 IX DOMENICA DOPO PENTECOSTE
17 luglio 2016 Matteo 22, 41-46
Riferimenti : primo libro di Samuele 16, 1-13 - SALMO 88 -
Seconda lettera a Timòteo 2, 8-13 |
La tua mano, Signore, sostiene il
tuo eletto. Un tempo, Signore, parlasti in visione ai tuoi
fedeli, dicendo: «Ho portato aiuto a un prode, ho esaltato un
eletto tra il mio popolo. Ho trovato Davide, mio servo, con il
mio santo olio l’ho consacrato; la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza. Egli mi invocherà: “Tu sei mio
padre, mio Dio e roccia della mia salvezza”. Io farò di lui il
mio primogenito, il più alto fra i re della terra». |
primo libro di Samuele 16, 1-13 In quei giorni.
Il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul,
mentre io l’ho ripudiato perché non regni su Israele? Riempi
d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita,
perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele rispose:
«Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà». Il
Signore soggiunse: «Prenderai con te una giovenca e dirai: “Sono
venuto per sacrificare al Signore”. Inviterai quindi Iesse al
sacrificio. Allora io ti farò conoscere quello che dovrai fare e
ungerai per me colui che io ti dirò». Samuele fece quello che il
Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani
della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: «È
pacifica la tua venuta? ». Rispose: «È pacifica. Sono venuto per
sacrificare al Signore. Santificatevi, poi venite con me al
sacrificio». Fece santificare anche Iesse e i suoi figli e li
invitò al sacrificio. Quando furono entrati, egli vide Eliàb e
disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il
Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla
sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che
vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede
il cuore». Iesse chiamò Abinadàb e lo presentò a Samuele, ma
questi disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». Iesse fece
passare Sammà e quegli disse: «Nemmeno costui il Signore ha
scelto». Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli
e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di
questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?».
Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a
pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo,
perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui».
Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi
e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!».
Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi
fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel
giorno in poi. Samuele si alzò e andò a Rama.
"Il Signore si è già scelto un uomo secondo il suo cuore e
gli comanderà di essere capo del suo popolo, perché tu non hai
osservato quanto ti aveva comandato il Signore". Questa è la
parola di Samuele a Saul che aveva disobbedito a Dio. E' tempo
di cercare un nuovo re e il racconto porta alla ricerca di chi è
stato scelto, ma che nessuno conosce, neppure Samuele stesso, il
sommo sacerdote che lo doveva consacrare. Samuele, però, è
legato al passato, angosciato sul rifiuto che Dio ha dato a Saul
e il Signore apre al futuro che va scoperto passo passo. Dio
ordina a Samuele di partire ed egli obbedisce. L'ordine di
partire viene pronunciato sempre quando Dio decide di creare
qualcosa di nuovo nella storia del suo popolo (Abramo, Mosé,
Giona, i profeti...). Samuele deve andare a Betlemme, deve
cercare un uomo di cui sa solo il nome, e deve cercare tra i
figli il predestinato. Nella gente si crea un clima di paura che
viene però diradato dalla consapevolezza e dall'autorevolezza di
Samuele: "Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse:
«Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore
replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta
statura. Io l'ho scartato, perché non conta quel che vede
l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il
cuore» (16,6-7). Samuele passa in rassegna i 7 figli e nessuno è
scelto. La ricerca sembrerebbe conclusa anche perché sono stati
esclusi tutti e 7 (la totalità), eppure il Signore incoraggia a
cercare ancora. Non bisogna fermarsi all'apparenza poiché il
Signore guarda il cuore. E il prescelto è un ragazzo, troppo
giovane per essere re, troppo bello per essere un guerriero,
troppo poco adatto poiché è un pastorello. Ma Dio ha scelto. E i
criteri di Dio sfalsano continuamente le nostre attese e
garanzie: la primogenitura (Giacobbe ed Esaù), il livello di
istruzione (gli apostoli non sono istruiti), la capacità
dialettica (Mosé: " non so parlare"), l'età (Geremia: "sono
giovane" ) ecc: tutti elementi che avrebbero deviato le scelte
umane. Anche Gesù creerà infinite perplessità: da Nazareth,
povero, senza potere, disarmato, in balia dei potenti non si
difende, condannato e ucciso. Eppure è Lui la speranza del
mondo. |
Seconda lettera a Timòteo 2, 8-13
Carissimo, / ricòrdati di Gesù Cristo, / risorto dai morti, /
discendente di Davide, / come io annuncio nel mio Vangelo, / per
il quale soffro / fino a portare le catene come un malfattore. /
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni
cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano
la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.
Questa parola è degna di fede: / Se moriamo con lui, con lui
anche vivremo; / se perseveriamo, con lui anche regneremo; / se
lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; / se siamo infedeli, lui
rimane fedele, / perché non può rinnegare se stesso.
La seconda lettera a Timoteo è scritta da
Paolo, pare, in una situazione di prigionia diversa da quella
universalmente conosciuta a Roma (anni 61-63). Là era a
domicilio coatto, qui sembra in condizioni disumane: anzi,
probabilmente, sente vicina la morte. Ha subito già un primo
processo, "ma nessuno mi fu accanto" (4,16), anzi non solo lo
hanno abbandonato ma gli si sono rivolti contro (4,19-15).
Timoteo cerca disperatamente coraggio e fiducia in Paolo poiché
la sua comunità si sta frantumando. Timoteo ha iniziato il suo
cammino di discepolo molto presto, generoso e benvoluto.
Diventa, ancor giovane, responsabile della piccola comunità
cristiana di Efeso, ma sta verificando uno sfilacciamento tra
cristiani poiché le iniziali persecuzioni, la mentalità
corrente, la fatica a mantenersi fedeli a Cristo rallentano e
fanno diradare la partecipazione. L'Apostolo cerca di sostenere
chi è provato e incoraggia Timoteo stesso a "soffrire con me per
il Vangelo"(v.8). Gesù è passato attraverso le stesse sofferenze
ed incomprensioni prima di entrare nella gloria del Padre.
Perciò "ricordati di Gesù Cristo". "Bisogna percorrere la stessa
strada: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se
perseveriamo, con lui anche regneremo" (vv11-12). " Ogni
discepolo, a somiglianza di Gesù, dei fratelli e delle sorelle
credenti, può essere in difficoltà quando si impegna nella
propria comunità o nella realtà quotidiana. Egli incontra
critiche, incomprensioni e spesso persecuzioni. Eppure deve
mantenere serenità e fiducia poiché "la Parola di Dio non è
incatenata", ma ha una sua vitalità e forza da risultare
creativa come sempre, capace di portare lo Spirito, presente
nella vita come pienezza e novità. Certamente bisogna
riprenderla con amore, bisogna pregare lo Spirito per chi
soffre, bisogna incoraggiare e restare vicino a chi lotta.
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Matteo 22, 41-46 In quel tempo. Mentre i farisei erano
riuniti insieme, il Signore Gesù chiese loro: «Che cosa pensate del Cristo?
Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide». Disse loro: «Come mai allora
Davide, mosso dallo Spirito, lo chiama Signore, dicendo: / “Disse il Signore
al mio Signore: / Siedi alla mia destra / finché io ponga i tuoi nemici /
sotto i tuoi piedi”? Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo
figlio?». Nessuno era in grado di rispondergli e, da quel giorno, nessuno osò
più interrogarlo. Matteo sta sviluppando le grandi polemiche
che la presenza di Gesù a Gerusalemme provoca: egli non è più uno
sconosciuto, molti lo seguono, di lui molto si parla, raccontando fatti
strepitosi di liberazione, di guarigioni, di interpretazioni della Scrittura,
inconsuete rispetto alla tradizione, di comportamenti che esprimono
spiegazione empie della giustizia e della misericordia di Dio. Ultimamente,
poi, Gesù è stato acclamato universalmente dalla folla, che lo ha
accompagnato in festa al tempio, con le palme in mano come per un trionfo e
gridando: "Osanna al figlio di Davide" (21,9). E Gesù non ha zittito nessuno.
Anzi è Gesù stesso che anticipa la domanda: "Di chi è figlio il Cristo?" Gli
rispondono: "Di Davide". Allora, a questo punto, Gesù si comporta come un
rabbi che mette a confronto la stessa Scrittura. Il Salmo 110, universalmente
riconosciuto di Davide e riferito al Messia, fa scoprire che Davide, mentre
celebra l'intronizzazione del Messia da parte di Dio, lo dice superiore a sé.
Chiamandolo Signore. Ci si trova allora di fronte ad una realtà che non è
solo umana, legata alla generazione, ad un figlio che sarebbe stato
proseguimento del padre Davide: re, guerriero, capo di Israele. E' molto più
grande di Davide, elevato ad una grandezza inimmaginabile da Dio stesso. In
tal caso, coloro che sono stati interrogati restano sconcertati e non
vogliono o non tentano neppure di parlare. Difatti Gesù sta ponendo il suo
mistero che è al di sopra di ogni comprensione. Svelerà qualche traccia di
ricerca al sommo sacerdote Caifa', qualche giorno dopo, svelando la sua
identità. Si sente chiedere: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se
sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». e Gesù risponde: «Tu l'hai detto, anzi
vi dico: d'ora innanzi, vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della
Potenza e venire sulle nubi del cielo» (26, 63-64). La rivelazione sottolinea
drammaticamente la differenza tra il dirsi Messia e l'identificarsi con il
"Figlio dell'uomo" a cui fa riferimento il profeta Daniele, richiamando il
potere e la potenza di chi siede alla destra di Dio (Daniele 7,13-14). La
condanna renderà ancora più imperscrutabile la risposta di Gesù e agli occhi
di tutti cancellerà qualunque ipotesi di condivisione. Il Messia non può
concludere con l'infamia e la crocifissione. Eppure la Comunità cristiana
deve passare attraverso questa contraddizione terribile e fare riferimento al
"servo sofferente" di Isaia (cap 53) per riprendere tracce di comprensione e
di ricerca. Questo problema a noi sembra lontano, eppure ci pone in termini
di chiarezza l'interrogativo: "Chi è Gesù per me? Qual è il mio rapporto con
lui? Quali sono le mie attese, quale la mia vocazione di credente nel mondo?
Quali progetti mi pongo come credente?" E a questi interrogativi segue, in
corrispondenza, anche una immagine di Chiesa a cui faccio riferimento, visto
che Gesù ne è il centro. Quale Chiesa cerco? Una comunità vittoriosa, capace
di potenza e di forza, inattaccabile? Oppure mi sforzo di costituire una
comunità accogliente, capace di misericordia e cosciente dei propri limiti,
libera e in ricerca? Chiesa padrona o Chiesa serva? A seconda di come si
risolvono questi interrogativi sul volto della Chiesa, il volto di Gesù offre
messaggi e offre salvezza. Ma Papa Francesco alcuni suggerimenti li sta
declinando con forza e con coerenza di vita: misericordia. servizio, perdono,
accoglienza. Non dimentichiamo la sedia vuota al concerto in Vaticano.
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