PENTECOSTE
15.05.2016
Giovanni 14, 15-20
Riferimenti :Atti degli
Apostoli 2, 1-11 - SALMO 103 - Prima lettera Corinzi 12, 1-11 |
Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande,
Signore, mio Dio! Quante sono le tue opere, Signore! La terra è
piena delle tue creature. Togli
loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere. Mandi
il tuo spirito, sono creati e rinnovi la faccia della terra
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Atti degli Apostoli 2, 1-11
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste,
i discepoli si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne
all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si
abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano.
Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si
posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito
Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui
lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a
Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il
cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata,
perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano
stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti
costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno
di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti,
Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della
Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della
Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene,
Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li
udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio»
Il racconto del
dono dello Spirito inizia in sordina. I discepoli sono riuniti
in casadopo che Gesù li ha lasciati per salire al Padre.
Essi hanno sostituito Giuda, uno deiDodici, e sono concordi
nella preghiera. Consapevoli di aver abbandonato Gesù nel
momento della passione e morte, confortati dalla sua
resurrezione e dal dono dellapace, i discepoli non sanno
bene cosa fare se non aspettare lo Spirito che Gesù ha
promesso loro.La festa di Pentecoste per i giudei era il
memoriale del rinnovo dell’alleanza ed eracelebrata
cinquanta giorni dopo la Pasqua. Ed è proprio in questo giorno
di memoriadell’alleanza che lo Spirito giunge all’improvviso
per rinnovare l’alleanza di Dio conl’uomo.Il dono delle
lingue rimanda all’episodio della torre di Babele (Gen 11,1-9),
in cui Dioha moltiplicato le lingue per contrastare il
progetto di dominio dell’uomo sull’uomo,simboleggiato dalla
costruzione della torre. Là l’unica lingua serviva per
uniformarela vita a un progetto di dominio. Qui la varietà
delle lingue è al servizio di unprogetto di amore per i
fratelli e di promozione della vita.I discepoli, pieni dello
Spirito di Dio, annunciano le grandi opere di Dio: la creazione
del mondo, il perdono dei peccati e la salvezza dalla morte, per
poter vivere una vitada fratelli, fiduciosi che il Signore
dà a sufficienza per tutti ciò che è necessario pervivere
(questo è il significato di pace). Non c’è più motivo di
invidiare i beni e la vitadell’altro, né di opprimerlo per
timore che non ci sia a sufficienza per tutti.Dio abbonda
nella vita e chi accoglie il suo Spirito diventa capace di
moltiplicare lavita, principio di benedizione per quanti
vivono accanto a loro.Questo avvenimento suscita sempre
meraviglia, perché è il Signore che si fapresente nella
storia dell’umanità con il suo amore e con l’amore di quanti
accolgonola sua parola.
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Prima lettera Corinzi 12, 1-11
Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio
lasciarvi nell’ignoranza. Voi sapete infatti che, quando eravate
pagani, vi lasciavate trascinare senza alcun controllo verso gli
idoli muti. Perciò io vi dichiaro: nessuno che parli sotto
l’azione dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è anàtema!»; e
nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello
Spirito Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo
Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi
sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in
tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello
Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello
Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro
invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a
uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico
Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli;
a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di
discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un
altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le
opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come
vuole.
Paolo scrive questa prima lettera ai Corinti
verso la Pasqua del 54 d.C., susollecitazione di una
delegazione della comunità che lo aveva raggiunto ad Efeso.
Corinto era un grande porto, città di passaggio di marinai e
merci, multietnica e conculti diversificati. La comunità era
formata in prevalenza da pagani convertiti. E’ unacomunità
vivace e che ha problemi di rapporti interni.Ricordando la
loro provenienza, Paolo offre due criteri per discernere chi
viene dallaSpirito e chi no. Nessuno mosso dallo Spirito può
dire Gesù è anatema, cioèmaledizione, come solo sotto lo
Spirito si può dire: Gesù è Signore.Paolo affronta poi il
problema dei carismi, cioè dei doni dello Spirito per il bene
dellacomunità (v. 7). Se la diversità è un dato di fatto ed
è cosa buona voluta dal Signore,tuttavia essa viene
dall’unico Dio, che è Padre, Figlio e Spirito santo, e per
questomotivo non può essere causa di rivalità e di divisione
all’interno della comunità.Il linguaggio di sapienza, di
conoscenza, la fede, il dono delle guarigioni, il potere dei
miracoli, il dono della profezia, il dono di discernere gli
spiriti, la varietà delle linguee la loro interpretazione,
indicano la ricchezza della vita della comunità che viene
dalla presenza dello Spirito del Signore, che abbonda nei doni
per il bene comune.Tutte queste attività sono il segno della
presenza dello Spirito che le distribuiscesecondo il suo
beneplacito.Nessuno si deve sentire orgoglioso del dono
ricevuto e per questo migliore osuperiore a qualcun altro, e
nessuno carisma è più grande e/o migliore degli altri.Invece
i carismi vanno vissuti secondo l’intenzione dello Spirito che
li distribuisce:per il bene della comunità. Tutti sono
necessari, ma tutti sono dono gratuito per ilbene
comune.Cristo infatti non è diviso in se stesso, come il corpo
che ha molte membra e checooperano tra di loro. Ognuna è
necessaria e nessuna può prendere il sopravventosulle altre,
perché tutte cooperano al bene del corpo.Questo principio di
comunione e di relazionalità dei carismi, si può applicare anche
alla vita civile, come il paragone del corpo - utilizzato già
dagli antichi filosofi epolitici romani - ci aiuta a
comprendere.
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Giovanni
14, 15-20In quel tempo. Il Signore Gesù disse
ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io
pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi
per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non
lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e
sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo
non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In
quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi».
Chissà perché, ma ogni volta che sento parlare
dello Spirito, mi viene in mente ilvento e il famoso incontro di Gesù con
Nicodemo (Gv 3), dove si parla di rinascitadall’alto, di nascita dallo
Spirito, dello Spirito che è come il vento che soffia dovevuole, “ne
senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va”, è sommamente liberoed
è inequivocabilmente presente.Infatti è Dio che nel mistero della sua
infinita tenerezza non ci lascia orfani di Gesù,ma in un modo diverso, se
pure ugualmente intenso e vivo, si fa vicino (“a portata divoce”, secondo
il significato etimologico della parola ‘Paraclito’).E’ una presenza “per
sempre”, una presenza che rimane “presso di voi e…..in voi”;basta
scendere nella nostra interiorità per ritrovarla e per riconoscerla.Ma
noi normalmente non l’avvertiamo, perché siamo distratti, perché tutto
sommato non crediamo a questa rassicurazione del Signore, ci dimentichiamo,
preferiamo sentirne la mancanza, per non comprometterci troppo nella fiducia
inLui e nella riconoscenza.C’è un’altra affermazione, a prima vista
sibillina, in questo brano: “voi invece mivedrete, perché io vivo e voi
vivrete”.Gesù ha appena finito di dire che il mondo non lo vedrà più,
perché non è abituato asentire e ad accogliere la sua voce, che è voce
che si percepisce nel silenzio; là dovesi è immersi nel rumore e nella
confusione, distratti e divagati, la sottile preziosapresenza di una voce
che ci parla dal didentro non affiora, è come soffocata.Ma subito dopo
rincuora i discepoli, coloro che ha chiamato “suoi amici”: non solo
sentiranno la voce del suo Spirito, ma ne condivideranno la vita, perché
-dice Gesù-“io vivo e voi vivrete”.Ascoltare la voce dello Spirito è
partecipare ad una vita, la vita di Gesù, la vita di Dio,cioè essere
presi nel giro di un Amore infinito e tenace, che, appunto perché èamore
appassionato e unico, si preoccupa per te, si preoccupa di te. Non ti lascia
andare.Purché tu lo voglia.Altrimenti rimane in attesa sollecitandoti
nelle profondità del tuo essere a renderticonto che la vera vita è quella
che s’intreccia con quella del Signore.E’ questione di conoscenza; è
questione di fiducia.
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