III Domenica di Ottobre
DEDICAZIONE DEL DUOMO DI MILANO
CHIESA MADRE DI TUTTI I FEDELI AMBROSIANI -
16.10.2016
Luca 6, 43-48
Riferimenti : Isaia 60, 11-21 - SALMO 117 -  prima lettera di san Pietro 2, 4-10
Dica Israele: «Il suo amore è per sempre». Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre». Dicano quelli che temono il Signore: «Il suo amore è per sempre». Apritemi le porte della giustizia: vi entrerò per ringraziare il Signore. La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo.
prima lettera di san Pietro 2, 4-10

Lettura del profeta Isaia 60, 11-21
Così dice il Signore Dio: / «Le tue porte saranno sempre aperte, / non si chiuderanno né di giorno né di notte, / per lasciare entrare in te la ricchezza delle genti / e i loro re che faranno da guida. / Perché la nazione e il regno / che non vorranno servirti periranno, / e le nazioni saranno tutte sterminate. / La gloria del Libano verrà a te, / con cipressi, olmi e abeti, / per abbellire il luogo del mio santuario, / per glorificare il luogo dove poggio i miei piedi. / Verranno a te in atteggiamento umile / i figli dei tuoi oppressori; / ti si getteranno proni alle piante dei piedi / quanti ti disprezzavano. / Ti chiameranno “Città del Signore”, / “Sion del Santo d’Israele”. / Dopo essere stata derelitta, / odiata, senza che alcuno passasse da te, / io farò di te l’orgoglio dei secoli, / la gioia di tutte le generazioni. / Tu succhierai il latte delle genti, / succhierai le ricchezze dei re. / Saprai che io sono il Signore, il tuo salvatore / e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe. / Farò venire oro anziché bronzo, / farò venire argento anziché ferro, / bronzo anziché legno, / ferro anziché pietre. / Costituirò tuo sovrano la pace, / tuo governatore la giustizia. / Non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra, / di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini. / Tu chiamerai salvezza le tue mura / e gloria le tue porte. / Il sole non sarà più la tua luce di giorno, / né ti illuminerà più / lo splendore della luna. / Ma il Signore sarà per te luce eterna, / il tuo Dio sarà il tuo splendore. / Il tuo sole non tramonterà più / né la tua luna si dileguerà, / perché il Signore sarà per te luce eterna; / saranno finiti i giorni del tuo lutto. / Il tuo popolo sarà tutto di giusti, / per sempre avranno in eredità la terra, / germogli delle piantagioni del Signore, / lavoro delle sue mani per mostrare la sua gloria».
Stiamo leggendo un testo di Isaia tratto dai suoi ultimi dieci capitoli (cc 56-66), in cui sono descritti il ritorno del popolo liberato e la ricostituzione di Gerusalemme dopo l'esilio di Babilonia (587-538 a.C.). È attribuito ad uno o più profeti che gli studiosi chiamano Terzo Isaia, vissuto durante la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme e negli anni successivi (dal 520 a.C. in poi). Tutto il capitolo 60 è un canto di speranza per Gerusalemme ed un canto di grande speranza. Inizia con: "Alzati, Gerusalemme, rivestiti di luce perché viene la tua luce..." (v. 1). Nel tempio ricostruito affluiscono le ricchezze. La pace regna nella città e la gloria di Dio si irradia nel benessere. Gerusalemme diventa un riferimento fondamentale di speranza non solo per il popolo, ma anche per tutto l'universo. Gli elementi culturali propri di una realtà povera, e spesso sconfitta, si giocano sulla sicurezza (le porte spalancate, l'abbondanza del commercio esprimono finalmente il superamento della povertà e della fame; l'abbondanza del legname (v 13) ci riporta alla bellezza e all'abbondanza del tempo di Salomone che, prima, aveva utilizzato il legno delle foreste del Libano per il tempio ed ora lo stesso legname può essere utilizzato per la città. I popoli oppressori si prostreranno al Santo di Gerusalemme e la città acquisterà tale splendore da diventare "l'orgoglio dei secoli, la gioia di tutte le generazioni" (v 15). Le importazioni abbondano in metalli preziosi, utili per le costruzioni e per lo sfarzo: oro, argento, bronzo e ferro. Gerusalemme è sorretta, allora, da due valori essenziali: la pace (identificata nel suo benessere totale) e la giustizia, il segno pieno della salvezza di Dio. I versetti dal 10 al 18 richiamano e inglobano questa immagine di sicurezza nelle mura ricostruite che Dio protegge. Viene utilizzato il genere apocalittico, nella linea della conclusione della storia umana (e infatti la stessa immagine è utilizzata in Apocalisse 21,23): il sorgere della luna e il sorgere del sole non sono più considerati portatori di luce. Si fa riferimento qui, probabilmente, alle credenze di Canaan in cui si pensava che il sole e la luna fossero divinità. In questo caso, nella Gerusalemme rinnovata, il popolo, "tutto di giusti" (v 21), sarà completamente liberato dall'idolatria e perciò non porrà più la propria sicurezza degli astri divinizzati perché il Signore stesso sarà luce eterna, perenne per Sion. Nel mondo ebraico la presenza divina aveva un particolare riferimento al tempio, chiamato perciò spesso "casa di Dio". Dopo Gesù però la presenza di Dio non è più, fondamentalmente, in un edificio. - Essa è nella fede della comunità cristiana che si ritrova insieme a celebrare nel mistero la presenza di Gesù attraverso i segni consegnatici da Lui nella Chiesa (i Sacramenti). - E quindi è nella vita quotidiana di ciascuno, attraverso la consapevolezza di essere figli di Dio e l'operosità suggerita dalla volontà di Dio nel cuore di ciascuno.

prima lettera di san Pietro 2, 4-10
Carissimi, avvicinandovi a Cristo, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: / «Ecco, io pongo in Sion / una pietra d’angolo, scelta, preziosa, / e chi crede in essa non resterà deluso. / Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono / la pietra che i costruttori hanno scartato / è diventata pietra d’angolo / e sasso d’inciampo, pietra di scandalo». / Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. Un tempo voi eravate non-popolo, ora invece siete popolo di Dio; un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia. ]

Siamo alla conclusione della "Lettera agli ebrei" per cui vengono dati suggerimenti etici di comportamento adatti a credenti in Gesù che fanno parte dell'unica Chiesa. Con alcune allusioni alla festa ebraica della "celebrazione della espiazione" (ebrei 9,7; Levitico 16) si ricorda ciò che il sommo sacerdote compiva, quando bruciava fuori dall'accampamento il corpo degli animali sacrificati. "Anche Gesù per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori dalla porta della città"(v 12). "Usciamo dunque verso di Lui..." (v 13) sviluppando in questo nuovo contesto, fuori dall'antico tempio, liturgie, comportamenti e scelte di vita che ci permettono in Gesù (nuovo tempio, nuovo sacerdote e nuova offerta) di costituire un popolo nuovo. - Perciò noi svolgiamo "un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome" (v 15); - A tale offerta di lode, però, va aggiunto il dono della carità (v 16). - Nel rapporto tra fratelli va sviluppata una profonda docilità e obbedienza ai "capi" perché possono vegliare con gioia, sviluppando il proprio impegno. Gli ultimi due versetti (20-21) sintetizzano le linee teologiche della "Lettera agli ebrei". Il Dio della pace ha preparato un'alleanza eterna attraverso la risurrezione di Gesù, riconoscendo nel sangue dell'amore versato, un'alleanza eterna. Per noi che crediamo in Gesù quest'alleanza è impressa nei cuori. Il nostro cammino opera i gesti della pace e della volontà di Dio mediante Gesù e la sua somiglianza. Vi si può leggere qui la conclusione liturgica del discorso-omelia che è stato fatto in questi capitoli.

Luca 6, 43-48
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. / Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene».

L'immagine di una casa ben fondata è quanto mai d'attualità entro l'imperversare di opinioni, che spesso sono menzogna e illusioni. Purtroppo solo quando uno resta scottato, si rende conto dell'imbroglio, e spesso è tardi. Cambiare abitudini è difficile. Più difficile riconoscere d'aver appoggiato la propria sicurezza su sabbie mobili, entro un mondo che non conosce più neanche altre proposte e valori, tanto è secolarizzato e senza fede! Ecco, la Chiesa di Cristo, casa fondata sulla roccia, che dà sicurezza perché dà verità. In essa e per essa si fanno frutti buoni. L'anniversario della consacrazione del nostro Duomo (1577 fatta da san Carlo) ogni anno ci invita a pensare alla Chiesa, a cogliere il ruolo che ciascuno ha in essa, in particolare nella Chiesa locale che è la Diocesi. "La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d'angolo"; è "Cristo, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio" (Lett.). La storia vera la fa Iddio, e non c'è persecuzione o evento umano che faccia fallire l'opera di Cristo: "le potenze degli inferi non prevarranno su di essa" (Mt 16,18). La Chiesa è una casa ben fondata e strutturata, entro la quale ogni battezzato trova legittima dimora: "Dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d'angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito" (Ef 2,19-22). Dall'immagine della casa si passa al tempio, luogo della dimora di Dio tra gli uomini. Con Cristo il definitivo tempio è la sua umanità e il suo Corpo, cioè la Chiesa, "sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1). Di essa allora i credenti "sono pietre vive costruite come edificio spirituale per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo" (Lett.). Realtà sacra e santificante è questa Chiesa, "stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere mirabili di lui". Identità di base di tutto il popolo di Dio e per ognuno specifica missione. E' questo l'ambito di riuscita e salvezza: "Chi in essa crede non resterà deluso; ma per quelli che non credono.. la pietra è diventata sasso d'inciampo, pietra di scandalo. Vi inciampano perché non obbediscono alla Parola". Gesù trasferisce l'immagine della roccia proprio a chi ha costruito seriamente la sua casa: "Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene". L'invito è allora a obbedire alla Parola. Gesù oggi ha un rimprovero: "Perché mi invocate: Signore, Signore! e non fate quello che vi dico?"
LA CHIESA LOCALE
Fiorisci là dove Dio ti ha seminato. Cioè nella propria comunità, Diocesi e parrocchia, dove dal giorno del battesimo siamo stati chiamati "dalle tenebre alla sua luce meravigliosa; un tempo non-popolo, ora popolo di Dio; un tempo esclusi dalla misericordia, ora avete ottenuto misericordia". E' l'opera costante di santificazione che compie la Chiesa a renderci idonei a produrre frutti buoni: "Il Pastore grande delle pecore, il Signore nostro Gesù Cristo, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito" (Epist.). E' la pratica della propria comunità a mantenere e far crescere la fede, più che non le straordinarietà di qualche incontro.. carismatico, o forme soggettive e club intimistici.