affrontare con
coraggio e serenità anche i momenti più tristi o le immancabili prove. Ci
vuole un intervento, e Gesù interviene. |