
DOMENICA DELLA SANTA FAMIGLIA
31 GENNAIO 2016
Matteo 2, 19-23
Riferimenti : Siracide 44, 23 - 45, 1a. 2-5 - SALMO 111 -
Efesini 5, 33 - 6, 4 |
Beato l’uomo che teme il Signore. Beato l’uomo
che teme il Signore e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe, la discendenza degli
uomini retti sarà benedetta. Prosperità e ricchezza nella sua
casa, la sua giustizia rimane per sempre. Spunta nelle tenebre,
luce per gli uomini retti: misericordioso, pietoso e giusto. |
Siracide 44, 23 - 45, 1a. 2-5 In
quei giorni. La benedizione di tutti gli uomini
e la sua alleanza / Dio fece posare sul capo di
Giacobbe; / lo confermò nelle sue benedizioni, /
gli diede il paese in eredità: / lo divise in
varie parti, / assegnandole alle dodici tribù. /
Da lui fece sorgere un uomo mite, / che incontrò
favore agli occhi di tutti, / amato da Dio e
dagli uomini. / Gli diede gloria pari a quella
dei santi / e lo rese grande fra i terrori dei
nemici. / Per le sue parole fece cessare i
prodigi / e lo glorificò davanti ai re; / gli
diede autorità sul suo popolo / e gli mostrò
parte della sua gloria. / Lo santificò nella
fedeltà e nella mitezza, / lo scelse fra tutti
gli uomini. / Gli fece udire la sua voce, / lo
fece entrare nella nube oscura / e gli diede
faccia a faccia i comandamenti, / legge di vita
e d’intelligenza, / perché insegnasse a Giacobbe
l’alleanza, / i suoi decreti a Israele.
Ben Sirà o Siracide (figlio di Sira) è uno
scriba e maestro di sapienza, vissuto
probabilmente a Gerusalemme tra il III e il II
secolo a.C. Il testo porta anche la firma del
suo autore, uno dei pochi nella Scrittura
(50,27). E' un'opera scritta in ebraico intorno
al 180 a.C. e tradotta in greco dal nipote
attorno al 130 a.C. ( come dice nel Prologo,
all'inizio del libro). E' uno di quegli scritti
accolto nell'elenco dei testi ispirati dalla
Chiesa Cattolica e ortodossa ma non considerato
nell'elenco ebraico dei libri ispirati e quindi
non incluso dal mondo protestante. Tutto il
cap. 44 sviluppa la lode degli antichi padri
d'Israele che manifestano, nella loro grandezza,
la sapienza e lo splendore di Dio. In loro il
progetto di Dio si è irrobustito poiché hanno
offerto l'esempio e la fedeltà, pur nelle
difficoltà e nella fatica quotidiana. "Facciamo
ora l'elogio di uomini illustri, dei padri
nostri nelle loro generazioni. Il Signore li ha
resi molto gloriosi e la sua grandezza è da
sempre" (44,1-2). La lunga rassegna inizia con i
Patriarchi, da Enoc fino a Giacobbe (44,16-23).
Poi il Siracide parla di Mosè, "amato da Dio e
dagli uomini" (45,1) e continua, ricordando che
l'intervento di Dio su di lui è stato
particolarmente carico di attenzioni. Così Mosè
diventa depositario della legge e quindi custode
della sapienza di Dio per il suo popolo e per le
generazioni future. Lo santifica "nella fedeltà
e nella mansuetudine" e questo suggerisce quali
miracoli Dio è capace di fare. Sa mantenere il
cuore nella continuità e nella non violenza
poiché, qualunque cosa si voglia dire della
Prima Alleanza, il vertice della Santità è la
misericordia e quindi la mansuetudine come virtù
attiva. Mosè è trattato come un amico, un
messo, un ambasciatore, un interprete presso il
popolo. Introdotto nella nube misteriosa, riceve
i comandamenti che sono progettati per vivere,
per capire e per maturare l'Alleanza. Ci si
rende conto, pur in pochi versetti, come
l'impegno morale si gioca continuamente con
diffidenze, paure, stanchezze, oscurità. Il
Signore sa che sono in gioco due libertà: la sua
che è fedele ed ha garantito con giuramento che
non sarà ritirata, e insieme la libertà
dell'uomo che è soggetta a ripensamenti e a
fatica, a delusioni ed a dimenticanze. Mosè è
descritto come il maestro dotato di virtù e di
responsabilità tali da saper condurre questo
popolo alla piena obbedienza e fedeltà.
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Efesini 5, 33 - 6, 4
Fratelli, ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se
stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito. Figli,
obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto.
«Onora tuo padre e tua madre!». Questo è il primo comandamento
che è accompagnato da una promessa: «perché tu sia felice e goda
di una lunga vita sulla terra». E voi, padri, non esasperate i
vostri figli, ma fateli crescere nella disciplina e negli
insegnamenti del Signore. Questa lettera
esprime una grande attenzione e tenerezza verso gli abitanti
credenti di Efeso. Può essere stata scritta a Roma, nel periodo
della prigionia (61-63 d.C), oppure qualche anno prima a Cesarea
(58-60 d. C.). E' una grande lettera teologica in cui è centrale
l'amore grande di Dio, "ricco di misericordia" ed è centrale la
Chiesa, luogo carico di novità e di vita. Poiché la Chiesa ha
una sua visibilità che la porta a diventare segno, significato
ed esempio, i rapporti tra le famiglie, tessuto fondamentale
dell'esperienza e della quotidianità, debbono svolgersi in
correttezza e sapienza. Quello che leggiamo oggi è solo una
piccola parte della conclusione della lettera in cui vi sono
cenni ad una morale familiare con destinatari precisi:
5,22-33 il rapporto della coppia, 6,1-4: il rapporto tra
padri e figli, 6,5-9: il rapporto tra schiavi e padroni. Dopo
il ricordo di un comportamento rispettoso tra marito e moglie
che è di reciprocità e di chiara attenzione, ci si sofferma al
rapporto tra figli e padri. Come in ogni comunità, antica o
contemporanea, la riflessione sul comportamento verte molto nel
rapporto tra padri e figli. Gli esempi sono lampanti, le
differenze tra generazioni sviluppano diverse logiche di
comportamento; spesso prevalgono l'emotività e la intemperanza
contro il comando e la rigidità. " Fate attenzione al vostro
modo di vivere" (5,15): è la sintesi di una esemplificazione
successiva che richiama la saggezza:"il buon uso del tempo"
(16), il non essere sconsiderati, il non ubriacarsi per non
perdere il controllo di sé, desiderosi di ricevere e di vivere
nello Spirito, attenti ad un preghiera interiore e ad un
continuo rendimento di grazie" (5,15-20). Viene suggerito il
cammino nella sapienza che permette di superare contrasti,
discordie, incomprensioni familiari che rivelano, spesso, la
volontà di prevaricazioni che l'uno vuole avere sull'altro.
Perciò, viene formulata la regola d'oro dei rapporti educativi,
a iniziare dai rapporti di coppia: "Nel timore di Cristo, siate
sottomessi gli uni agli altri" (5,21). Quando ci si sente
perplessi per una teologia di Paolo che richiama la lettura
ebraica del rapporto uomo-donna, non bisogna mai dimenticare
questo versetto che ridimensiona e corregge immediatamente
l'idea della sudditanza o della supremazia. Nel rapporto con i
figli ci si ritrova in quei conflitti perenni che hanno bisogno
di equilibrio e di pazienza. E qui Paolo tenta di proporre il
comandamento fondamentale: "Onora tuo padre e tua madre! Questo
è il primo comandamento che è accompagnato da una promessa:
perché tu sia felice e goda di una lunga vita sulla terra".
Corrispettivo che si ritrova nel libro dei Proverbi: "Figlio
mio, osserva il comando di tuo padre e non disprezzare
l'insegnamento di tua madre (Prov 6,20). Il rapporto
educativo, oggi, sembra molto complesso e, in questi tempi,
molto più difficile poiché non c'è facilmente un pensiero etico
comune, c'è molta capricciosità anche negli adulti, derivata da
una mancanza educativa della libertà che si suppone senza
regole, da molteplicità di modelli di comportamento diversissimi
senza una corretta e tempestiva analisi critica, almeno in
presenza dei giovani, dal moltiplicarsi di spettacoli amorali o
immorali nella vita e nei mezzi di comunicazione sociale, dalla
difficoltà di parlare in modo convincente di tali problemi in
famiglia, dal disagio dei genitori che non sanno essi stessi
motivare i perché morali. E si può continuare. Ma ci sono anche
molte più occasioni di confronto, la possibilità di una migliore
apertura mentale, più scuola e più cultura, più generosità e
disponibilità al confronto, un più profondo desiderio di pace e
di non violenza. Tutto questo suppone che educare è fondamentale
poiché dipende dal modo di comportarsi più che dal modo di
argomentare, dipende dalla correttezza normale di un contegno
non occasionale, dalla misericordia che si ha con altri ma,
insieme, dalla responsabilità e lucidità su di sé. La Comunità
cristiana dovrebbe senz'altro attrezzarsi per aiutare i
genitori, prima che aiutare i figli. Ma questa è la scommessa di
ogni generazione che affronta i problemi dell'etica e tenta di
dare soluzioni coerenti al proprio credo. La conclusione ai
padri è saggia: "E voi, padri, non esasperate i vostri figli, ma
fateli crescere nella disciplina e negli insegnamenti del
Signore: " e corrisponde ad un suggerimento simile nella lettera
ai Colossesi. "Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è
gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli,
perché non si scoraggino (Col3,20-21). |
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Cappella
della sacra famiglia a ttadina a
30 km dal Cairo esisteva una fiorente comunità ebraica, che secondo
la tradizione, si sarebbe rifugiata la sacra famiglia |
Matteo
2, 19-23 In quel tempo. Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve
in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino
e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che
cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre
ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea
regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi.
Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad
abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato
detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno». San
Matteo è Evangelista attento ad ogni profezia dell'Antico Testamento
riguardante la missione del Messia del Signore. Tornato dall'Egitto, Gesù va
ad abitare a Nazaret, una città della Galilea. Etimologicamente Nazaret
deriva da " radice". Dalla " radice" di Iesse la profezia annunzia che
sorgerà il Messia, promesso da Dio ai padri, sul quale si poserà lo Spirito
del Signore con la pienezza dei suoi doni. Il Messia viene per creare la
nuova vera umanità. Farà nuova l'umanità perché creerà un uomo nuovo,
anch'esso ripieno di Spirito Santo, verità, grazia, giustizia, pace.
L'umanità odierna è nella grande confusione. Vuole una società nuova, una
politica nuova, una economia nuova, un mondo nuovo, ma lasciando l'uomo
vecchio, pieno di peccati, vizi, dal cuore di pietra, dalla mente falsa, dai
desideri impuri, con l'iniquità che gli scorre nel sangue, con la malvagità
di cui è formata la sua stessa carne. Se non si diviene una cosa sola con il
virgulto che spunta dalla radice di Iesse, se con Lui non ci si fa un solo
corpo, una sola vita, un solo cuore, un solo Spirito Santo, non vi è alcuna
possibilità che si possa costruire qualcosa di nuovo sulla terra. L'uomo
vecchio farà sempre cose vecchie, cioè di peccato e di morte. Un uomo potrà
anche elevarsi sopra un altro uomo, ma succhiando il suo sangue e mangiando
la sua carne. È questo il moderno cannibalismo della speculazione,
dell'arrivismo, della delinquenza organizzata, dell'immoralità diffusa, della
cattiveria gratuita, della malvagità omicida. Un uomo si può uccidere e
succhiarne il sangue in tanti modi. Quelli più atroci sono costruiti non
sulle armi nucleari, bensì su filosofia, antropologia, teologia, psicologia,
politica, diritto, pensiero distorto, disonesto, orientato solo alla
distruzione dell'uomo.
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