
VI DOMENICA DI PASQUA
1.05.2016 Giovanni 16,12-22
Riferimenti : Atti degli Apostoli 21, 40b -
22, 22 - salmo 66 - Ebrei 7, 17-26 |
Acclamate a Dio da tutta la terra, cantate alla
gloria del suo nome, date a lui splendida lode. Dite a Dio:
"Stupende sono le tue opere! Per la grandezza della tua potenza
a te si piegano i tuoi nemici. A te si prostri tutta la terra, a
te canti inni, canti al tuo nome". Venite e vedete le opere di
Dio, mirabile nel suo agire sugli uomini. |
Atti degli Apostoli 21, 40b -
22, 22
In quei giorni. Paolo, in piedi sui
gradini, fececenno con la mano al popolo; si
fece ungrande silenzio ed egli si rivolse loro
ad altavoce in lingua ebraica, dicendo:
«Fratelli epadri, ascoltate ora la mia difesa
davanti avoi». Quando sentirono che parlava loro
inlingua ebraica, fecero ancora più silenzio.
Edegli continuò: «Io sono un Giudeo, nato aTarso
in Cilìcia, ma educato in questa città,formato
alla scuola di Gamalielenell’osservanza
scrupolosa della Legge deipadri, pieno di zelo
per Dio, come oggi sietetutti voi. Io
perseguitai a morte questa Via,incatenando e
mettendo in carcere uomini edonne, come può
darmi testimonianza anche ilsommo sacerdote e
tutto il collegio deglianziani. Da loro avevo
anche ricevuto lettereper i fratelli e mi recai
a Damasco percondurre prigionieri a Gerusalemme
anche quelli che stanno là, perché fossero
puniti. Mentre ero in viaggio e mi stavo
avvicinando a Damasco, verso
mezzogiorno,all’improvviso una grande luce dal
cielosfolgorò attorno a me; caddi a terra e
sentiiuna voce che mi diceva: “Saulo, Saulo,
perchémi perséguiti?”. Io risposi: “Chi sei, o
Signore?”. Mi disse: “Io sono Gesù il Nazareno,
che tu perséguiti”. Quelli che erano con me
videro la luce, ma non udirono la voce di colui
che mi parlava. Io dissi allora: “Che devo fare,
Signore?”. E il Signore mi disse: “Àlzati e
prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto
quello che è stabilito che tu faccia”.E poiché
non ci vedevo più, a causa delfulgore di quella
luce, guidato per mano daimiei compagni giunsi a
Damasco. Un certo Anania, devoto osservante
della Legge e stimato da tutti i Giudei là
residenti, venne da me, mi si accostò e disse:
“Saulo, fratello, torna a vedere!”. E in
quell’istante lo vidi. Eglisoggiunse: “Il Dio
dei nostri padri ti hapredestinato a conoscere
la sua volontà, a vedere il Giusto e ad
ascoltare una parola dalla sua stessa bocca,
perché gli sarai testimone davanti a tutti gli
uomini delle cose che hai visto e udito. E ora,
perché aspetti? Àlzati, fatti battezzare e
purificare dai tuoi peccati, invocando il suo
nome”. Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre
pregavo nel tempio, fui rapito in estasi e vidi
lui che mi diceva: “Affréttati ed esci presto da
Gerusalemme.
Dopo il
terzo viaggio missionario, Paolo ritorna a
Gerusalemme, consapevole deipericoli che
deve attraversare, ma sente che deve ubbidire
allo Spirito e rendere unservizio ai
fratelli. Si sono sparse voci che predica ai
pagani e che li porta alla fede diGesù
attraverso Mosè che poi non rispetta nelle sue
leggi. Anzi insegna sia ai giudeiche ai
pagani che accolgono la Parola di Gesù e credono
in Lui di “non circonciderepiù i loro figli
e di non comportarsi secondo gli usi
tradizionali” (At 21,21).Paolo incontra,
invece, fratelli accoglienti, fa visita a
Giacomo apostolo e, mentreviene informato di
tutte le dicerie contro di lui, gli attestano
fiducia e venerazione.Tuttavia un giorno,,
nel tempio, Paolo viene riconosciuto e quindi
sequestrato dapersone che vogliono
ucciderlo. Salvato dai soldati romani, in un
trambusto in cuinessuno si raccapezza più
per la confusione, prima di essere portato in
caserma,Paolo chiede di poter parlare al
popolo (v 39). Protetto dai soldati, pronuncia
la suaprima difesa, riportata dagli Atti (la
seconda difesa è ricordata in At 24,10-21 e la
terza in At 26, 2-23) e parla in ebraico,
sorprendendo la gente che si incuriosisce e
resta ad ascoltarlo in silenzio.Paolo,
mentre si difende, sviluppa una catechesi su
Gesù. Ricorda, infatti, che, sullastrada che
porta a Damasco, lo ha incontrato come "luce" e
come "voce" (6-10) erimproverato perché “sta
perseguitando la sua via” (v 4).Paolo tiene
a presentarsi come un fedele ebreo, studioso e
osservante della legge,“come siete tutti
voi" (3), e tuttavia, mentre sta avvicinandosi
alla città,pretendendo di imprigionare degli
eretici nel nome di Dio, proprio Gesù lo ha
richiamato alla responsabilità di fedele.
“Perché mi perseguiti?” (At 22,7).Anche gli
apostoli hanno dovuto scegliere e quindi
comportarsi di conseguenza. Peresempio
Pietro e Giovanni, arrestati, alle minacce del
Sommo Sacerdote che liobbliga al silenzio,
replicano: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire
a voi invece che aDio, giudicatelo voi» ( At
4,19). Così Paolo, con molta semplicità, afferma
che la suacoscienza lo ha costretto ad
accogliere Gesù.La volontà di Dio si è
mostrata palese, senza illusioni o fantasie, ma
chiara, esigente,esauriente. L'apparizione e
le parole ascoltate pongono Gesù risorto come il
nuovomodello di riferimento, il nuovo segno
di Dio, la nuova strada per camminare verso
la salvezza.Ma questa voce, che ormai è
l'unica sua guida, gli ha anche suggerito di
camminareoltre i confini e di evangelizzare
il mondo intero. "Va', perché ti manderò
lontano,alle nazioni" (v 21). Ma questo
progetto è inimmaginabile per un ebreo e lo
impaurisce poiché, in tale apertura, si consuma
la contaminazione e il crollo della
"predilezione di Israele" da parte di Dio. E Dio
non può smentirsi, pensa chi crede nelDio
dei Padri. Eppure il Signore apre orizzonti
nuovi perché vuole raggiungere ogniuomo ed
ogni donna che egli ama. E proprio I suoi
messaggeri, che hannosperimentato, per
primi, la paura, dentro di sé, e quindi il
tradimento e il rifiutoverso di Lui, sono
stati ricuperati da Gesù, dimostrando, per
ciascuno, una amoreprofondo. Scelti e
mandati perché sappiano, con umiltà e
consapevolezza, parlaredella misericordia e
dell’accoglienza del Signore nel mondo |
Ebrei 7, 17-26 Fratelli, a
Cristo è resa questa testimonianza: /«Tu sei sacerdote per
sempre / secondol’ordine di Melchìsedek». Si ha così
l’abrogazione di un ordinamento precedente acausa della sua
debolezza e inutilità – la Leggeinfatti non ha portato nulla
alla perfezione – esi ha invece l’introduzione di una
speranzamigliore, grazie alla quale noi ci avviciniamo a
Dio. Inoltre ciò non avvenne senzagiuramento. Quelli infatti
diventavanosacerdoti senza giuramento; costui al contrario
con il giuramento di colui che gli dice: / «IlSignore ha
giurato e non si pentirà: / tu seisacerdote per sempre». Per
questo Gesù èdiventato garante di un’alleanza migliore.
Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in grannumero,
perché la morte impediva loro didurare a lungo. Egli invece,
poiché resta persempre, possiede un sacerdozio che non
tramonta. Perciò può salvare perfettamentequelli che per
mezzo di lui si avvicinano aDio: egli infatti è sempre vivo
per intercederea loro favore. Questo era il sommo sacerdote
che ci occorreva: santo, innocente, senzamacchia, separato
dai peccatori ed elevatosopra i cieli. Gesù è sacerdote per sempre. Questa affermazione, che
si ritrova nella “Lettera agliebrei” fa molta impressione
poiché Gesù non discende dalla tribù di Levi, la tribù cheha
diritto e privilegio per il sacerdozio e il servizio al tempio.
E questo è un ruolofondamentale nella religione ebraica.
L’autore della Lettera riprende il riferimento aCristo dal
salmo 110,4, in cui si parla del sacerdozio regale del Messia.
Il sovranod’Israele partecipa alla funzione sacerdotale,
come a suo tempo avevano fattoDavide (2 Samuele 6,13 ecc) e
Salomone (1 Re 3,15). L'autore si preoccupa didimostrare che
il sacerdozio di Gesù è superiore al sacerdozio ebraico e mette
inconfronto il re Melchisedek e il sacerdozio della tribù di
Levi.Melchìsedek, che pure è una piccola comparsa nella
storia di Abramo (Gen 14,18-20), è re e sacerdote nella
Gerusalemme pre-israelitica. "Questo Melchìsedek infatti,re
di Salem, sacerdote del Dio altissimo, andò incontro ad Abramo
mentre ritornavadall’avere sconfitto i re e lo benedisse; a
lui Abramo diede la decima di ogni cosa.Anzitutto il suo
nome significa «re di giustizia»; poi è anche re di Salem, cioè
«re dipace». Egli, senza padre, senza madre, senza
genealogia, senza principio di giorni néfine di vita, fatto
simile al Figlio di Dio, rimane sacerdote per sempre”.( Eb
7,1-3).Gesù risorto, scelto dal Padre e non sacerdote per
eredità, come i leviti, è sacerdote"per sempre" (v 17). Egli
garantisce, insieme, secondo il compito sacerdotale, le due
caratteristiche fondamentali del sacerdozio: la sua
intercessione eterna in nostrofavore presso il Padre e la
fedeltà di Dio verso di noi: “Egli invece, poiché resta per
sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può
salvareperfettamente quelli che per mezzo di lui si
avvicinano a Dio: egli infatti è semprevivo per intercedere
a loro favore” (7,24-25).Gesù garantisce un cammino nuovo di
speranza e permette di aprire di aprire gliocchi sul nuovo
volto di Dio che è fedele e porta salvezza. La Comunità
cristiana haereditato questa consapevolezza per sé e per gli
altri per cui, comunque, il Signorealimenta la fiducia e la
speranza. Ogni credente è re, sacerdote e profeta dal giorno
del battesimo, segnato con gli stessi caratteri di Gesù, ma è
anche chiamato aquesta forma preziosa di intercessione per
un mondo che ha bisogno di pace, diperdono e di
misericordia. Essere sacerdoti significa anche mostrare il volto
di Dio ela sua misericordia nel mondo. |
Giovanni 16,12-22
In quel tempo. Il
Signore Gesù disse aidiscepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, maper
il momento non siete capaci di portarne ilpeso. Quando verrà lui, lo
Spirito della verità,vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà
da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito evi annuncerà le cose
future. Egli miglorificherà, perché prenderà da quel che èmio e ve lo
annuncerà. Tutto quello che ilPadre possiede è mio; per questo ho detto
che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.Un poco e non mi vedrete
più; un poco ancorae mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli
dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice:“Un poco e non mi
vedrete; un poco ancora emi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?».
Dicevano perciò: «Che cos’è questo “unpoco”, di cui parla? Non
comprendiamo quelloche vuol dire». Gesù capì che volevanointerrogarlo
e disse loro: «State indagando travoi perché ho detto: “Un poco e non mi
vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? Inverità, in verità io vi dico:
voi piangerete egemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi saretenella
tristezza, ma la vostra tristezza sicambierà in gioia. La donna, quando
partorisce, è nel dolore, perché è venuta la suaora; ma, quando ha dato
alla luce il bambino,non si ricorda più della sofferenza, per la gioia
che è venuto al mondo un uomo. Così anchevoi, ora, siete nel dolore; ma
vi vedrò di nuovoe il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà
togliervi la vostra gioia». E’ un continuo
rincorrersi nei vangeli di queste domeniche di Pasqua di parole diGesù
che rassicurano, incoraggiano, sostengono, consolano, stimolano i discepoli
adavere fiducia in quello che dice nonostante ciò che sta per accadere,
perché loSpirito, il ‘Suo’ Spirito, cioè la presenza del suo amore non li
lascerà orfani, parleràin loro; anzi, li guiderà alla verità intera.
Se pensiamo che la parola “verità” in ebraico vuol dire ‘roccia’ e che questo
termineè attribuito a Dio (Dio è la roccia per eccellenza), il cammino
verso cui ci guiderà loSpirito è un itinerario a Dio che è sommo Amore.
Ecco perché Gesù invita alla gioia, ad una gioia che nessuno potrà togliere,
perché siriverbera da un amore approfondito, che va sempre conosciuto
perché inesauribile, sconfinato, un amore che non tradirà mai, che ti
accompagnerà sempre, se gli lascispazio.E’ bello sentirsi dire “la
vostra tristezza si cambierà in gioia”, oggi che siamo cosìcircondati da
lacrime e pianto e lamento grande, perché sembra che l’amore abbiaperduto
le tracce, e tutto il mondo sembra seminato di odio, di volontà di eliminare
l’altro, di uccidere, massacrare.Sembra davvero che il Signore se ne sia
andato per sempre.Eppure le sue parole ci richiamano: la vostra tristezza
si cambierà in gioia, seguite ilsoffio dello Spirito, scoprite i germi di
bene, di amore, di tenerezza, nascosti nellepieghe della storia e della
vostra vita, alzatevi, datevi da fare per lucidare gli occhi eil cuore,
per accorgervi, per diffondere scintille di luce e calore di abbracci.Ne
abbiamo tutti bisogno; e c’è chi ne ha più bisogno di un altro.Lasciamoci
contagiare dal desiderio di non lasciare il mondo così opaco com’è, e per
quel poco o quel tanto che possiamo e che ci capita se solo ci guardiamo
intorno,non perdiamo l’occasione di prenderci a cuore le persone che
incrociamo e che ilSignore ci fa incontrare nella vita.Purché la
nostra vita sia una ricerca e una risposta concreta al bisogno di amore che
c’è nel mondo, che attraversa le nostre strade con le richieste di aiuto dei
più poveried emarginati e ci interpella nelle nostre case. Apriamo le
porte ed usciamo.Non possiamo scusarci per una scarsa informazione: siamo
noi che non vogliamoguardare, siamo noi che non vogliamo sentire.Il
Signore si fa vedere proprio in chi ha bisogno (“avevo fame... avevo sete…
eronudo...”) ed è lì che l’incontro con Lui si fa più vero. |