DOMENICA DOPO L’OTTAVA DEL NATALE DEL SIGNORE
3.01.2016
Luca 4, 14-22
Riferimenti : Siracide 24, 1-12 - Salmo 147 - Romani 8, 3b-9a
Salmo 147
Il Verbo si fece carne e pose la sua dimora in mezzo a noi. Celebra il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion, perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. Egli mette pace nei tuoi confini e ti sazia con fiore di frumento. Manda sulla terra il suo messaggio: la sua parola corre veloce. ® Annuncia a Giacobbe la sua parola, i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele. Così non ha fatto con nessun’altra nazione, non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

Siracide 24, 1-12
La sapienza fa il proprio elogio, / in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. / Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, / dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria: / «Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo / e come nube ho ricoperto la terra. / Io ho posto la mia dimora lassù, / il mio trono era su una colonna di nubi. / Ho percorso da sola il giro del cielo, / ho passeggiato nelle profondità degli abissi. / Sulle onde del mare e su tutta la terra, / su ogni popolo e nazione ho preso dominio. / Fra tutti questi ho cercato un luogo di riposo, / qualcuno nel cui territorio potessi risiedere. / Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, / colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda / e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe / e prendi eredità in Israele”. / Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, / per tutta l’eternità non verrò meno. / Nella tenda santa davanti a lui ho officiato / e così mi sono stabilita in Sion. / Nella città che egli ama mi ha fatto abitare / e in Gerusalemme è il mio potere. / Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, / nella porzione del Signore è la mia eredità».

Nel libro del Siracide (24,14.8-12), composto verso il 180 a.C., l'autore si sforza di bloccare l'infiltrazione dello spirito pagano nella coscienza e nel modo di vivere degli ebrei ormai in stretto contatto con la cultura ellenista. Il popolo ebraico possiede la "Torah" (legge-insegnamento) che è la strada che conduce alla vita. Essa è la Sapienza di Dio che si installa in Israele, dono gratuito che non si può meritare. Utile è dare la struttura del cap. 24:24,1-2: introduzione dell'autore al discorso della sapienza,24,3-21: discorso della sapienza in prima persona,24,22-27: interpretazione da parte dell'autore,24,28-32: ruolo dell'autore.L'intuizione fondamentale è la gratuità della sapienza: "Ogni sapienza viene dal Signore e con Lui rimane per sempre " (Sir1,1). La sapienza prende la parola nel tempio e parla nell'assemblea liturgica. La sua funzione è quella di stare presso Dio. Ma il Signore la invia sulla terra a cercarsi la casa e riceve l'ordine di stabilirsi in Israele. Perciò essa, che risale a prima del tempo ("prima dei secoli"), discende nel cosmo e nell'umanità e viene ad abitare nel mondo. Il Signore sceglie Gerusalemme come luogo di crescita della Sapienza ed essa raggiunge i 4 punti cardinali e ricopre tutta l'estensione del territorio d'Israele.
La sapienza è paragonata ad un albero splendido.

Romani 8, 3b-9a
Fratelli, Dio, mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito. Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi.


San Paolo sviluppa, nel capitolo 8, che si può intitolare: "La vita secondo lo Spirito" (Rom 8,1-39), una riflessione sulla vita cristiana, che pure è soggetta alla morte. Il capitolo si divide in tre parti:
8,1-13 "La vita secondo la carne e la vita secondo lo Spirito" ( da qui sono tratti i versetti del testo),
8,14-30 "Figliolanza divina e gloria futura",
8,31-39 "Inno all'amore di Dio".
San Paolo vuole approfondire il significato della fede in Gesù che ci dona lo Spirito. In ciascuno di noi avviene una trasformazione per il corpo morto e risorto di Gesù, poiché apparteniamo a Lui (7,4).
La legge di Mosé è, di per sé, giusta, santa. Essa educa al bene. Ma scopriamo più forte la legge del peccato in noi; esso ci conduce verso il male poiché: "Vedo ciò che è giusto, lo voglio eppure faccio il male che detesto" (7,15). "Chi mi libererà da questo corpo di morte?" (7,24).
Così si passa al dominio di Dio in Gesù, perché lo Spirito offre la sua legge (8,2).
Questa trasformazione è possibile poiché Gesù ha preso la nostra stessa carne mortale. La nostra debolezza e la nostra peccaminosità sono state, esse stesse, come la nostra carne, trasferite in Lui, il Giusto, il Santo.
Morendo, la sua carne e il male, che Gesù ha preso su di sé, sono stati distrutti nella morte. In lui prende possesso, come in noi, lo Spirito del risorto: così da Gesù ereditiamo nuovi stili e valori che inglobano ancora l'eccezionale sapienza della Prima Alleanza. Ma ora viviamo nella pienezza della maturità e accogliamo, nello Spirito, la ricchezza finale di Gesù che completa ciò che Dio, lungo i secoli, aveva detto, educando il suo popolo. Come cristiani, siamo continuamente richiamati a vivere la forza della presenza dello Spirito che abita ogni giorno in noi. Questa presenza stabilisce alleanza e comunione con Dio e con Gesù nello Spirito.

La cosiddetta Sinagoga di Nazaret. Fu nella sinagoga di Nazaret che Gesù  dichiarò compiuta in se stesso  la profezia messianica del Profeta Isaia di predicare la buona novella

Luca 4, 14-22
In quel tempo. Il Signore Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; / per questo mi ha consacrato con l’unzione / e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, / a proclamare ai prigionieri la liberazione / e ai ciechi la vista; / a rimettere in libertà gli oppressi, / a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.

Animato dallo Spirito Santo, Gesù ritorna verso la Galilea e comincia ad annunciare la Buona Notizia del Regno di Dio. Andando nelle comunità ed insegnando nelle sinagoghe, arriva a Nazaret, dove era cresciuto. Ritornava alla comunità, dove, fin da piccolo, aveva partecipato alle celebrazioni durante trenta anni. Il sabato dopo, secondo la sua abitudine, va alla sinagoga per stare con la gente e partecipare alla celebrazione. Gesù si alza per procedere alla lettura. Sceglie un testo di Isaia che parla dei poveri, dei prigionieri, dei ciechi e degli oppressi. Il testo rispecchia la situazione della gente di Galilea, al tempo di Gesù. In nome di Dio, Gesù prende posizione in difesa della vita del suo popolo, e con le parole di Isaia, definisce la sua missione: annunciare la Buona Notizia ai poveri, proclamare la libertà ai prigionieri, restituire la vista ai ciechi, e la libertà agli oppressi. Riprendendo l'antica tradizione dei profeti, proclama: "un anno di grazia del Signore". Proclama un anno di giubileo. Gesù vuole ricostruire la comunità, il clan, in modo che sia di nuovo espressione della loro fede in Dio! Ed allora, se Dio è Padre/Madre di tutti e tutte dobbiamo essere fratelli e sorelle gli uni degli altri. Nell'antico Israele, la grande famiglia, il clan o la comunità, era la base della convivenza sociale. Era la protezione delle famiglie e delle persone, la garanzia della possessione della terra, il canale principale della tradizione e della difesa della gente. Era un modo concreto di incarnare l'amore di Dio nell'amore verso il prossimo. Difendere il clan, la comunità, era lo stesso che difendere l'Alleanza con Dio. Nella Galilea del tempo di Gesù, una duplice segregazione dalla politica di Erode Antipa (4 aC a 39 dC) e la segregazione dalla religione ufficiale. A causa del sistema di sfruttamento e di repressione della politica di Erode Antipa, appoggiato dall'Impero Romano. Molta gente rimaneva senza tetto, esclusa e senza impiego (Lc 14,21; Mt 20,3.5-6). Il clan, la comunità, ne uscì indebolita. Le famiglie e le persone rimanevano senza aiuto, senza difesa. E la religione ufficiale, mantenuta dalle autorità religiose dell'epoca, invece di rafforzare la comunità, in modo che potesse accogliere gli esclusi, rafforzava molto più questa segregazione. La Legge di Dio era usata per legittimare l'esclusione di molta gente: donne, bambini, samaritani, stranieri, lebbrosi, indemoniati, pubblicani, infermi, mutilati, paraplegici. Era il contrario della fraternità che Dio sognò per tutti! E così sia la congiuntura politica ed economica, come pure l'ideologia religiosa, tutto cospirava per indebolire la comunità locale ed impedire, così, la manifestazione del Regno di Dio. Il programma di Gesù, basato nel profeta Isaia, offrì un'alternativa. Terminata la lettura, Gesù attualizzò il testo allacciandolo alla vita della gente dicendo: "Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi!" il suo modo di allacciare la Bibbia con la vita della gente, produsse una duplice reazione. Alcuni rimasero stupiti ed ammirati. Altri ebbero una reazione di discredito. Rimasero scandalizzati e non volevano saperne più di lui. Dicevano: "Non è forse questo il figlio di Giuseppe?" (Lc 4,22) Perché rimasero scandalizzati? Perché Gesù disse di accogliere i poveri, i ciechi, gli oppressi. Ma loro non accettarono la sua proposta. E così, quando presentò il suo progetto di accogliere gli esclusi, lui stesso fu escluso!