
I DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE
4.09.2016 Matteo 4, 12-17
Riferimenti : Isaia 30, 8-15b - SALMO 50 - Romani 5, 1-11 |
Convertici a te, Dio, nostra salvezza. Aspergimi
con rami d’issòpo e sarò puro; lavami e sarò più bianco della
neve. Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le
mie colpe. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno
spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi
del tuo santo spirito. |
Isaia 30, 8-15b Così dice il
Signore Dio: / «Su, vieni, scrivi questo su una
tavoletta davanti a loro, / incidilo sopra un
documento, / perché resti per il futuro / in
testimonianza perenne. / Poiché questo è un
popolo ribelle. / Sono figli bugiardi, / figli
che non vogliono ascoltare la legge del Signore.
/ Essi dicono ai veggenti: “Non abbiate visioni”
/ e ai profeti: “Non fateci profezie sincere, /
diteci cose piacevoli, profetateci illusioni! /
Scostatevi dalla retta via, uscite dal sentiero,
/ toglieteci dalla vista il Santo d’Israele”». /
Pertanto dice il Santo d’Israele: / «Poiché voi
rigettate questa parola / e confidate nella
vessazione dei deboli e nella perfidia, /
ponendole a vostro sostegno, / ebbene questa
colpa diventerà per voi / come una breccia che
minaccia di crollare, / che sporge su un alto
muro, / il cui crollo avviene in un attimo,
improvvisamente, / e s’infrange come un vaso di
creta, / frantumato senza misericordia, / così
che non si trova tra i suoi frantumi / neppure
un coccio / con cui si possa prendere fuoco dal
braciere / o attingere acqua dalla cisterna». /
Poiché così dice il Signore Dio, il Santo
d’Israele: / «Nella conversione e nella calma
sta la vostra salvezza, / nell’abbandono
confidente sta la vostra forza».
Siamo negli anni 705-701 a.C. e la potenza
Assira si fa sempre più minacciosa. Il cap. 30
inizia con la descrizione della carovana che
scende in Egitto, carica di doni per la sperata
alleanza con l'Egitto. Il cammino si svolge
attraverso il Negheb a sud della Giudea ed è
raccontato con l'apparizione di bestie feroci e
di animali favolosi (draghi alati). Sono stati
fatti tanti sacrifici per raccogliere ricchezze
e offrirle all'Egitto ma c'è stato solo un aiuto
illusorio: l'Egitto infatti è chiamato "Raab
l'oziosa" (30,5): mostro primitivo che non aiuta
per niente, ingordo solo di tesori. Questa
descrizione (30,1-7), che anticipa il testo di
oggi, colloca e dà un motivo serio al lamento di
Dio sul suo popolo che il profeta deve scrivere
a memoria per richiamare che le vere garanzie
sono la protezione del Signore e il rapporto di
fedeltà alla legge. L'accusa ai connazionali è
durissima e perfino sorprendente.. "Voi non
volete sentire ciò che è giusto ma state
chiedendo alle autorità e ai profeti di
ingannarvi, e dire cose piacevoli. Voi volete
sentirvi travolti dalle illusioni e dagli
inganni. Ma allora, in questo modo, rendete il
terreno instabile, provocate frane che portano
rovina all'improvviso (v 13). L'immagine
della totale desolazione e della tragedia è data
da due piccole osservazioni:: è così tutto
distrutto che non si ricupera, sotto queste
macerie neppure un coccio per attingere acqua
dalla cisterna o fuoco dal braciere". Solo la
fiducia nel Signore restituisce pace. Va
ripudiata l'alleanza a potenze straniere,
bisogna rinunciare alla guerra e sognare la pace
e la quiete. "«Nella conversione e nella calma
sta la vostra salvezza, nell'abbandono
confidente sta la vostra forza». (30,15). La
conversione è capovolgere i criteri che il
popolo ha gestito illudendosi di trovare
soluzioni. Bisogna cercare persone che sappiano
dire la verità, che abbiano responsabilità e
correttezza, che siano preoccupati di vedere i
problemi ed i bisogni del popolo di Dio per
trovare soluzioni, a costo di sacrifici. Oggi
abbiamo crisi e difficoltà di lavoro e una
intera generazione di giovani rischia di non
inserirsi nella realtà, facendo perdere a loro
senso e dignità del proprio vivere nel mondo, e
al popolo la ricchezza delle loro vere risorse.
La dissoluzione di responsabilità porta
all'oppressione ("vessazione dei deboli e
perfidia": v 12) e persino alla
destabilizzazione del territorio. Dopo molti
terremoti e frane e alluvioni, dopo alcuni
provvedimenti di emergenza si ritorna come
prima. Tranne che, in questi giorni di luglio,
per il terremoto delle Marche..E' stata una
sorpresa gioiosa vedere che il terremoto,
piuttosto forte, non abbia provocato né danni né
vittime. Nel 1997, per il precedente terremoto,
si è lavorato bene mettendo in sicurezza i
palazzi con interventi a norme antisismiche
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Romani 5, 1-11 Fratelli,
giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del
Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche,
mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci
troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di
Dio. E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo
che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù
provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non
delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori
per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti,
quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì
per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un
giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma
Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre
eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior
ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati
dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici,
siamo stati riconciliàti con Dio per mezzo della morte del
Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo
salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in
Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale
ora abbiamo ricevuto la riconciliazione. In
sottofondo, nel nostro cuore esiste una condizione umana che ci
disorienta poiché, per noi Dio è irraggiungibile, ignoto, troppo
alto, troppo grande per pensare di poter essere con lui. Ma
Paolo dice: "Vi garantisco che questo Dio è venuto tra noi, si è
fatto piccolo e raggiungibile, ci ha accolto senza selezionarci,
senza guardare i nostri meriti o la nostra dignità. Il Signore è
venuto e in modo assolutamente gratuito ci ha fatti entrare
nella grandezza della sua amicizia.. Ora siamo santificati e se
lo accettiamo è il nostro Dio. Da parte sua non ci rifiuta, ci
riscatta, ci sostiene. Non ci sono ripensamenti da Dio. Né
perplessità, né delusioni lo fanno regredire alla situazione
precedente di lontananza. Ora solo noi possiamo rinunciare e
però, se manteniamo la nostra posizione negativa, egli continua
a volerci bene ma anche ci rispetta. Ormai Dio ha giurato sulla
sua Parola. Il resto è una scelta eventuale nostra che Dio
rispetta anche se sappiamo che egli continua ad avere nostalgia
di ciascuno di noi. E la dimostrazione è la presenza di Gesù:
"Mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (v 8).
Tanto più ora Paolo riconosce, proponendo la memoria degli
apostoli, la fedeltà di Gesù che si è fatto garante di un amore
prezioso e unico. La sua promessa si è svolta sotto gli occhi di
tutti e la sua garanzia ci stata offerta alla fine della sua
vita nella completezza e nella totalità, senza ripensamenti e
senza debolezze. Ora è risorto e la sua presenza non ci
abbandona. Egli ci dona il suo Spirito. E possiamo presentarci
al Padre con le garanzie che Gesù ha dato per tutti noi.
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Battesimo di Gesù nel Giordano,
presso Betania
di Transgiordania |
Matteo 4, 12-17 In quel tempo. Quando il Signore Gesù seppe
che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e
andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e
di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta
Isaia: / «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, / sulla via del mare, oltre il
Giordano, / Galilea delle genti! / Il popolo che abitava nelle tenebre / vide
una grande luce, / per quelli che abitavano in regione e ombra di morte / una
luce è sorta». / Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi,
perché il regno dei cieli è vicino». Come noto, il primo
vangelo è quello più ricco di riferimenti all'Antico Testamento, le
cosiddette "citazioni di adempimento" che mostrano come in Gesù si realizzino
le profezie delle Scritture. Il brano di oggi ne contiene una, tratta dal
profeta Isaia, cap.8: "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande
luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse"; il
profeta si riferiva alla situazione di tremenda oppressione che gravava sulle
terre di Zabulon e Neftali nell'8° sec. a.Cr. ad opera degli Assiri; al tempo
di Gesù la Galilea era una regione poco ortodossa dal punto di vista
religioso e aperta a contaminazioni da parte dei popoli confinanti, anzi essa
stessa ibrido miscuglio di razze diverse ("Galilea delle genti" v.15).
Ebbene, proprio in questo luogo povero e oscuro ha inizio la predicazione del
Nazareno: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino." Egli, Luce del
mondo (cfr. il prologo di Giovanni), reca agli uomini una parola di grande
consolazione e speranza, che supera ampiamente le aspettative del tempo circa
il regno di Dio. Secondo alcuni, il Messia avrebbe restaurato la dinastia di
Davide sottomettendo le nazioni nemiche al popolo eletto; secondo altri, il
dominio del male era così potente che il regno di Dio sarebbe giunto solo in
un "mondo futuro", trascendente rispetto al mondo presente; altri ancora lo
vedevano come una realizzazione possibile per chi obbediva alla legge e
prendeva su di sé il "giogo del regno". Il regno annunciato da Gesù non è né
di tipo politico-militare, né collocato solo in un futuro trascendente, né
associato a gioghi costrittivi. Il testo greco dice che il regno "enghiken",
che si può tradurre: è vicino, viene, è venuto; cioè: c'è e non c'è ad un
tempo; è manifesto, ma anche misterioso. Esso è infatti presente nella
persona stessa di Gesù, ma richiede agli uomini una "conversione", cioè un
cambiamento di mentalità, una disponibilità ad accogliere una logica diversa
da quella mondana, una capacità di "relativizzare" tutto rispetto
all'Assoluto. |