
EPIFANIA DEL SIGNORE
6.01.2016
Matteo 2, 1-12
Riferimenti : Isaia 60, 1-6 - SALMO 71 - Lettera a Tito 2, 11 -
3, 2 |
Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della
terra. O Dio, affida al re il tuo diritto, al figlio di re la
tua giustizia; egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia e i
tuoi poveri secondo il diritto. Nei suoi giorni fiorisca il
giusto e abbondi la pace, finché non si spenga la luna. E dòmini
da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra. |
Isaia 60, 1-6 In quei giorni.
Isaia disse: «Àlzati, rivestiti di luce, perché
viene la tua luce, / la gloria del Signore
brilla sopra di te. / Poiché, ecco, la tenebra
ricopre la terra, / nebbia fitta avvolge i
popoli; / ma su di te risplende il Signore, / la
sua gloria appare su di te. / Cammineranno le
genti alla tua luce, / i re allo splendore del
tuo sorgere. / Alza gli occhi intorno e guarda:
/ tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
/ I tuoi figli vengono da lontano, / le tue
figlie sono portate in braccio. Allora
guarderai e sarai raggiante, / palpiterà e si
dilaterà il tuo cuore, / perché l’abbondanza del
mare si riverserà su di te, / verrà a te la
ricchezza delle genti. / Uno stuolo di cammelli
ti invaderà, / dromedari di Madian e di Efa, /
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso /
e proclamando le glorie del Signore».
Il testo di Isaia è un brano tratto dai suoi
ultimi dieci capitoli (56-66) in cui sono
descritti il ritorno in Gerusalemme e la
ricostituzione del popolo, liberato dopo
l'esilio di Babilonia (587-538 a.C.).
Gerusalemme qui è la grande città di Davide,
luogo della presenza del Signore, rifatta segno
della protezione di Dio che ama il suo popolo.
Di fatto, Gerusalemme sarà finalmente irradiata
dalla luce, ritroverà i suoi figli e accoglierà
una folla di stranieri (sono ricordato i luoghi
pagani di provenienza: Madian, Efa', Saba,
Tarsis, Arabia, le isole. "Il re di Tarsis e le
isole offriranno doni, i re di Arabia e di Saba
portano i loro tributi" Salmo 72,10). Gli
abitanti di Gerusalemme restano sempre stupiti
delle aurore e dei tramonti sulla città poiché,
collocata sul monte Sion. Mentre in basso con
ritardo, in mattinata, si diradano nebbia e
foschia, in cima splende il sole e illumina il
tempio. Questo effetto luminoso ha affascinato
anche i discepoli di Gesù e provoca ammirazione
(Mt 24,1). - I tesori del mare provengono
dall'ovest, con le navi fenicie o greche; le
ricchezze dell'oriente e d'Egitto giungono con
le carovane attraverso i deserti di Siria e del
Sinai. Madian, Efa e Saba sono popoli
dell'Arabia (cf.45,14;Gen 25,1-4). - Gli
stuoli di cammelli e di dromedari erano stati
l'incubo delle distruzioni. Ora sono i segni
della ricchezza e della speranza. Le allusioni
ai tesori dell'oriente e la prospettiva
universalista di 60,6 hanno portato la liturgia
ad applicare questo testo al mistero
dell'Epifania. - "Viene la tua luce e la
gloria del Signore splende su di te".
Gerusalemme è luce e gloria poiché Dio è
presente. Ma anche Gesù sarà luce e gloria. Lo
dirà Simeone quando Maria e Giuseppe porteranno
Gesù al tempio per la presentazione: "Ora
lascia, o Signore, che il tuo servo se ne vada
in pace secondo la tua parola, poiché i miei
occhi han visto la tua salvezza che hai
preparato davanti a tutti i popoli, luce per
illuminare le genti e gloria del tuo popolo
Israele" (Lc 2,29-32). Insieme: Gerusalemme e
"il servo del Signore" Gesù (Is 49,6) sono
luce e luogo della rivelazione della gloria di
Dio. Poi Gesù dirà ai suoi discepoli, i
credenti, nelle beatitudini: "Voi siete la
luce del mondo" (Mt 5,14) e quindi "Risplenda
la vostra luce davanti agli uomini perché vedano
le vostre opere buone e rendano gloria al vostro
Padre nei cieli" (Mt 5,16).
|
Lettera a Tito 2, 11 - 3, 2
Carissimo, è apparsa infatti la grazia di Dio, che porta
salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e
i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con
giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della
manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore
Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da
ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli
appartenga, pieno di zelo per le opere buone. Questo devi
insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità.
Nessuno ti disprezzi! Ricorda loro di essere sottomessi alle
autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni
opera buona; di non parlare male di nessuno, di evitare le liti,
di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli
uomini. Paolo scrive a Tito, un suo discepolo
e collaboratore, un pagano convertito (1,4), che accompagna
Paolo all'assemblea (o concilio) di Gerusalemme (verso il 49) e
non è costretto a farsi circoncidere (Gal 2,1.3-5). Più
tardi, Tito compie missioni delicate a Corinto (2 Cor 12,18;
2,13; 7,6-7.13-16) e diventa delegato di Paolo nella stessa
città per la colletta a favore dei poveri di Gerusalemme (2 Cor
8,6.16-24). Il rapporto personale tra Paolo e Tito fa da
sfondo al programma di evangelizzazione delle comunità
giudeocristiane di Creta. Ciò presuppone che Paolo sia stato a
Creta con Tito e lo abbia poi lasciato sull'isola a completare
ciò che non avevano potuto finire, affidandogli, in particolare,
il compito di stabilire i presbiteri (sono gli anziani presenti
nel mondo ebraico come responsabili delle sinagoghe) che si
costituiscono, via via, responsabili in ogni città, in modo da
avere una guida per ogni chiesa locale (1,5). Saranno poi, in
una struttura solidificata, i presbiteri saranno i sacerdoti
cristiani, collaboratori degli "episcopi". Questa lettera è
scritta probabilmente ad Efeso. Il corpo della lettera
(1,5-3,11) illustra vari temi e problemi: le qualità spirituali
ed umane richieste ai vescovi e ai presbiteri (1,5-16), le
direttive al popolo di Dio per una vita autenticamente cristiana
(2,1-3,11): vi comprende anche un codice di vita familiare
(2,2-10) e viene incontro alle esigenze delle varie età e dei
gruppi (anziani, giovani, schiavi). "E' apparsa la grazia
di Dio". Grazia significa tenerezza, amore, bontà di Dio. Ma
c'è una novità che fa sobbalzare il cuore. "La benevolenza del
Signore è portata a tutti gli uomini". Non si parla di
accoglienza ai buoni o a coloro che rispettano la legge. Saremmo
sempre nella prospettiva della legge di Mosè che spesso porta
angoscia e mette timore nel rapporto con il Signore,
immaginando, in tal modo, di poter non essere accetti o
selezionati per la dannazione. Qui il dono è gratuito e per
tutti gli uomini. Di fronte a questo incontro si continua
sempre a riprenderne le conseguenze morali e le responsabilità
quotidiane di rispetto della volontà di Dio; ma scopriamo che il
nostro ritrovo con il Signore non si gioca più sul timore,
sull'angoscia e sull'imprevedibilità. Si è spesso utilizzata la
paura di Dio per incoraggiare il buon comportamento, ma questo
provoca difficoltà e addirittura abbandoni della fede in un
clima di disperazione. La grazia offre speranza e perdono.
Gesù è sempre aperto all'accoglienza e ci chiede coerenza e
generosità. Ma non ci abbandona e, di fronte alle nostre
delusioni o tradimenti, egli è aperto al perdono per continuare
ad offrirci la benevolenza che ci riscatti e ci santifichi.
Le raccomandazioni per una coerenza della Comunità cristiana
spaziano dal rispetto e dalla ubbidienza alle autorità civili al
comportamento generoso, coraggioso, coerente e soprattutto mite
e non violento nel rapporto con le persone.
|
Matteo
2, 1-12
In quel tempo. Nato il Signore Gesù a Betlemme di Giudea, al
tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e
dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare
la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode
restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti
e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere
il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per
mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, / non sei davvero l’ultima
delle città principali di Giuda: / da te infatti uscirà un capo / che sarà il
pastore del mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi,
si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li
inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e,
quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare,
li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il
bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella
casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono.
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero
ritorno al loro paese. Il viaggio dall'Oriente, la ricerca,
la stella apparsa ai Magi, la vista del Salvatore e la sua adorazione
costituiscono le tappe che i popoli e gli individui dovevano percorrere nel
loro andare incontro al Salvatore del mondo. La luce e il suo richiamo non
sono cose passate, poiché ad esse si richiama la storia della fede di ognuno
di noi. Perché potessero provare la gioia del vedere Cristo, dell'adorarlo e
dell'offrirgli i loro doni, i Magi sono passati per situazioni in cui hanno
dovuto sempre chiedere, sempre seguire il segno inviato loro da Dio. La
fermezza, la costanza, soprattutto nella fede, è impossibile senza sacrifici,
ma è proprio da qui che nasce la gioia indicibile della contemplazione di Dio
che si rivela a noi, così come la gioia di dare o di darsi a Dio. "Al vedere
la stella, essi provarono una grandissima gioia". Noi possiamo vedere la
stella nella dottrina e nei sacramenti della Chiesa, nei segni dei tempi,
nelle parole sagge e nei buoni consigli che, insieme, costituiscono la
risposta alle nostre domande sulla salvezza e sul Salvatore. Rallegriamoci,
anche noi, per il fatto che Dio, vegliando sempre, nella sua misericordia, su
chi cammina guidato da una stella ci rivela in tanti modi la vera luce, il
Cristo, il Re Salvatore.
ANNUNCIO DELLA PASQUA
Si annuncia alla
vostra carità, fratelli e sorelle carissimi, che, permettendo la misericordia
di Dio e del Signore nostro Gesù Cristo, il giorno 27 del mese di marzo
celebreremo con gioia la Pasqua del Signore.
|